Un novello Frankenstein
si aggira per Glasgow

Alasdair Gray
Povere creature!
Traduzione di Sara Caraffini

Prefazione di Enrico Terrinoni
Illustrazioni di Alasdair Gray
Safarà, Pordenone, 2023
pp. 408, € 22,00

Alasdair Gray
Povere creature!
Traduzione di Sara Caraffini

Prefazione di Enrico Terrinoni
Illustrazioni di Alasdair Gray
Safarà, Pordenone, 2023
pp. 408, € 22,00


Alasdair Gray nelle sue opere ha coltivato e radicato una fertile vena surrealista, con uno spirito anticonvenzionale e ribelle a ogni istituzione, comprese quelle letterarie. Probabilmente Mary Wollstonecraft Shelley sarebbe molto divertita dalla rielaborazione del suo personaggio così come viene raccontato in questo spumeggiante romanzo, Povere creature! (titolo fedele all’originale Poor Creatures!). È doveroso l’uso di entrambi i cognomi della scrittrice, perché, se da un lato incontriamo Mary Shelley, ovvero la figlia del filosofo William Godwin, ed è lei a pensare ciò che significava eticamente e scientificamente la creazione di un essere artificiale, dall’altro abbiamo di fronte la figlia della suffragette ante-litteram Mary Wollstonecraft, ed è lei a interrogarsi sulla condizione femminile del suo tempo. Il romanzo di Mary Shelley, come è noto, ha visto diverse trasposizioni cinematografiche, dodici, salvo errori, dal 1910 al 2015, a cui vanno aggiunti innumerevoli spin off, che sviluppano trame laterali, sottotrame e ipotetici What if...
È interessante, in questo contesto, evidenziare le profonde differenze esistenti tra il romanzo di Mary Shelley e il film The Frankestein’s Bride, di James Whale del 1935, dove l’idea, già evocata nel romanzo originale, di una compagna per il mostro, viene effettivamente realizzata, con l’iconica immagine di Elsa Lanchester, di cui si innamora il mostro Boris Karloff. Eppure, per quanto in ciò si abbia una testimonianza di come, già alle origini della cinematografia horror, vi fosse l’emergenza e la necessità di una compartecipazione e una compresenza femminile, non vi è qui alcun sottotesto di stampo femminista, nessuna liberazione per la nuova creatura, destinata difatti a una fine immeritata. Il fatto che sia la stessa attrice – la sopracitata Elsa Lanchester – a interpretare sia la moglie di Frankenstein quanto la stessa Mary Shelley che appare nel prologo del film, induce a riflettere sulla visione della donna del regista o per lo meno degli sceneggiatori.

Il tema guida di Poor Creatures!
Nel romanzo di Alasdair Gray invece questo tema prende decisamente le redini di tutta la narrazione: Bella Baxter, ri-nata dalle mani chirurgiche del suo creatore, ci presenta difatti una affascinante e divertente variazione sul tema della creatura artificiale declinata al femminile. Le sue mirabolanti avventure, in cui non mancano i continui colpi di scena, condite con la sua progressiva assunzione di coscienza, si mostrano essere, oltre che un ben formulato bildungsroman, una piacevolissima lettura in cui è spontaneo immedesimarsi nella giovane donna, curiosa e appassionata, piuttosto che nei limitati personaggi maschili di contorno, sostanzialmente inutili – se non nel loro essere protagonisti di un costante e impietoso confronto. Povere creature! è infatti prima di tutto una potente e gloriosa revanche di stampo femminista, dove nessuno dei personaggi maschili si salva da una spietata descrizione dei propri limiti, spesso accompagnata da sorrisi di compassione e sguardi rassegnati.

Alasdair Gray (Glasgow, 28 dicembre 1934 – Glasgow, 29 dicembre 2019).

Cominciando con il suo creatore, familiarmente e in modo irriverente soprannominato God, per quanto qui sia il diminutivo di Godwin, che è – guarda caso – anche il cognome del padre di Mary Shelley, e a seguire tutti i molti personaggi maschili del romanzo. Ben altra attenzione e riconoscimento è dedicato alle donne, tutte, a partire dalle mille figure di lavoratrici, massaie, operaie, prostitute, casalinghe, balie, cameriere, madri. Sono loro la colonna portante della narrazione, così come lo sono della società civile e dell’economia. I maschi sono ereditieri, oppure vivono con rendite terriere, sono giocatori d’azzardo, hanno studi avviati, ma non lavorano, non si sporcano le mani, salvo in parte McCandless, co-protagonista del romanzo, di origini umili. Nessuno dei protagonisti maschili del romanzo potrebbe vivere senza le donne che lavorano per loro, e in diverse occasioni senza nemmeno la giustificazione formale dello stipendio. Al contrario, nessuna delle figure femminili del libro ha bisogno – nemmeno in modo parziale o superficiale – di una presenza maschile. L’indipendenza è prima di tutto nei fatti e nella realtà, solo a seguire diventa un problema etico.

Le tavole e le immagini
Alasdair Gray era professore alla Accademia di Belle Arti di Glasgow, città dov’era nato e vissuto, oltre che cuore di tutta la sua opera e dove è accessibile a chiunque il suo archivio. Nella sua prefazione al romanzo, intitolata Alasdair gray o dell’indeterminazione, Enrico Terrinoni scrive:

“La centralità di Glasgow nell’arte di Gray assume moltissime forme, e viene teorizzata dall’autore proprio in Lanark, testo che suggerisce senza troppi timori un assioma fondamentale: le città, tutte le città, vivono grazie all’immaginazione. Se non fosse così, semplicemente non esisterebbero”.

