Black Mirror graffia ancora,
stavolta il proprio pubblico

Charlie Brooker
Black Mirror
Stagione 6 (cinque episodi)
Cast principale: Annie Murphy,
Salma Hayek,
Aaron Paul, Anjana Vasan,
Paapa Essiedu.
Produzione: Netflix
Distribuzione: Netflix

Charlie Brooker
Black Mirror
Stagione 6 (cinque episodi)
Cast principale: Annie Murphy,
Salma Hayek,
Aaron Paul, Anjana Vasan,
Paapa Essiedu.
Produzione: Netflix
Distribuzione: Netflix


L’episodio che apre la sesta stagione di Black Mirror definisce con precisione e ironia un possibile destino per noi post-spettatori in caduta libera negli spazi aperti dalle fratture degli immaginari, dispersi nell’oceano delle nicchie socio-culturali. Il titolo è Joan è terribile (Joan Is Awful) e ha come protagonista Streamberry, una piattaforma di streaming audiovisivo liberamente ispirata a Netflix, votata alla proposta di narrazioni sperimentali e innovative (come il tentativo Bandersnatch). Streamberry propone la serie Joan Is Awful, che mette sotto i riflettori la vita di Joan, una spettatrice qualsiasi messa in mezzo a sua insaputa. La sceneggiatura si rivela presto una insensibile e spietata cattura dei dettagli più minuti e ovviamente quelli più intimi e imbarazzanti costituiscono il sale dell’operazione. L’oscurità del black mirror deborda nella vita reale di Joan che prova a smarcarsi dalla evil corp. stando al gioco. Ma Joan non è una sceneggiatrice: è solo una persona normale ed è terribile come tutte le persone normali. Non le viene in mente niente di meglio che andare a defecare in un luogo pubblico.
Black Mirror 6×01 descrive le conseguenze dell’estinzione degli sceneggiatori: il pallino della scrittura nelle mani gelatinose e algoritmiche di quella entità chiamata pubblico, in un’epoca in cui l’immaginario è chiuso nei server, accessibile quasi solo a una soggettività probabilistica incapace di creare metafore universalmente interessanti. E allora largo al palinsesto dell’insignificanza e del minimalismo riproducendo le nostre epiche individuali, tutte diverse eppure sorprendentemente sovrapponibili. Con la vicenda di Joan, lo showrunner e sceneggiatore Charlie Brooker sembra voler dire: “Non vi piace il mio Black Mirror? E allora fatevelo da voi”.

Brooker e il suo sciame di follower/hater
Curiosa la vicenda creativa e industriale di Brooker: l’ideatore rispolvera la sua serie di culto Black Mirror dopo circa tre anni di sospensione. Una sesta stagione che sembra voler toreare con un pubblico ormai rintronato dall’offerta di visioni apocalittiche e post-apocalittiche. Lo fa giocando con i colori, con il giallo e con il rosso Netflix in particolare. Da quando la serie è stata acquistata e supportata da Netflix, Brooker ha saputo rinnovarsi nonostante il suo pubblico della prima ora, proteggendo il nucleo tematico originario ovvero ciò che percepiamo tramite le tecnologie per vedere, comunicare e ricordare. L’episodio capolavoro White Christmas (3×00), episodio speciale del 2014, ha chiuso il primo ciclo preannunciando una nuova via aperta a contaminazioni tra generi, colori, toni. A chi vorrebbe da Black Mirror solo il nero e quindi “more of the same” (ordine sistemico imposto dall’alto con governo e corporation che “non cielo dicono”) conviene cambiare aria. Netflix continua a presidiare e coltivare le nicchie mangiando la foglia riguardo alle Streaming Wars e a come si stanno organizzando i consumi intorno alle piattaforme, abbracciando una logica economica da coda lunga dei mercati (cfr. Anderson, 2016). Dal canto suo Charlie Brooker vuole semplicemente fare il suo: essere un provocatore. Curioso come il gradimento dichiarato di Black Mirror, pur restando piuttosto alto, sia comunque andato calando di stagione in stagione (cfr. Metacritic, 2023; Rottentomatoes, 2023) a fronte di una audience in continua crescita (cfr. The Nielsen Company, 2023; Bell, 2023). Il tutto con un battage pubblicitario non certo clamoroso. Numeri che non dicono quasi mai niente su un oggetto estetico ma che qui offrono indizi sul fenomeno del pubblico più rumoroso. Un’autentica manna per Charlie Brooker che nel 2008 ha lanciato la sua carriera con Dead Set raccontando attraverso un’epidemia zombie tutto il marciume del broadcasting di massa, guardando a entrambi i lati della barricata produzione/consumo.

