La lezione delle tenebre,
la disciplina delle ombre

Thomas Ligotti
Nottuario
Traduzione di Luca Fusari

Il Saggiatore, Milano, 2017
pp. 301, € 22,00

Thomas Ligotti
Nottuario
Traduzione di Luca Fusari

Il Saggiatore, Milano, 2017
pp. 301, € 22,00


Dopo anni di semi-clandestinità, Thomas Ligotti ha finalmente guadagnato l’attenzione che gli editori italiani non sembravano disposti a riconoscergli. Scrittore di racconti, nell’arco della sua carriera Ligotti ha saputo esplorare gli abissi oscuri dell’animo umano e gli angoli in penombra del nostro mondo, senza mai discostarsi dalla vocazione per la narrativa breve. La sua produzione annovera centocinquanta racconti, che spaziano dal quadretto d’ambiente (il sogno, i cambiamenti e la condizione umana sono tra i suoi soggetti preferiti, spesso allegoricamente rappresentati nell’atmosfera sospesa e nella malinconia nebbiosa dei panorami autunnali o dell’imbrunire) alle soglie del romanzo breve (My Work Is Not Yet Done, che presta il nome all’omonima raccolta di storie di “corporate horror”, 2002), passando per le riflessioni letterarie di veri e propri saggi sulla scrittura di genere.
In seguito alla pubblicazione de I canti di un sognatore morto (Songs of a Dead Dreamer, 1985) nel 2007 a opera della Perseo Libri, per anni Ligotti è sembrato nuovamente uscire dai radar dell’editoria italiana. Poi nel 2014 il successo mondiale di True Detective ha acceso nuovamente i riflettori sulla sua opera. Insieme a marcati risvolti weird la serie-culto di HBO creata da Nic Pizzolatto presenta anche inconfondibili richiami alla filosofia nichilista e al pessimismo cosmico del Nostro. Così, mentre in America Penguin Classics ne decretava il definitivo sdoganamento critico con una prestigiosa edizione in volume unico delle sue prime due antologie (Songs of a Dead Dreamer and Grimscribe, 2015), in Italia alla sua produzione veniva data ampia visibilità prima da Elara Libri, che raccogliendo il testimone della Perseo dava alle stampe anche Lo scriba macabro (Grimscribe: His Lives and Works, 1991); e poi da Il Saggiatore, con l’antologia Teatro Grottesco (originariamente apparsa in inglese nel 2006) e successivamente con il famoso saggio La cospirazione contro la razza umana (The Conspiracy against the Human Race, 2010).

Nottuario prosegue quest’opera di diffusione. Pubblicata nel 1994 (Noctuary il titolo originale), è la terza raccolta e rappresenta in una certa misura un anello di raccordo tra le prime storie e quelle più recenti, denotate da una prosa sempre precisa e forbita, ma più fluida e cristallina nonostante la ricchezza di dettagli e sfumature che da sempre è il marchio di fabbrica dell’autore di Detroit.

Un orrore sempre più profondo
C’è una crepa in ogni cosa. È da lì che entrano le ombre.
Sia chiaro: questi racconti macabri e grotteschi, che spesso si addentrano nelle spire della follia ben oltre i confini dell’incubo, pongono delle autentiche sfide ai lettori. Vivono di vita propria, animati da una coscienza malevola decisa a non lasciarsi domare, proprio come le ombre che si muovono al crepuscolo e scivolano intorno ai personaggi, avvolgendoli pagina dopo pagina. E pagina dopo pagina s’incollano addosso al lettore, aderiscono alla sua mente, giocano con la sua memoria in una proliferazione di echi che si propagano da un racconto all’altro.
Con le ombre e i rimandi, si moltiplicano anche gli interrogativi: ogni racconto è un rompicapo, un enigma che innesca domande che richiamano altre domande, in una cascata di dubbi senza fine che non risparmia niente: la vera natura del mondo che ci ospita, il senso delle strutture sociali, il ruolo dell’umanità in tutto questo.
Ligotti non lesina le digressioni, né l’uso di termini colti o desueti, e a volte rallenta il ritmo dilatandolo all’inverosimile, ma riesce sempre a evocare un’atmosfera di terrore palpabile. Nonostante risulti impossibile immedesimarsi con i suoi protagonisti, la sua padronanza avvince il lettore costringendolo a partecipare ai loro deliri, fino a consegnarsi all’abbraccio degli incubi che li divorano. Che siano reietti mossi da oscure passioni, facoltosi reclusi segnati da antiche maledizioni, studiosi emarginati dediti a materie esoteriche, non fa alcuna differenza: ci ritroviamo a condividere la loro stessa alienazione, finendo per sentirci estranei al mondo con la stessa convinzione del Kafka più spietato. Non a caso proprio Franz Kafka, come Jorge Luis Borges, William S. Burroughs, Emil Cioran o Vladimir Nabokov, rappresenta uno dei modelli letterari che per sua stessa ammissione hanno esercitato la maggiore influenza su Ligotti.
Fa una certa impressione ritrovare nel novero anche il “nostro” Giacomo Leopardi, il cui pessimismo cosmico rivive nei racconti di Ligotti amplificato a un livello difficilmente eguagliabile. È da qui che scaturisce gran parte del fascino che la sua scrittura è in grado di esercitare: non ci sono spiragli di speranza, dimenticate quindi qualsiasi pretesa di riscatto o redenzione. Non c’è spazio per qualcosa del genere nell’opera del sognatore morto di Detroit. Nel suo mondo le crepe non servono per lasciar filtrare la luce dall’esterno, ma solo per fare entrare altre ombre. Ombre crudeli, ombre affamate. Ombre che finiranno per divorare le ombre che già erano con noi, in una selezione darwiniana di oscurità.
Di fronte a questo rigore, il senso di appagamento non può che essere totale, sia che l’enigma tanto sapientemente costruito giunga alla sua naturale risoluzione, sia che al contrario lo scioglimento non porti a un reale dipanarsi del mistero ma anzi lo infittisca ulteriormente, spingendo l’orrore su un piano diverso, a un livello ancora più profondo.

