Alla ricerca
dei Grandi Antichi

Marco Ciardi
Il mistero degli antichi astronauti
Carocci, Roma, 2017

pp. 218, € 19,00

Marco Ciardi
Il mistero degli antichi astronauti
Carocci, Roma, 2017

pp. 218, € 19,00


Alla vigilia di quel fantastico fenomeno d’isteria di massa rappresentato dalla data del 21 dicembre 2012, per molti sinonimo di fine del mondo, ebbero grande risonanza sui forum dei catastrofisti e dei complottisti le tesi di Zecharia Sitchin, scrittore e giornalista americano, sedicente biblista e sumerologo, che nei suoi numerosi volumi del ciclo delle Cronache terrestri sosteneva l’esistenza di un Pianeta X, Nibiru, abitato da una civiltà tecnologicamente avanzata che in epoche remote giunse sul nostro pianeta per sfruttarne le risorse minerarie, creando l’Homo sapiens tramite ingegneria genetica a partire dai suoi meno evoluti predecessori per utilizzarlo come schiavo, finché il Diluvio (prodotto dalla fine dell’ultima glaciazione) non costrinse gli Anunnaki (questo il nome degli abitanti di Nibiru) a lasciare la Terra. Secondo i sostenitori di Sitchin, Nibiru sarebbe tornato a orbitare vicino al nostro pianeta intorno al 2012, riportandovi gli Anunnaki e con essi la riduzione in schiavitù della specie umana, o (secondo altre tesi) una serie di cataclismi prodotti dalle perturbazioni orbitali del Pianeta X.
Anche se non cita le tesi di Sitchin, lo storico della scienza Marco Ciardi nel suo Il mistero degli antichi astronauti ricostruisce con dovizia di particolari e con l’approccio interdisciplinare tipico della storia delle idee l’origine e l’evoluzione di queste teorie pseudoscientifiche.
Non si tratta affatto di idee nuove, svela Ciardi: non solo perché la teoria degli antichi astronauti, esseri extraterrestri che nel passato sarebbero entrati in contatto con la nostra civiltà, sono state rese popolari già anni prima da autori come Erich von Däniken e Peter Kolosimo, ma perché in realtà anche questi ultimi non avrebbero fatto altro che rinnovare teorie risalenti all’Ottocento. Ciardi, dopo aver ricostruito in dettaglio la genesi e l’evoluzione moderna del mito di Atlantide (cfr. Ciardi, 2011), ha notato che l’immaginario che ha nutrito le leggende del continente perduto è lo stesso alla base del successo delle teorie dell’archeologia misteriosa (o fanta-archeologia), osservando che studiare le metamorfosi di quell’idea può rivelarsi un ottimo strumento per comprendere la struttura delle teorie pseudoscientifiche.

In questa incisione rupestre in gesso nella Val Cominica i sostenitori della teoria degli antichi astronauti vedono due esseri antropomorfi dotati di casco spaziale.

La prima ondata: il mito teosofico della conoscenza nascosta
All’origine della teoria degli antichi astronauti, Ciardi individua la teosofia e la sua convinzione dell’esistenza di una conoscenza antichissima e nascosta, tramandata dagli antichi abitanti della Terra a pochi eletti appartenenti alle civiltà successive, di gran lunga più inferiori rispetto a quelle precedenti. In particolare una delle principali fonti d’ispirazione di Helena Petróvna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, fu l’influente romanzo di Sir Edward Bulwer-Lytton (l’autore di Gli ultimi giorni di Pompei, 1834) La razza ventura, pubblicato nel 1871. La razza ventura può essere considerato il precursore della teoria della “Terra cava”, secondo la quale nelle viscere della Terra abiterebbero esseri dotati di enormi poteri e conoscenze: il protagonista del romanzo si imbatte negli Ana, abitanti dell’interno del pianeta, discendenti di una stirpe che in passato popolava la superficie terrestre prima di un grande sconvolgimento. Bulwer-Lytton, osserva Ciardi, “dimostrava di sapersi muovere nel dibattito sul rapporto fra le nuove scoperte geologiche, paleontologiche e archeologiche e la cronologia biblica”, oltre a discutere della “scoperta dell’elettromagnetismo, nel 1819, e le ricerche di Michael Faraday” sull’unificazione della fisica. Gli Ana, infatti, controllano una misteriosa fonte d’energia, il vril, frutto “dell’unità delle energie naturali, ipotizzata da molti filosofi del mondo esterno” (Bulwer-Lytton, 2006).
Quando, nel 1875, Madame Blavatsky inaugurò la Società Teosofica, prese a scrivere una serie di saggi che saccheggiavano dalle scoperte archeologiche recenti come il Popul Vuh, il testo sacro dei Maya, e le rovine di Troia rinvenute da Heinrich Schliemann, utilizzandole a sostegno della teoria che la memoria di altre civiltà e conoscenze del passato potesse essere andata perduta nel corso della storia. Osserva acutamente Ciardi che questo metodo di lavoro “caratterizzerà la maggior parte degli studi esoterici e pseudoscientifici nel corso del Novecento: la continua revisione dei miti e dei racconti provenienti dall’antichità, letti non nel contesto storico dell’epoca in cui vennero generati, ma sulla base dell’avanzamento delle scoperte scientifiche e tecnologiche da parte dei contemporanei”. Il passo decisivo sarà compiuto da Charles Fort, autore di bestseller pseudoscientifici della prima metà del Novecento, con Il libro dei dannati (1919), nel quale, osserva Ciardi, “il passaggio dalle speculazioni teosofiche alla mitologia extraterrestre viene a realizzarsi compiutamente: il ruolo dei maestri sconosciuti di Madame Blavatsky viene ora attribuito agli alieni che nel passato hanno visitato e conquistato la Terra”.

