Sulle cose che si vedono
fra tavolini e scrittoi

Luigi Capuana
Spiritismo?
a cura di Simona Cigliana

I tre sedili deserti,
Il Palindromo, Palermo, 2022
pp. 356, € 23,00

Luigi Capuana
Spiritismo?
a cura di Simona Cigliana

I tre sedili deserti,
Il Palindromo, Palermo, 2022
pp. 356, € 23,00


Quando Luigi Capuana diede alle stampe il pamphlet Spiritismo?, frotte di spettri si aggiravano oramai per l’Europa e forse ancor di più per gli Stati Uniti d’America. Si era nel 1884 e da una sponda all’altra dell’Atlantico fioriva il dibattito sui fenomeni rientranti nell’ordine del sovrasensibile, del soprannaturale, dell’occulto e tutto si riassumeva in una sola domanda: e se i morti abitassero tra noi come spiriti invisibili con cui alcuni eletti potrebbero comunicare? Era nato da qualche decennio lo spiritualismo e in breve era saltata la contabilità dei contatti avvenuti con presenze, altrimenti inspiegabili, attribuibili a persone defunte in un crescendo che pareva inarrestabile.
Ovunque spuntavano medium a far da tramite con l’aldilà, si infiammava il dibattito a cavallo tra fede, filosofia, scienza e soprattutto si faceva serrato il confronto tra i sostenitori in buona fede della genuinità di quegli incontri ravvicinati del terzo tipo con l’aldilà e coloro che ne rimarcavano il carattere truffaldino e inconsistente smascherando autentici truffatori. È in questo scenario, nel quale il vecchio maniero in rovina non figurava più come cornice privilegiata, che anche un intellettuale apparentemente insospettabile, come il padre del verismo, Capuana, avvertì l’esigenza di pronunciarsi su quelle irruzioni dell’ignoto nel mondo reale.
Segnali fattisi sempre più numerosi da quando le tre strane sorelle Fox – Kate, Leah e Margaret detta Maggie – avvertirono degli strani colpi nella loro dimora di Hydesville, nello stato di New York. Lo spiritualismo era nato così: a suon di colpi su mobili e tramezzi. Battiti emessi curiosamente nello stesso anno in cui Karl Marx e il suo sodale Friedrich Engels annunciavano al mondo che uno spettro chiamato comunismo si andava aggirando per il continente europeo. Gli studi, le indagini e le polemiche sull’energia psichica in chiave moderna risalivano in realtà a più di secolo prima, quindi in pieno Illuminismo, grazie al lavoro pioneristico sul magnetismo di Franz Anton Mesmer, ma al tempo del libro di Capuana si era in pieno boom e in Italia si andava colmando il gap di attenzioni che sulle prime l’aveva lasciata indietro rispetto alle grandi nazioni moderne.

Luigi Capuana (Mineo, 28 maggio 1839 – Catania, 29 novembre 1915).

Ben venga dunque la riedizione del testo di Capuana messa a punto per la collana I tre sedili deserti dell’editore palermitano Il Palindromo, edizione corredata come ormai da tradizione, da note e apparato critico di tutto rispetto, per l’occasione arricchito dal dotto saggio introduttivo «A traverso l’ignoto» della curatrice Simona Cigliana, autorevole studiosa della materia, a cui si aggiungono l’introduzione di Angelo M. Mangini, un testo di Villiers de L’Isle-Adam, schede relative a tutti i personaggi di spicco citati nel testo, fotografie, disegni e un manipolo di racconti scritti tra il 1887 e il 1907 da Capuana in vario modo ispirati ai temi trattati in Spiritismo?, tutti finora non proprio di semplice reperibilità. Un titolo su temi di confine e che sconfina anche nei confronti della collana stessa, finora dedicata alla pubblicazione di testi letterari con la sola eccezione dei saggi letterari di Jacques Bergier.
La stagione culturale di cui è figlio Spiritismo? oggi ci appare assai lontana, quantomeno in termini formali e per le congetture teoriche che la caratterizzarono, cosicché si può essere indotti a ritenere questa nuova uscita un prezioso documento storico e niente più. A ben vedere, però, le cose non stanno così.

