Una prospettiva marziana
sul futuro dell’umanità

Kim Stanley Robinson
I marziani
Traduzione di Ivan Pagliaro

Fanucci Editore, Roma, 2020
pp. 360, € 18,00

Kim Stanley Robinson
I marziani
Traduzione di Ivan Pagliaro

Fanucci Editore, Roma, 2020
pp. 360, € 18,00


Ai lettori della trilogia marziana saranno rimaste senza dubbio impresse la vastità dello scenario planetario e la profonda prospettiva storica delineati da Kim Stanley Robinson nei romanzi che ne compongono la sequenza: Il rosso di Marte, Il verde di Marte e Il blu di Marte, tutti presentati in Italia da Fanucci tra il 2016 e il 2017. Quelli che non ne fossero già informati avranno quasi sicuramente provato un brivido di emozione nell’apprendere che, accanto al trittico già pubblicato, esisteva anche un’antologia di pezzi più brevi raccolti dall’autore nel 1999, a pochi anni di distanza dal completamento del suo acclamato ciclo (che negli Stati Uniti apparve sul mercato tra il 1992 e il 1996). Adesso, per la gioia loro e degli altri appassionati che non nutrivano particolari aspettative verso un proseguimento di quell’iniziativa, anche in Italia possiamo finalmente apprezzare questa raccolta grazie all’attenzione dell’editore romano.
I marziani è un volume generoso, che si presenta bene fin dalla confezione grafica, distanziandosi dalla linea in tutta onestà un po’ anonima e spartana scelta per l’edizione italiana della trilogia, il che condona anche alcune scelte editoriali al contrario piuttosto discutibili, tra le quali presentare il volume come un romanzo (nell’aletta del risvolto di quarta) e attribuirgli un Premio Hugo mai vinto (sulla quarta; Robinson si è aggiudicato lo Hugo con il secondo e il terzo romanzo del ciclo, mentre questa antologia è stata votata come la migliore dell’anno dai lettori della rivista Locus, che è comunque un riconoscimento che nel tempo ha saputo confermarsi autorevole e degno della massima considerazione, e quindi sarebbe valsa la pena menzionare in luogo di un’informazione fuorviante). Ma la domanda che si faranno in molti è la seguente: è anche necessario, considerando le quasi 1.700 pagine in inglese (e più di duemila in italiano) della trilogia marziana? Si potrebbe rispondere in almeno due modi, a seconda del lettore che si approccia al volume.

Vecchie conoscenze, nuove avventure
Se è il primo libro marziano di Robinson che gli capita tra le mani, il lettore potrebbe ritrovarsi confuso e smarrito, in queste 360 pagine in cui ricorrono personaggi che in alcuni casi appaiono come ombre sfuggenti, malgrado il peso delle storie che si trascinano dietro, e ci si attarda in descrizioni di un habitat tutt’altro che stabile, con cui non si fa in tempo a familiarizzare per essere sbalzati poche pagine dopo in scenari completamente stravolti.

Proprio come nella trilogia, Marte muta in continuazione nell’arco dei racconti che compongono questo volume, e date le dimensioni tutto sommato ridotte del libro la densità di cambiamenti raggiunge un livello tale da amplificare il senso di vertigine storica che già la lettura dei romanzi trasmetteva con efficacia. Tuttavia molte figure vengono date ormai per note, come i leggendari John Boone, Frank Chalmers, Ann Clayborne e soprattutto Hiroko Ai, che tra tutti è quella che, senza essere protagonista di un suo racconto, viene citata con maggiore frequenza. Hiroko era la specialista di sistemi di supporto vitale della prima spedizione, che coalizzò intorno a sé un gruppo di pionieri fin dalla traversata spaziale a bordo dell’astronave Ares e, una volta sbarcati su Marte, diede vita a una vera e propria setta basata sul culto della sua persona e sull’areofania, l’idea che Marte andrà modificato per essere reso ospitale nella stessa misura in cui i coloni dovranno essere disposti a trasformarsi per adattarsi alle caratteristiche del pianeta. Una figura chiave, come testimoniano i ricordi di molti suoi contemporanei nelle storie raccolte ne I marziani. La filosofia ispirata dalle sue idee, l’inseguimento ossessivo delle sue ultime tracce da parte di alcuni personaggi, l’ostilità nutrita nei suoi confronti da altri, saranno difficili da decodificare per un lettore neofita.
Al contrario, se si è stati lettori della trilogia, lo sforzo per entrare in questi racconti sarà minimo. Si ritroverà qui la stessa grandezza, lo stesso respiro, la stessa forza creativa della fantasia che ci aveva fatti innamorare del Marte di Robinson, e dei suoi abitanti. Troveremo molti di loro ad attenderci tra queste pagine come vecchi amici, con cui magari non siamo stati sempre in sintonia, ma che col tempo abbiamo imparato ad amare: per esempio, Maya Katarina Toitovna e Michel Duval, presentati entrambi sia in episodi della loro vita marziana solo in parte accennati o raccontati nei romanzi, sia in una versione alternativa della timeline in cui la spedizione dei Primi Cento non ha avuto luogo e Marte è ancora un sogno per la loro generazione, rimasta ancorata alla Terra (i due racconti Michel in Antartide, che apre il volume, e Michel in Provenza); oppure Desmond Hawkins, meglio conosciuto come “il Coyote”, il clandestino imbarcatosi sulla Ares con la complicità di Hiroko, che intraprende una coraggiosa guerriglia contro le corporazioni transnazionali intenzionate a sfruttare le risorse naturali del pianeta e contro le politiche coloniali dell’Autorità Transizionale delle Nazioni Unite (a lui è dedicato un trittico di racconti, tra i migliori del lotto, che sviluppano una delle figure più intriganti dell’intera trilogia: Maya e Desmond, Coyote combina guai, Coyote ricorda).

