Una Victoria per il digitale

Sebastian Schipper

Victoria
Cast: Laia Costa, Frederick Lau,
Franz Rogowski


Fotografia e riprese: Sturla Brandth Grøvlen

Produzione: MonkeyBoy,
Radical Media

Distribuzione: Movies Inspired

Sebastian Schipper

Victoria
Cast: Laia Costa, Frederick Lau,
Franz Rogowski


Fotografia e riprese: Sturla Brandth Grøvlen

Produzione: MonkeyBoy,
Radical Media

Distribuzione: Movies Inspired


Il recente scontro Netflix vs Festival di Cannes è solo l’ultimo prodotto di un dibattito tra il medium cinema come lo conoscevamo e la sua ormai maggiorenne deriva nella digitalizzazione. È una lotta da cui l’avanzamento tecnologico esce descritto come l’ennesima diavoleria destinata a commettere un matricidio, al punto da offuscare qualsiasi tentativo di sperimentazione e innovazione marchiandolo come freak assieme ai suoi autori. Gli esperimenti sono considerati delle One Hit Wonder dal potenziale virale, ma non replicabile. Il riferimento va a quei film che calpestano le limitazioni della pellicola e tentano di rivedere le norme sintattiche ritenute inviolabili. La leggerezza del medium concreto dà vita al film in prima persona Hardcore! (2015) di Ilya Naishuller, variante tecnica dell’acrobazia linguistica Enter the Void (2009) di Gaspar Noé, mentre il calo dei costi è invece maturato nello stile del found footage nato negli anni Ottanta e esploso col successo di Paranormal Activity (2007) di Oren Peli.

Il mito del moto perpetuo sul grande schermo
L’esperimento prometeico dell’era digitale corrisponde, però, a quello che François Truffaut in conversazione con Alfred Hitchcock descrisse come il sogno che ogni regista deve accarezzare almeno una volta nella vita: “poter legare le cose in modo da ottenere un solo movimento” (Truffaut, 2014). Parlavano di Nodo alla gola (1948), film con l’illusione di essere privo di stacchi di montaggio. Quella illusione col digitale si è trasformata in realtà.

Ne è probante Victoria (2015) di Sebastian Schipper, l’ultimo di una stirpe di film realizzati in un unico piano sequenza. Il tedesco Schipper realizza quanto è stato fatto in passato da Hitchcock e in tempi recenti da Aleksandr Sokurov e Alejandro G. Iñárritu, rispettivamente con Arca russa (2002) e Birdman (2014). Gira ininterrottamente per le strade di Berlino un film di 138 minuti senza alcuno stacco fisico di montaggio. Al minimo errore il regista sarebbe costretto a chiamare lo stop e ricominciare, un’ardua impresa a cui si somma l’audace scelta del genere: il thriller. Dinamico, con coreografie curate in ogni minimo dettaglio, quanto di più lontano dalla comodità di un dramma tra quattro mura dove osservare James Stewart e Farley Granger discutere dell’omicidio perfetto nell’opera del Maestro del Brivido.
In alcuni casi si tratta di una trovata, ma per Sebastian Schipper è stata una sfida tecnologica senza pari in cui la sintassi cinematografica, sinonimo di montaggio e base del cinema secondo teorici e professionisti quali Walter Murch e Barthélemy Amengual, sopravvive alla separazione che divide una ripresa dalla successiva. Victoria riesce a rispettare il dogma autoimpostosi da Hitchcock dopo Nodo alla gola: “bisogna segmentare i film” (Truffaut, 2014). Schipper dimostra come questo sia possibile senza battere un singolo ciak dopo il primo.

Upgrade grammaticale da manuale
Nomi come Christopher Nolan e Quentin Tarantino producono un rumore mediatico che occupa le prime pagine delle testate di settore coi loro scudi alzati a difesa della pellicola, tanto rumore da rendere mute le novità in sala come Victoria, opera che andrebbe anzi ricordata e studiata per aprire il pubblico a un nuovo dialogo sulle forme del digitale nei medium audiovisivi. Victoria è il film che uccide la definizione di film in un unico piano sequenza, che valse per Hitchcock e gli altri. Schipper invece integra più forme all’interno di una singola ripresa: in Victoria è presente il piano sequenza così come la soggettiva, vi sono al contempo campi totali e primi piani, mentre il suono e la luce dal canto loro offrono, insieme ai cambi di location, degli strumenti ideali per dare all’occhio dello spettatore non l’illusione del movimento continuo, bensì quella di essere di fronte alla proiezione di un film capace di rispettare le regole di base dell’idioma cinematografico. Così la storia di una ragazza spagnola imbrigliata nelle disavventure criminali di un piccolo gruppo di amici tedeschi in una notte berlinese sfugge alla dinamica dell’ottovolante nello stile da videogioco di Hardcore! ed è resa nell’immagine di una ricerca ponderata atta alla strutturazione di un film che cerca di rispondere in modo nuovo ai canoni generali. La missione è trovare la normalità attraverso le novità ancora non esplorate del digitale, ed è in questa normalità raggiunta che troviamo la ragione del successo e dell’interesse che suscita Victoria.
Il digitale può insomma offrire qualcosa di nuovo ai registi e al pubblico pagante. Una delle opportunità è sfruttarlo in veste di elemento narrativo. Lo fanno i found footage, con un punto di vista moltiplicatosi parallelamente all’aumento di device dotati di videocamera, come vediamo in Blair Witch (2016) di Adam Wingard, e anche Woody Harrelson nella sua opera meta-cinematografica girata e proiettata in diretta, Lost in London (2017).
Un’altra è invece quella di innovare il codice, come dimostra Victoria.

Letture
  • Barthélemy Amengual, Per capire il film, Dedalo Libri, Bari, 1981.
  • Walter Murch, In un batter d’occhi. Una prospettiva sul montaggio cinematografico nell’era digitale, Lindau, Torino, 2007.
  • François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Il Saggiatore, Milano, 2014.
Visioni
  • Woody Harrelson, Lost in London, Fathom Events, 2017.
  • Alfred Hitchcock, Nodo alla gola, Universal Pictures, 2005 (home video).
  • Alejandro G. Iñárritu, Birdman, 20th Century Fox, 2015 (home video).
  • Ilya Naishuller, Hardcore!, M2 Pictures, 2016 (home video).
  • Gaspar Noé, Enter the Void, BIM, 2012 (home video).
  • Oren Peli, Paranormal Activity, Filmauro, 2010 (home video).
  • Sebastian Schipper, Victoria, Movies Inspired, 2015 (home video).
  • Aleksandr Sokurov, Arca russa, Cecchi Gori, 2003 (home video).