Nuovi dialoghi
sopra i massimi sistemi


Guy Consolmagno, Paul Mueller

Battezzeresti un extraterrestre?
Rizzoli, Milano, 2018

pp. 365, € 19,00


Guy Consolmagno, Paul Mueller

Battezzeresti un extraterrestre?
Rizzoli, Milano, 2018

pp. 365, € 19,00


“Se domani giungesse qui una spedizione di marziani, e alcuni di loro venissero da noi… Marziani, no? Verdi, con quel naso lungo e le orecchie grandi, come vengono dipinti dai bambini. E uno dicesse: «Voglio il Battesimo!». Cosa accadrebbe?” (ANSA, 2014). La domanda non è l’incipit di un romanzo di fantascienza, né la sinossi di un film di serie B di prossima uscita, ma una frase di un’omelia di Papa Francesco del 12 maggio 2014 nella Domus Sanctae Marthae del Vaticano, dove il pontefice alloggia dal giorno della sua elevazione al soglio pietrino. Una domanda provocatoria che si inseriva in un discorso più ampio relativo ai limiti dell’interpretazione della volontà divina concessi al sommo pontefice.
Francesco ricordava il dibattito dei primi cristiani sulla concessione o meno del battesimo ai “gentili”, gli ebrei circoncisi che intendevano abbracciare la nuova fede; un dibattito denso di conseguenze per la Chiesa, perché avrebbe trasformato un culto locale in una fede a vocazione universale, superando così i limiti dell’ebraismo (cfr. Wilken, 2013).

Guy Consolmagno, gesuita con un dottorato in planetologia all’Università dell’Arizona, in forze alla Specola Vaticana dal 1993 e dal 2015 suo direttore, la domanda su cosa fare nel caso in cui un marziano chiedesse di essere battezzato se l’è vista rivolgere diverse volte. La più memorabile, a quanto racconta, accadde nel 2010 al Festival della Scienza di Birmingham, nello stesso giorno in cui, casualmente, passava in città anche Benedetto XVI in una visita pastorale nel Regno Unito che era stata peraltro anticipata da una prima pagina del Times che riportava la tesi di Stephen Hawking secondo cui l’universo non sarebbe stato creato da Dio (si trattava del lancio del suo libro Il grande disegno). Per l’occasione, i giornalisti vollero mettere sotto torchio Consolmagno, sperando magari di farlo cadere in qualche contraddizione teologica o in affermazioni esplicitamente anti-scientifiche che potessero riaccendere il vecchio scontro, e gli posero a bruciapelo la domanda: “Lei battezzerebbe un extraterrestre?”. Consolmagno, ridendo, rispose: “Solo se me lo chiedesse!”.

Gli astronomi del Papa
L’occasione dà lo spunto al titolo di questo libro a due voci, Battezzeresti un extraterrestre?, che vede Consolmagno discutere dei rapporti tra scienza e fede con il collega fisico e storico della scienza gesuita Paul Mueller, che alla Specola è arrivato nel 2010. Un dialogo quasi televisivo, dato che i due scelgono per le loro riflessioni diverse location singolari: l’Art Institute di Chicago per riflettere sull’origine dell’universo davanti ad alcuni capolavori dell’arte moderna; la Torre dei Venti a Città del Vaticano, dove fu formato il primo nucleo della Specola, per discutere del Caso Galileo; Castel Gandolfo, sede della struttura centrale dell’osservatorio vaticano dopo il trasferimento da Roma completato nel 1935 in cerca di cieli meno inquinati dalla luminosità artificiale; addirittura il Ristorante al termine dell’universo immaginato da Douglas Adams nella sua serie di romanzi Guida galattica per autostoppisti, che fa da sfondo al dibattito sulla fine dell’universo; l’Antartide, dove Consolmagno si è recato in passato per campagne di ricerca di meteoriti (la Specola possiede un’importante collezione di piccoli meteoriti, e Consolmagno è un’autorità in materia); infine, il terminal internazionale dell’aeroporto di Los Angeles, simbolo della modernità liquida del mondo senza frontiere che tante sfide pone a un’istituzione plurimillenaria come la Chiesa.

Guy Consolmagno davanti alla collezione di meteoriti da lui curata alla Specola Vaticana.

