Tutto il potere è spirituale:
gli outsider di Colin Wilson

Colin Wilson
Religione e ribellione
Traduzione di Nicola Manupelli

Carbonio, Milano, 2021
pp. 362, € 18,00

Colin Wilson
Religione e ribellione
Traduzione di Nicola Manupelli

Carbonio, Milano, 2021
pp. 362, € 18,00


Non sono passati nemmeno dieci anni dalla sua morte, ed ecco che Colin Wilson è di nuovo in pista. Sembrano passati secoli da quando il suo primo libro, L’Outsider, scritto ad appena ventiquattro anni e uscito nel 1956, ottenne un imprevedibile successo editoriale. Wilson lo aveva scritto di getto, nella biblioteca del British Museum, tessendo un affascinante filo conduttore tra personalità di culto contemporanee quali Jean-Paul Sartre, Albert Camus, Ernest Hemingway, Hermann Hesse, Fëdor Dostoevskij, Vaclav Nižinskij, Thomas Edward Lawrence, William James, Vincent van Gogh. Ad accumunarli, sosteneva Wilson, era l’atteggiamento ribelle nei confronti del mondo, troppo limitato per la loro sconfinata creatività e troppo piccolo borghese per accorgersi del loro genio. Naturalmente, Wilson si considerava uno di loro. I giornali lo osannarono, ma non riuscì a gestire il successo. Provò a copiare il modello dell’Outsider in alcuni saggi successivi, ma non ebbe fortuna. I suoi romanzi vendettero, ma non lo trasformarono in un grande romanziere. Nella sua carriera arrivò a scrivere oltre centosettanta libri, spaziando dall’occultismo alla filosofia, dalla musica classica alla fantascienza. Morì da outsider, com’era vissuto, ma con un nutrito seguito di appassionati.


Colin Wilson (1931-2013).

Negli ultimi anni, complice la riedizione del suo primo libro da parte dell’editore Atlantide (2016, riproposto in economica nel 2020), i lettori italiani hanno iniziato a riscoprirlo: per esempio attraverso il controverso Super coscienza, pubblicato da Tlön (2018), e i romanzi dell’ideale trilogia mistery composta da Riti notturni, Un dubbio necessario e La gabbia di vetro, editi da Carbonio (2017-2019). Ora è il turno di Religione e ribellione, il primo saggio che Wilson pubblicò dopo L’Outsider e il cui sonoro insuccesso, dovuto alle severe stroncature della critica, lo spinsero ad abbandonare quel filone.

L’avanguardia di una nuova religione del nostro tempo
È vero: Religione e ribellione è tutt’altro che un capolavoro e soffre dei difetti tipici della produzione di Wilson, vale a dire l’assenza di sistematicità, il continuo tornare sullo stesso concetto, l’attitudine al citazionismo per tenere in piedi la sua tesi, l’insistenza nel trovare un comun denominatore tra casi che poco o nulla hanno tra loro in comune.
In questo caso, i protagonisti di Religione e ribellione sono figure accomunate, secondo Wilson, da “un atteggiamento visionario e antiumanistico” che sfocia in quella che a suo dire potrebbe rappresentare l’avanguardia di “una nuova religione del nostro tempo”: Jacob Böhme, Nicholas Ferrar, Blaise Pascal, Emanuel Swedenborg, William Law, John Henry Newman, Søren Kierkegaard, George Bernard Shaw, Ludwig Wittgenstein e Aldred North Whitehead. Ma mentre ne L’Outsider Wilson aveva scelto figure cronologicamente contigue, operanti a cavallo tra XIX e prima metà del XX secolo, qui la trattazione spazia per quasi quattro secoli e il filo conduttore si fa più sfilacciato.


Ludwig Wittgenstein (1889-1951).

