Sono tempi interessanti,
ma con quanti disagi!

Florencia Andreola (a cura di)
Disagiotopia
Prefazione di Raffaele Alberto Ventura

Testi di: Saskia Sassen, Loretta Lees,
Pier Vittorio Aureli,
Maria Shéhérazade Giudici,

Guido Mazzoni, Federico Chicchi,
Umberto Galimberti
D Editore, Roma, 2020
pp. 183, € 15,90

Florencia Andreola (a cura di)
Disagiotopia
Prefazione di Raffaele Alberto Ventura

Testi di: Saskia Sassen, Loretta Lees,
Pier Vittorio Aureli,
Maria Shéhérazade Giudici,

Guido Mazzoni, Federico Chicchi,
Umberto Galimberti
D Editore, Roma, 2020
pp. 183, € 15,90


Tre anni fa, quando Teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura (2017) venne dato alle stampe, l’autore descriveva la miserabile condizione di chi, cresciuto con la promessa di vivere una vita agiata grazie al lavoro dei suoi sogni, si trova ora ad arrancare tra lavoretti instabili e malpagati, barcamenandosi in una competizione fratricida e all’ultimo sangue. Due anni dopo, in La guerra di tutti (Ventura, 2019), lo stesso autore allargava l’analisi, illustrando uno scenario simile ma più generalizzato in cui, alla frustrazione posizionale di cui sopra, si aggiungono complottismi, violenze, populismi e altre distorsioni della sfera pubblica.
Oggi, il quadro appare ancora più fosco. A descriverlo, però, non è più Ventura, bensì un testo che da pochi mesi figura nella collana Eschaton, da lui diretta per D Editore. Si tratta di Disagiotopia, un’antologia a otto voci curata da Florencia Andreola che, parafrasando il titolo, offre una mappatura dei malesseri che affliggono la società contemporanea. Attraverso i loro sei saggi, gli autori delineano le coordinate spazio-temporali della crisi permanente in cui ci troviamo.
I contributi centrali – a firma di Saskia Sassen, Loretta Lees, Pier Vittorio Aureli e Maria Shéhérazade Giudici – sembrano situare il disagio in precisi luoghi fisici. Nonostante le differenze in termini di scala, entità geografiche diverse come i Paesi del Sud del mondo (Sassen), le megalopoli e i loro quartieri (Lees), gli isolati e persino le singole abitazioni (Aureli e Giudici) vengono infatti viste dagli autori come teatri del disagio, i palcoscenici in cui esso è prodotto e riprodotto. In Pulizia Economica, per esempio, Sassen sembra individuare la culla del malessere occidentale nei Paesi in via di sviluppo, la cui crisi del debito è stata un banco di prova per quelle fallimentari riforme strutturali improntate all’assestamento dei bilanci e poi sopraggiunte anche in Europa; in Gentrificazione planetaria, invece, Lees illustra le conseguenze delle politiche urbane che – spostando e dividendo la popolazione in nome del decoro, dei grandi eventi o del semplice rilancio turistico – producono esclusione e segregazione; in Orrore familiare, infine, Aureli e Giudici offrono un’interessante rassegna storica dell’organizzazione domestica, da cui si evince come gli spazi abitativi contribuiscano, da sempre, alla divisione sessuale del lavoro e ad altre forme di sfruttamento. Ogni cosa, tuttavia, ha un tempo oltre che uno spazio, e il disagio non fa eccezione. Anzi, può essere questo il trait d’union tra i due saggi iniziali, firmati da Guido Mazzoni e Federico Chicchi, e quello conclusivo di Umberto Galimberti che individuano e spiegano i problemi sociali in atto facendo riferimento a un certo periodo storico, tempo biografico o età.
In Quattro crisi, Mazzoni riesce a coniugare i tanti e diversi sintomi della crisi economica, politica, sociale e intellettuale in una lettura organica che ha il suo perno centrale nella contro-rivoluzione neoliberista degli anni Ottanta; Contro la società della prestazione di Chicchi attribuisce invece l’esplosione del disagio all’evaporazione del lavoro che, arrivando a colonizzare l’intera vita degli individui ben oltre l’orario di lavoro, forgia soggettività imprenditoriali e iper-competitive che non sono più solo forza-lavoro ma vita-valore (tema, questo, di cui ci si è occupati in questa sede in riferimento a Entreprecariat di Silvio Lorusso, 2018); a chiusura del volume, Galimberti ricorda invece come a pagare il prezzo più alto per tutto ciò siano i giovani, quelli di una generazione oramai stretta nella morsa di un nichilismo forzato ma, fortunatamente, non ancora ineludibile.

Possibili vie d’uscita
Non è solo il saggio conclusivo di Galimberti, tuttavia, a far presagire uno spiraglio. Sebbene le pagine di Disagiotopia siano pervase da inquietudini e problemi, questa raccolta è fedele al nome della sua collana individuando, in ogni saggio, un piccolo punto a cui tendere e aggrapparsi. Alle diverse analisi storiche, economiche e sociologiche che compongono il volume e che abbiamo qui succintamente ripercorso fanno infatti da contrappunto una serie di concisi appelli politici che, senza velleità rivoluzionarie, invitano a ripensare le cause del nostro disagio e ad attuare strategie di riparazione e resistenza. Ripensare i nostri desideri, rielaborare le aspettative su noi stessi, immaginare quartieri più inclusivi e abitare case meno patriarcali sono solo alcune delle proposte più significative da considerare sia sul piano collettivo che individuale.
L’antologia a cura di Andreola presenta però anche altre qualità non comuni. Non solo il tema del disagio viene affrontato con rigore intellettuale ma anche da una prospettiva realmente interdisciplinare. Sebbene gli autori muovano da formazioni, interessi, esperienze e stili evidentemente diversi la lettura non si sclerotizza ma scorre piacevole tra riferimenti storici, filosofici, economici, architettonici e psicologici. Un risultato niente affatto scontato, soprattutto per una casa editrice giovane come D Editore, che tuttavia ci ha già offerto altre preziose antologie (cfr. Datacrazia, a cura di Daniele Gambetta, 2018) e che aggiunge così al suo catalogo un altro libro utile per orientarsi in questi tempi bui. Ancora più importante, tuttavia, è la riflessività che il volume induce nel lettore. I problemi sollevati e affrontati nelle pagine di Disagiotopia sono tanti, ed è difficile non trovare una questione che non tocchi da vicino. È così che il lettore può ritrovarsi in almeno uno dei tanti aspetti del disagio contemporaneo che l’antologia tende a raggruppare in due grandi condizioni: da un lato, quella di un’effettiva difficoltà, esclusione o precarietà; dall’altro, quella percepita ma altrettanto reale di frustrazione, derivante da aspirazioni non ripagate e da promesse non mantenute.

Letture
  • Daniele Gambetta (a cura di), Datacrazia. Politica, cultura algoritmica e conflitti al tempo dei big data, D Editore, Roma, 2018.
  • Silvio Lorusso, Entreprecariat. Siamo tutti imprenditori, Krisis Publishing, Brescia, 2018.
  • Raffaele Alberto Ventura, Teoria della classe disagiata, minimum fax, Roma, 2017.
  • Raffaele Alberto Ventura, La guerra di tutti, minimum fax, Roma, 2019.