Questo nostro incubo chiamato vita
Preceduti da un saggio introduttivo dell’autore che fin dal titolo richiama i principali elementi della raccolta (Di notte, al buio. Appunti critici sulla narrativa del mistero), i racconti di Nottuario sono divisi in due principali sezioni, denominate in maniera altrettanto eloquente: Studi nell’ombra e Discorso sull’oscurità. Completa l’antologia una terza parte di bozzetti e riflessioni (alcuni già noti ai lettori italiani in quanto inclusi nell’edizione Perseo de I canti di un sognatore morto), che vanno a formare un vero e proprio Taccuino notturno. E la notte, in tutte le sue accezioni cronologiche e metaforiche (intervallo della giornata, notte dell’anima, notte della ragione), l’ombra, l’oscurità, il buio, la fanno da padrone nel vocabolario di questi racconti.

La raccolta si apre con una storia squisitamente ligottiana: La Medusa segue le vicende dello studioso Lucian Dregler, un tipico alter ego dello scrittore, che come nella migliore delle tradizioni dovrà fare i conti con l’oggetto delle proprie ossessioni. È da qui che proviene la citazione della quarta di copertina: “Possiamo sfuggire all’orrore soltanto nel cuore dell’orrore”, praticamente un manifesto condensato in una riga.
Nei racconti che seguono, su questo nucleo tematico vanno a innestarsi altri elementi, altre suggestioni. Conversazioni in lingua morta mette a fuoco i pensieri e le azioni del protagonista attraverso tre successive notti di Halloween, cristallizzate in istantanee sempre più disturbanti. Sottraendo alla vista l’orrore in atto con un gioco di prestigio in fondo semplice, il racconto fa risaltare l’incubo proprio attraverso le omissioni: niente è in fondo paragonabile alla potenza dell’orrore nel momento in cui viene concepito, architettato e infine predisposto perché giunga inesorabilmente a compimento. Qui lo strato che si sedimenta sull’ossessione è lo spazio onirico, un fil rouge che accomuna molti racconti di Ligotti.
Il sogno come altro piano dell’esistenza, qualcosa di ancora più complesso di una dimensione interiore, torna già nel racconto che segue, non a caso intitolato Il prodigio dei sogni. Arthur Emerson è l’ultimo discendente di una ricca famiglia, un uomo ormai nel pieno della terza età ma che “da giovane aveva viaggiato molto, e queste escursioni avevano spesso avuto a che fare con i suoi studi, che potremmo approssimativamente descrivere di argomento etnologico confinante con l’esoterico” (Ligotti, 2017). Da anni ormai si è ritirato nella sua tenuta di campagna, dove conduce una vita apatica. Finché il passato non torna lentamente a galla:

“Arthur Emerson ricordava, ancora bambino, di aver intuito nel mondo strane distese che l’occhio non poteva avvertire. Questa sensazione di invisibilità si manifestava spesso nei momenti in cui egli osservava un tratto di cielo rosa sopra gli alberi spogli al tramonto, e nient’altro, oppure una stanza abbandonata dove la polvere si posava sopra vecchi ritratti e mobili massicci” (Ligotti, 2017).

