Eterodosso e inattuale:
Ferruccio Masini

Ferruccio Masini
Lo scriba del caos
Interpretazioni di Nietzsche
a cura di Carlo Emilio Corriero
Nino Aragno Editore,
Torino, 2019
pp. 400, € 30,00

Ferruccio Masini
Lo scriba del caos
Interpretazioni di Nietzsche
a cura di Carlo Emilio Corriero
Nino Aragno Editore,
Torino, 2019
pp. 400, € 30,00


Sono molti gli aggettivi che nel tempo sono stati accostati alla figura di Ferruccio Masini (Firenze,1928 – 1988), intellettuale poliedrico e multidisciplinare. Tra questi si incontrano facilmente eclettico, libero e creativo, spirito inquieto e irrequieto. Ferruccio Masini nella sua troppo breve vita è stato filosofo, germanista, traduttore, insegnante, regista teatrale, poeta, romanziere, saggista, pittore, solo per citare le principali tra le attività per cui è diventato famoso. Cresciuto con una formazione comunista, Masini visse dall’interno la necessità della sinistra di aprirsi anche a culture e idee apparentemente antitetiche, e il suo carattere ribelle lo portò presto ad avvicinarsi ad autori ostracizzati dalla dogmatica di un certo tipo. Gottfried Benn e Ernst Junger, in primis, ma anche Meister Eckhart e Paracelso, mistici e maghi, autori simbolo di un irrazionalismo che nella cultura italiana fu troppo spesso lasciato nelle mani della sola cultura di destra, una cecità di cui subiamo ancora oggi i danni.

“Partito da un marxismo anche molto ortodosso e a tratti rigido, aveva mantenuto come spina dorsale quel tipo di lettura della società che certe degenerazioni aveva manifestato e degli autori che le avevano espresse. Ma via via egli seppe fare un uso sempre più sfumato e liberatorio di quella sua impostazione, sperimentando le chiavi interpretative più diverse: teologia e mistica, psicanalisi, filosofia, Zen, musica, stilistica, arti figurative, scienza. Il suo linguaggio, che nei primi anni aveva indulto a una certa oscurità oracolare, si era man mano sciolto fino a una levità quasi cristallina”
(Chiusano, 1988).

La vita di Ferruccio Masini ha ruotato intorno alla Toscana e a Firenze in particolare, dove è nato e dove è scomparso, ma vi fu per lui un altro polo di attrazione, sia intellettuale che materiale, che sprigionava da quella Germania dove visse a lungo e a cui dedicò una vita di ricerche e studi, diventando allievo di Martin Heidegger e di Eugen Fink. Al di là dei dati biografici, che comunque forniscono una precisa indicazione sullo spirito dell’uomo, ciò che si vuole rilevare è proprio la polarità di questa vita, tesa tra Friburgo e Firenze, nella cui declinazione si spiegano gli studi di una vita dedicata alla traduzione, in ogni senso, di un pensiero nell’altro. La fine precoce lo associa in questo ad altre figure cruciali della storia della filosofia italiana più recente, tra cui vanno almeno citati Furio Jesi, Franco Volpi e Alessandro Pandolfi, legati tra loro dall’idea del tradurre come interpretazione e ripensamento.

“[…] per Masini tradurre era il primo momento dell’interpretazione e tutto il suo metodo critico era pervaso da questa simbiosi che lega la lettura del testo alla sua trasposizione in un orizzonte ermeneutico comprensibile”
(Freschi, 2013).

La fama di Ferruccio Masini è legata tra le altre cose alla sua collaborazione con Giorgio Colli e Mazzino Montinari nella storica e celeberrima edizione italiana delle opere di Nietzsche. Come è ben noto, la storia di questa edizione, oggi disponibile in tedesco, inglese, francese e giapponese, fu travagliata, ed è uno specchio di quella problematica relazione tra vita politica e attività culturale in Italia a partire dal secondo dopoguerra. Un agile riassunto schematizzato lo si trova sul sito dedicato a Giorgio Colli e nello sceneggiato radiofonico di Marco Colli prodotto dalla Radio Svizzera Italiana e in fase di pubblicazione anche come podcast gratuito. Per approfondire invece è indispensabile il volume Leggere Nietzsche. Alle origini dell’edizione critica Colli – Montinari (ETS, 1992) scritto da uno dei più importanti allievi e continuatori del lavoro di Colli, Giuliano Campioni, e disponibile sul sito ufficiale.
Il primo contatto ufficiale tra i due curatori e Masini è avvenuto nel 1960, quando Einaudi, che in un primo tempo pensava di pubblicare le opere, lo contattò, insieme a Sossio Giametta, per la traduzione di Aurora, che fu poi pubblicata solo nel 1967. In seguito metterà la sua firma come traduttore in calce a molti altri capitoli centrali del pensiero nietzschiano, tra cui La Gaia scienza, Al di là del bene e del male, Ecce Homo e Genealogia della morale.