Tuttavia, Religione e ribellione è un libro che non potrebbe ritornare in un momento più propizio e se, leggendolo, il lettore ricorderà che è stato scritto nel 1957, non potrà non meravigliarsi dell’attualità del punto centrale intorno al quale ruota la trattazione di Wilson, vale a dire l’esigenza di una nuova “minoranza creativa”, per usare l’espressione coniata dal grande storico Arnold Toynbee nel suo imponente A Study of History (1934-1961).
Wilson analizza quest’opera nella prima parte del suo libro, ricordando come secondo Toynbee la legge fondamentale alla base della nascita, dell’affermazione e del declino delle civiltà è la progressiva trasformazione di una minoranza creativa in una minoranza dominante. I cristiani furono minoranza creativa negli ultimi secoli dell’Impero romano e, attraverso la loro ribellione al potere dominante, produssero il collasso della civiltà romana (Toynbee riprendeva qui la tesi già espressa da Edward Gibbon); poi, con il consolidarsi della Chiesa, divennero minoranza dominante, perseguitando gli outsider – coloro che a più riprese hanno cercato di restituire alla religione il suo carattere di ribellione contro il mondo – e sancendo così la loro rovina. All’era cristiana ha fatto seguito l’era positivistica; ma, secondo Wilson, gli outsider che hanno compiuto questa trasformazione – coloro che sfidarono l’autorità della scolastica – sono oggi diventati a loro volta minoranza dominante. Occorre dunque rimettere nuovamente in moto le ruote della storia.

L’esistenzialismo di Wilson
Wilson cerca di immaginare questa sorta di nuova religione del futuro, che definisce “esistenzialismo”, anche se usa il termine in modo molto diverso da quanto avrebbe fatto Sartre:

“L’esistenzialismo è la rivolta contro la mera logica e ragione. È un appello all’intuizione e alla visione, un appello a vedersi coinvolti nei problemi dell’esistenza come partecipanti, non solo come spettatori”.

Più avanti scrive che:

“le civiltà crollano quando iniziano a perdere il controllo della loro complessità. E perdono il controllo della loro complessità nel momento in cui iniziano a pensare per categorie materialiste; perché, in ultima analisi, tutto il potere è spirituale”.

Ammette tuttavia che una nuova religione “non si fa gettando ingredienti in una pentola e ciò che l’outsider intende per ‘religione’ è incomprensibile all’uomo medio quanto la teoria quantistica”. Per questo ritiene che fondamentalmente l’obiettivo consisterebbe nel restituire al cristianesimo la sua originaria forza di ribellione, quella risalente allo stesso Gesù, il cui scopo ultimo secondo Wilson sarebbe consistito nel “rendere gli uomini più vivi, più consapevoli; un desiderio di ottenere più vita e più volontà da un vasto mare di materia in decadimento”.

Fëdor Dostoevskij (1821-1881), di cui Wilson cita a più riprese il racconto del Grande Inquisitore come esempio di “minoranza dominante”.

Lettore di Dostoevskij, che già aveva trattato nel suo libro precedente, Wilson ricorda però anche il racconto del Grande Inquisitore contenuto ne I fratelli Karamazov: quel racconto mostra quanto forte sia oggi la resistenza, da parte delle stesse autorità religiose, a restituire agli outsider il ruolo-guida che Wilson vorrebbe venisse riconosciuto loro nello sforzo di rifondare la civiltà su basi nuove. Egli attribuisce alla teologia di San Paolo e all’accento posto sul sacrificio di Cristo come mezzo di redenzione le fondamenta del cristianesimo come religione, opposto al reale insegnamento di Gesù.

“Questa, dunque, è la situazione che oggi ci troviamo davanti: da un lato, la Chiesa, che utilizza ancora l’espiazione vicaria come pietra angolare, dall’altro gli scienziati e i filosofi razionali, molti dei quali sono uomini senza immaginazione né ispirazione. Tra di loro si trovano persone dolorosamente consapevoli di non appartenere a nessuna delle due grandi tradizioni: gli outsider. Per l’outsider, la Weltanschauung degli scienziati è tanto assurda ed eccessivamente semplificata quanto quella della Chiesa”.

