Dadafonie assortite
a quarantacinque e più giri

Déficit Des Années Antérieures
GNz-11 – The First Five Singles 1979-1984
45 giri (sotto) + cd (sopra)
Fractal Records, 2018

Déficit Des Années Antérieures
GNz-11 – The First Five Singles 1979-1984
45 giri (sotto) + cd (sopra)
Fractal Records, 2018


Da quale altrove provengono i suoni emessi dai Déficit Des Années Antérieures? Quarant’anni e più non sono ancora bastati a chiarirne l’origine, la finalità, la logica, il costrutto.
Non aiuta in questo senso neanche la recente raccolta dei loro primi cinque singoli in un compact disc sottotitolato The First Five Singles 1979-1984, accompagnato da un nuovo quarantacinque giri intitolato GNz-11, che conferma l’immutata irriducibilità della formazione francese a qualsiasi classificazione. Il titolo complessivo è quello del brano eponimo del quarantacinque giri, l’unico nuovo, perché sul retro compare un remix del brano che compariva sul lato A primo singolo: Miss Vandann. Il  tutto disponibile come consuetudine in quantità limitate in varie versioni.
Tornando all’ineludibile domanda iniziale, è proprio il titolo della nuova uscita a suggerire una possibile risposta, essendo GNz-11 il nome della galassia più distante da noi finora conosciuta. Una congettura ma è già qualcosa. L’interrogativo di partenza, però, non è certo l’unico. Il nome, intanto: a quale debito ci si riferisce e a quale data risalgono quegli anni precedenti? Ecco che le domande iniziano a moltiplicarsi non appena ci si accosta a questo misterioso oggetto sonoro, a tratti affascinante, talvolta disturbante, ipnotico in più occasioni e sempre e comunque inespugnabile.
A nulla valgono i rimandi ai primi Residents, ai Nurse With Wound e altre formazioni di tal fatta: i Déficit Des Années Antérieures sono imparagonabili. I loro piccoli suoni a tratti ovattati come se risuonassero dal sottosuolo ne fanno l’unico gruppo intimamente e letteralmente underground, autore di una miscela tanto spericolata e concettuale quanto naïf di sperimentazioni elettroniche, di improvvisazione, di sonorità industrial e punk, di no-wave lo-fi e altro ancora.
È evidente, sempre sostando intorno alla stramba denominazione, che il primo amore della formazione non può non essere stato che Dada, con tutto il suo portato di nonsense, di strambo, di inclassificabile e di inafferrabile. È sufficiente spostare una A nell’acronimo della band e il gioco è fatto. È un depistaggio, naturalmente, perpetrato con lo spirito squisitamente dadaista, che “vede il mondo sub specie dadaitatis, vale a dire sotto l’aspetto inconfutabilmente giusto, sebbene (per un desiderio pur sempre umano) non gliene sarebbe dovuto importare un bel niente” (in Schwarz, a cura di, 1976). Bisogna anche tener presente che soltanto lo scorso anno questa oscura band ha dato alla luce un consequenziale elogio a quarantacinque giri intitolato Dada est mort

La promozione fai da te dei Déficit Des Années Antérieures per il loro singolo Front de l’Est. Marzo 1980.

