Cinquanta sfumature
di (un pianeta) rosso


Perché Marte? Cosa ci ha condotto a esplorarlo a modo nostro? Quale incanto ci ha rapito e trasportato da quelle parti? Cerchiamo di vederci chiaro.Tranquillità, paesaggi incontaminati, spazi sconfinati, silenzio, assenza di vita: in apparenza, questo è Marte. Ma non è così. Non ci si faccia ingannare da quelle lande desolate, dal susseguirsi di rocce, polvere, cime impervie, crateri e un orizzonte che affonda nel nulla. Marte è ben altro. Sulla sua superficie si accalca e sgomita una tale folla di emozioni, di sogni e di incubi che si fatica a tenerne il conto. Marte è un grande magazzino dell’immaginario. Che assortimento! Ci sono i canali avvistati da Giovanni Schiapparelli, semiocartografia di ipotetiche civiltà scomparse, ci sono coloni e nativi in rapporto conflittuale, come denunciano le Cronache marziane di Ray Bradbury all’indomani del secondo conflitto mondiale, c’è l’altopiano dal volto umano, c’è il Messia rivisitato da Philip José Farmer (eloquente sin dal titolo: Cristo marziano); ci sono gli invasori feroci ed enigmatici della stirpe di H.G. Wells, ci sono le spinte rivoluzionarie agitate intorno ad Aelita, la regina di Marte secondo lontane visioni sovietiche; ci sono cowboy immortali e frotte di strane creature bianche, giaietto, marroni, rosse, zannute, verdognole, gialle, più o meno umanoidi, insomma quelle che ci ha consegnato l’immaginario avventuroso di Edgar R. Burroughs e il suo John Carter, compresi i seguiti letterari e le traduzioni a fumetti e cinematografiche; ci sono colonie umane, come quelle paranoidi immaginate da Philip Dick, e c’è anche il Robinson Crusoe astrobotanico yankee di The Martian  (2015) di Ridley Scott, abbandonato nell’Acidalia Planitia dai compagni di missione. Così come non manca vegetazione di ogni tipo, da quella descritta da Arthur C. Clarke nel 1951 in Le sabbie di Marte, alle alghe di Pianeta Rosso, il film diretto da Anthony Hoffmann nel 2000. Finanche la satira, la burla, le storie spassose e irridenti crescono floride su Marte: sia quelle che ci vedono nel ruolo di esploratori/conquistatori, sia quelle che al contrario ci collocano nel ruolo di vittime degli invasori marziani.In prima fila ci sono i buffi e feroci mostriciattoli messi in campo da Tim Burton in Mars Attacks!, il marziano burino Bix che ha le sembianze di Pippo Franco e rimanda anche al redentore (il film è Ciao Marziano di Pier Francesco Pingitore, 1980), il vento rivoluzionario ma di destra sbeffeggiato negli anni Duemila in Fascisti su Marte, prima in vari sketch, poi nel film di Corrado Guzzanti e Igor Skofic, e la moltitudine di marzianini fatta scendere in campo nel lontano 1955 da Fredric Brown in Marziani andate a casa, che burla e svela l’intero genere fantascientifico, un po’ come aveva già fatto nel fondamentale Assurdo universo. Tutto è sempre (o anche) finzione su Marte, a iniziare dalla sua presunta parentela con la Terra, il suo essere a essa più simile rispetto agli altri pianeti del sistema solare. Non v’è dubbio che le condizioni ambientali di Mercurio e Venere siano decisamente più ostili rispetto a Marte, anche per compiere una semplice passeggiata sul loro suolo: ma è pur vero che sul presunto parente stretto ancora oggi siamo alla ricerca disperata di una sola goccia d’acqua! Fatto sta che extraterrestre e marziano sono stati pseudo sinonimi per decenni e nel parlare comune lo sono ancora, laddove l’extraterrestre include anche antichi visitatori del nostro pianeta e recenti perlustratori a caccia di campioni da prelevare, professionisti dell’abduction, per così dire. Marte, insomma, è un luogo dell’immaginario adiacente allo spazio che abitiamo e questa distanza astronomica così ravvicinata ne ha fatto, a partire dalla fine dell’Ottocento, una meta privilegiata della nostra mente: da quando venne conquistata la Luna da parte di Impey Barbicane e compari prima, e da Neil Armstrong e soci dopo, cioè durante il lungo svolgersi della fanta/scienza. Dopodiché, da allora, su Marte ci abbiamo spedito di tutto, non solo e non principalmente delle sonde.

Evoluzione della razza: il marziano di Terra Formars discende dalla scarafaggio terrestre.