Luigi Capuana e il suo doppio
Non c’è dubbio però che la ricostruzione di quel panorama culturale sia di per sé affascinante, quindi tornerà utile far prima qualche altro cenno, invitando per approfondimenti alla lettura dell’eccellente contributo di Simona Cigliana sopra citato e degli altri suoi studi tra cui il riepilogativo Due secoli di fantasmi (2018). Il testo di Capuana, al cui titolo venne aggiunto il punto interrogativo per prudenza, al fine (mancato) di scongiurare confutazioni e stroncature, non nasceva dal nulla. Capuana si era affermato come romanziere grazie a Giacinta (la prima edizione è del 1879), romanzo considerato la via italiana al realismo di matrice zoliana, dopo aver collaborato per anni a La Nazione e successivamente al Corriere della Sera. Il suo interesse per la magia, il magnetismo e le zone ignote della mente risale però ai tempi in cui ancora risiedeva nella natia Mineo, prima di trasferirsi a Firenze.
Quando sul finire del 1864 divenne direttore del Fanfulla della Domenica, prese subito a pubblicare articoli dedicati al mondo dell’occulto, riprendendoli successivamente in Spiritismo?. Resoconti di esperienze dirette, documentazioni di autorevoli studiosi si intrecciano nella narrazione di Capuana, che da scrittore di razza sa coinvolgere il lettore raccontando fatti straordinari con mano sicura, complice la soluzione epistolare adottata, ideale per mantenere un tono cordiale, disteso e colloquiale nel corso dell’esposizione. Difatti Spiritismo? è formalmente una lettera inviata all’amico Salvatore Farina, “sodale del periodo milanese, delle serate ai tavolini del Biffi e del Cova, e della frequentazione degli ambienti scapigliati in cui il fascino dell’occulto aveva già seminato inquietudini e suggestioni” come ricorda Cigliana nel suo saggio. Anche Farina come Capuana coltivava interessi occultistici oltre che letterari; lo aveva introdotto al magnetismo lo scapigliato Igino Ugo Tarchetti, autore di spicco del fantastico italiano dell’Ottocento. La persona ideale, dunque, a cui confidare pubblicamente i risultati della sua riflessione, come Capuana precisa nelle prime righe:

“Abbiamo tante e tante volte ragionato insieme di Spiritismo, tu da credente, con molte riserbe e cautele, attirato più dal misticismo della dottrina spiritica che dal meraviglioso delle communicazioni o delle apparizioni, io da curioso, da dilettante che ha tentato e provato e non ha perduto la voglia di ritentare e riprovare; ne abbiamo ragionato insieme tante volte, che ora ti dovrà parere naturalissimo il vederti indirizzata in pubblico una lettera colla quale si vuol sottoporre al giudizio delle persone competenti alcuni fatti e alcune ipotesi meritevoli, mi pare, di considerazione e spiegazione”.

Da qui in avanti Capuana si inoltra in questa terra incognita, tra casi di medianità e di magnetismo, facendosi largo con testimonianze dirette o chiamando in causa eminenze del settore, tra cui inevitabilmente Jean-Martin Charcot, Cesare Lombroso, Allan Kardec, ovvero Hippolyte Léon Denizard Rivail, colui da cui si ripartì dopo Mesmer e la controversa Helena Blavatsky. L’approccio di Capuana ai fenomeni di cui riferisce come testimone oculare o per conoscenza e studio, è sempre equilibrato, evitando crociate, come ben si evince da questi passi:

“È innegabile: alcuni fatti paiono oltrepassare di gran lunga i limiti dell’umana natura. Le fantasie molto vivaci vedono, con essi, spalancarsi dinanzi gl’infiniti spazî del meraviglioso, e vi si perdono e godono di perdervisi. Le menti fredde e osservatrici, massime se libere da preconcetti, indagano, studiano, tentano di darsi una ragionevole spiegazione”.

“La nostra ignoranza intorno alle funzioni del sistema nervoso e del sistema psichico che gli corrisponde ci impone di essere circospetti […] Ammettendo che la scienza, o meglio, che certi scienziati si siano affrettati a conchiudere troppo presto colle loro recise negazioni, non devesi pure ammettere che gli spiritualisti e i credenti spiritisti si siano affrettati troppo presto anch’essi conchiudendo affermativamente? A me pare di sì.” […] Sì, siamo ancora avvolti nella nebbia dei pregiudizii, tutti, scienziati e non scienziati”.

Spettacolare la prima esperienza annotata, vissuta in prima persona, che chiamava in causa un nome sacro della letteratura italiana: Ugo Foscolo. Un caso di cui erano già a conoscenza i lettori del Fanfulla della Domenica, perché fu il primo articolo che Capuana scrisse in materia di spiritismo su quelle pagine per poi, come si è detto, integrarlo tra gli altri nel suo pamphlet. L’episodio narrato in Spiritismo? risale all’estate del 1864. Lo scrittore soggiornava a Firenze presso una pensione a conduzione familiare di proprietà dei coniugi Poggi, la cui figliola, diciottenne di bell’aspetto, si chiamava Beppina. Capuana era alle prese con la lettura di una biografia di Ugo Foscolo e si imbatteva periodicamente in lacune di cui non si dava pace. Forte di precedenti esperimenti, la sera del 23 agosto del 1864, Capuana induce la giovane a entrare in uno stato di sonnambulismo, chiedendole: “Potrebbe mettersi in communicazione collo spirito di un uomo morto in Inghilterra nel 1827?”. Le cose però prenderanno presto una piega poco tranquilla, lo spirito una volta evocato condurrà progressivamente Beppina a vivere una crisi “magnetica, isterica o spiritica” convincendo Capuana a porre fine a quella che appare sempre più una possessione diabolica.


