La “via venefica”, cartografie
per i nuovi psiconauti

Dale Pendell
Pharmako/Gnosis.
Piante psicoattive e la via venefica
Traduzione di Anita Taroni

e Stefano Travagli
add editore, Torino, 2021
pp. 408, € 22,00

Dale Pendell
Pharmako/Gnosis.
Piante psicoattive e la via venefica
Traduzione di Anita Taroni

e Stefano Travagli
add editore, Torino, 2021
pp. 408, € 22,00


Se ci trovassimo costretti a metter su una biblioteca di testi da lasciare in eredità ai posteri di fronte allo scenario di un collasso della civiltà, come accadde alla fine del mondo antico, non potremmo lasciar fuori un testo come Pharmako/Gnosis di Dale Pendell. Già più di una volta abbiamo rischiato che la conoscenza delle proprietà psicotrope di piante, funghi e sostanze chimiche esistenti in natura andasse perduta: accadde sicuramente all’epoca del sistematico culturicidio perpetrato dal mondo cristiano nei confronti delle civiltà amerinde, quando l’inquisizione – come racconta lo stesso Pendell – decise di “perseguire la divinazione tramite le piante allucinogene” sulla base del Tratado de las supersticiones di Hernardo Ruiz de Alarcón, che descriveva la pratica degli indios di utilizzare i semi di ololiuhqui come allucinogeno. E poi di nuovo sotto Richard Nixon, che nel 1970 promulgò il Controlled Substances Act mettendo al bando manifattura, importazione, possesso e uso di numerose droghe, accumunando l’eroina alla marijuana e inserendo nell’elenco di sostanze il cui uso medico e per ricerca scientifica era tassativamente vietato psilocibina, peyote, mescalina, LSD, DMT. Un’operazione che Pendell accomuna a quella dell’indice dei libri proibiti compilato dalla Chiesa.

Proprio per salvaguardare conoscenze che riteneva potessero presto scomparire sotto i colpi della nuova inquisizione, Dale Pendell – personaggio eccentrico della controcultura americana, poeta, scrittore, anarchico, etnobotanico dilettante – si accinse a scrivere all’inizio degli anni Novanta una trilogia di testi pensata per essere una sorta di opera-mondo sul modello delle enciclopedie, dei bestiari e degli erbari medievali, di cui Pharmako/Gnosis è l’ultimo volume, uscito nel 2005 (lo precedono gli inediti Pharmako/Poeia del 1995 e Pharmako/Dynamis del 2002), “senz’altro quello che meglio rende giustizia alla natura del suo autore”, come osserva Vanni Santoni nella prefazione, perché riesce a essere al tempo stesso “un trattato di botanica, uno studio di mitologia comparata, un diario allucinatorio, un grimorio magico, un manifesto politico-esistenziale e uno zibaldone poetico”. Sebbene farmacognosia non sia un neologismo, ma – come spiega l’autore nelle prime pagine – un termine che designa “lo studio dei veleni e dei medicamenti”, la scelta di intitolare il libro dividendo i due termini giustifica anche la scelta dell’editore italiano di mantenerlo in originale.

“L’enfasi su gnosis rispetto a logos sottintende una tradizione esperienziale basata più sul campionamento e la sperimentazione che sulla teoria. (…) Pharmako/Gnosis, dunque, è conoscere il veleno, conoscere le droghe. Nel senso di conoscenza ricavata dalle droghe – più che delle – droghe, è conoscenza proibita, ma dal potere curativo”.

Pendell la chiama la via venefica, “the poison path” in originale. Una via che porta alla conoscenza attraverso la sperimentazione delle misteriose e ancora per molti versi sconosciute proprietà degli allucinogeni; ma una via che può essere anche letale, come il termine stesso suggerisce, e qui si arriva all’intento pedagogico/manualistico del libro di Pendell. Perché oltre a descrivere le diverse piante e sostanze, l’autore aggiunge dettagliati consigli su come assumerle e su cosa aspettarsi, basandosi sulla sua esperienza in prima persona e su quelle di molti altri sperimentatori che egli ha conosciuto personalmente, oltre che attingendo alla tradizione delle antiche culture amerinde sopravvissute. Un tipico capitolo di Pharmako/Gnosis unisce l’erudizione storica e antropologica alla descrizione chimica e botanica, il ricettario pratico al racconto del trip solitamente affidato a brevi inserti poetici/narrativi.

