Un concetto inaudito:
il suono belligerante

Steve Goodman
Guerra sonora
Traduzione di Davide Tolfo

Nero Edizioni, Roma, 2024
pp. 354, € 26,00

Steve Goodman
Guerra sonora
Traduzione di Davide Tolfo

Nero Edizioni, Roma, 2024
pp. 354, € 26,00


Nel 1982 venne pubblicato un album degli Aswad intitolato A New Chapter In Dub contenente le versioni strumentali dei brani di New Chapter disco che la stessa band aveva pubblicato un anno prima. Fu il primo disco dub che chi scrive ascoltò, imbattendosi in concetti e procedimenti inediti quali riverberi amplificati, delay, echo particolari in cui tecnici del suono manipolavano canzoni trasformandole in vere e proprie esperienze sonore. Gente come King Tubby, Lee “Scratch” Perry, Scientist aveva avuto l’idea di isolare il ritmo, rappresentato dal basso e dalla batteria, di un brano reggae, di togliere la voce – totalmente oppure lasciando dei frammenti – di aggiungere degli effetti particolari, creando un’atmosfera ipnotica, quasi “spaziale”. Erano i primi vagiti di una tendenza che in seguito prese corpo dando vita al cosiddetto “afrofuturismo”. Oggi si parla del dub come di una forma d’arte autonoma che ha influenzato enormemente l’hip-hop, la techno, e tutto il variegato mondo dell’elettronica moderna. All’epoca era soltanto la versione strumentale (o semi-strumentale) di una canzone, un riempitivo per contrarre costi. Oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, si è compreso che nel cuore pulsante del dub, tra riverberi profondi, echi infiniti e bassi che scuotono le viscere, si cela più di una semplice evoluzione musicale, si cela un modo radicale di pensare e manipolare il suono.

Nato negli studi di registrazione giamaicani degli anni Settanta del secolo scorso, il dub ha destrutturato la forma canzone trasformando il mixer in uno strumento creativo e anticipando – nessuno all’epoca l’avrebbe mai detto – molte delle logiche che oggi regolano il mondo digitale. Come nel dub, anche nella digitalizzazione della società assistiamo alla smaterializzazione dell’oggetto, alla manipolazione in tempo reale dell’informazione, alla centralità dell’interfaccia. Sembrano due processi apparentemente distanti ma in realtà sono profondamente connessi: la mutazione del suono operata dal dub e la trasformazione delle relazioni sociali, economiche e culturali che ancora avvengono sotto la spinta della rivoluzione digitale. Se non si parte da questo assunto non si riesce fino in fondo a comprendere il messaggio, anche filosofico, di uno dei libri più interessanti pubblicati dalla editoria statunitense una quindicina d’anni fa con il titolo Sonic Warfare. Sound, Affect, And The Ecology Of Fear, finalmente pubblicato in Italia da Nero Edizioni, con il titolo Guerra sonora arricchito da una nuova introduzione scritta dall’autore, Steve Goodman. Musicista, DJ, filosofo, Goodman, oltre ad aver fondato all’inizio di questo millennio (per la precisione nel 2004) l’Hyperdub, una delle più importanti etichette di musica elettronica di questi anni, è stato, con il nickname Kode9, tra i pionieri della scena dubstep, una estremizzazione del dub caratterizzata da bassi profondi e distorti tra cui il famoso wobble bass un effetto digitale in cui il basso viene modulato in frequenza e ritmi sincopati con un tempo intorno ai 140 BPM ma con una sensazione ritmica rallentata. Se qualcuno ha ascoltato i dischi di Skream, Benga o Burial, senza riuscire a dare una connotazione precisa a quel suono, allora sappia che quello è il dubstep.

“Il suono è un’arma” 
Steve Goodman con Guerra sonora esplora, in maniera molto moderna, il suono – “Il suono non è soltanto musica, volume o rumore. Il suono è un’arma” si legge da qualche parte nel libro – inteso non solo come un fenomeno estetico ma anche come una forza capace di modellare il corpo e lo spazio, sviluppando e rendendo ancora più attuali i concetti filosofici di Gilles Deleuze e Félix Guattari sulla onda di colleghi come Mark Fisher (si pensi a Realismo capitalista) – come lui, anche Goodman arriva dal celebre collettivo CCRU – e Kodwo Eshun (nel suo fondamentale Più brillante del sole), che hanno applicato il loro pensiero alla cultura sonora contemporanea partendo proprio dalla connessione tra il pensiero dei due succitati filosofi e la musica elettronica moderna (cfr. Fisher, 2018; Eshun, 2021).

I concetti di base sono quelli di macchina desiderante, di rizoma (un termine mutuato dalla biologia delle piante), di ritornello, di corpo senza organi, utilizzati da questi pensatori per comprendere e rendere più accessibili – per quanto sia possibile – fenomeni contemporanei come il capitalismo globale, le nuove forme di soggettività, la digitalizzazione e i movimenti politici alternativi. Per poter capire queste connessioni dobbiamo necessariamente almeno citare le ragioni per cui il pensiero di Deleuze e Guattari è così attuale e come questo pensiero viene filtrato dalle fervide menti dei nostri maitre à penser (Goodman, Eshun, Fisher) a cui va aggiunto per completezza le digressioni di un personaggio come Simon Reynolds e il suo Retromania. Innanzitutto in opere come L’Anti-Edipo e Mille piani (pubblicate per la prima volta rispettivamente nel 1972 e nel 1980) il capitalismo viene affrontato come un sistema in continua trasformazione capace di deterritorializzare e ricodificare costantemente le sue logiche (cfr. Deleuze e Guattari, 2017, 2022). Poi il concetto di “rizoma” è stato ripreso e approfondito negli studi sulla rete, molte discussioni contemporanee sulle identità multiple, queer e via dicendo, sono state anticipate da Deleuze e Guattari, così come la loro idea di “nomadismo” intesa come strategia di resistenza contro le strutture oppressive (lotte ecologiste, attivismi digitali tipo Black Lives Matter et similia) ha fornito strumenti critici per affrontare un mondo complesso, interconnesso e in continua trasformazione.

