Visioni italiane del futuro
alla luce del solarpunk

Franco Ricciardiello (a cura di)
Assalto al sole
Delos Digital, Milano, 2020

pp. 304, € 17,00

Franco Ricciardiello (a cura di)
Assalto al sole
Delos Digital, Milano, 2020

pp. 304, € 17,00


Quasi quarant’anni dopo l’accoppiata Blade Runner/Neuromante (1982/1984, ovvero la nascita del cyberpunk) il sottogenere solarpunk recupera la componente politica (“punk”) di un pugno di narrazioni che ha cambiato la fantascienza alla fine del secolo scorso. Negli ultimi la scena mainstream ha visto proliferare le distopie in seguito al successo di saghe come Hunger Games che dalla letteratura young adult sono passate alla conquista di Hollywood.
Nella raccolta solarpunk Assalto al sole (la prima composta da soli scrittori italiani), curata da Franco Ricciardiello, sfogliamo varie declinazioni del sogno (solar-e) di un genere umano in grado di trasformare l’emergenza ambientale in opportunità di crescita.

Il bello è negli sfondi
Il bello di un racconto solarpunk è che se non piace il plot centrale o si trovano poco avvincenti i protagonisti si può sempre volgere lo sguardo verso lo sfondo sociologico e politico. Spesso veri e propri saggi di fanta-futurologia non necessariamente seriosi. Nel mondo raccontato da Davide Del Popolo Riolo nel racconto La prima legge si tengono corsi di “comunicazione arboricola” dove si insegna “come entrare in rapporto con la parte vegetale di se stessi”. Abbracci. Circolarità. Armonia.

“Ma che hai fatto? Hai tirato lo sciacquone dopo aver fatto pipì! Non si fa, Gatto Curioso, bisogna aspettare che almeno dieci persone abbiano fatto pipì per tirarla, altrimenti è uno spreco!”

Si gioca anche sul senso comunitario insito in un corpo sociale che è un’“immensa famiglia” allargata. Case in cui la fanno da padrone impianti fotovoltaici ed eolici, pareti esterne ricoperte di piante, coibentazione spinta al limite della paranoia contro gli sprechi energetici. Per apprezzare il livello di dettaglio di queste visioni futurologiche si prenda un pezzetto di Solar Storm scritto da Lukha B. Kremo.

“L’idea di aggiungere rumori artificiali alle auto elettriche per evitare collisioni con pedoni e veicoli piccoli è stata evitata, a Neathin, con un’oculata suddivisione della circolazione e l’elusione di incroci misti. […] La sensazione, per chi arriva da qualche città rumorosa del resto del mondo, è quella di trovarsi in un enorme parco artificiale, con il brusio delle voci che tiene compagnia, mescolato al canto degli uccelli urbani che colonizzano il verde”.

Nel racconto La semina di Serena M. Barbacetto, le case sono “bioedifici”, accoglienti strutture vegetali generate da semi che una volta piantati offrono lo spettacolo unico di “veder crescere una casa intera”. Der Forst, la foresta di biocase vicino a Monaco, ricorda le intuizioni bio-ingegneristiche del romanzo Oval di Elvia Wilk. Come framework narrativo il solarpunk cerca il non facile equilibrio tra le suggestioni intellettuali degli sfondi sociopolitici e l’immersività emozionale della narrazione. L’elemento paesaggistico resta fondamentale e viene modellato sul filo della poesia orchestrando parole, colori, suoni, odori. Con queste armi, Romina Braggion in Nero Assoluto prova a fare qualcosa di diverso mettendo in parallelo uno scenario descritto con fascinazione pittorica e il percorso psicologico di un individuo. La protagonista, Ilda, affronta una grave depressione proprio come la specie umana sta provando a ricucire gli squarci aperti dagli squilibri di una antropizzazione sfrenata, in un mondo squassato dai tornado.

Tecnologia e solarità
Una manciata di pagine solarpunk può arrivare a costruire veri e propri universi completi di impalcature politiche e religiose, oltre a intriganti infrastrutture bio-tecnologiche. Ma il solarpunk, coerente con le attuali inclinazioni della speculative fiction, contesta la routine che vede nei racconti di fantascienza una banale descrizione di quanto la tecnica possa fare del bene o del male all’uomo: piattume di un dibattito estetico sui toni e sugli aspetti più superficiali di una narrazione. Questa storia è ottimista o pessimista? Chi scrive e chi legge sono ottimisti o pessimisti nei confronti del futuro? Bene non piegarsi a uno sterile binario impressionistico, proponendo complessità antropologica e filosofica. Soprattutto ricordando che non si sfugge dal sodalizio uomo/tecnica. E che la tecnica è una cosa tipicamente umana e quindi un fatto del tutto naturale.

The Future Is Bright di Jessica Woulfe, opera vincitrice del concorso Solarpunk Competition indetto dal sito Atomhawk nel 2019.

Nel racconto di Silvia Treves, La seconda chance, c’è una diaspora tra nostalgici e progressisti in seguito alla Folle (o Grande a seconda dei punti di vista) Condivisione. Il racconto affronta gli aspetti politici della democratizzazione delle conoscenze tramite le reti digitali. Puntuale l’insorgenza di una fazione politica più conservatrice che teme un mondo disseminato di sensori e nanorobot che “usurpano il futuro biologico a cui la vita terrestre era destinata”.

Un racconto italo-punk? Possibile?
Il fatto che questa raccolta metta insieme solo scrittori italiani la rende speciale. Il manifesto solarpunk pubblicato sul sito Solarpunk Italia di recente apertura annuncia attivismo, partecipazione pubblica, senso comunitario. Proprio in Italia, una nazione tanto storicamente ricca sul piano delle risorse produttive e creative, quanto sfortunata sul piano del rapporto tra collettività e rappresentanza politica. Certo la matrice internazionalista del solarpunk rende le istanze socio-politiche narrate collocabili ovunque, concentrate come sono sulla critica al capitalismo. Però almeno nel racconto di Giulia Abbate, Il libro di Flora, è degna di nota la descrizione di alcuni elementi paesaggistici legati a luoghi reali. Quelle rovine della Villa di Tiberio, in provincia di Latina, a Sperlonga, che confina con Fondi ed è visibile da Monte San Biagio, sepolte in “un mondo organico che riprendeva spazio”, simbolo di un impero ormai passato e riassorbito dalla Terra, e la sottostante Grotta Azzurra, trasformata in un budello dall’innalzamento del livello delle acque. Suggestioni geografiche che potrebbero aprire a future articolazioni di un solarpunk più legato ai territori e ad una loro riscoperta nell’ambito di un turismo culturalmente sostenibile. Le metafore della fantascienza al servizio di un respiro glocal.
Questa antologia vuole dunque prepararci al futuro tra ottimismo e inquietudine, tra mascherine antivirus e divertimenti folkabbestia, tra vedutismo futurista e azioni di guerriglia da cyberwarfare. Un futuro che si preannuncia ovunque nel mondo sempre sul filo della catastrofe. In bellezza o in bruttezza, un futuro uguale per tutti.