Nel gran trambusto della vita nelle metropoli è complicato vedere volti contenti e sereni. Sicuramente lo è un po’ di meno nella vita di campagna. La società ha insegnato al singolo che la normalità sta nei volti pensierosi e stressati delle persone che hanno qualunque tipo di problema personale da risolvere. La tristezza viene dunque attribuita all’ordinario. Cosa succederebbe invece se, passeggiando per le strade, dovessimo incontrare solo persone di buon umore e sorridenti? Sarebbe un mondo stupendo, utopico. Eppure, quella stessa società ha istruito l’uomo a pensare che un generale comportamento del genere sia strano e inquietante. Tale ribaltamento dell’ordinario viene offerto dall’ultima fatica di Paolo Strippoli La Valle dei Sorrisi. Il film racconta la storia di Sergio Rossetti (interpretato magistralmente da Michele Riondino), un professore di educazione fisica ed ex lottatore di judo che viene trasferito per tre mesi nella fittizia Remis, cittadina composta da pochi abitanti locata in mezzo alle Alpi.
Sergio, distrutto dal dolore per il suicidio del figlio, nota con sospetto l’atteggiamento insolitamente cordiale e sereno degli abitanti del paese, i quali lo fanno confrontare con una realtà che non è la sua. In classe, fa la conoscenza di Matteo (i cui panni sono vestiti da Giulio Feltri), ragazzo che, come Sergio scoprirà, ha il potere speciale di rimuovere il dolore delle persone semplicemente abbracciandole, abilità che usa quotidianamente sugli abitanti di Remis e sul docente nuovo arrivato. Strippoli torna in sala con la sua terza fatica, ormai conosciuto nel panorama cinematografico italiano per proporre nuovamente l’horror nel bel paese, genere che sembrava ormai morto e sepolto. Dopo successi come Piove (2022) e A Classic Horror Story (2021), quest’ultimo girato in collaborazione con Edoardo De Feo, il regista barese diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia alza l’asticella e propone un film deliziosamente inquietante e pieno di mistero fin dalla prima inquadratura. La forza della pellicola consiste nel già citato ribaltamento della società: se solitamente una persona allegra si relaziona con persone addolorate e pensierose, qui è l’addolorato che si interfaccia con una comunità composta unicamente da sorrisi.
Il pensiero del protagonista si rifà a quello del pubblico: in una battuta il personaggio di Riondino si chiede cosa abbiano tutti in quel paese. La risposta che gli viene fornita da Michela (l’attrice Romana Maggiora Vergano), cameriera del pub di Remis, è che gli abitanti sono semplicemente felici, e che questa è una bella cosa. La risposta vera è però nell’empatia di Matteo, l’alunno di Sergio: il ragazzo abbraccia gli abitanti del paese in quello che viene posto come un rituale religioso, e in questo modo incanala tutto il dolore di Remis dentro di sé, liberando le persone dai loro problemi sentimentali. L’empatia dovrebbe però essere personale di ognuno di noi; nelle relazioni interpersonali, un modo per entrare in sintonia col prossimo è ascoltare i suoi problemi e confortarlo, facendolo sentire più leggero. Nella cittadina di Remis, l’unico che applica questo concetto è Matteo, e lo fa con un’esoterica metodologia che lo porta a considerare il suo dono come un mestiere. Tutti lo considerano un angelo, una creatura di Dio scesa in terra. La verità è che Matteo è solo un ragazzo, e come tutti i ragazzi è pieno di frustrazione e sentimenti mal espressi. Tutto l’odio e il dolore dentro di sé lo portano ad esplodere e a controllare tutti gli abitanti del paese, i quali sono legati a lui tramite un marchio assegnatogli al primo abbraccio. Aldilà della narrativa fantasiosa, che Strippoli utilizza dal suo precedente lavoro Piove, quest’ultima pellicola è caratterizzata da temi terribilmente profondi che forniscono un enorme spessore ai personaggi della storia. L’atteggiamento aggressivo del professore nei confronti dei suoi alunni porta lo spettatore a chiedersi il motivo di questo comportamento. La risposta viene a galla quando viene raccontato il suo terribile passato; esso è reduce della morte volontaria del figlio vittima di bullismo. Esperienza disumana e struggente, ancor di più se ci si ritiene in parte responsabili…
Strippoli cerca di portare il pubblico il più possibile all’interno della vita degli adolescenti. Potrebbe risultare scontato il rapporto di bullismo che c’è tra Matteo e un suo compagno di classe (interpretato da Diego Nardini). Lo stesso pensiero non può però essere rivolto alla raffinatezza con la quale viene trattato il tema dell’omosessualità a quell’età. Potendo comandare le persone a suo piacimento, Matteo non perde occasione di far toccare il proprio bullo all’interno dell’ambiente scolastico. In un primo momento ci si chiede se questo gesto sia semplice cattiveria, volto a umiliare il compagno di classe. Ogni dubbio viene tolto nel momento in cui Matteo prova a esprimere i suoi sentimenti al ragazzo, il quale, furente di rabbia, lo aggredisce durante la ricreazione. Sono in pochi ad oggi i cineasti che provano a proporre il genere horror in Italia, probabilmente perché poco credibili nel contesto quotidiano in cui gli italiani vivono. Strippoli ci insegna, però, che la chiave per riproporre il genere in Italia, dopo i grandi maestri come Lucio Fulci e Dario Argento, consiste nel mescolare il genere con il classico stile drammatico che caratterizza la maggior parte dei film prodotti in Italia, perché sono le storie struggenti che incontrano di più il gusto del pubblico italiano, e forse partire da racconti simili è un buon modo per aderire al canone del cinema di genere ai livelli che consentono ai prodotti realizzato a Hollywood di essere così tanto acclamati. Anche con La Valle dei Sorrisi, fuori concorso nella ottantaduesima edizione del festival di Venezia, il regista barese insegna al pubblico che il jumpscare, la tecnica cinematografica utilizzata dai registi dell’horror per far saltare sulla sedia gli spettatori, non è il solo elemento a creare un’atmosfera inquietante. Gli elementi usati da Strippoli per creare l’horror perfetto sono ben altri: una colonna sonora disturbante e ripetitiva (offerta in questo caso da Federico Bisozzi e Davide Tomat), un trucco prostetico meravigliosamente realizzato e una sceneggiatura forse confusa in alcuni casi, ma che riesce a far porre domande continue allo spettatore più attento.
La Valle dei Sorrisi è una pellicola cruda e intensa, che riesce a emozionare e al tempo stesso inquietare il pubblico. È sicuramente l’opera che conferma Strippoli come un regista di genere in Italia, e nonostante il film sia ancora in sala, invoglia già gli amanti del genere nel vedere un suo prossimo lungometraggio. L’attesa causerà sicuramente dispiacere e dolore nei cuori degli appassionati. La speranza è che questi non cerchino di risolvere abbracciando Matteo!
- Paolo Strippoli, A Classic Horror Story, Netflix, 2021.
- Paolo Strippoli, Piove, Mustang Entertainment, 2023 (home video).