Comunque stiano le cose, i Déficit Des Années Antérieures, che d’ora in avanti indicheremo come DDAA, si formano nel 1977, tra aprile e maggio, quando tre giovanotti, studenti dell’accademia delle belle arti di Caen in Normandia, si accordano per costituire una band. Sono Jean-Philippe Fée (chitarra), Jean-Luc André (chitarra) e Serge Leroy (batteria). Iniziano subito a provare negli scantinati della MJC, ovvero la Maison des Jeunes et de la Culture chiamandosi DDAA, nome scelto da André e che non cambieranno mai più. Si modificherà presto invece la formazione, che di lì a poco vedrà subentrare Sylvie Martineau-Fée a Leroy. Lei arriva dalla stessa scuola e al momento il suo cognome è solo Martineau, poi nel corso del tempo le cose con Jean-Philippe sono cambiate.
Nell’estate del 1979 tengono i loro primi concerti, tutti in Normandia: il 20 giugno a Caen e il 15 settembre a Cherbourg. Sin dall’esordio è un successo… il pubblico entrò a stento nel locale, le cui pareti erano ricoperti da teloni neri, tenendo un piede dentro e uno fuori sul marciapiede, mentre il trio si ritrovò a suonare quasi spiaccicato sulla parete di fondo. D’altra parte in un locale di nove metri quadrati…
Un inizio sbilenco, che chiarì subito di che pasta erano fatti i tre. Di lì a poco l’esordio discografico: una cassetta, (la classica C 60), prodotta in cinquanta esemplari e intitolata semplicemente Déficit Des Années Antérieures.  Tipico di quegli anni , quando la scena non solo francese ed europea, ma internazionale brulicava di tape-makers, di progetti spesso home made e innumerevoli compilation, che andarono a comporre un network dai confini mobili; a ben vedere l’espressione più genuina della industrial culture e della musica elettronica dell’epoca. Anche i DDAA parteciparono a decine di quelle raccolte, oggi oggetti dispersi che appaiono a intermittenza su vari blog di cultori della materia.
La cassetta Déficit Des Années Antérieures fu, inoltre, la prima produzione discografica della loro etichetta Illusion Production, il cui nome a sua volta è tutto un programma. È tuttora viva e vegeta, tant’è che nel 2010 ha ristampato la cassetta su compact disc aggiungendo come bonus un estratto della durata di undici minuti dal secondo concerto della band, quello tenuto a Cherbourg. Provengono da lì le istantanee messe però in copertina per questa raccolta dei singoli, che tra l’altro non è realizzata da loro ma dalla Fractal Records. Una nota di copertina – Etudes Plasmatiques – nella ristampa, fornisce utili coordinate per in/seguire le rotte percorse dei tre sin dalle prime battute:

“La pulsazione multistrato è la grande questione del XXI secolo. La coscienza di questi fenomeni permette di apprendere la materialità dello spazio-tempo come manifestazione dei flussi plasmatici”.

Sul fronte del suono, le prime registrazioni dei DDAA risentono ancora dell’influenza industrial dei Throbbing Gristle, apripista di tutta la nuova scena elettronica europea, ma il trio fa presto a sganciare la zavorra ed elaborare il proprio inconfondibile sound. Un autentico marchio di fabbrica, mantenutosi inalterato fino a oggi e sono proprio i primi quarantacinque giri a dare forma alla musica unica dei DDAA.

Dall’inserto del primo singolo dei Déficit Des Années Antérieures: Miss Vandann + Jets Over Kashima Airport (1979).

Si attenua il rumorismo, gli stralunati interventi vocali si fanno più frequenti (i tre cantano in modo davvero sgangherato), sorretti da ritmi semplici e insistiti, minimalisti, dando luogo ad atmosfere oscure, facendo il verso a vari avanguardismi, adoperando una strumentazione povera e farcendo il tutto con testi enigmatici, bizzarri con personaggi ricorrenti e narrazioni di viaggi immaginari in luoghi oggetto di reiterate visite da parte dei tre. I primi quattro singoli formano nel complesso un insieme di quindici brani omogenei in tal senso. Vennero registrati tra il 1979 e il 1980, ciascuno stampato in cinquecento copie. Il citato Miss Vandann è un amplesso sotterraneo tra micro ritmi elettronici e punk della prima era/ora, ma è sul retro, Jets Over Kashima Airport, che la vena più astratta e personale della band comincia a evidenziarsi con un reiterato inizio di un brano che in pratica non c’è. Il volo è iniziato.

Il successivo Front de l’Est offriva cinque brani variegati disposti su un doppio quarantacinque giri. Apre le danze Danse… Danse…, brano segnato da un ritmo ossessivo e ruvido, teso a procurare una sorta di trance. Qui si rovesciano le parti perché è il canto che sembra sostenere le percussioni e non viceversa. Atmosfera diversa in Bruxelles 1956, che vanta un avvio pseudo sinfonico destinato a precipitare in una nuvola astratta e debolmente rumorosa. Gli fa seguito Tous Écoutaient King Harris inno tribale post punk. Chant du Front de l’Est ha movenze da canto partigiano mandato a sedici giri o anche meno, prossimo a certi mormorii degli esquimesi reinventati dai Residents. Qui siamo a Est dell’altroquando e l’ubicazione è nota solo ai DDAA.
In Guerre Froid voci malamente (e fintamente) catturate da una fantomatica stazione radio (in realtà nastri trattati) si avvalgono dell’accompagnamento ritmico di un pianoforte. Il fai da te della band in questo caso si è estesa anche a una premiazione, poiché il brano si aggiudicò un fantomatico “Premio Henry Kaboul” di loro invenzione. Premio meritato perché si tratta di autentico gioiellino elettroacustico.

