Dalla miniatura al fumetto
è sempre Divina illustrazione

Autori vari
Dante 700 anni dopo
a cura di Mario De Martino,

prefazione di Mirco Manuguerra
Editore Formamentis
Bolzano, 2021
pp. 408, € 50,00

Autori vari
Dante 700 anni dopo
a cura di Mario De Martino,

prefazione di Mirco Manuguerra
Editore Formamentis
Bolzano, 2021
pp. 408, € 50,00


Fra le pubblicazioni uscite nel 2021, settecentesimo anno dalla morte di Dante Alighieri, avvenuta fra il 13 e il 14 settembre 1321, Dante 700 anni dopo si distingue non solo per l’apparato iconografico, ma anche per l’insieme molto variegato di saggi, che spazia, per esempio, dalle esegesi eterodosse della Commedia (il contributo è di  Corinna Zaffarana e si intitola La dottrina segreta di Dante), al Dante in Oriente, più precisamente la Commedia nella ricezione nipponica (di Rossana Carne), fino a temi più pop come gli Echi danteschi nella narrativa contemporanea di Giulio Leoni, autore, fra l’altro, di numerosi romanzi thriller ambientati nella Firenze di Dante, con protagonista il poeta stesso in veste di detective. E non mancano le Degustazioni dantesche, saperi&sapori in tavola, di Sara Gallo. Inoltre, segnaliamo, per gli appassionati di codicologia, un elenco dettagliato di circa 620 codici del Poema.

Marcello Toninelli: Dante. La vita. Le illustrazioni che seguono provengono dal ricco apparato iconografico del volume Dante 700 anni dopo pubblicato da Formamentis.

Uno dei saggi su cui ci soffermiamo in questo articolo è Dante e l’illustrazione (Viaggio illustrato nella Commedia) di Marcello Toninelli, disegnatore e illustratore nato a Siena nel 1950, che esordì nel mondo del fumetto a 19 anni pubblicando una prima versione del suo Dante sulla rivista Off Side.

Rivisitazioni e parodie
Il primo a portare Dante e la Commedia nelle nuvole (quelle delle comic strip) è Jacovitti, che pubblica la sua rivisitazione della Commedia sulla rivista Belzebù. Per rifare a modo suo l’opera di Dante, aggiornandola al dopoguerra, l’autore mette in scena un uomo medio, una via di mezzo tra l’umile impiegato pubblico della commedia piemontese Le miserie d’Monsú Travet di Vittorio Bersezio e il Fantozzi di Paolo Villaggio:

“psicologicamente un uomo allo sbando tra fame e incapacità di immaginare un futuro che, per superare «l’Inferno dei guai» e «il Purgatorio della ricostruzione», non ha altra Beatrice a cui affidarsi che un’Italia assai malridotta. Sotto una testata che reca il titolo La rovina in commedia, seguito dalla dicitura «Grottesco satirico e dantesco di Jacovitti», tra due diavolacci col cappello e i mitra in pugno, la storia si apre col protagonista che osserva con preoccupazione il cartiglio della prima terzina dantesca. Nella selva oscura in cui si è perduto, l’anonimo personaggio deve fronteggiare tre fiere la cui allegoria, a differenza di quella dantesca, non attiene ai vizi ma alla politica dell’epoca: la lonza americana con la tuba dello Zio Sam, il leone britannico e la lupa sovietica che sta allattando due inediti gemelli, un Romolo e un Remo ribattezzati Tito e Palmiro”.

Di taglio dichiaratamente parodistico-satirico è La Divina Commedia quasi mille anni dopo – Inferno 1, che non utilizza il testo dantesco, ma ne fa una versione aggiornata. A parte tre terzine (la prima riproduce l’originale) all’inizio di ogni canto, il libro è in prosa. Com’è caratteristica del gruppo di Feudalesimo e Libertà, che ha realizzato i testi, il volume propone un parlato trecentesco-brancaleonesco per raccontare l’inedita discesa nell’Oltretomba di un non meglio precisato Durante (che in realtà è anche il nome per esteso di Dante). Ad accompagnarlo, dopo averlo sottratto alla selva oscura delle persone in fila per acquistare il nuovo modello di iPhone (Ego-Phono), è il conduttore televisivo Piero Angela, ribattezzato Pierilio Àgnola.