L’esigenza di questo libro è duplice: da un lato, Consolmagno – che della Specola è direttore – intende dimostrare che gli “astronomi del Papa” non sono impegnati né nel preparare oroscopi per il pontefice (come racconta divertito di aver sentito dire una volta), né a cercare di comprendere la natura della stella di Betlemme (che pure occupa un denso capitolo del libro), né a studiare pianeti misteriosi della cui esistenza solo la Chiesa è a conoscenza, come sostengono alcune teorie del complotto che riguardano la costruzione, da parte della Specola, di un osservatorio moderno a Tucson, in Arizona, che studia appunto i corpi celesti trans-nettuniani, quelli cioè che si trovano ai confini del Sistema Solare; all’apposto, la Specola è un’istituzione scientifica come un’altra, storicamente inserita nell’attività della comunità astronomica internazionale (una ricostruzione storica delle attività della Specola, non presente in questo libro, è in Maffeo, 2009), come dimostrano le spedizioni scientifiche dello stesso Consolmagno o la sua partecipazione come consulente planetologo al convegno che portò al declassamento di Plutone dal rango di pianeta.

Dall’altro lato, Mueller – che ha una più solida formazione teologica e si occupa da tempo anche di storia della scienza – affronta in modo dettagliato il Caso Galileo in uno dei capitoli principali del libro, per cercare di depurarlo dai luoghi comuni mediatici che ancora impediscono una conoscenza corretta della vicenda storica da parte del grande pubblico, e presenta anche una sua tesi personale, secondo cui l’irrigidimento di Roma sulle teorie copernicane, che costò a Galileo la condanna all’abiura e agli arresti domiciliari da parte del Sant’Uffizio, fu il risultato di dinamiche internazionali, legate alla Guerra dei Trent’anni e alla crescente necessità di soffocare ogni tentazione eretica o voce contraria in seno alla Cristianità menomata dalla Riforma protestante (sebbene giovi ricordare che Lutero e Calvino espressero posizioni ben più contrarie al copernicanesimo di quanto fecero all’epoca soprattutto i gesuiti, cfr. MacCulloch, 2017; Kuhn, 1971).

Il diavolo e l’acqua santa
Nella prima parte, quasi come premessa metodologica, i due autori affrontano la questione dell’interpretazione del rapporto tra scienza e fede. Da uomini di scienza, discutono dei limiti dell’approccio scientifico allo sforzo di rispondere alle grandi domande di senso, e da uomini di chiesa si domandano quali siano i limiti di interpretazione del racconto biblico, nello sforzo di evitare da un lato il letteralismo fondamentalista e dall’altro il relativismo esegetico.
Uno dei più importanti studiosi contemporanei dei rapporti tra scienza e fede, il fisico e teologo Ian Barbour, morto nel 2013 e vincitore, nel 1999, del prestigioso Premio Templeton che viene attribuito alle personalità che si sono distinte nel riavvicinamento tra questi due mondi apparentemente inconciliabili, elaborò quattro categorie per classificare le relazioni tra scienza moderna e teologia cristiana: conflitto, indipendenza, dialogo e integrazione (Barbour, 2000). Barbour non nascondeva la sua simpatia per le ultime due, ma Consolmagno e Mueller non si spingono fino al punto da proporre una vera e propria integrazione tra i due mondi, suggerendo piuttosto di ricorrere al dialogo costante per cercare di fornire di maggiore senso una ricerca scientifica che, a loro modo di vedere, soffre a causa di un eccesso di riduzionismo. Afferma Mueller:

“Alla domanda sul perché l’universo sia un logos razionale invece di un caos arazionale, non si può rispondere con la scienza. Sarebbe come usare la scienza stessa per spiegare perché la scienza è possibile, o come usare la ragione per descrivere i fondamenti della ragione che non possono essere spiegati dalla ragione perché, se così fosse, non sarebbero i fondamenti della ragione! Non possiamo aspettarci una spiegazione ragionevole del perché l’universo sia razionale, così come non possiamo attenderci una risposta ragionevole alla domanda «perché possiamo chiedere perché?»”.