Chiude Et L’On Perçoit Au Loin Le Frémissement Des Chenilles D’Acier, collage di suoni atmosferici di chiara origine aliena. Nell’edizione originale era incluso anche un racconto di spionaggio internazionale condito con assassinii. Oltre al libretto, va menzionato il triplice packaging cartaceo in cui venne prodotto: coperto di capelli, irrobustito con cartoncino ondulato e corrugato o rivestito di intonaco cementizio. Si torna al classico quarantacinque con lato A e B con il successivo Bacterial Voice Epidemia/E.B.V., lavoro che vedeva la presenza di ospiti all’altezza della situazione: Joël Hubaut, fondatore all’epoca del Centre Kulture Kontrole Epidemia, artista eccentrico che di lì a poco si sarebbe aggiudicato il record del mondo nella disciplina da lui inventata del lancio del Camembert. Qui venne impiegato alla chitarra e con lui c’era Manou, ovvero suo figlio Emanuel Hubaut alla voce con il supporto dei trattamenti sonori dei DDAA. Voce proclamante, allarmata/allarmante, che deraglia in una schietta delirofonia. Non gli è da meno il pargolo che esclama in tedesco sul lato B, sorta di acronimo rovesciato del titolo principale. Coerentemente, la confezione consisteva in kit da pronto soccorso apribile solo da un lato con diagnosi e terapia suggerita per debellare la fantomatica epidemia.

Marzo 1979, i Déficit Des Années Antérieures. Da sinistra Jean-Luc André, Sylvie Martineau Fée, Jean-Philippe Fée.

Come si è visto, oltre la musica sia la prima cassetta che i successivi singoli fecero subito intendere che quanto appreso a scuola non era stato dimenticato e da allora in avanti tutte le uscite di Illusion Production saranno dei veri e propri manufatti artistici, un’arte anch’essa povera (l’originale di Miss Vandamm inserito in una busta di plastica conteneva un piccolo assortimento da un soldatino a una confezione di chewing gum), che si avvale di ciclostilati, di disegni su fogli di quaderno, di buste di plastica e via di questo passo, ma che nell’insieme, coerentemente con i suoni, restituiscono una volta di più la sensazione che l’agire dei DDAA sia sempre laterale a qualsiasi forma d’espressione artistica chiamata in causa. Sono inoltre confezioni funzionali alle storie, in tutti i vari formati storicamente utilizzati (cassette, singoli, maxi quarantacinque giri, ellepì), includendo documenti, testimonianze dei loro Voyages extraordinaires, una delle poche coordinate certe, si fa per dire, del loro girovagare (Les Ambulants è il titolo di un loro ellepì del 1984). Ecco dunque cartoline, poster, fumetti, cimeli dal continente africano al Messico e al Giappone, approdando infine all’immaginaria cultura Maracayace, meta delle loro più recenti esplorazioni.

Viaggi nel meraviglioso: la copertina interna del singolo Aventures en Afrique uscito nel 1980.

All’Africa venne dedicato infatti il quarto singolo della band, Aventures en Afrique contenente cinque brevi composizioni. L’etnografia sonora dei DDAA affonda le radici tanto nel vero quanto nel luogo comune, cosicché ecco ben tre brani essenzialmente ritmici (Reine Africaine, Radio Tombouctu e Guawa 1), un quarto, Guawa 2, che documenta il canto tribale reinventato dal trio e infine Motorrad in Africa, che amalgama la lezione africana nel tipico modo di fare canzone dei DDAA: una nenia dissestata. Deliziosa la confezione con tanto di mappa e istruzioni per un safari.