L’irruzione del sovrannaturale è costruita con la consueta maestria e assume le sembianze dell’antica divinità italica di Cinotoglice, “il dio senza forma, il dio dei cambiamenti e della confusione, il dio delle decomposizioni, il dio necroforo degli dèi e degli uomini, il meta-necroforo di tutte le cose” (Ligotti, 2017). A lui Emerson aveva rivolto le sue preghiere durante un viaggio a Spoleto e il dio non è solito ignorare le devozioni.
Ultima depositaria di un’antica saggezza è la fattucchiera menzionata nel titolo de L’angelo della signora Rinaldi, alle cui arti ricorre il protagonista per liberarsi dalla persecuzione dei suoi sogni. E la signora Rinaldi gli spiega che dopotutto i sogni “sono parassiti: vermi della mente e dell’anima che si nutrono di mente e anima come i vermi si nutrono del corpo. E il loro nutrirsi di mente e anima a sua volta rosicchia il corpo, il che a sua volta influisce sulla mente e sull’anima, e così via fino alla morte. Queste cose, come tutto il resto, non si possono separare. Anche le cose più estranee sono legate a ogni altra cosa. Così, se questi sogni non hanno un mondo che li nutra, capita che entrino nel tuo e lo possiedano, lo esauriscano un po’ alla volta ogni notte. Usano il tuo mondo e lo consumano” (Ligotti, 2017). Lei conosce la cura, o almeno così crede, ma stavolta forse la sfida con cui deve confrontarsi travalica la sapienza esoterica dei suoi antenati.

La geografia spettrale di un mondo che ha dimenticato l’Apocalisse
La seconda parte si apre con uno dei racconti più emblematici della produzione di Ligotti: Lo Tsalal, che omaggia fin dal titolo Le avventure di Gordon Pym di Edgar Allan Poe, riprende il filo dei libri misteriosi, del potere dei sogni e del cambiamento. Nello “scheletrico borgo” di Moxton, una folla di estranei si raduna per celebrare una cerimonia di cui hanno sentito parlare un tempo ormai remoto, che nessuno più ricorda. Strutturato in brevi capitoli, è quasi un romanzo condensato alla Ballard, che propone quella che a tratti sembra una riscrittura del classico L’orrore di Dunwich di Howard Phillips Lovecraft.

Le tenebre, le voci, il panorama invernale, i riti dimenticati di antiche congregazioni, la trasformazione come “unica verità”, tornano poi nell’ultimo racconto di questa sezione, La voce delle ossa, che in alcuni dettagli anticipa La torre rossa (vincitore del Bram Stoker Award nel 1996 e incluso nella precedente raccolta de Il Saggiatore), di una cupezza davvero difficile da descrivere a parole. Il cuore è invece rappresentato da altri due racconti che dialogano tra loro, mettendo in corrispondenza i lati oscuri rispettivamente della scienza (Folle notte di redenzione. Storia futura) e dell’arte (Lo strano disegno di mastro Rignolo).
Che siano i racconti delle prime due parti o gli appunti dell’ultima, Ligotti racconta storie senza tempo, delineando la geografia spettrale di un mondo che ha ormai dimenticato l’Apocalisse. Non sono storie per tutti, ma chi si lascia sedurre dalla sua scrittura aliena, che abbia trovato o meno le chiavi per decodificare il mistero dei suoi racconti più criptici, finisce comunque per farvi costantemente ritorno, interrogandosi sulle loro dinamiche o rileggendoli nel tentativo di replicare il senso di stupore e angoscia della prima volta.

“Perché noi siamo gli spettri di una follia che ci sorpassa e si nasconde nel mistero. E sebbene cerchiamo un senso in infinite stanze, tutto quello che troveremo, forse, è una voce che sussurra da uno specchio in una casa che non appartiene a nessuno”. (Ligotti, 2017)

Letture
  • Thomas Ligotti, I canti di un sognatore morto, Perseo Libri, Bologna, 2007.
  • Thomas Ligotti, Lo scriba macabro, Elara Libri, Bologna, 2015.
  • Thomas Ligotti, Teatro Grottesco, Il Saggiatore, Milano, 2015.
  • Thomas Ligotti, La cospirazione contro la razza umana, Il Saggiatore, Milano, 2016.
  • Howard Phillips Lovecraft, Tutti i racconti, Mondadori, Milano, 2017.
  • Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym, Feltrinelli Editore, Milano, 2013.
Visioni
  • Nic Pizzolatto, True Detective, Warner Bros, 2015 (home video).