Deposito privilegiato di immaginario
Illuminante in tal senso è il manga Terra Formars concepito da Yu Sasuga e Kenichi Tachibana nel 2011, evolutosi in una versione anime diretta da Hiroshi Hamasaki e infine in un lungometraggio del 2016 girato da Takashi Miike. In tutti i suoi passaggi di stato, nessuno imperdibile per altri versi, rimane integra l’idea di partenza, capace come poche di illustrarci come stanno le cose tra noi terrestri e Marte. Si racconta di una missione sul pianeta rosso affidata ad avanzi di galera, gente che non ha niente da perdere che le proprie catene, disperati senza futuro e sventurati. Che ci vanno a fare queste canaglie su Marte? Vanno a sterminare gli eredi delle creaturine spedite a colonizzare il pianeta cinquecento anni prima: gli scarafaggi inviati allo scopo di terraformare, ovvero di modificare l’habitat marziano fino a renderlo simile alla Terra. Peccato che gli scarafaggi, integrandosi all’ecosistema alieno per sopravvivere, si sono modificati nel tempo assumendo grandi dimensioni e anche la loro bruttezza si è per forza di cose ingigantita. Altro che Gregor Samsa! La loro metamorfosi ha dello strepitoso e guai a trovarseli di fronte: menano da far parecchio male, sono micidiali assassini. Ecco il punto: Marte è popolato da tutti i frutti della civiltà terrestre, compresi i rifiuti e gli insetti. Ci spediamo qualsiasi cosa e qualunque figura, personaggio o luogo della nostra mente che riteniamo si addica alla superficie marziana, cosicché tutti i marziani sono terrestri, geneticamente ibridati con le zone oscure dei nostri sogni e quelle infantili del nostro fantasticare e in qualche modo tutti i terrestri diventano marziani, dando luogo a un (corto)circuito virtuoso, come, per esempio, racconta (maluccio) il Mission to Mars di Brian de Palma (2000).
Terraformare Marte, in altre parole, è un attributo dell’immaginare contemporaneo, quale che sia la forma che questi, narrandosi, assume: quella di un romanzo, di un telefilm, di un progetto scientifico, di un fumetto o di un film. Un immaginario che oggi è impastato con un ingrediente inedito rispetto al passato o quantomeno presente in proporzioni enormemente maggiori: il quotidiano. Non si può certo dimenticare che per un adolescente degli anni Trenta del secolo scorso in Usa, il rapporto con i futuri possibili e le tecnologie che li supportavano fosse circoscritto alle pagine di una fanzine. Ai nostri giorni, gli adolescenti (e non solo) dell’intero pianeta si ritrovano tra le mani dispositivi mobile che incorporano un favoloso mix di presente e futuro che consente loro di entrare e uscire da mondi privati, più o meno immaginari, mentre al tempo stesso compiono gesti di utilità immediata come fare acquisti o prenotare servizi. Cosicché, tutto quel portato immaginario, un tempo residente in mondi illustrati e/o descritti su carta, ci accompagna ogni giorno, né più né meno di qualsiasi altra rappresentazione a cui diamo il nome di realtà.

Samantha Cristoforetti a Ma che tempo che fa. L’esplorazione spaziale fruibile da tutti i target.

Un nuovo spazio del quotidiano
Un esempio concreto, che ha visto lo spazio, l’esplorazione, la ricerca scientifica e il loro portato eroico andare a braccetto con l’ordinario, è andato in scena in Italia il sette febbraio del 2015, quando dallo studio Rai milanese che ospita la trasmissione di Fabio Fazio Ma che tempo che fa ci si è collegati con la Stazione Spaziale Internazionale, dove l’astronauta Samantha Cristoforetti ha esordito con un “Buonasera. Benvenuti nello spazio”, che ha fatto collassare le distanze astronomiche e immaginarie in ogni salotto o luogo pubblico dotato di un apparecchio televisivo sintonizzato su quel canale. Spazio televisivo e spazio astronomico, un solo show, come ci ha raccontato di recente Alessandro Vietti nel suo romanzo Real Mars.
Questo nuovo immaginario, ora davvero senza confini, ha subito riproiettato su Marte le sue maggiori aspirazioni, dissolvendo la vecchia narrativa di fantascienza, la storica ricerca scientifica e il remoto quanto futuro anelito tecnognostico in un unico macrotesto che potremmo definire il meraviglioso quotidiano e che annovera anche videogame, telefilm, testi divulgativi, nuove missioni spaziali e cinematografiche. I contributi qui raccolti provano a fornire una guida per orientarsi al meglio in quella regione tropicale della nostra mente chiamata Marte.