 

Benito Jacovitti: La rovina in commedia. Grottesco satirico e dantesco, pubblicato su Belzebù nel 1947.

Nel lungo viaggio che gli autori immaginano svolgersi dopo una “grande pestilenza” (profeticamente, il libro è del 2015) che ha fatto strage di politici e personaggi famosi, il protagonista e la sua guida incontreranno volti noti della cronaca e dello spettacolo, da Bruno Vespa a Giancarlo Magalli, da Federico Moccia a Fabio Volo, da Giulio Andreotti a Pierferdinando Casini, e pure il comandante Francesco Schettino nelle vesti del traghettatore infernale. La parte illustrativa è affidata a una trentina di immagini di varia misura, in bianco e nero, di Don Alemanno (Alessandro Mereu), noto per il fumetto di satira religiosa Jenus. L’autore opta per un Durante a metà tra iconografia classica (corona d’alloro su copricapo rosso, che qui termina con un pon pon da Babbo Natale) e look moderno caratterizzato da una corta mantellina rossa che si accompagna a una tuta sportiva e a un paio di scarpe da ginnastica.

L’Inferno di Topolino…
Di capitale importanza nella produzione che il mondo dei fumetti dedica a Dante e al suo poema è L’Inferno di Topolino che porta la firma dello sceneggiatore Guido Martina. Nato a Carmagnola nel 1906, Martina arriva alla casa editrice di Arnoldo Mondadori in veste di traduttore delle storie di Topolino provenienti dagli Stati Uniti. È lui a ribattezzare molti personaggi in versione italiana, da Archimede Pitagorico a Paperon de’ Paperoni, alla Banda Bassotti. Quando l’editore gli propone di scrivere storie nuove per compensare l’insufficienza di quelle provenienti da Oltreoceano, Martina pensa alla Divina Commedia.
Sul numero 7 del 1949 (proseguirà fino alla conclusione nell’anno successivo, sul n. 12) la creatività dell’autore torinese porta all’avvio de L’Inferno di Topolino, nel quale catapulta i personaggi disneyani nella prima cantica del poema dantesco. La casa madre non dà però molta importanza alla produzione fumettistica legata ai suoi personaggi, tantomeno se realizzata all’estero, e autorizza senza problemi il progetto che, per i disegni, finisce nelle mani di Angelo Bioletto, collaboratore e amico dello sceneggiatore.

Vignette da L’inferno di Topolino (1949-1950) di Guido Martina e Angelo Bioletto.

Martina, che con questo racconto fa da semina alle decine di grandi parodie che il settimanale pubblicherà negli anni a venire, gioca con l’opera originale sostituendo alle abituali didascalie dell’epoca, terzine di endecasillabi in rima incatenata a imitazione di quelle dantesche, tanto che i credit iniziali riportano (non ricapiterà per almeno tre decenni) “verseggiatura di G. Martina”, anziché “sceneggiatura”. Il senso e lo spirito dell’opera originale vengono pienamente conservati dall’autore, anche se, dovendo adattare i contenuti a un pubblico infantile, è costretto a ritoccare pene e peccati creandone di assolutamente nuovi: si pensi all’inserimento tra i dannati degli insegnanti troppo severi o dei bambini che marinano la scuola.