E ancora: Sax Russell, primo sostenitore del programma di terraformazione di Marte, che in Momenti di Sax cerca di rimettere insieme i pezzi del suo talento umanistico-scientifico, da autentico uomo neorinascimentale, dopo le drammatiche conseguenze della prigionia, delle torture e dell’ictus che lo hanno menomato, e ci regala anche un fugace quanto emozionante ricordo di Ann Clayborne, l’inflessibile leader dei Rossi che è stata a lungo sua avversaria battendosi per custodire l’incontaminata natura marziana; Nirgal, il nisei (esponente della prima generazione nata su Marte) figlio di Hiroko e Desmond, divenuto il leader del movimento verde di Marte Libero, che dopo aver giocato un ruolo cruciale nell’indipendenza marziana e nella stesura della Costituzione di Marte, deluso dalle manipolazioni politiche dei suoi stessi alleati e ormai consapevole della crescente distanza che separa l’umanità dai suoi ideali, si ritira dalla società per immergersi in una vita erratica, riprendendo la ricerca di Hiroko che già aveva ossessionato il Coyote, e durante la sua solitaria esplorazione delle lande marziane s’imbatte nell’ultimo rifugio di due reduci della spedizione dei Primi Cento ormai dimenticati da tutti (La fiamma custodita); o Jackie Boone, nipote di John Boone, il primo umano a mettere piede sul pianeta rosso, che ci trasferisce un commovente ricordo di Zoey, la figlia avuta con Nirgal prima che le loro strade si separassero dolorosamente (Jackie su Zo).

La memoria di un futuro possibile
Tra i racconti più memorabili spiccano quelli incentrati sul rapporto tra due personaggi che nelle pagine dei romanzi non incontriamo mai, Roger Clayborne e Eileen Monday: sono loro i protagonisti de Il canyon dei fossili (risalente al 1982, apparso originariamente sulle pagine di Universe 12, antologia curata per Doubleday dal grande editor americano Terry Carr), che racconta il loro incontro durante un’escursione nei canyon del Tharsis, un’esperienza che li cambierà entrambi, e del romanzo breve Verde di Marte (Green Mars, pubblicato nel 1985 sulla Asimov’s Science Fiction), che nonostante il titolo non ha niente a che vedere con il successivo romanzo, e che racconta la storia dell’epica ascesa di un gruppo di alpinisti dalle pendici alla vetta del Monte Olimpo, la montagna più alta del sistema solare. Con uno sguardo alle date intuiamo che sono gli antesignani di tutti i personaggi che abbiamo incontrato finora, avendo fatto da apripista alla genesi marziana nella fantasia di Robinson.

Dopo un cammeo di Roger in un terzo racconto, Quello che conta, li ritroviamo in uno degli ultimi scritti di questa serie, Una storia d’amore marziana (apparso anch’esso sulle pagine della Asimov’s Science Fiction, nel 1999), tra i più difficili da dimenticare. Il tema della memoria, approfondito anche nel racconto di Sax e tra le colonne portanti della trilogia marziana in seguito alle spiacevoli conseguenze dei trattamenti di longevità, che estendono di secoli interi le aspettative di vita di chi vi si sottopone senza purtroppo garantire risultati altrettanto incoraggianti nella preservazione dei ricordi, accompagna la loro relazione attraverso i decenni e le epoche. Mentre Roger sembra essere stato investito della responsabilità di una “memoria totale”, Eileen soffre la progressiva scomparsa dei ricordi più antichi, così come capitava già a Maya e Michel fin dai capitoli finali de Il verde di Marte e poi, con note sempre più drammatiche, nel romanzo conclusivo:

“Pareva che i trattamenti gerontologici non potessero aiutare la memoria della gente a mantenere la presa su un passato sempre più lungo, e a mano a mano che il passato scivolava via, anno dopo anno, e che la loro memoria si indeboliva, la percentuale degli eventi si faceva sempre più alta, finché alcune persone dovevano addirittura essere ricoverate in un istituto” (Robinson, 2017).

