Tecnologia ed eco-disastri
ristrutturano la psiche

James Bridle
Nuova Era Oscura
Traduzione di Fabio Viola

Nero, Roma, 2019
pp. 300,  € 20,00

James Bridle
Nuova Era Oscura
Traduzione di Fabio Viola

Nero, Roma, 2019
pp. 300,  € 20,00


C’è una crepa che separa l’uomo dalle tecnologie in cui è immerso, da colmare con un’alfabetizzazione al sistema che non sia solo relegata all’aspetto pratico del pensiero computazionale, ma possa pensare attraverso narrazioni e storie. Per James Bridle il cloud di internet è una indefinibile nuvola purpurea a cui noi tutti ci affidiamo per essere nel mondo, una dimensione numinosa navigabile grazie alle tecnologie creatrici di metafore di senso. Viviamo in una realtà transdiegetica completamente “onlife” (cfr. Floridi, 2017) dove reale e virtuale sono sempre più indistinguibili e interattivi, fino a diventare la stessa cosa.
Al contempo nessun utente conosce il funzionamento esatto degli algoritmi a cui è soggetto, ma questi elaborano la nostra psiche quotidianamente e manipolano le nostre scelte con computazioni fondate sulla contabilità degli enti, per cui “tutto ciò che non è contabile cessa di essere” (Han, 2012). Inoltre la contabilità e la mole di dati diventa così elaborata da essere neurologicamente impossibile da seguire, formando un velo impenetrabile di processi informazionali autonomi. Come per la condizione ecologica disseminata di eventi aldilà della temporalità umana, il cloud, l’ambiente e l’uomo sfumano l’uno nell’altro. L’impatto ecologico e i consumi energetici dell’infrastruttura server nascosta ai nostri occhi contribuiscono all’aumento della temperatura globale e allo scioglimento dei ghiacci del permafrost, per Bridle immagine fisica e simbolica della degenerazione neurale del nostro cervello. L’aumento della temperatura e l’investimento virtuale assottigliano le nostre capacità cognitive, per cui il quoziente intellettivo del soggetto umano crolla, il pensiero razionale si esaurisce, il linguaggio si sfalda. La rete richiede allora la pratica della non-conoscenza, cioè, intende Bridle, sviluppare un’interazione che sappia convivere e pensare con una complessità di informazioni di per sé inconoscibile. Perché:

“Vivere in una nuova era oscura richiede di accettare simili contraddizioni e simili incertezze, veri e propri stati di non conoscenza funzionale. E così che la rete, se compresa in modo appropriato può guidarci nel pensiero di incertezze ulteriori; rendere palesi e visibili le incertezze è necessario proprio per essere in grado di concepirle, di pensarle”.

Quest’epoca è oscura perché i processi digitali ed ecologici che informano la nostra percezione della realtà trascendono la normale comprensione. La computazione disegna le mappe delle nostre reti sociali e neurali, trasformando i nostri processi cognitivi per preferire sempre la risposta più semplice e meno dispendiosa. I nostri bias logici reputano le macchine totalmente neutrali, nonostante gli algoritmi veicolino la visione del mondo sia del singolo programmatore che della compagnia che li ha scritti.
L’era oscura si rivela nella facilità con cui si possono mimare contenuti di fonti autorevoli per agevolare la condivisione di fake news e prodotti abusivi, come alcuni video consigliati su YouTube che si infiltrano tra i prodotti originali per bambini sfruttando le parole chiave dei suggerimenti algoritmici. L’indeterminatezza del sistema miscela bot e umani, annullando la differenza tra i due e la comprensione di un quadro generale: “anche se sei un essere umano, finisci per interpretare una macchina”, afferma Bridle.
Gli algoritmi generano capitale per i colossi informatici come i bambini galvanizzati che navigano le loro proposte, con l’aggravante che la rete è un campo di espressioni inconsce in cui emergono contenuti di natura violenta proposti abusivamente sulle menti infanti per generare introiti. Lo stesso vale per le manipolazioni politiche, agendo sui sostrati psichici.
La computazione dei dati ad opera dei grandi colossi informatici è criticata da Bridle attraverso la politica di Eric Schmidt, che nel 2013 osannò le tecnologie di videosorveglianza à la Orwell come un bene assoluto, di contro al male dell’invisibilità. I dati veicolati da smartphone e satelliti contribuiscono però a diffondere odio di massa, rendendo l’informazione un’arma per la diffusione acritica di violenza. L’ossessione crittografica per una conoscenza sempre più raffinata agisce sul sé, sancendo la fine dell’immaginazione e l’esorcismo dell’ignoto, di contro alimentando complottismi e manie di controllo politico.
La sfera psicodigitale trasporta archetipi e processi inconsci visivi, sotto forma di figure mediatiche e immagini simboliche, che richiedono un’integrazione psichica raffinata dall’esperienza interiore e dalla consapevolezza di sé (cfr. Oddo, 2018). L’informazione è come l’energia atomica, genera scorie radioattive cognitive che possiamo curare solo con quella che Bridle chiama la “custodia”, cioè una presa di coscienza che opera nell’incertezza del presente per dialogare coi mostri ecologici, al di là del pensiero computazionale. Nutrire l’immaginazione e sviluppare capacità di sopravvivenza psichica diventano le sfide della nuova era oscura.

Letture
  • Byung-Chul Han, Nello sciame, Nottetempo, Roma, 2012.
  • Letizia Oddo, L’inconscio fra reale e virtuale. Dopo Jung. Visioni della comunicazione informatica, Moretti&Vitali, Bergamo, 2018.
  • Luciano Floridi, La Quarta Rivoluzione, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2017.
  • Timothy Morton, Noi, esseri ecologici, Laterza, Roma, 2018.