… E l’Inferno di Paperino
Quella di Martina non è l’unica parodia dantesca pubblicata su Topolino. Nel 1987 Giulio Chierchini scrive (con la collaborazione di Massimo Marconi) e disegna L’Inferno di Paperino. Sono passati quasi quarant’anni dalla precedente parodia, e anche il settimanale che ospita la storia non è più quello dell’immediato dopoguerra. L’età media dei lettori è notevolmente aumentata e altri temi, a partire da quelli ecologici, sono entrati nel dibattito quotidiano. Così le categorie di dannati che Paperino incontra nell’Oltretomba non riguardano più il mondo della scuola, ma quello dell’economia e del consumismo: i gironi infernali sono abitati da inquinatori, burocrati, piromani, automobilisti e tivù-dipendenti.
Ci sono poi parodie che toccano temi danteschi, come Paolino Pocatesta e la Bella Franceschina di Guido Martina e Giovan Battista Carpi (1980), che tratta la vicenda di Paolo e Francesca, e, degli stessi autori, la trilogia de La saga di Messer Papero e di Ser Paperone (1983), sviluppata nei tre episodi Messer Papero e il ghibellin fuggiasco, Messer Papero e il Conte Ugolino e Messer Papero e i fiorini di Mastro Adamo.

Il Dante by Marcello (Toninelli)
Marcello Toninelli torna a occuparsi del poema dantesco vent’anni dopo L’Inferno di Topolino: “Il formato fumettistico scelto per la nuova rivisitazione della Commedia è quello che andava per la maggiore negli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta: la striscia umoristica”. A differenza delle versioni parodistiche precedenti, il Dante by Marcello è una rilettura fedele dell’opera originale: ci sono tutti i personaggi, dannati e beati, demoni e angeli, canto per canto, girone per girone, cornice per cornice, cielo dopo cielo. Per questo è un divertente aiuto allo studio e alla comprensione del poema dantesco, e non a caso è sempre più utilizzato da insegnanti e studenti.

Dante by Marcello sulla copertina di Off-Side (1969) e alcune vignette di Marcello Toninelli .

L’Inferno, per la quantità di personaggi pronunciati e scultorei e punizioni non solo adeguate al principio del contrappasso, ma anche tremendamente originali per inventività, offre abbondante materia a ogni genere di battute e gag visive e, incentrandosi più sui personaggi che sullo scenario, consente uno sviluppo nell’angusto limite della striscia. Ma la situazione – precisa ancora Toninelli – si fa un po’ più complicata a mano a mano che si sale al Purgatorio e soprattutto al Paradiso:

“Dal punto di vista del disegno, ho sentito il bisogno di dare più spazio alle immagini (basti pensare alla necessità di raffigurare l’Aquila delle Anime o la Candida Rosa dei Beati); da quello del testo, la necessità di concederne in misura maggiore alle sempre più articolate spiegazioni filosofiche e teologiche. Così, dal formato della strip sono passato a quello della mezza tavola, d’altronde usata anche nei comic statunitensi per distinguere la produzione quotidiana da quella domenicale”.

Toninelli torna alla striscia per la Vita del Sommo Poeta, per la quale ha attinto a diverse biografie, una su tutte “il fondamentale e piacevolissimo Dante di Giampaolo Dossena”, recentemente ripubblicato (2021). Per il personaggio di Dante, Toninelli si rifà alle illustrazioni del miniatore ferrarese Guglielmo Girardi (XV secolo) realizzate per il codice Urb. Lat. 365:

“Dante vi era rappresentato più o meno secondo l’iconografia tradizionale, ma in blu, mentre un Virgilio grassoccio indossava una veste rossa con cappuccio orlato d’ermellino. Invertendo i due colori, sono intervenuto scorciando al ginocchio l’abito del Sommo Poeta, conservandogli il naso aquilino descritto dal Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante, attribuendone uno da nasica alla sua guida. Col progredire del numero di vignette disegnate, le appendici dei due hanno acquistato sempre più importanza, al punto che parlando dell’edizione definitiva qualcuno è arrivato a definirli «i due nasoni»”.