La riflessione di Masini sul pensiero del filosofo tedesco troverà una prima formulazione nel saggio La morte di dio come experimentum crucis del nichilismo del 1967, pubblicato originariamente ne L’alchimia degli estremi. Studi su Jean Paul e Nietzsche, e che diventerà poi il capitolo centrale de Lo scriba del caos. Interpretazioni su Nietzsche, il suo celebre saggio che diventerà uno dei più rilevanti contributi alla riflessione sul pensiero di Nietzsche in Italia, almeno quanto gli Scritti su Nietzsche di Giorgio Colli pubblicati da Adelphi nel 1980.
L’avventura editoriale del volume è tormentata, difatti Masini meditò lungamente l’assemblaggio d­­­­i diversi saggi da lui scritti nell’arco di un decennio, come dice lui stesso nella prefazione alla seconda edizione del 1983, per poi decidere positivamente, in quanto “rappresentano il frutto di una riflessione fondamentalmente coerente, sia nelle sue tesi di fondo sia nelle tematiche progressivamente circoscritte e approfondite”. Il volume uscì per i tipi del Mulino, nel 1978, ed ebbe un’ampia eco.
Sia la prima che la seconda edizione andarono presto esaurite, e solo oggi la costanza e la dedizione di Carlo Emilio Corriero dell’Università di Torino, che già aveva curato un’edizione in volume unico degli scritti dedicati a Kafka da Masini in Franz Kafka, Le metamorfosi del significato (Masini, 2010), ne ha permesso una nuova edizione per i tipi di Aragno, corredata di un suo corposo saggio. La scrittura e il pensiero di Masini non sono user friendly, per usare un linguaggio forse poco adatto ma efficace. Nulla di più lontano da una filosofia del self-help, o da un pensiero pop, anzi. La filosofia di Masini è uno scandaglio nell’abisso del nichilismo, da lui studiato e rivoltato in ognuna delle forme in cui lo ha incontrato. Pur affrontando il filosofo tedesco partendo dalla lettura lukacsiana, e

“[…] ritenendo che la filosofia di Nietzsche rappresenti il culmine di una certa fase del capitalismo e in particolare esprima appieno la decadenza della classe borghese, [Masini] tuttavia non ritiene in alcun modo che le contraddizioni e le ambiguità di Nietzsche possano essere circoscritte e risolte sul piano delle contraddizioni economico sociali […]” (Corriero, in Masini 2019).

E applicando in un certo senso Nietzsche stesso a György Lukács, ne ribalta il senso

“[…] il pensiero di Nietzsche non è da intendersi come tentativo irrazionale di stabilizzazione della classe borghese, ma piuttosto come luogo di indagine e di esperimento continui, nella direzione di una nuova razionalità” (ibidem).

E quindi di un aggiramento di quel pensiero dialettico fondante per l’intera filosofia occidentale. Difatti per Masini da un lato il pensiero nietzschiano dialoga direttamente con le origini stesse della filosofia, con quel pensiero prelogico e mitologico con cui si collega anche il pensiero di Giorgio Colli, mentre dall’altro si confronta con il nulla nichilistico che emerge dallo smascheramento operato dalla filosofia nietzschiana. Se gli altri membri della triade del sospetto, Karl Marx e Sigmund Freud, portano alla luce ciò che si nasconde sotto i simulacri della società e del pensiero borghese, ovvero l’inconscio e l’economia in quanto struttura, Nietzsche non ha nulla a che fare con quella che lui vede come una nuova ripresentazione della metafisica, e per questo Masini vede in lui una esortazione a una filosofia sperimentale, una filosofia di transizione.

Il tema è arduo. Il pensiero nietzschiano sin dalla sua apparizione ha rappresentato una sorta di terreno di scontro per ogni pensatore futuro, e la filosofia che è seguita ha dovuto fare i conti con il caos in cui ha gettato ogni tentativo di linearità appartenente alla riflessione precedente. Non è certo pensabile in questa sede una riflessione adeguata su questi temi, ma credo sia invece altrettanto importante la riscoperta della figura di Masini, grazie a filosofi come Corriero.
In questa sede è importante ricordare anche il lavoro di Ubaldo Fadini, che per tutta la vita si è confrontato con il pensiero di Ferruccio Masini, in particolare recentemente ne Il senso inatteso (2018) oltre che attraverso le curatele, tra le quali ricordiamo Le stanze del labirinto, una collettanea di saggi (Masini, 1990). Non possiamo che concludere auspicando una sempre maggior convergenza e interesse intorno alla figura di Masini e al suo percorso filosofico e umano, sperando che il tempo possa strappare il suo pensiero ai conflitti ideologici con cui ha dovuto confrontarsi in vita.

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