Se fosse ancora vivo, certamente Hawking qui avrebbe qualcosa da ridire, da sostenitore della possibilità che la scienza potesse prima o poi svelare “la mente di Dio” (Hawking, 2016). Ma d’altronde, fede o non fede, la questione dei limiti della conoscenza scientifica è stata discussa per anni da molte voci diverse, appartenenti alla stessa comunità scientifica, per cui su questo punto forse Consolmagno e Mueller non sono poi molto distanti dalla verità.

Propaganda fide interstellare
Il capitolo più interessante del libro è certamente l’ultimo, quello da cui il libro prende il titolo. La fantascienza si è spesso dilettata a immaginare cosa accadrebbe ai dogmi della Chiesa di fronte a scoperte clamorose in grado di farne vacillare la fede. Tra gli esempi, alcuni dei quali citati nel libro (i due autori sono grandi appassionati di fantascienza) c’è il famoso racconto breve di Arthur C. Clarke La stella del 1955 (ora in Asimov e Greenberg, 1999), nel quale proprio un astronomo gesuita impegnato in una spedizione interstellare scopre che la supernova che ha provocato l’estinzione di un’intera civiltà su un lontano pianeta era la stella apparsa nei cieli di Betlemme al tempo della nascita di Gesù.

Si va poi da I.N.R.I. di Michael Moorcock del 1967, irriverente ricostruzione delle origini del cristianesimo legate a un loop temporale (Moorcock, 2011), all’aldilà immaginato da Philip Farmer nel Ciclo del fiume (Farmer, 2012), dal robot eletto Papa in Buone notizie dal Vaticano di Robert Silverberg (in Silverberg, 1979) al più recente Lo specchio di Dio di Andreas Eschbach, del 1998, che ruota intorno a una registrazione video della resurrezione di Gesù realizzata da un viaggiatore del tempo (Eschbach, 2015).
Anche la questione dell’evangelizzazione cosmica è stata spesso trattata nella fiction: basti pensare alla novella di padre Duré nel capolavoro di Dan Simmons, Hyperion, del 1989, resoconto di un tentativo di evangelizzazione del popolo alieno dei Bikura (Simmons, 2018). O, più recentemente, a Il libro delle cose nuove e strane di Michel Faber (2015), in cui il protagonista, Peter Leigh, cerca di insegnare il Vangelo all’enigmatico popolo di Oasi.
Nell’affrontare la questione, Consolmagno e Mueller fanno alcune precisazioni preliminari: non parlano a nome della Chiesa, unica a dover esprimersi sulla possibilità o meno di somministrare i sacramenti a esseri extraterrestri, e non dispongono di alcuna prova attendibile della loro esistenza, quindi il ragionamento è puramente teorico.
Tuttavia, ci tengono a ricordare i tristi precedenti di battesimi forzati nei confronti di popolazioni che in un primo momento erano considerate così aliene da portare a supporre che non avessero l’anima, vale a dire i popoli precolombiani. Per questo, più che rispondere in senso positivo o negativo alla domanda, il vero quesito per loro è che rapporti potrebbero avere eventuali civiltà extraterrestri con la fede cristiana.
Potrebbero per esempio essere anch’essi cristiani, ma in un senso incomprensibile a noi terrestri, così che non riusciremmo nemmeno a capirlo, cosa comprensibile considerando l’enorme diversità di culti in seno allo stesso cristianesimo, o tra questo e quello di mille o duemila anni fa. Mueller propone come strategia per riuscire a intendersi tra lui e un alieno sul messaggio evangelico di chiedere se entrambi fossero disposti a condividere un pasto, come faceva Gesù, e se entrambi fossero disposti a sacrificarsi per la salvezza dell’altro.

