Il cyber-miraggio
di un sistema perfetto


Malka Older
Infomocracy. Un sistema perfetto
Traduzione di Christian Pastore
Frassinelli, Milano, 2018
pp. 342, € 20,00


Malka Older
Infomocracy. Un sistema perfetto
Traduzione di Christian Pastore
Frassinelli, Milano, 2018
pp. 342, € 20,00


Siamo alla fine del XXI secolo e il mappamondo è cambiato in maniera radicale. Non solo per gli effetti del cambiamento climatico che hanno ridefinito i contorni del mondo, per esempio erodendo Manhattan o cancellando quasi del tutto arcipelaghi come le Maldive e Tuvalu. Ma soprattutto perché gli stati-nazione a noi familiari sono stati soppiantati da nuove entità subnazionali: ormai da vent’anni la popolazione si è organizzata nelle cosiddette centurie, distretti da centomila residenti generalmente accomunati dagli stessi valori, interessi, stili di vita.
Queste microcomunità possono estendersi su vasti territori, come nel caso delle regioni meno densamente popolate del pianeta, oppure convivere fianco a fianco in megalopoli sovraffollate come Tokyo, Lima o Giacarta, che da sole ospitano centinaia di centurie. Con l’eccezione di alcune sacche di resistenza che ancora durano nei vasti territori che sono stati gli USA, la Russia e la Cina, e di Stati che continuano a mantenere il loro ordinamento come la Svizzera o l’Arabia Saudita, queste giurisdizioni hanno contribuito all’ascesa di un nuovo ordine internazionale. I conflitti sono stati gradualmente sradicati e, sotto l’egida della pax democratica, il benessere si è diffuso e il commercio vive un’età dell’oro. Il garante di questo nuovo sistema socio-politico-economico è l’Informazione, l’istituto monopolista che gestisce le comunicazioni di un mondo iperconnesso, controllando i dati che ogni cittadino produce e vigilando sul pacifico svolgimento delle elezioni. Ogni dieci anni i cittadini sono chiamati a esprimersi in un election day per stabilire la nuova Supermaggioranza: dei duemiladuecentosette partiti registrati, quello che riesce a ottenere il consenso di più centurie assume il governo del pianeta.
I primi due mandati sono stati aggiudicati da Heritage, una coalizione che riunisce sotto la sua bandiera “multinazionali di lunga data e con enormi patrimoni”. Ma all’alba delle terze elezioni di questa nuova epoca altri soggetti politici ambiscono all’egemonia, gruppi industriali come Sony-Mitsubishi e Philip Morris (esatto), 888, un partito corporativo con sede in Cina, oppure entità più difficilmente classificabili come Liberty e Policy1st.

Descritto per sommi capi, è questo il mondo in cui si muovono i protagonisti di Infomocracy. Un sistema perfetto, opera prima di Malka Older. Mentre l’ora fatidica del rito democratico globale si avvicina, ognuno di loro ha una missione da svolgere: Ken, giovane idealista reclutato da uno dei dirigenti di Policy1st, è alle prese con la campagna elettorale prestando i propri servizi da un capo all’altro del mondo; Domaine, un ribelle che cerca di opporsi con ogni mezzo al dominio dell’Informazione, vede invece nelle elezioni il momento ideale per scatenare un’offensiva senza precedenti e denunciare le storture di un sistema non certo privo di lati oscuri (in fondo, il potere che l’Informazione detiene sui dati di ogni singolo cittadino non è esso stesso un motivo sufficiente per odiarla?); Mishima, analista e agente dell’Informazione dai modi più che diretti, proprio nelle battute finali della campagna elettorale finisce per imbattersi in indizi riconducibili a un complotto di portata mondiale: in ventiquattro ore l’ordinamento democratico potrebbe essere rovesciato, ma sono i suoi stessi superiori gerarchici dell’Informazione a tentare di distoglierla dalle indagini. La verità cambierà la sua visione del sistema e, allo stesso tempo, minerà la fede incrollabile di Ken nella possibilità di un governo davvero vicino ai cittadini. Con questo romanzo Older, ricercatrice universitaria e collaboratrice di organizzazioni umanitarie, si è guadagnata nel 2016 l’attenzione della critica non solo di settore, riuscendo a sviscerare le dinamiche della comunicazione politica in un momento cruciale della storia recente, mentre l’Occidente assisteva all’ascesa di forze politiche populiste, spesso espressione di valori impresentabili.

Primo volume di una trilogia che prosegue con Null States (2017) e culmina con State Tectonics (2018), Infomocracy forse potrà risultare fin troppo lineare al lettore italiano nel dipanare le trame segrete nascoste dietro le apparenze di un sistema inattaccabile. Dopotutto per Don DeLillo siamo stati noi a inventare la parola dietrologia per designare “la scienza delle forze oscure”, “di quello che sta dietro a qualcosa” (DeLillo, 2014), e se lo abbiamo fatto di certo avevamo le nostre buone ragioni. Però leggendo Infomocracy capita anche di imbattersi in brani come questo:

“Ai tempi delle prime elezioni, chi dirigeva l’Informazione aveva un approccio ingenuo, idealistico […]. Pensavano che sarebbe bastato fornire dati certi su ogni candidato perché la gente facesse scelte consapevoli e più o meno sensate. Non aveva funzionato. La nuova coalizione Heritage […] non aveva dato peso all’Informazione, e diffondendo la solita aria fritta non solo aveva ottenuto la Supermaggioranza, ma si era guadagnata molte centurie dove, a giudizio unanime degli esperti, gli abitanti votando per loro andavano evidentemente contro i propri interessi” (Older, 2018).

Le pagine di Older entrano continuamente in risonanza con la triste attualità, da questa e dall’altra parte dell’Atlantico. Vedere per esempio i cittadini delle centurie americane ingabbiati nelle dinamiche storiche, “ostaggi” dei due grandi partiti che per due secoli si sono contesi la maggioranza del Congresso al punto da condannarsi consapevolmente all’irrilevanza sulla scena internazionale, è un tocco di amara ironia che non rende più digeribile la critica del presente.
La guerra tra informazione e controinformazione, tra cui finisce per inserirsi e guadagnare sempre più terreno la disinformazione; il bombardamento di fake news capaci di distogliere l’attenzione di gruppi sempre più numerosi, intercettandone gli umori fino a incanalarne scientemente le reazioni in pratiche inquietanti di irreggimentazione, addomesticamento e mobilitazione delle masse; il regno della post-verità in cui rischiamo di perderci sia dentro che fuori dalle nostre filter bubble; sono questioni che Older ha saputo cogliere con tempismo ammirevole, ricollegandosi a un filone particolarmente prolifico della tradizione fantascientifica.
L’idea di governo globale ha alle spalle un solido background, in cui spiccano le firme di Isaac Asimov, Arthur C. Clarke, Robert A. Heinlein e Philip K. Dick. Declinata di volta in volta in forme utopiche o distopiche, come tecnocrazia o stato di polizia, se non proprio come regime militare o governo teocratico, la fantapolitica è una delle colonne portanti del genere.
Raramente ci era tuttavia capitato di imbatterci in un approccio embedded. Older non si accontenta del fondale, per quanto ricco e vasto: ci trasporta invece dietro le quinte, direttamente a contatto con i meccanismi che muovono i burattini sulla scena, e lo fa con la sicurezza di chi si è occupato per anni di questi temi.

Letture
  • Don DeLillo, Underworld, Einaudi, Torino, 2014.
  • Daniele Gambetta (a cura di), Datacrazia. Politica, cultura algoritmica e conflitti al tempo dei big data, D Editore, Roma, 2018.