Non svegliare
l’alieno che dorme

Cixin Liu
Il problema dei tre corpi
Traduzione di Benedetta Tavani

Mondadori, Milano, 2017
pp. 362, € 14,00

Cixin Liu
Il problema dei tre corpi
Traduzione di Benedetta Tavani

Mondadori, Milano, 2017
pp. 362, € 14,00


Se è vero – come è vero – che la fantascienza americana ha rappresentato per tutto il XX secolo uno dei più importanti strumenti di penetrazione del soft power americano, non desta meraviglia che l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, quand’era ancora alla Casa Bianca, decise di darsi alla lettura della trilogia fantascientifica del cinese Liu Cixin Remembrance of Earth’s Past appena tradotta in inglese, e il cui primo titolo si era aggiudicato – prima volta per un autore cinese – il massimo premio mondiale della fantascienza, lo Hugo, nella categoria miglior romanzo nel 2015.
Se si vogliono capire le ambizioni della Cina in quegli ambiti in cui, da oltre sessant’anni, gli Stati Uniti sono stati indiscussi leader mondiali, bisogna partire proprio dalla fantascienza. Un lungo articolo del prestigioso e influente mensile The Atlantic nel dicembre scorso titolava What Happens If China Makes First Contact?, cosa succede se il primo contatto con una civiltà extraterrestre sarà compiuto dai cinesi e non dagli americani, come abbiamo sempre immaginato? Non è una domanda oziosa.
La Cina ha recentemente completato il dispiegamento del più grande radiotelescopio del mondo, il FAST (Five-hundred-meters Aperture Spherical Telescope), con un diametro di 500 metri, quasi il doppio della storica parabola di Arecibo a Puerto Rico, resa celebre, tra gli altri, dal film Contact.

Oltre alle attività di ricerca astronomica in onde radio, FAST cerca possibili segnali intelligenti provenienti da civiltà tecnologiche extraterrestri, proprio come avviene nel primo romanzo della trilogia di Liu, Il problema dei tre corpi, portato ora in Italia da Mondadori nella collana Oscar Fantastica. Lì le ricerche di segnali extraterrestri vengono fatte risalire all’epoca della Rivoluzione Culturale, in piena Cina maoista: la base Costa Rossa, dove Ye Wenjie viene inviata a lavorare per sottrarsi alle persecuzioni delle Guardie Rosse, vorrebbe riuscire a diffondere i princìpi del comunismo nel resto dell’universo. Sarà Ye a imbattersi casualmente nel primo messaggio extraterrestre in risposta a quello inviato dai cinesi.
Un messaggio di avvertimento che chiede di interrompere le trasmissioni per evitare di diventare preda di civiltà fameliche, come oggi immaginano i critici del cosiddetto SETI attivo, che prevede l’invio di segnali nello spazio per entrare in contatto con gli alieni, e che secondo personalità come Stephen Hawking e lo scrittore di fantascienza David Brin rischierebbe di svelare la nostra posizione a conquistatori cosmici senza scrupoli (cfr. Ruscica, 2017). Ma uno scenario simile è, per Ye Wenjie, disamorata del genere umano e desiderosa di vendicarsi di coloro che hanno ucciso suo padre e rovinato la sua vita, il migliore possibile: perciò manda un segnale di risposta e chiede agli interlocutori alieni di venire a spazzare via l’umanità dalla Terra.

Compagni di strada alieni
Una “quinta colonna” di terrestri filo-alieni non era mai stata immaginata dalla fantascienza. Ci arriva Liu Cixin, attingendo alla tradizionale paranoia cinese per le cellule straniere contro-rivoluzionarie e ibridandola con la retorica anti-specista contemporanea, secondo la quale l’Uomo non è che un cancro per il pianeta e andrebbe spazzato via per consentire all’ecosistema di tornare a prosperare. Ye è influenzata dalla lettura, in giovane età, di Primavera silenziosa di Rachel Carson, tradotto in cinese per le élite del Partito e poi messo al bando perché considerato pericoloso per il tumultuoso sviluppo industriale del paese.
Primo vero manifesto ecologista, destinato a esercitare un’enorme influenza negli anni successivi, Primavera silenziosa puntava il dito sulle responsabilità della civiltà industriale nella scomparsa di diverse specie di insetti e uccelli; anticipò di decenni il concetto di Antropocene e la sconcertante scoperta della sesta estinzione di massa oggi in corso a causa dell’impatto antropico sulla biosfera (cfr. Kolbert, 2016). Evans, l’americano che Ye incontra nei dintorni della base Costa Rossa, che ha abbandonato la madrepatria per combatterne l’impatto drammatico sull’ambiente, propone un “comunismo pan-specie”, fondato sull’idea “che tutte le specie della Terra siano state create uguali”.
I membri della quinta colonna terrestre, imbevuti di questa idea, o meglio di questa “fede” come la definisce Evans, operano in risposta agli ordini che provengono dalla flotta aliena in rotta verso la Terra con lo scopo di impedire lo sviluppo tecnologico che potrebbe rendere la civiltà umana in grado di respingere l’invasione aliena.
Qui s’innesta l’altra geniale invenzione di Liu, che dà il titolo al romanzo. Attingendo al bagaglio della fantascienza americana, in particolare al fortunato romanzo di Orson Scott Card Il gioco di Ender, Liu immagina un sofisticato videogioco che riproduce la civiltà Trisolare, alle prese con il problema di prevedere il moto dei tre soli intorno ai quali ruota il loro pianeta. I continui ma imprevedibili periodi di glaciazione (quando i soli si allontanano) o di devastazione infernale (quando i soli sono troppo vicini al pianeta) rendono instabile il progresso della civiltà trisolariana. Esistono soluzioni al problema dei tre corpi? È possibile prevedere i periodi di gelo e di fuoco e salvare la civiltà extraterrestre dalle periodiche estinzioni? Ai giocatori spetta la risposta. Se fosse negativa, come la fisica sembra dimostrare, allora l’unica speranza per i trisolariani sarà quella di lasciare il loro pianeta e trovare un mondo più stabile. Per esempio, la Terra. Proprio come nel romanzo di Scott Card, i giocatori si rendono presto conto che il gioco rappresenta qualcosa di più; che forse nasconde qualcosa di vero.

