Tele-occhi sul pianeta Terra
Lo sguardo della Luna

Matias Guerra
MOON-CCTV
Italia 2019, 30’

Camera (except for african stock footage), editing,
music composition,

melodica & live electronics:
Matias Guerra
In collaborazione
con Associazione Culturale

Ondavideo, Pisa;
Centro per la diffusione della cultura
e della pratica musicale,
Università di Pisa.
Luna50
Eventi per il 50° anniversario dello sbarco sulla Luna
Pisa 4 – 20 luglio 2019
Il video circolerà anche con musica
senza interventi dal vivo.
In questa versione sarà presentato
al MACRO di Roma il 17 settembre
e con interventi musicali dal vivo
alla Rassegna di Piane di Bronzo (Tuscania)
il 14 agosto (info) e al Festival INVIDEO,
a Crema (MI) il 22 settembre.

Matias Guerra
MOON-CCTV
Italia 2019, 30’

Camera (except for african stock footage), editing,
music composition,

melodica & live electronics:
Matias Guerra
In collaborazione
con Associazione Culturale

Ondavideo, Pisa;
Centro per la diffusione della cultura
e della pratica musicale,
Università di Pisa.
Luna50
Eventi per il 50° anniversario dello sbarco sulla Luna
Pisa 4 – 20 luglio 2019
Il video circolerà anche con musica
senza interventi dal vivo.
In questa versione sarà presentato
al MACRO di Roma il 17 settembre
e con interventi musicali dal vivo
alla Rassegna di Piane di Bronzo (Tuscania)
il 14 agosto (info) e al Festival INVIDEO,
a Crema (MI) il 22 settembre.


“Non ci si aspetta più granché dallo spazio, diventato solo un punto di osservazione per guardare la fragilità del nostro «pianeta», o per meglio dire il suo strato sottile di atmosfera. Eccoci quindi a guardare la Terra dallo spazio tramite Google Earth, invece di guardare un cielo dalla Terra”, scrive Michel Chion nel suo recente libro sui suoni nei film spaziali (Chion, 2019).
Abbiamo guardato però, cinquant’anni fa, la Terra dalla Luna, ed è nell’ambito di questo anniversario che l’Università di Pisa ha ideato nel luglio 2019 due settimane di iniziative: musica, poesia, storia, cinema, video, arte, scienza (dall’astrofisica alla cosmologia all’informatica), osservazioni telescopiche del cielo, letture, concerti. In questo ambito nasce MOON-CCTV (2019, 30’) di Matias Guerra, artista che aveva già collaborato con l’Università di Pisa e con l’Associazione Culturale Ondavideo per una serie di seminari, serate e proiezioni.
La proposta a Guerra da parte di Ondavideo e del Centro per la promozione della cultura e della pratica musicale dell’Università è nata appunto dalla conoscenza dell’opera di questo autore, che lavora ai confini fra musica, pittura, video, con attenzione e sensibilità ad aperture scientifiche e con un approccio decisamente sperimentale e di ricerca. L’invito è stato accolto, e l’opera (presentata in prima assoluta l’8 luglio, nella serata inaugurale del ciclo di film spaziali e lunari) ha proposto uno sguardo della Luna sulla Terra, evitando facili derive e citazioni cinefile, quasi imprescindibili dal meraviglioso Georges Méliès in poi, capovolgendo il punto di vista (la Luna ci guarda) e proponendo visioni e riflessioni planetarie e attuali, colme di interrogativi e dense di sottili riferimenti poetico-politici.

“La celebrazione dell’allunaggio e della Luna stessa”, scrive Guerra nel presentare questo suo lavoro, “diventa un’occasione per meditare sulla nostra storia e realtà terrestre: è la Luna a offrire il suo sguardo verso di noi, attraverso una serie di ipotetiche camere a circuito chiuso piazzate sulla Luna (di chi? Attive da quanto tempo?) che puntano su diverse zone della Terra e con diverse possibilità di zoom. Se accettiamo questo patto narrativo, quel che vediamo è un montaggio di estratti video di molteplici camere lunari, in uno stesso arco temporale definito all’inizio del video. La musica dal vivo, in questo caso, è accompagnamento per dare il senso del «qui e ora» al video ma anche trama narrativa che, a seconda dell’interpretazione, può mutare la resa complessiva dell’opera. Siamo di fronte a un thriller, a un’opera di fantascienza o a un documento del reale?”.

In MOON-CCTV la forma è quella di un cerchio che si staglia sul nero per tutto il tempo dell’opera, salvo la prima e l’ultima immagine. Il pianeta Terra diventa oggetto di quel “telescopio e microscopio del tempo, possibilità di vedere senza confini e senza distanze” che auspicava Dziga Vertov negli anni Venti del Novecento per il cineocchio (Vertov, 1975). E scriveva Jean Epstein, nel 1930: “Non si è vista la Terra né qualcosa di essa se la si è vista senza abbandonare il suo movimento. Bisogna girare più velocemente e meno e diversamente da essa…” (Epstein, 1974).