Il fatto che lo spettatore odierno si senta obbligato a esprimere un giudizio estetico in tempi record (ritmi dettati dalle esigenze dei social) ripropone quella folla zombificata animata da istinti e sensazioni che Brooker ci aveva presentato nelle prime stagioni di Black Mirror, in particolare con il voyeurismo spietato di Orso bianco (2×02), con l’ottusità collettiva di Vota Waldo (2×03) e con le api assassine e gli hashtag fatali di Odio universale (3×06). Per Charlie Brooker non avrebbe alcun senso riproporre oggi quella fanta-sociologia del 2011 ormai diventata realtà. Ora più che mai risulta chiaro che il cuore della serie non è mai stato nei dispositivi elettronici ma piuttosto nelle dinamiche della visione, nelle energie che l’atto del guardare assorbe e rilascia, negli equilibri che vengono alterati. Esauriti (o normalizzati) i riferimenti a chip impiantati nel cervello, a rating sociali digitalizzati e a intelligenze artificiali istruite via social media (il nostro futuro dietro l’angolo) ecco che lo sguardo di Black Mirror si sposta verso Alfred Hitchcock, Brian De Palma, John Landis, concentrandosi sulla natura non certo neutrale di quel dispositivo tecno-biologico e sociologico che è l’occhio-che-uccide (o che sa fare molto male).

L’inferno è nella noia della ripetizione
Per Charlie Brooker l’inferno è senz’altro nella ripetizione infinita di gesti, momenti, schemi. Lo ha mostrato sin dalla donna torturata all’infinito in Orso bianco. E poi, ancora, in White Christmas dove l’avatar di Joe Potter è condannato a rivivere per sempre quella terrificante mattina di Natale. In questo stesso episodio c’è anche l’avatar di Greta: un’intelligenza artificiale destinata alla guida della smart home di proprietà della donna. Il programmatore educa il software apparentemente senziente minacciandolo con l’orrore della totale inattività: lascia l’avatar di Greta cosciente ma senza nulla da fare per mesi. Questa paura della noia torna anche nell’episodio 6×05 (Demon 79) in cui il demone Gaap descrive l’oblio eterno al quale verrebbe condannato nel caso la sua missione fallisse: un tempo senza spazio e senza materia da vivere in totale solitudine. Qui Brooker spiazza il suo pubblico con i forconi perché non propone alcuna tecnologia: gioca con i colori del thriller e dell’horror divertendosi con il marchio “Red Mirror” pregustando la reazione del suo amato follower/hater medio: se non è fantascienza, se non è distopia, che roba è?
La trappola della noia viene elusa ancora una volta ma non certo la coerenza rispetto allo spirito della serie che è quello di concentrarsi sulla sostanza della visione, in questo caso i flashforward tramite i quali Gaap mostra a Nida l’essenza malvagia di individui come il politico in ascesa.
Il vuoto cosmico della noia e il ruolo dello scrutare sono anche al centro dell’episodio 6×03 (Oltre il mare) in cui due astronauti devono viaggiare per anni. Distanze enormi e isolamento: ancora la minaccia suprema della noia. Tante letture in giro per l’astronave e la macchina da presa indugia su una bella copertina di Chris Foss a impreziosire il volume The Illustrated Man, raccolta antologica di Ray Bradbury. Racconti brevi strutturati a partire dal racconto-cornice de L’uomo illustrato, un corpo completamente ricoperto di tatuaggi che prendono vita e avviano le narrazioni. Siamo fatti anche di questo: storie, immagini, colori. I due astronauti Cliff e David sembrano sereni perché hanno la possibilità di affrontare il lungo viaggio passando diverse ore al giorno sulla Terra a interagire con le proprie famiglie tramite degli androidi che ne riproducono fedelmente le sembianze, corpi artificiali a cui sono collegati telepaticamente. Qui le macchine per percepire si mostrano con il loro volto benefico. Ma quando i colori della vita di David vanno perduti, affogati nel rosso del sangue, si pone una drammatica asimmetria tra i due compagni di viaggio. I tentativi di mediazione si infrangeranno contro la materia oscura del nostro universo e trionferà lo spirito di chi preferisce massacrare e spegnere tutti i colori lasciandoli precipitare nel buco nero della noia.

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