La prima edizione di Spiritismo? pubblicata dall’editore Giannotta di Catania.

Nelle pagine successive farà la sua entrata in scena anche un altro nome sacro della letteratura italiana: Iacopone da Todi. Si tratta di un caso di medium intuitivo di cui è protagonista un ragazzino fresco di scuola elementare che prende a scrivere “leggende e novelle” con stile letterario, tra cui ben dieci “Visioni di Fra Iacopone da Todi”. Saranno questi casi di scrittura imputabili a una mano invisibile in assenza di altra spiegazione plausibile a far intravedere a Capuana un legame invisibile tra stati alterati della mente e processo creativo, ipotizzando lo scrittore come un tipo particolare di medium, delineando, come scrive Mangini nell’introduzione “una teoria fantasmagorica e spettrale della letteratura”.
Fin qui l’abilità di Capuana nel muoversi con prudenza e curiosità, con illuminazioni e scetticismi, rispecchiando del dibattito in corso ai tempi, in un susseguirsi di testimonianze, di protagonisti chiamati in causa e non ultima la lingua italiana dell’epoca che appare tutt’oggi conservare un fascino melodioso. Come si è accennato però Spiritismo? si rivela anche testo di straordinaria modernità. Difatti, lo scrittore siciliano mescola aneddoti ed esperienze personali, racconti di finzione, citazioni scientifiche e filosofiche, confidenze private e studi internazionali, costruisce alfine un’idea della letteratura, intreccia saperi molteplici e piani narrativi paralleli, un flusso che rende indistinguibili le intersezioni autobiografiche dalle considerazioni teoriche. Ebbene, oggi indicheremmo un testo del genere come theory fiction, ovvero quella mescola di teoria e finzione che consente a un impianto teorico di oltrepassarsi tramite il suo parziale dis/farsi in altri generi di scrittura. Un territorio vasto e per natura generico, congeniale ai nostri tempi, un’ibridazione inclassificabile. L’epistola di Capuana pare esserne uno straordinario precedente.

Le mutazioni dell’immateriale
Altro motivo di sintonia con i nostri tempi e quindi di interesse extra storico è la vitalità tuttora scoppiettante dei fantasmi, frutto di molteplici istanze, dalla domanda primordiale (c’è altro dopo la morte?) alle metafore che incarnano alla perfezione, quella spettralità senza fantasmi (di cui si è occupata anche la stessa Cigliana), rinvenibile in contesti eterogenei, dalla video arte al cinema, dal romanzo/saggio (riecco la theory fiction) all’intelligenza artificiale (cfr. Puglia, Fusillo, Lazzarin, Mangini, 2018). Difatti, proprio intorno a quest’ultima riviviamo il medesimo dibattito e riascoltiamo proclami simili nei toni, rivediamo cimenti arditi tra crociati di opposte fazioni: da un lato i fautori dell’oltre umano e dall’altro i sostenitori di tesi più moderate e scettiche. Tutti una volta ancora impegnati a fronteggiarsi per aggiudicarsi il diritto di proprietà intellettuale sull’immateriale. Di questo si tratta, perché a ben vedere anche la AI è manifestazione del dopo, spettro dell’essenza degli umani, qualsiasi cosa essa sia, come riassume alla perfezione l’episodio San Junipero dalla terza stagione di Black Mirror. Non è tutto. C’è un altro fronte apparentemente opposto, come se fosse posto in un’era parallela, ma invece pur sempre la nostra, dove l’anima non ha più posto. È qui che si assiste al trionfo del corpo e nel momento in cui muore, il suo fantasma si chiama zombie.
Ecco perché in un mondo di intelligenze artificiali, di zombie e di fantasmi che impazzano soprattutto al cinema, la lettura di Spiritismo? di Capuana è tutto sommato una lettura d’attualità, e in fondo, soltanto oggi, quel punto di domanda acquista un senso che aggiunge ulteriore valore al testo.

Letture
  • Simona Cigliana, Due secoli di fantasmi, Edizione Mediterranee, Roma, 2018.
  • (a cura di) Ezio Puglia, Massimo Fusillo, Stefano Lazzarin, Angelo M. Mangini, Ritorni Spettrali. Storie e teorie della spettralità senza fantasmi, il Mulino, Bologna, 2018.
Visioni
  • Owen Harris, San Juniper, Black Mirror 3, Netflix, 2016.