Affinità e differenze
Quello che ci riguarda più da vicino – se vogliamo limitare la nostra descrizione alle connessioni con la musica – è il concetto di ritornello che descrive come il suono e la musica siano strumenti per territorializzare e deterritorializzare lo spazio e il corpo e si presta perfettamente alla musica elettronica in cui loop, pattern e cicli ritmici costruiscono e destrutturano continuamente ambienti sonori. Così come la loro nozione di macchina desiderante sottintende un flusso continuo di energia sonora dove il suono non è più legato ad una espressione tradizionale (melodia, armonia ecc.) ma diventa un campo di forze e di intensità, una sorta di divenire sonoro. E se in Mark Fisher il capitalismo ha bloccato il divenire musicale producendo una cultura musicale ossessionata dal passato (retromania per citare Simon Reynolds) e in Kodwo Eshun è in atto una forma di deterritorializzazione della cultura nera attraverso la tecnologia (afrofuturismo) è soprattutto Steve Goodman che collega Deleuze e Guattari alla dimensione politica e fisica del suono.

Il live Escapology di Kode 9 tratto dall’omonimo album del 2002. Fa parte del più ampio progetto Astro-Darien una sonic- fiction pubblicata dalla sotto-etichetta della Hyperdub, Flatlines.

Lo fa attraversando un pensiero in cui la realtà diventa un insieme di intensità fluide in cui è in particolare Deleuze con il suo concetto di “vibrazione” intesa come potenza affettiva a dirigere le fila di un’analisi in cui la cultura del basso e le sue espressioni più up to date (grime, dubstep), forme appunto di “guerra sonora”, richiama la logica delle macchine desideranti in cui il suono è una forza capace di influenzare il comportamento sociale modulando emozioni e percezioni. Ed è soprattutto in Goodman che si percepisce e, in qualche modo, si tocca con mano, il ruolo della ripetizione e della variazione nei pattern ritmici, la smaterializzazione del soggetto attraverso il suono il cui uso è concepito come “arma” sia nella club culture che nelle strategie di guerra sonora (chi ha in mente la sequenza di Apocalypse Now con gli elicotteri del Nono Cavalleria Avio Trasportati impegnati a diffondere sulla giungla vietnamita la Cavalcata delle Valchirie oltre che napalm, potrà trovare degli spunti di riflessione da questo punto di vista), il concetto di ritmo come deterritorializzazione presente un tempo nella drum&bass e oggi nel grime e nel dubstep. Tutto questo è necessario per leggere e, in qualche modo, comprendere Guerra sonora un libro che, pur essendo stato scritto e concepito più di dieci anni fa, è di una modernità sconcertante.
Steve Goodman – Kode9 – non si limita a riflettere sul suono, ma lo impugna come una forza materiale, affettiva, strategica. Attraverso le sue incursioni nel pensiero di Deleuze, il suono perde la sua innocenza estetica e diventa intensità pura, vibrazione, capace di riscrivere i corpi e gli spazi. Non c’è più distinzione tra teoria e basso, tra filosofia e frequenza ma tutto diventa un campo di forze. Tutto è guerra. Goodman ci lascia così con una visione radicale della musica elettronica intesa non come intrattenimento ma come macchina desiderante, come divenire sonoro e politico. In un’epoca satura di segnali e rumori, comprendere questa guerra invisibile non è più un esercizio teorico ma una questione di sopravvivenza.

Ascolti
  • Aswad, A New Chapter In Dub, Music On Vinyl, 2021.
  • Augustus Pablo, King Tubby Meets Rockers Uptown, A & A Productions, 2022.
  • Autori vari, Macro Dub Infection Vol. 1, Virgin Records, 1995.
  • Autori vari, I Love Dubstep, Rinse Records, 2008.
  • Benga, Diary Of An Afro Warrior, Tempa Records, 2008.
  • Burial, Untrue, Hyperdub, 2016.
  • Kode9 & The Spaceape, Black Sun, Hyperdub, 2011.  
  • Lee “Scratch” Perry, The Black Album, Upsetter Records, 2018.
  • Scientist, Scientist Meets The Space Invaders, Greensleeves Records, 2016.
Letture
  • Gilles Deleuze, Félix Guattari, Mille piani. Capitalismo e schizofrenia, Orthotes, Napoli, 2017.
  • Gilles Deleuze, Félix Guattari, L’Anti-Edipo, Einaudi, Torino, 2022.
  • Kodwo Eshun, Più brillante del sole, Nero Edizioni, Roma, 2021.
  • Mark Fisher, Realismo capitalista, Nero Edizioni, Roma, 2018.
  • Simon Reynolds, Retromania.  Musica, cultura pop e la nostra ossessione per il passato, minimum fax, Roma, 2017.