Una versione onirico-muscolare
Dante 700 anni dopo include un’intervista a Paolo Barbieri, l’illustratore nato a Mantova nel 1971, guarda caso come Virgilio (“e li parenti miei furon lombardi/mantovani per patrïa ambedui”, Inferno I, 68-69) la cui nascita viene tradizionalmente collocata ad Andes, oggi Pietole, non lontano dalla città dei Gonzaga. Casualità geo-anagrafiche a parte, di Barbieri, che ha frequentato l’Accademia di arti applicate a Milano, è uscito nel 2012 L’Inferno di Dante (Mondadori), disponibile oggi in una nuova edizione per Sergio Bonelli editore arricchita di ulteriori tavole in occasione del settimo centenario dalla morte dell’Alighieri. Fra gli illustratori moderni che lo hanno influenzato, soprattutto tra i 20 e i 25 anni, Paolo Barbieri cita, fra i principali, Alan Lee, Giger, Michael Whelan, John Howe, Brian Froud, Boris Vallejo. Definita onirica e sensuale, la versione di Barbieri è una rivisitazione “muscolare e sensuale” del poema dantesco che si sposa bene con l’immaginario mitologico-surreale e michelangiolesco dell’Inferno di Dante: lo si vede da certi episodi più horror come quello dei Malebranche, i diavoli di Malebolge.

“Durante la creazione delle illustrazioni ho cercato di trasporre il mio stile (…) in un mondo tutt’altro che in pace. Ho plasmato il vortice di sofferenza e dolore che Dante descrive attraversando i gironi infernali in una visione in cui i personaggi sono in bilico tra senso e materia. Gli stessi paesaggi diventano protagonisti: le loro forme inquietanti li tramutano spesso in veri e propri attori in primo piano”.

Come non pochi illustratori contemporanei, anche Barbieri ha fatto i conti con la tradizione, e in particolare con un artista che rappresenta uno spartiacque nella storia della rappresentazione visiva della Commedia: Gustave Doré. Nessuno è ancora riuscito a intaccare il suo primato di illustratore più popolare del poema: generazioni di studenti e lettori di ogni età fra Novecento e nuovo Millennio hanno visto le tre cantiche attraverso la lente in bianco e nero del Doré, a partire dal re del manga, Go Nagai, autore di una delle più fortunate versioni illustrate del Poema dantesco. Barbieri stesso riconosce il primato dell’artista francese, con una puntualizzazione:

“Il ‘problema’, se posso permettermi di definirlo così, è la rappresentazione del Doré. Non fraintendermi, le incisioni del Doré sono spettacolari e rientrano a pieno diritto nell’Olimpo dell’Arte, ma hanno un problema: il bianco e nero. Negli anni, l’immaginario del Doré è rientrato a pieno merito tra le migliori rappresentazioni dell’universo dantesco; il bianco e nero ha però ‘tolto’ il sangue e ha reso più poetici i gironi infernali, in realtà ricchi proprio di sangue e di violenza senza sconti. Questa ‘traduzione’ o mancanza di colore ha, in un certo senso, edulcorato l’Inferno rispetto alla reale visione del Poeta. Un esempio? Quando ho illustrato la metamorfosi di uomo in serpente (canto XXV), mi sembrava di vedere La Cosa – remake di John Carpenter del 1982. Inutile dire che Dante l’aveva fatto 700 anni prima”.

A proposito di quest’ultimo riferimento a Carpenter, ricordiamo che l’episodio cui Barbieri allude (il girone dei ladri, canto XXV dell’Inferno, dove Dante descrive la duplice metamorfosi del ladro in serpe e di questa nelle sembianze del ladro) richiede un collegamento più preciso allo xenomorfo di Alien.

Paolo Barbieri: L’Inferno di Dante.