Il gioco, la comunicazione e le scienze
Il gioco dei Tre Corpi si trasforma così in una sorta di operazione di colonizzazione culturale, attraverso la quale la “quinta colonna” cerca di avvicinare i terrestri alla cultura trisolariana e selezionare i migliori giocatori per irreggimentarli nei propri quadri. Il videogame come strumento di soft power alieno: un’altra idea innovativa di Liu, che si rivela straordinario world-builder quando, basandosi su un solo punto di partenza – un pianeta in un sistema stellare con tre soli, proprio come quello a noi più vicino, Proxima Centauri – estrapola le possibili caratteristiche di un’intera civiltà. Unica, vera debolezza in questo quadro è la questione linguistica: a dispetto di tante opere fondamentali della fantascienza che hanno esplorato il tema della lingua aliena (fino al recentissimo film Arrival tratto da un racconto di Ted Chiang, che pone la questione al centro della narrazione del primo contatto), Liu glissa formidabilmente sul problema, risolvendo il tutto con una rapida traduzione simultanea (forse i prossimi capitoli ci sveleranno di più?).

È evidente che l’autore, come racconta nel poscritto, si senta più a suo agio nelle hard sciences che nella linguistica. Tutta la prima, brillantissima parte del romanzo, è una straordinaria estrapolazione scientifica di cosa accadrebbe se una civiltà extraterrestre fosse in grado, attraverso la fisica e la manipolazione delle dimensioni extra, di sabotare la realtà osservata sulla Terra, fino al punto da far perdere il senno ai fisici e agli scienziati del pianeta e arrestare il progresso scientifico. Prima di lui ci era arrivato molto bene Isaac Asimov nel suo Neanche gli dei, ma la fisica che Liu padroneggia è più avanzata di quella di Asimov. Peccato che poi, nella parte finale, molto affrettata e didascalica, Liu non trovi di meglio che far raccontare agli alieni, come in quei film in cui sono i cattivi stessi a svelare il loro piano per conquistare il mondo, il modo in cui hanno realizzato questo “sabotaggio” della realtà.
La debolezza evidente della seconda parte del romanzo non inficia comunque l’originalità di un’opera che riesce a fondere quasi perfettamente fisica, storia, speculazione sociologica e politica, permettendo effettivamente di gettare lo sguardo sulla nuova Weltanschauung cinese. Non è un caso che, come spiega l’articolo di The Atlantic, proprio Liu Cixin sia stato invitato a visitare il radiotelescopio FAST. In Cina Liu è considerato, più che un star, un guru.
La sua visione del primo contatto è molto meno ottimistica di quella americana. La sua “teoria della foresta buia” (dark-forest theory) ipotizza che le civiltà extraterrestri evitino di mostrarsi per evitare di cadere preda di quelle più forti; nel migliore dei casi, un primo contatto scatenerebbe una guerra mondiale sul nostro pianeta. Se fossero i cinesi ad entrare in possesso delle informazioni inviate dalle stelle, gli americani resteranno a guardare? Non sappiamo quale sarebbe stata la risposta di Obama; possiamo immaginare quella di Donald Trump.

Letture
  • Ross Andersen, What Happens If China Makes First Contact?, The Atlantic, dicembre 2017.
  • Isaac Asimov, Neanche gli dei, Mondadori, Milano, 1994.
  • Rachel Carson, Primavera silenziosa, Feltrinelli, Milano, 2016.
  • Elizabeth Kolbert, La sesta estinzione, Beat, Milano, 2016.
  • Corrado Ruscica, Civiltà extraterrestri. Come e quando il SETI scoprirà un segnale alieno, CentoAutori, Villaricca, 2017.
  • Orson Scott Card, Il gioco di Ender, Nord, Milano, 2013.
Visioni
  • Denis Villeneuve, Arrival, Sony Pictures Home Entertainment, 2017 (home video).
  • Robert Zemeckis, Contact, Warner Home Video, 1997 (home video).