Vediamone un esempio nel capitolo sul cactus San Pedro. Dapprima approfondiamo alcune nozioni botaniche: “Il Trichocereus spachianus presenta di solito un fusto slanciato, tra i 5 e i 9 cm di diametro, e una spinta centrale solitaria a ogni areola”. Segue una breve scheda delle specie con pale più robuste. Quindi si passa a descriverne gli effetti: “Psichedelici, enteogeni, medicinali. Visionari. Occasionalmente vomito, a seconda del dosaggio, della preparazione e di quel che succede”. Segue la composizione chimica, da cui scopriamo che il San Pedro possiede tra i 25 e i 120 mg di mescalina per 100 grammi di cactus fresco, con una precisa tabella che ne specifica i range a seconda della specie. Nella sezione sulla farmacologia apprendiamo come agiscono i principi attivi della pianta, tra cui la mescalina, la 3,4-dimetossifeniletinammina, l’ordenina, la tiramina, la 3-metossitiramina, la tirocerina e altri alcaloidi in tracce. Segue una sezione storica che approfondisce le prime testimonianze archeologiche a noi note dell’uso del cactus, l’importanza cerimoniale assunta nella cultura Chavin ormai scomparsa, l’uso attuale in cerimonie sincretiche compiute nella regione costiera del Perù settentrionale, di cui ci viene descritto il rituale ma anche la sua scarsa somiglianza con quello originale, quindi i modi di assunzione, suddivisi in una via umida e in una via asciutta. Si tratta di vere e proprie ricette, come se ne potrebbero leggere nei testi alchemici rinascimentali ovviamente aggiornati con gli strumenti attuali:

“Taglia a pezzetti il cactus o grattugialo come se fossero zucchine per un soufflé. Più fine è, meglio è. Un robot da cucina semplifica l’operazione, ma fermati prima di arrivare a una purea sfatta. Avrai bisogno di una grossa pentola o di ciotole grandi. Non esagerare con l’acqua: tra i sette e gli otto litri per una quantità di cactus tra il metro e venti e i due metri è parecchia, se non decisamente troppa. (…) Fai bollire le tue «zucchine» finché non sono ben cotte. In passato le facevo cuocere qualche ora, ma ora penso che non sia necessario. Elimina l’acqua e ripeti l’operazione. Se usi il lime, allora alla seconda estrazione non devi aggiungere altro, giusto un po’ d’acqua”.

E così via, il tutto intervallato da inserti che danno un’idea degli effetti dell’assunzione sull’autore. Per il nuovo “rinascimento psichedelico” che stiamo vivendo, Pharmako/Gnosis assume probabilmente un ruolo simile a quei grandi testi della scienza antica che vennero riscoperti nell’Occidente latino in età medievale: un deposito di conoscenze che si credevano perdute pronte per essere rilette alla luce di una sensibilità nuova, in grado di far salire i nuovi psiconauti sulle spalle di giganti e guardare più lontano. Dove, non si sa ancora: la vera questione aperta del rinascimento psichedelico – lo si capisce leggendo proprio Dale Pendell – riguarda il nuovo orizzonte di senso nel quale l’esperienza allucinogena andrà formandosi. Laddove Pendell rifiuta tanto il ritorno a impieghi enteogeni come nelle perdute culture sciamaniche (o forse persino nei misteri eleusini, come proposero R. Gordon Wasson, Albert Hofmann e Carl A.P. Ruck in un testo, La strada per Eleusi, del 1978 ma in questi giorni portato in Italia da Piano B), quanto il misticismo New Age o la deriva pseudoscientifica, con il tramonto dell’anarcoliberismo sessantottino il terreno è sgombro per fare della via venefica – con le dovute cautele, ça va sans dire – una strada che conduca a una nuova realtà.

Letture

  • Gordon Wasson, Albert Hofmann, Carl A.P. Ruck, La strada per Eleusi. Alla scoperta del segreto dei misteri, Piano B, Prato, 2022.