Rimanendo nelle versioni più fresche di stampa, ricordiamo l’edizione, sempre Mondadori, della Commedia in tre volumi (Inferno, 2018; Purgatorio, 2020; Paradiso, 2021), con le illustrazioni quasi iperrealistiche del romano Gabriele Dell’Otto, fumettista oltreoceano per Marvel e DC. Le sue grandi tavole accompagnano il testo originale dell’opera che, insieme alla prefazione di Alessandro D’Avenia, propone una completa parafrasi del poema e, per ogni canto, un’introduzione alla lettura di uno dei più attivi lettori (anche televisivi) di Dante, Franco Nembrini.
Fra i fumettisti contemporanei, che affrontano Dante e il suo poema con un approccio non parodico/umoristico, ma di rivisitazione o riattualizzazione meritano la menzione la Divina Commedia di Seymour Chwast, fondatore con Milton Glaser ed Edward Sorel di Push Pin Studios (1954), e l’ispirazione dantesca nella storia di La porta dell’Inferno (nello speciale numero 12 della collana Dampyr 12) realizzato da Moreno Burattini (sceneggiatura e testo) e Fabrizio Longo (disegni e chine) con protagonista Harlan Draka, il detective nato da un vampiro e da una donna.
Il protagonista de La Porta dell’Inferno non è propriamente Dante, ma lo stesso Harlan Draka: le atmosfere e i contesti sono però quelli infernali. Lo speciale Dampyr è un riuscito compendio di tutto l’Inferno, dalla selva selvaggia con le tre fiere fino al lago ghiacciato del Cocito e la visione orrifica di Lucifero confitto al centro della terra. Atmosfere tutt’affatto diverse ci offre la versione di Seymour Chwast con una Beatrice che esibisce un caschetto biondo platino, mentre Dante assomiglia a un detective alla Raymond Chandler, con Virgilio in nero e bombetta.

Letture
  • Dante Alighieri, La Divina Commedia, testo critico della Società Dantesca Italiana riveduto in questa nona edizione col commento scartazziniano rifatto da Giuseppe Vandelli, Hoepli, Milano, 1932.
  • Giuseppe Antonelli (a cura di), Dante, un’epopea pop, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo-Mi, 2021.
  • Giampaolo Dossena, Dante, Tea, Milano, 2020.
  • Laura Pasquini, Pigliare occhi per aver la mente, Dante, la Commedia e le arti figurative, Carocci, Roma, 2020.
  • Lucia Battaglia Ricci, Dante per immagini (dalle miniature trecentesche ai giorni nostri), Einaudi, Torino, 2018.
  • Marco Santagata, Le donne di Dante, Il Mulino, Bologna, 2021.
  • Carlo Sisi (a cura di), La Commedia dipinta, Alinari, Firenze, 2002.
Visioni
  • Dante Alighieri, Inferno, commento di Franco Nembrini, illustrato da Gabriele dell’Otto, Mondadori, Milano, 2018.
  • Dante Alighieri, Purgatorio, commento di Franco Nembrini, illustrato da Gabriele dell’Otto, Mondadori Milano, 2020.
  • Paolo Barbieri, L’inferno di Dante, Sergio Bonelli Editore, Milano, 2021.
  • Moreno Burattini (soggetto e sceneggiatura) e Fabrizio Longo (disegni e chine), La Porta dell’Inferno, Speciale Dampyr #12, Sergio Bonelli editore, Milano, 2016.
  • Seymour Chwast, La Divina Commedia, Quodlibet, Macerata, 2019.
  • Walt Disney, PaperDante, Giunti, Firenze, 2021 (contiene L’Inferno di Topolino -1949-1950- di Guido Martina e Angelo Bioletto, e L’Inferno di Paperino, 1987, di Giulio Chierchini e Massimo Marconi).
  • Gustave Doré, La Divina Commedia di Dante Alighieri, guida visuale al poema dantesco, Mondadori, Milano, 2021.
  • Guido Martina, Angelo Bioletto, L’inferno di Topolino, Panini Comics, Modena, 2021.
  • Go Nagai, La Divina Commedia, Edizioni BD, collana J-Pop, Milano, 2019.
  • Marcello Toninelli, La Divina Commedia classica e a fumetti, Shockdown, Brescia, 2021.
  • Marcello Toninelli, Dante. La vita, Il Ponte, Rimini, 2009.