La cultura visuale perciò era per lui almeno parallela a quella letteraria, se non precedente. Difatti Poor Creatures! è costellato di interventi grafici, immagini, mappe e di ogni tipo di ridefinizione dello spazio-pagina, intarsiando le parole di segni grafici e viceversa. Difatti, con i doverosi distinguo, tra gli ispiratori dello scrittore scozzese ritroviamo William Blake, che fu anch’esso pittore e incisore. Per inciso Blake fu un fondamentale riferimento anche per un altro surrealista britannico, anch’esso recentemente scomparso e – come Gray – pubblicato da Safarà, ovvero Brian Catling, che nel secondo volume della trilogia del Voorh omaggia esplicitamente il poeta. Il cerchio dei riferimenti incrociati si chiude ricordando come tra Mary Wollstonecraft e William Blake vi fu una involontaria collaborazione, poiché al poeta, che illustrava testi come lavoro, fu chiesto di raffigurare un volume della scrittrice: Original stories from real life, una sorta di vademecum per l’educazione dell’infanzia. La storia di questo incontro è decisamente interessante, e meriterebbe un approfondimento, ma non è questo il contesto. Ciò che qui ed ora ci preme sottolineare è l’orizzonte che Blake rappresenta per Gray nelle sue tavole. Infatti, il tratto delle figure presenti nel testo riprende proprio quella voluta eccessiva corporeità che rappresentava lo stile e il carattere di Blake, oltre ovviamente all’ispirazione visionaria che accompagna entrambi.

Note sull’edizione italiana
Poor Creatures! non è stato tradotto da Enrico Terrinoni, che sin da Lanark aveva collaborato con Safarà nella pubblicazione delle opere dello scrittore scozzese, bensì è stata utilizzata la traduzione di Sara Caffarini, che ha realizzato uno splendido lavoro, come appare anche solo considerando la fluidità per cui la lettura scorre senza intoppi né difficoltà. Per amor di precisione va detto che si tratta della stessa traduzione della prima edizione italiana – probabilmente rivista per questa nuova pubblicazione – e presentata da Marcos Y Marcos nel 1996 con il titolo di Poveracci! e poi nuovamente nel 1999 con il titolo evocativo di Vita e misteri della prima donna medico di Inghilterra. Terrinoni, che regala a questa edizione una approfondita prefazione, oscilla nella sua lettura tra James Joyce e Gray. Il primo è per lui costante punto di riferimento e centro di gravità, mentre il secondo è definito come l’autore che fonda una letteratura nazionale scozzese, insieme a Irvin Welsh e Agnes Owens, entrambi debitori a Gray. Qui evidentemente si riscontrano delle affinità elettive tra le due letterature, quella irlandese e quella scozzese. Alasdair Gray difatti fa dell’indipendentismo una sua bandiera, e non si contano nei suoi romanzi le dichiarazioni di autonomia, sia politica che intellettuale, espresse contro l’Inghilterra, e proprio in quest’ottica il ricordo che ne fa ancora Terrinoni alla sua morte è il più realistico e doveroso:

“La morte di Alasdair Gray lascia un vuoto immenso nelle lettere scozzesi, ma anche nella storia del romanzo europeo contemporaneo. Ma la sua letteratura, come anche i suoi quadri e i tanti murales dipinti in giro per la Scozia, continueranno a parlarci di un’arte che, in ogni sua forma e manifestazione, è sempre inscindibile dall’impegno politico e civile; e anche dall’imperativo di darsi sempre all’altro, senza mai risparmiarsi”.
(Terrinoni, 2020)

Terrinoni introduce però a questo punto, proprio a partire da Joyce una serie di ipotesi sui riferimenti nascosti tra le righe del testo. Senza entrare nel dettaglio, e lasciando al lettore il piacere dell’indagine, oltre ai continui ribaltamenti di prospettiva che Gray regala, al critico resta la necessità di indagare la distanza tra le aspettative e il testo, come si legge sempre nella sua prefazione:

“[…] proprio quando ci sembra di sapere tantissimo su di lei – e l’autore in questo è maestro nel saper orchestrare un’impressione di realismo meticoloso, con tanto di dettagli puntigliosissimi e abbondanza di coordinate spaziali e temporali -, Bella ci sfugge, e ci accorgiamo non sol di non sapere in realtà molto, ma che non potremmo mai venirne a capo del tutto. […] Alasdair Gray, in Povere Creature! […] punta al mistero in senso progressista: vuole invitarci a non semplificare, ovvero a non accontentarci di versioni semplificatorie del reale, a non cercare la consolazione nei libri, ma il pungolo continuo di cui l’arte in definitiva consiste”.

È proprio alla luce di queste radicali e illuminanti parole che sarà senza dubbio di grande interesse vedere come Yorgos Lanthimos, regista del film tratto dal romanzo e vincitore del Leone d’oro all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, ha affrontato la multilateralità e il pluralismo interpretativo di questo romanzo stratificato: il femminismo radicale di Bella Baxter è il primo e il più impattante di questi temi, ma ve ne sono una miriade che attendono.

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