L’altro grande tema che incontriamo in queste pagine è rappresentato dall’evoluzione dell’ecosistema marziano. All’inizio Roger è un rosso, che combatte per preservare dal cambiamento l’habitat marziano, ma con il tempo si convince dell’inutilità di ogni resistenza (“Se può cambiare Marte, puoi farlo anche tu”, gli dice Eileen una volta giunti sul bordo della caldera dell’Olimpo). Dopo il selvaggio Marte rosso del primo racconto e il pianeta verde che sta attraversando le turbolente fasi della terraformazione del secondo, nel racconto che conclude la loro epopea ritroviamo un mondo di ghiaccio, sull’orlo del collasso, in cui le specie artificiali introdotte dall’uomo stanno progressivamente soccombendo.

“Gli alberi sono distanti tra loro, si può passeggiare e osservarne alcuni più da vicino, e poi andare avanti. Qua e là si trovano pozze e laghi ghiacciati. Ad Eileen sembra un imponente giardino di sculture o uno studio, in cui un Rodin onnipotente ha squadernato mille tentativi da una sola idea, tutti affascinanti, che insieme formano un parco surreale e maestoso. Ma anche orrendo; si sente trafitta al petto; è un cimitero. Alberi morti scorticati dal vento sabbioso; Marte è morto, e il freddo ha scuoiato via le speranze. Marte il rosso, Marte dio della guerra, si è ripreso la sua terra con un soffio boreale gelato. Il sole splende sul terreno ghiacciato, una luce viscosa si poggia sul mondo. Il legno duro brilla di arancio”.

Un pianeta provato, ma che grazie a Roger Eilieen scoprirà non essere ancora morto, come non è morta la fiducia nel domani dei suoi abitanti più giovani, che si dimostrano marziani di una natura diversa dai marziani della vecchia guardia come loro due.

Diorama marziano
A completare questo diorama marziano, altri racconti presentano personaggi e storie sganciate dal canone, spesso incentrate sulle difficoltà poste dal difficile matrimonio tra l’ambiente alieno e l’ecopoiesi umana (come in Quattro sentieri teleologici, Salvare la diga del Noctis), sullo stile di vita negli insediamenti marziani (Dimorfismo sessuale, Quello che basta avanza), o sulle interessanti declinazioni marziane degli sport terrestri (il baseball in Arthur Sternbach insegna la palla curva ai marziani, il surf in Un argomento a favore dell’impiego delle tecnologie di terraformazione sicure).
Suggellano il volume una trascrizione della Costituzione con annesso commentario da parte della storica Charlotte Dorsa Brevia, brani di geologia marziana o areologia (Di come la terra ci parlava, Estratti scelti della Rivista di studi areologici), racconti fanta-scientifici nello stile fiabesco di Italo Calvino (Il complotto degli archei, Salata e dolce, L’Omone innamorato), le poesie di Se Wang Wei fosse stato su Marte e una chiosa autobiografica sulla genesi dei romanzi (Viola di Marte).

Alcuni racconti potrebbero sembrare nati da appunti di lavorazione, per approfondire o completare la costruzione psicologica e caratteriale dei personaggi che si passano il testimone lungo i capitoli dei romanzi; ma in nessun caso si ha la sensazione di trovarsi davanti a materiali di scarto. Anzi, ogni singolo tassello aggiunge dettagli al quadro generale e ci aiuta a prolungare la nostra permanenza in un mondo che, con le sue contraddizioni, le sue insidie, le sue ferite, ma anche con le sue bellezze, le sue attrattive, le sue promesse, non abbiamo potuto non amare. Insieme compongono un affresco del paesaggio e della storia di Marte che aggiorna le Cronache marziane di Ray Bradbury, replicandone il senso del meraviglioso come pure la nostalgia del futuro. Alle prese con questi racconti, il lettore affezionato saprà rinnovare lo stupore e il coinvolgimento sperimentati fin dalle prime pagine de Il rosso di Marte e per tutta l’evoluzione della trilogia.

Letture
  • Ray Bradbury, Cronache marziane, Mondadori, Milano, 2016.
  • Kim Stanley Robinson, Il rosso di Marte, Fanucci, Roma, 2016.
  • Kim Stanley Robinson, Il verde di Marte, Fanucci, Roma, 2016.
  • Kim Stanley Robinson, Il blu di Marte, Fanucci, Roma, 2017.