Nel 1970 il filmmaker canadese Michael Snow aveva ideato un braccio meccanico con cinepresa per il suo film La Région Centrale, esplorazione (guidata da impulsi sonori) di terra e cielo, senza intenzionalità umane: macchina da presa senza uomo. Lo sguardo immaginato da Guerra è introdotto dalla citazione de L’Aratro, bellissima canzone di Victor Jara, il musicista massacrato a Santiago del Cile nel tragico settembre 1973 del golpe di Pinochet. “Stringo forte la mano/e affondo l’aratro nella terra/lo faccio da anni/come potrei non sentirmi esausto?”. Omaggio da parte di Guerra, nato a Santiago del Cile proprio in quel terribile 1973; e omaggio alla Terra (chi vuole può trovare in rete la canzone intera, che parla di duro lavoro, ma anche di stelle e di volo di colombe).
In MOON-CCTV lo sguardo di controllo (o di esplorazione) lunare snida paesaggi, figure umane, piante e animali, cosicché la Terra non è il pianeta azzurro visto dallo spazio (anche se in un paio di immagini l’azzurrità è evocata) né le geografie lontano-vicine di Google Earth, ma un luogo di presenze e apparizioni solo a prima vista arbitrarie, un coro di immagini intessute dalla musica, vita e movimenti accomunati da fragilità e bellezza. Ma, anche con la complicità della musica, la Terra è spazio aperto a possibili storie, come suggerisce l’autore: sta per accadere qualcosa? Si tratta di fantascienza, di un documento, di un thriller? Una sospensione narrativa, un enigma, tracce di storie possibili.

L’occhio lunare coglie un papavero e margherite che sembrano toccate, accarezzate da quel lontano obiettivo indagatore, il sole sull’erba, mari, onde e trine di schiuma, colline, montagne, strade e campi coltivati, acque in incessante movimento, gocce di pioggia, cieli capovolti. Animali (dall’uccellino alle iene, dall’elefante al gorilla al serpente; cavalli, un gruppo di pecore, un insetto agonizzante). Ma anche strane e misteriose azioni, un incedere di persone apparentemente insensato, ombre, un andare e stare, una distesa di tombe.
Certe volte il cineocchio lunare sembra distrarsi o stancarsi, forse si inceppa, o sogna, forse non è avvezzo alle terre della Terra, che sembrano belle e forti almeno quanto fragili e tremanti. Allucinazioni lunari o forse troppo terrestri; cellule, forme che nascono, astrazioni.
Poema anche ecologico-politico, MOON-CCTV: i mari, le foglie, i fiori, gli animali, parlano più degli umani? La terra trema; e qualcuno trama, forse. Forse sono proprio i terrestri a tramare contro sé stessi. Lo sguardo della Luna è amoroso e spietato, nei suoi due, o tre, o tanti diversi sguardi che diversamente ci guardano. È ancora bella, la Terra vista dalla Luna, bella in modo struggente. In pericolo: forse per questo oggi appare ancora così infinitamente bella la Luna vista dalla Terra, e forse per questo oggi guardiamo a quell’allunaggio di cinquant’anni fa con immutata e insieme nuova curiosità ma anche con disagio e inquietudine crescenti, terrestri e attuali.

Scrive ancora Chion nel suo testo che nei film spaziali odierni gli astronauti non portano più con sé ricordi letterari o musicali come una volta, ma sensoriali: simulacri di odori, di piante, della luce della natura. E questa Terra rappresentata in MOON-CCTV ci ricorda le parole dell’astronauta Jim Lovell, che commentando il sorgere della Luna dall’orizzonte del nostro pianeta, visto dall’Apollo 8 (1968), disse che la Terra appariva come una grande oasi nella vastità dello spazio. Alla fine, la rotondità del pianeta lascia il posto, come all’inizio, a un’immagine rettangolare. Un bianco e nero in cui la superficie lunare si avvicina, mostrando dettagli meccanici indistinti: telecamera, astronave? È questo il punto da cui ci guardano, forse. Ora però siamo noi a guardare lì, e lo sguardo nuovamente si capovolge, allunando. O allucinando.
Che suono può avere una visione spaziale e terrestre di questo tipo? Anche qui, Guerra ha evitato le secche di un “accompagnamento” convenzionale, didascalico o emotivo, troppo freddo o troppo caldo; del resto si sa che nello spazio non c’è suono, e queste immagini evocative, silenziose e parlanti allo stesso tempo, meritano la giusta dimensione di contemplazione e pensiero.
La ricerca sulla componente sonora è dunque estremamente accurata, non invade, non si sovrappone, non distrae: risponde e corrisponde, entra in risonanza. La musica elettronica, nella versione dal vivo, vede le elaborazioni del suono con interventi improvvisati da parte di Guerra con la melodica. Una concezione sonora sospesa, esitante. Che evoca titubanti curiosità e senso di mistero, lascia intatto qualche silenzio, ammanta gli andirivieni dello sguardo lunare di sottili inquietudini, di vibrazioni ipnotiche, di incantamenti alieni e struggenti, di echi lontani, di nostalgie terrestri.

Letture
  • Michel Chion, Des sons dans l’espace. A’ l’écoute du space opera, Capricci, Bordeaux, 2019.
  • Antonio Costa, Viaggio sulla luna. Voyage dans la Lune (Georges Méliès, 1902) seguito da L’automa di Scorsese e la moka di Kentridge, Mimesis, Milano, 2013.
  • Jean Epstein, Le Cinématographe continue, in “CinéaCiné pour tous”, novembre 1930, poi in J. Epstein, Ecrits sur le cinéma, vol. I, Seghers, Parigi, 1974.
  • Dziga Vertov, Nascita del cine-occhio, in Ejzenstejn, FEKS Vertov. Teoria del cinema rivoluzionario. Gli anni Venti in URSS, (a cura di) Paolo Bertetto, Feltrinelli, Milano, 1975.
Visioni
  • Michael Snow, La Région Centrale, 16mm, colore, Quebec, 1971, 180’.