Dopo queste quattro uscite, arrivò il tempo del loro primo album su vinile, tuttora anche una delle opere più riuscite del catalogo: Action and Japanese Demonstration (1982). Reportage sonoro di uno dei più riusciti viaggi immaginari dei DDAA tornato disponibile su compact disc nel 2013 proprio grazie alla Fractal.
Il quinto singolo, 5ème anniversaire, uscito nel 1984 conteneva quattro brani vagamente aggiornati all’ombra della new wave montante all’epoca (due dei brani hanno anche i titoli in inglese) e sono dotati di arrangiamenti più strutturati e inserimenti strumentali più articolati.
A dar loro una mano, qui c’è un altro artista altrettanto sotterraneo e che all’epoca era nel giro di Illusion Production: Bernard Chappuis. Esordirà proprio con la label dei DDAA pubblicando l’anno dopo con il nome di Bernard C., l’album Lieu Magique. Spiazzano ancora una volta i tre bretoni nei panni dei rocker che strizzano l’occhio ai Joy Division (in The Sea It Laps At Transistor Geisha Girls), oppure a sé stessi (in Le 25 Pièces Sont Vides e in La Pluie Sur Ton Visage) e ancor di più nel conclusivo Now It’s Time Now To Go To Bed, ninna nanna a la DDAA, ovvero congegnata per cullare in spazi non euclidei.
Non è tutto. The First Five Singles 1979-1984 è impreziosito da due bonus track: il contributo all’album omaggio Necropolis, Amphibians & Reptiles (The Music Of Adolf Wölfli), dedicato all’artista svizzero, storico rappresentante dell’Art Brut, e realizzato nel 1986 in compagnia dei Nurse With Wound e di Graeme Revell, all’epoca ancora coinvolto con gli SPK.

La musica composta per l’occasione (Natural Fhorm Of The Holy-Light-Island In The Pacific Ocean e Rahma Margarine) è piuttosto irregolare rispetto alla (a)normale produzione del gruppo, quasi ambient music anche se piuttosto materica. Quella dei DDAA era l’unica porzione mai ricomparsa in digitale, ma nel frattempo la facciata A che era appannaggio di Revell è andata fuori catalogo.
A proposito dei NWW, non si può sorvolare sulla singolare assenza dei DDAA dalla celebre lista che gli inglesi compilarono e allegarono al loro primo album; index di stranezze assortite tuttora riferimento obbligatorio di quanti si inoltrano nel regno delle musiche strane, di cui gli stessi NWW sono maestri indiscussi. È pur vero che venne stilata mentre i DDAA si esibivano nei primi concerti, ma l’assenza è di quelle che pesano. Non è dato sapere se mai avessero avuto diritto di cittadinanza in quella lista, ma di certo mentre la band di Steven Stapleton ha anche sfiorato, lambito, incrociato generi anche commestibili, come la space age o il jazz, i DDAA, invece, al massimo hanno sfiorato i NWW, cosicché l’esclusione appare più frutto del carattere radicalmente alieno della loro musica che del calendario, anche perché dalle parti di queste band time is Out of Joint…, il che ci riporta all’interrogativo iniziale: da quale altrove provengono i suoni emessi dai DDAA?
Una risposta certa, lo si è appurato, è da escludere, ma un altro indizio ci segnala quantomeno l’orizzonte da scrutare.

Un video (purtroppo di qualità non eccellente) che li coglie in concerto a Rennes nel marzo del 2003 impegnati nell’eseguire una cover, cosa più unica che rara, non una qualsiasi, ma tratta dal repertorio di Sun Ra, cioè prelevata direttamente da Saturno: Space Is The Place. È questa l’orbita da seguire?
Ci risiamo con le domande.

Letture
  • (a cura di) Arturo Schwarz, Almanacco Dada. Antologia letterario-artistica. Cronologia. Repertorio delle riviste, Feltrinelli, Milano, 1976.
Ascolti
  • Déficit Des Années Antérieures, Déficit Des Années Antérieures, Illusion Production, 2010.
  • Déficit Des Années Antérieures, Action and Japanese Demonstration, Fractal, 2008.
  • Déficit Des Années Antérieures, La Conférence Maracayace, Illusion Production, 2000.