Uno dei numerosi disegni noti come “linee di Nazca”, tracciati nel Perù meridionale dalla civiltà Nazca tra il 300 a.C. ed il 500 d.C.

La seconda ondata: gli antichi astronauti nella controcultura
Il revival della teoria degli antichi astronauti avviene a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Anche se le basi sono gettate nel corso degli anni Cinquanta (il boom dei dischi volanti, i primi testi dell’italiano Peter Kolosimo, storie di fantascienza sui pulp magazines e sui fumetti), il vero successo è negli anni della controcultura: “Kolosimo fa parte di un mondo tipicamente Seventies, vivente nell’intersezione tra marxismo e scienze «altre», tra UFO e rivoluzione” (Wu Ming, 2014). Lo scrittore, tra gli italiani più tradotti al mondo, perlomeno all’epoca, era in perfetta “sintonia con lo spirito del tempo: quegli anni 60-70 che videro lo sbarco sulla Luna, la ribellione studentesca, la caduta dell’Accademia” (Bianucci, 1992). Analizzandone gli scritti, Ciardi individua tuttavia una distanza dai suoi epigoni internazionali: Kolosimo fa il giornalista, racconta ipotesi, ma non le spaccia per verità incontestabili, semina dubbi senza fornire certezze, e i suoi libri restano continuamente in bilico tra saggi d’inchiesta e romanzi di fantascienza. Pur citando spesso a suo sostegno studi di scienziati e studiosi sovietici, critica le teorie pseudoscientifiche allora di moda di Immanuel Velikovsky (che all’epoca viveva negli USA).
Velikovsky divenne un autore-cult degli anni Settanta, molto tardi rispetto alla prima pubblicazione del suo bestseller Mondi in collisione (1950). Secondo Michael D. Gordin, che ne ha studiato il fenomeno culturale, Velikovsky poté godere del suo tardivo successo grazie alla coincidente uscita, in quegli anni, di altri testi eterodossi, in particolare quelli di Erich von Däniken, che con Gli dei erano astronauti, pubblicato per la prima volta nel 1968 in Germania, sancì la popolarità della teoria degli antichi astronauti. Le due tesi si sostenevano a vicenda, poiché, osserva Ciardi, catastrofi cosmiche e atterraggi di extraterrestri in epoche storiche o pre-storiche sono strettamente correlati.

Erich von Däniken.