“Se sia io sia l’alieno rispondessimo di sì a tutte queste domande, allora entrambi saremmo già nel Regno di Dio, almeno per quanto riguarda il modo di trattarci reciprocamente. E se poi l’alieno rispondesse di sì a tutte queste domande non solo riferendosi a me, ma a un’ampia varietà di altre creature, allora potrei affermare che l’alieno vive già nel Regno di Dio. A quel punto, a che scopo battezzarlo? Per ratificare e approfondire una realtà che già gli appartiene?”.
La domanda allora, per Consolmagno, diventerebbe: “Saresti disposto a farti battezzare da un alieno?”. D’altra parte, è interessante ricordare che nella sua Trilogia spaziale, in particolare in Lontano dal pianeta silenzioso e Perelandra, C.S. Lewis immaginava che la Terra fosse stata tenuta in isolamento dalle potenze cosmiche a causa della Caduta connessa al peccato originale, e che pertanto gli altri popoli alieni vivano in comunione con Dio, a differenza del nostro (Lewis, 2011, 1994). Mueller conclude la sua analisi con un ragionamento interessante, che cerca di rispondere del perché, se l’universo è così sterminato, Dio abbia scelto di amare proprio la nostra specie su un pianeta così remoto: “… se ciò che Dio ama di noi non fosse qualcosa che ci distingue, ma che invece ci accomuna al resto dell’universo? E se Dio amasse di noi qualcosa che è assolutamente caratteristico e tipico del resto dell’universo?”.

L’idea, cioè, è contrapporre alla tesi dell’eccezionalismo dell’Uomo l’ipotesi che il “fenomeno umano”, come lo definiva Teilhard de Chardin (1968), sia assolutamente tipico dell’universo: forse l’autoconsapevolezza, o l’amore, è la “sostanza di base dell’universo”. D’altronde Roger Penrose, con la sua teoria della riduzione oggettiva, sostiene qualcosa di simile quando afferma che la consapevolezza di sé potrebbe essere il prodotto di un fenomeno di riduzione della funziona d’onda quantistica che avviene ovunque in tutto l’universo, e che pertanto l’universo in un senso elementare e proto-cosciente condividerebbe con noi una peculiarità centrale (Penrose, 1996). E il film di Christopher Nolan, Interstellar (2014), ci ha già abituati all’idea che l’amore possa essere una sorta di “quinta forza”.
Sono idee che farebbero sollevare più di un sopracciglio tanto a scienziati quanto a teologi, ma è proprio in ciò, in conclusione, la forza di questo libro: non offrire appigli certi e scontentare tanto i fondamentalisti religiosi quanto i “fondamentalisti scientifici”, come li definisce Mueller, offrendoci però una brillante dimostrazione di quanti spunti possa offrire, al di là delle nostre credenze personali, il dialogo tra scienza e fede.

Letture
  • ANSA, Il Papa: sacramenti anche ai marziani. Come si può porre impedimenti, 14 maggio 2014.
  • Ian G. Barbour, When Science Meets Religion, HarperCollins, New York, 2000.
  • Arthur C. Clarke, La stella, in Isaac Asimov e Martin H. Greenberg, Le grandi storie della fantascienza, vol. 17, Bompiani, Milano, 1999.
  • Andreas Eschbach, Lo specchio di Dio, Fanucci, Roma, 2015.
  • Michel Faber, Il libro delle cose nuove e strane, Bompiani, Milano, 2015.
  • Stephen Hawking, Dal Big Bang ai buchi neri, Rizzoli, Milano, 2016.
  • Thomas S. Kuhn, La rivoluzione copernicana, Einaudi, Torino, 1971.
  • C.S. Lewis, Lontano dal pianeta silenzioso, Adelphi, Milano, 2011.
  • C.S. Lewis, Perelandra, Adelphi, Milano, 1992.
  • Sabino Maffeo, Una storia della Specola Vaticana, in Guy Consolmagno (a cura di), L’infinitamente grande. L’astronomia e il Vaticano, Libreria Editrice Vaticana-DeAgostini, Città del Vaticano, 2009.
  • Diarmaid MacCulloch, Riforma. La divisione della casa comune europea, Carocci, Roma, 2017.
  • Michael Moorcock, I.N.R.I., Urania Collezione, Mondadori, Milano, 2011.
  • Roger Penrose, Ombre della mente, Rizzoli, Milano, 1996.
  • Robert Silverberg, Buone notizie dal Vaticano, Mondadori, Milano, 1979.
  • Dan Simmons, Hyperion, Fanucci, Roma, 2018.
  • Pierre Teilhard de Chardin, Il fenomeno umano, Il Saggiatore, Milano, 1968.
  • Robert L. Wilken, I primi mille anni. Storia globale del cristianesimo, Einaudi, Torino, 2013.
Visioni
  • Christopher Nolan, Interstellar, Warner Home Video, 2014.