Quando il tour operator
si chiama Lovecraft

Michele Mingrone, Sara Vettori,
Caterina Scardillo
I luoghi di Lovecraft
Edizioni NPE, Eboli, 2019

pp. 240, € 19,90

Michele Mingrone, Sara Vettori,
Caterina Scardillo
I luoghi di Lovecraft
Edizioni NPE, Eboli, 2019

pp. 240, € 19,90


Per gli appassionati di Howard Phillips Lovecraft, dice Michele Mari, “le Montagne della Follia sono […] un luogo reale, di difficile ubicazione […] ma reale” (Mari, 2017). Niente di meglio, quindi, di una vera e propria guida turistica per risolvere quella difficoltà. E non solo nel caso delle suddette Montagne, ma di tutte le località in cui lo scrittore americano ha ambientato le vicende più visionarie e spaventose della letteratura novecentesca: Nicola Pesce Editore ha da poco pubblicato I luoghi di Lovecraft. Novissima guida ad uso del viaggiatore, un esaustivo compagno di viaggio per chiunque voglia ripercorrere le pagine lovecraftiane secondo un taglio inedito e, perché no, divertente.
Il suo curatore, il fantomatico “N.”, sigla dietro la quale si cela nientemeno che uno degli Dei Esterni, Nyarlathotep, dichiara apertamente gli scopi della guida: raccogliere “alcune destinazioni piuttosto affascinanti, per quanto talvolta ardue da raggiungere”; “luoghi da cui non sempre è agevole tornare”, anzi, dai quali “la maggior parte dei viaggiatori non torna affatto”. Ma, soprattutto, questa semplice “marachella” rientra nel perverso disegno di cui il Caos Strisciante è portavoce e attivo propugnatore, ossia “avvicinare una più ampia porzione di umanità a luoghi dove certamente perderanno il senno e incontreranno alcune delle mie entità preferite”.

Dal volume è tratta l’immagine del volto di Lovecraft circondato da tentacoli: una citazione, rielaborata, di una delle più belle immagini lovecraftiane di sempre, quella di Sean Phillips.

Premesse alquanto golose, quindi, per qualunque appassionato di Lovecraft. Modellata sullo stile e la struttura dei volumi Murphy e Baedeker tanto in voga fra Ottocento e primi decenni del Novecento, la Novissima guida soddisfa il feticismo tipico di qualunque culto letterario estremo, l’attenzione per il dettaglio, la catalogazione e la ricapitolazione. Nel caso specifico di Lovecraft, poi, i luoghi immaginari rivestono un’importanza centrale: essendo il dove di quelle vicende, ne riflettono tutto l’orrore e il fascino. Ecco quindi elencati i luoghi da vedere, i palazzi, le strade, i mezzi di trasporto, i locali dove mangiare, bere, fare shopping e pernottare, il tutto corredato da consigli, ricette locali, fotografie opportunamente seppiate e le immancabili mappe.
L’incauto viaggiatore può così fare tappa a Innsmouth e Arkham, e magari assaporare una zuppa di vongole e patate o il sandwich di aragosta del New England. I più spericolati possono avventurarsi nel mefitico lago sotterraneo di Kingsport o salire Sentinel Hill, alle porte di Dunwich, per osservare i circoli di pietra e i misteriosi depositi di teschi e ossa. Non mancano ovviamente Providence e Salem, oltre a un breve excursus in Europa per l’oscura rue d’Auseil. Le coppie di promessi sposi, come suggerito dalla guida, possono organizzare una luna di miele alquanto eccentrica in Antartide. E via di questo passo, passando per le varie località delle Terre del Sogno, dove cimentarsi in arzigogolate escursioni e scoprire l’abominevole fauna locale, o per le rovine della città di R’yleh, sperduta in mezzo al Pacifico meridionale, così descritta nella guida:

“La città di R’Lyeh, costruita dai seguaci di Cthulhu circa 350 milioni di anni fa, è solo parzialmente emersa. Si suppone che nelle profondità del mare si trovi la maggior parte degli edifici. Un pensiero davvero confortevole. Nata per ospitare il sonno del Grande Cthulhu e di orde di altre divinità minori, emerge solamente in determinate condizioni e a seconda della posizione delle stelle”.

I luoghi di Lovecraft, originale esperimento sotto forma di Lonely Planet semiseria, è solo uno degli innumerevoli esempi di come oggi l’inventore di Cthulhu e altri abominii continui a fornire spunti a scrittori, fumettisti, cineasti, musicisti, oltre a ideatori di giochi di ruolo, gamebook e videogiochi. Dopotutto, Lovecraft è il demiurgo di una metafisica negativa, sacrilega, popolata di memorabili figure raccapriccianti: tale ispirazione, instancabile, multiforme, in un certo modo totalizzante, non può quindi che manifestarsi in ogni modalità possibile, facendo leva sull’irresistibile attrazione per il deviato e il proibito. La popular music, per esempio, testimonia una profonda devozione per lo scrittore e le sue atmosfere, anche quando gli esiti sonori si limitano a un semplice richiamo testuale. Ecco quindi i californiani H.P. Lovecraft, attivi fra il 1967 e il 1969, in bilico tra psichedelia beat e proto-progressive, i belgi Univers Zero con l’inquietante La Musique d’Erich Zann (1981), o i più noti Blue Oyster Cult dell’album Imaginos (1988). Hard rock e heavy metal sembrano aver recepito più di altri generi il fascino degli sconvolgenti personaggi immaginati da Lovecraft. Basti ricordare Beyond the wall of sleep, che ha ispirato, fra gli altri, i primissimi Black Sabbath, o The Call of Ktulu, cavalcata strumentale dei Metallica che chiude l’album Ride the Lightning (1984). Ma anche una certa dark ambient non poteva sottrarsi al fatale contagio, in un contesto sonoro e stilistico meno rigidamente confinato nei dettami di genere e più consono alle pagine di Lovecraft.

Banchine del porto della cittadina di Innsmouth, alle foci del fiume Manuxet in Massachussets.

Cryo Chamber, una sorta di collettivo di artisti ambient di tutto il mondo, ha di recente pubblicato una serie di cd interamente dedicati al culto delle divinità negative di Lovecraft, da Shub Niggurat a Nyarlathotep, da Azathot a Chtulu. Ore e ore di drone music, perfetta colonna sonora dei racconti del Nostro, un interminabile, a tratti estenuante, arazzo costruito con tutte le sonorità tipiche del genere: affascinanti texture elettro-acustiche, field recording, arpeggi ipnotici e scintillanti, masse sonore ai limiti dell’informale, non senza qualche scivolone nei luoghi comuni di certe colonne sonore horror. Nulla di nuovo, musicalmente parlando, anzi un’operazione che, estrapolata dal contesto, rischia di suscitare anche qualche sorriso, ma che mostra quanto viva e profonda possa essere la devozione per il pantheon lovecraftiano. Di sicuro un’ottima playlist per farsi compagnia in questo ultimo viaggio

Ascolti
  • H.P. Lovecraft, I & II Collector’s Choice, 2000.
  • Blue Oyster Cult, Imaginos, Real Gone Music, 2013.
  • Metallica, Ride the Lightning Blackened Recordings, 2016.
Letture
  • Michele Mari, I demoni e la pasta sfoglia, il Saggiatore, Milano, 2017.