OMBRE FLUTTUANTI E DISSOLVENZE SPETTRALI NEL SOGNO D’INNOCENZA DI UN CRAP ARTIST di Linda De Feo |
courtesy of the Philip K. Dick Trust Il crap artist Jack Isidore di Seville, California, fa rivivere, nel nome e nelle eccentriche aspirazioni, Isidoro di Siviglia, autore medievale spagnolo di un’enciclopedia di trentacinque pagine, forse la più piccola mai composta, considerata un capolavoro di compilazione erudita per un periodo di tempo, come ritiene lo stesso Dick, “dannatamente lungo” (Williams, p. 12). Jack, come Barjo, è attratto da un’informazione-spazzatura ridotta a brandelli, a frammenti di notizie senza fondamento, a cascami di sapere e a detriti di pensiero, riverbero culturale della vorace corruttela, dell’onnivoro disordine che scompone l’universo dickiano rosicchiandolo, accumulando polvere radioattiva, fanghiglia dilagante, avanzi putrescenti e liquame stagnante. Nel nome del crap artist risuona anche la presenza di un altro Isidore, John, lo “speciale” dall’inetto apparato sensorio e dalla psiche minata, prodotto della contaminazione nucleare di Do Androids Dream of Electric Sheep?, unico personaggio di questo romanzo a non essere sicuramente un androide, un umano contraffatto, che, nella propria disperata solitudine, cela l’ultima difesa dell’autenticità umana. Eroe clownesco dall’anima immacolata, smarrito in un idios kosmos assolutamente scevro di preconcetti e totalmente immerso nella frammistione di autentico e immaginario, Jack, così come viene descritto in una lettera di Dick del 19 gennaio del ’75, appare “incapace di distinguere il dato concreto dalla fantasia: vede il mondo attraverso i propri occhi come un’esperienza bizzarra e indimenticabile. Non è un personaggio nella tradizione dei famosi ‘idioti’ di Faulkner e Dostoevskij; la sua idiozia è abbastanza vicina alla nostra normalità da spaventarci” (ivi, p. 9). Come la prospettiva principale nel libro è quella di Jack, così nel film il commento off è affidato a Barjo, avvezzo a interrompere i dialoghi con i suoi pensieri e con la lettura dei suoi appunti, annotati compulsivamente, frutto di meditazioni riguardanti l’umano comportamento, flusso coscienziale inesauribile, che aiuta a costruire gli avvenimenti, slargandone i confini temporali. L’attore Hyppolyte Girardot interpreta lo stravagante personaggio del titolo, che, dopo aver accidentalmente incendiato la propria casa durante un esperimento, è costretto ad andare a vivere con la sorella gemella, Fanfan, e suo marito Charles, proprietario di una fabbrica di alluminio. Nella nuova abitazione, Barjo, proprio come Jack, mantiene le proprie confusionarie abitudini, come catalogare vecchie riviste, sperimentare bizzarre invenzioni, aspettare gli extraterrestri e riflettere riguardo alla prossima distruzione della Terra. Le cronache di questo personaggio naïf, che osserva attentamene gli individui che orbitano intorno alla propria sfera, raccontano dei frequenti scontri tra Fanfan e Charles, e vengono utilizzate dal regista, sulla falsariga di Dick, come singolare punto di vista per rappresentare, da un’ottica ingenua e inusuale, l’insormontabile difficoltà dei rapporti tra uomo e donna. | ||
[1] [2] (3) [4] [5] [6] | ||