I nuovi eretici
Proprio sulla base di queste considerazioni è interessante leggere le biografie dei personaggi analizzati da Wilson. Si tratta di outsider per i quali la religione non è quasi mai la componente dominante (un’eccezione può essere forse fatta per Newman, anglicano poi convertitosi al cattolicesimo e diventato cardinale), ma sempre un aspetto del più vasto sforzo di comprensione del mondo, in cui ragione e spiritualità non solo non entrano in conflitto, ma sono usati come strumenti per raggiungere la verità. Non è un caso che, per esempio, Jacob Böhme sia stato, oltre che uno dei maggiori mistici tedeschi, anche una sorta di precursore del concetto di Spirito tratteggiato da Hegel, che avrebbe tentato di elaborare una rappresentazione razionale della religione. O che Blaise Pascal, nonostante i tanti contributi fondamentali alla matematica, sia stato un tenace oppositore del materialismo, come dimostra il suo progetto Apologia del cristianesimo, di cui oggi ci restano i frammenti dei Pensieri. O ancora che Whitehead, che scrisse con Bertrand Russell l’imponente Principia Mathematica (1910-1913) nel tentativo di sottomettere tutta la realtà alla logica matematica, mise poi in discussione il riduzionismo nel suo La scienza e il mondo moderno (1925), proponendo una concezione dell’universo basata sul concetto di “organismo”.
Wilson si dimostra particolarmente interessato a George Bernard Shaw, che in Torniamo a Matusalemme (1920) mette in scena una feroce satira dello scientismo, ipotizzando la nascita di una nuova religione “che ha le sue radici intellettuali nella scienza e nella filosofia proprio come il cristianesimo medievale aveva le sue radici intellettuali in Aristotele”, ma non è chiaro se colga fino in fondo la critica di Shaw a questa idea e quindi la sostanziale implausibilità di una simile religione del futuro.


George Bernard Shaw (1856-1950).

Per la verità, se dovessimo seguire fino in fondo le elucubrazioni di Colin Wilson – che cade spesso in contraddizione, presenta dozzine di definizioni diverse del concetto di “outsider” e tradisce tutta l’ansia di cercare di bissare, in questo libro, un successo che non sarebbe arrivato – finiremmo per seguirlo lungo la strada equivoca dei movimenti del potenziale umano, della spiritualità senza religione, dell’occultismo e della pseudoscienza, temi a cui dedicherà molta della produzione successiva. La difficoltà di andare veramente in fondo alle cose impedirà a Wilson di seguire quella carriera di filosofo che, quando scrisse L’Outsider, credette di essere sul punto di intraprendere. Ma ciò non toglie che Religione e ribellione sia non solo un libro in grado di farci riscoprire figure oggi troppo ingiustamente dimenticate attraverso dei profili biografici degni del brillante scrittore che Wilson è stato, ma soprattutto un testo “eretico” che ci interroga e ci scuote, mettendo in discussione le fondamenta della civiltà contemporanea e stimolandoci a guardarci intorno per trovare i nuovi outsider che abbatteranno gli idoli moderni e ci spingeranno un po’ più avanti lungo la strada verso la verità.

Letture
  • Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Mondadori, Milano, 2017.
  • Blaise Pascal, Pensieri, Bompiani, Milano, 2000.
  • George Bernard Shaw, Torniamo a Matusalemme, Mondadori, Milano, 1960.
  • Alfred North Whitehead, La scienza e il mondo moderno, Bollati Boringhieri, Torino, 2015.
  • Alfred North Whitehead, Bertrand Russell, Introduzioni ai Principia Mathematica, Bompiani, Milano, 2014.
  • Colin Wilson, Un dubbio necessario, Carbonio, Milano, 2017.
  • Colin Wilson, La gabbia di vetro, Carbonio, Milano, 2018.
  • Colin Wilson, Super coscienza, Tlön, Roma, 2018.
  • Colin Wilson, Riti notturni, Carbonio, Milano, 2019.
  • Colin Wilson, L’Outsider, Atlantide, Roma, 2020.