Il Mercenario Chiacchierone
con licenza di serialità

David Leitch
Deadpool 2
Cast principale: Ryan Reynolds,

Josh Brolin, Morena Baccarin,
Julian Dennison, Zazie Beetz
Distribuzione: 20th Century Fox, 2018

David Leitch
Deadpool 2
Cast principale: Ryan Reynolds,

Josh Brolin, Morena Baccarin,
Julian Dennison, Zazie Beetz
Distribuzione: 20th Century Fox, 2018


Dopo l’enorme afflusso di film super-eroici negli ultimi vent’anni, nel 2016 Deadpool ha portato una boccata di novità al genere. Scritto dalle menti comiche dietro il film Zombieland (2009), questo sboccato e profano lungometraggio miscela, in una formula che pochi avrebbero considerato vincente, il romanticismo, l’orrore e l’avventura, in una chiave grottesca e beffarda.
Deadpool nasce come personaggio dei fumetti ed è apparso per la prima volta come villain in The New Mutants (n. 98, 1991) edito dalla Marvel, sorprendendo immediatamente i lettori con la sua loquacità e la continua rottura della quarta parete. Il mercenario chiacchierone del film è lo stesso antieroe infantile, senza filtri, grintoso, carismatico e mentalmente instabile che si rivolge costantemente al pubblico trascinando il film al di fuori di qualsiasi cliché o formula. Ryan Reynolds interpreta questo personaggio folle senza sforzo apparente, in maniera assolutamente efficace; il suo personale senso dell’umorismo sembra collidere perfettamente con il personaggio.
In un mondo in cui le grandi corporation hanno incardinato il genere del cinecomic nel rassicurante rating PG-13, che permette a tutta la famiglia di tornare dal cinema senza particolari turbamenti, Deadpool si schianta contro questa prigione dorata come un autotreno carico di sarcasmo, volgarità e ironia dissacrante. Contro ogni previsione, Deadpool si è rivelato un successo mondiale, soprattutto in relazione al budget limitato a disposizione (situazione affrontata ironicamente all’interno del film stesso). Un tale scenario non poteva che far presagire alla realizzazione di un sequel, prontamente arrivato nelle sale lo scorso maggio.

David Leitch, ex stuntman e regista di John Wick (2014) e Atomic Blonde (2017), galvanizza ulteriormente la ricetta del suo stile registico, mettendo il protagonista di fronte a un lutto imprevisto, alla ricerca di un senso per la sua vita apparentemente immortale e contro un antagonista proveniente dal futuro (Josh Brolin, curiosamente presente nelle sale anche nelle vesti di Thanos in Avengers: Infinity War, un altro cine-comic del 2018 tratto da un fumetto Marvel). Per compensare l’inevitabile scomparsa dell’effetto sorpresa ottenuto dal primo capitolo, Deadpool 2 deve spingere al massimo sulle caratteristiche che l’hanno reso memorabile, cercando, allo stesso tempo, di evitare di strafare rovinandone la formula.
Insomma, un equilibrio instabile che pochi sequel riescono a rispettare. Deadpool 2 parte in quarta, con un meta-riferimento al povero Logan (2017) e non toglie mai il piede dall’acceleratore, imponendo un ritmo comico dove ogni situazione passa necessariamente attraverso il registro sarcastico.
Il film riesce a essere divertente quanto il primo, rischiando, solo a volte, di strafare aggiungendo continui strati di assurdo. Quello che riesce perfettamente a questo film è riuscire a rispettare il suo pubblico di riferimento: traspare, dalla scrittura, un profondo rispetto e una conoscenza approfondita dei materiali originali.

Lo stesso protagonista, consapevole di essere parte di una diegesi, quando incontra altri personaggi dei fumetti (come Juggernaut) gli ricorda le sue origini sulla carta stampata; riflette sui meccanismi hollywoodiani (in una delle post-credit scene arriva a “criticare” un copione in particolare scelto dall’attore che lo incarna). Deadpool 2, come la maggior parte delle narrazioni post-moderne è un carnevale di citazioni e meta-narrazioni: ma queste, da sole, non bastano a fare di un film un successo in termini commerciali, soprattutto ora che il fandom inizia ad avere un’importante massa critica. Laddove grandi produzioni hanno fallito proprio perché non sono riuscite a soddisfare il palato del proprio pubblico di riferimento, Deadpool in entrambe le sue “orribili” incarnazioni riesce a ottenere un plebiscito. Questa formula, inalterata, incentrata esclusivamente sulla personalità del protagonista, difficilmente riuscirà a essere replicata per una terza volta. Tuttavia, il Deadpool fumettistico ha un bagaglio di storie ampio a cui attingere, ancora più deliranti e surreali, che potrebbero essere trasposte con successo nel medium cinematografico.

La cultura americana è tuttora prodotta nei luoghi della musica, della letteratura, della recitazione, della pop art, del fumetto e del videogame. Ciò che è cambiato è il campo della produzione e della distribuzione dell’arte, passato dall’industria culturale alla rete. È lì che vengono prodotte le nuove narrazioni di una società che ha cominciato ad immaginare i suoi archetipi agli antipodi della tradizione epica americana.
I millennials adorano i nerd, i rinnegati, gli estranei. I loro modelli sono antitetici al modello di bellezza estetica e di comportamento “politicamente corretto” dei supereroi classici, legati indissolubilmente al periodo storico in cui sono nati, il XX secolo. Il Deadpool cinematografico, in queste due iterazioni, è un personaggio che rappresenta fedelmente il ruolo del super-eroe nel panorama mediale contemporaneo.