La terza ondata: complottisti, creazionisti, razzisti
Il libro di Ciardi si ferma a von Daniken e curiosamente non approfondisce quella che si può definire la terza ondata delle teorie degli antichi astronauti, che non è una semplice “coda” della precedente, ma una sua evoluzione. Zecharia Sitchin non aggiunge solo elementi sempre più fantasiosi e traballanti a quelli già proposti da von Daniken o da Kolosimo, in compagnia di altri autori di grido come Graham Hancock o Robert Bauval, sedicenti egittologi (laddove Sitchin studia invece i testi sumeri); ma con essi condivide un approccio alla materia particolarmente inquietante. Già in un convegno del 1985 (cfr. Raymond, Eve, 1995), diversi studiosi hanno evidenziato il legame tra la teoria degli antichi astronauti e il creazionismo di stampo evangelico fondamentalista. “L’Antico Testamento ha riempito la mia vita fin da bambino”, scrive Sitchin in apertura del suo primo libro Il pianeta degli dei, pubblicato per la prima volta nel 1976, aggiungendo poi più avanti nel testo che “i dati contenuti nei testi sumerici (e solo quei dati) affermano tanto la validità della teoria dell’evoluzione quanto la veridicità del racconto biblico, mostrando che non vi è alcuna contraddizione tra l’una e l’altro” (Sitchin, 1998). Ciò in quanto, secondo le sue tesi, gli Anunnaki ingegnerizzarono l’Homo erectus per ottenere l’Homo sapiens, innestandosi su un processo evolutivo già in corso ma facendo sì che la nuova specie fosse creata “a loro immagine e somiglianza”. Bauval e Hancock sostengono che una razza aliena proveniente dalla costellazione di Orione creò sulla Terra la civiltà di Atlantide, le Piramidi e la Sfinge (risalenti al 10.500 a.C., ben prima della nascita della civiltà egizia che conosciamo) e che le scanalature sulla Sfinge siano le tracce del Diluvio Universale avvenuto alla fine dell’ultima glaciazione, che sommerse la civiltà atlantidea. In comune c’è l’idea che le antiche civiltà (ovviamente non europee) non potevano possedere le conoscenze e le capacità necessarie per edificare costruzioni così grandi, orientate rispetto alle stelle, sulla base di nozioni matematiche avanzate. Nelle teorie degli antichi astronauti c’è un chiaro pregiudizio razzista ed etnocentrico.

Non solo: la terza ondata, che gode di grande successo soprattutto negli Stati Uniti proprio grazie al terreno fertile di pseudoscienza e neo-creazionismo, trova il suo elemento peculiare nelle teorie complottiste. Sitchin non aveva mai parlato inizialmente di un ritorno del Pianeta X nel 2012, ma i complottisti negli anni immediatamente precedenti quella data (complice anche la morte dello scrittore nel 2010) rileggono le sue teorie sostenendo l’esistenza di un complotto mondiale per nascondere la conoscenza del ritorno di Nibiru. David Icke, autore di bestseller del complottismo come Il segreto più nascosto (1999), sostiene che la nostra civiltà sia dominata segretamente dalla razza dei Rettiliani. Ma fa di più: coniuga questa teoria con quelle del Nuovo Ordine Mondiale, dell’11 settembre come inside job, delle scie chimiche e persino dell’antisionismo (la maggior parte dei Rettiliani sulla Terra sono ebrei). Come negli anni Settanta, questo revival è favorito dall’atteggiamento anti-establishment sempre più diffuso, e più di allora, dalla paranoia cospirazionista di stampo millenarista (cfr. Barkum, 2013). La teoria degli antichi astronauti ha dunque sì origini lontane, ma in ogni epoca viene riletta alla luce dello Zeitgeist, dello spirito del tempo, rivelandosi un’utile cartina di tornasole per studiare le metamorfosi della pseudoscienza.

Letture
  • Michael Barkun, A Culture of Conspiracy. Apocalyptic Visions in Contemporary America, University of California Press, USA, 2013.
  • Piero Bianucci, Kolosimo, esploratore tra scienza e mistero, Il nostro tempo, 26 aprile 1992.
  • Helena Petrovna Blavatsky, La dottrina segreta, Società Teosofica Italiana, Trieste, 1981-1988.
  • Edward Bulwer-Lytton, La razza ventura, Arktos, Carmagnola, 2006.
  • Marco Ciardi, Le metafomorfosi di Atlantide. Storie scientifiche e immaginarie da Platone a Walt Disney, Carocci, Roma, 2011.
  • Charles Fort, Il libro dei dannati, Armenia, Milano, 2000.
  • Michael D. Gordin, The Unseasonable Gooviness of Immanuel Velikovsky, in David Kaiser e W. Patrick McCray (a cura di), Groovy Science: Knowledge, Innovation, and American Counterculture, University of Chicago Press, USA, 2016.
  • Francis B. Harrold, Raymond A. Eve (a cura di), Cult Archaeology and Creationism. Understanding of Pseudoscientific Beliefs about the Past, University of Iowa Press, USA, 1995.
  • David Icke, Il segreto più nascosto, Macro Edizioni, Cesena, 2014.
  • Zecharia Sitchin, Il pianeta degli dei, Piemme, Milano, 1998.
  • Erich von Däniken, Gli dei erano astronauti, Pickwick, Milano, 2013.
  • Immanuel Velikovsky, Mondi in collisione, Profondo Rosso, Roma, 2013.
  • Wu Ming, Peter Kolosimo, 30 anni “across the universe” (1984-2014), Giap, 20 marzo 2014.