Il pianeta a misura
di tavolo per ogni gioco


Marte, la divinità della guerra: non quella cosiddetta “giusta”,  su cui vegliava Minerva, ma quella selvaggia, furente. Gli aspetti più violenti, ma anche più eroici, della battaglia erano tra gli attributi di Marte: così importante per i nostri diretti antenati Romani, che sulla guerra fondarono un impero. Così importante anche nelle visioni preromantiche del Settecento, e nel titolo del periodico della Casa della Nobiltà svedese (Riddarhuset), così come nel motto dei REME (acronimo di Royal Electrical and Mechanical Engineers, il corpo tecnico dell’esercito britannico) campeggia la scritta Arte et Marte, “abilità e combattimento”, il nome del Dio divenuto personificazione della guerra stessa.

Marte è il pianeta verso cui si volgono gli sguardi di chi vuole una futura colonizzazione dello spazio, oltre la Luna, oltre le città orbitanti attorno alla Terra. Cosicché da sempre Marte affascina gli autori di fantascienza, di videogiochi e di giochi da tavolo. Sì, perché per quanto in Italia il gioco da tavolo abbia da poco lasciato la fase embrionale e si stia finalmente avviando a essere un’attività non confinata a pochi nerd originali (non quelli creati dai media), nel resto dell’occidente i boardgames sono molto di più e da molti più decenni: tantissime scuole e alcune università li usano come strumenti didattici, sono un passatempo tradizionale in molti paesi (Germania e Svezia, per esempio). E molti editori sono diventati negli ultimi anni casi da seguire per quanto riguarda l’economia: la politica di conquista operata dalla francese Asmodée, il monopolio delle miniature dell’inglese Games Workshop, e la Hasbro che possiede tutti quelli che in Italia sono stati i primi giochi da tavolo come Monopoli o Risiko. Anche nel mondo dei giochi da tavolo, comunque, Marte rappresenta una nuova frontiera. La vastità del catalogo mondiale dei boardgames può essere vagamente compresa citando solo due numeri: il sito Boardgame Geek (BGG per gli appassionati), una delle massime autorità del campo, ha in catalogo 88.698 titoli, più quasi 59.000 nella sezione dedicata ai giochi di ruolo, e non include tutti i giochi finora usciti (ma comunque la stragrande maggioranza). Operare con questi numeri diventa un tantino complicato: per fortuna, però, buona parte dei titoli si concentra nelle ultime tre decadi e viene catalogata in maniera certosina da siti come il sopra citato BGG.

Andando a guardare una lista anche solo dei principali boardgames, sono molti i titoli che hanno Marte come argomento. In questo articolo abbiamo selezionato solo alcuni esempi. Anche qui, per nostra fortuna, l’età d’oro che il mondo dei giochi da tavolo sembra conoscere da qualche anno ci viene incontro, perché buona parte dei titoli di cui parleremo è uscita negli ultimi due anni. Tuttavia, è doveroso citare alcuni grandi classici, a loro volta ispirati da classici della letteratura altrettanto classici.

Un campo ideale per darsi battaglia
È giocoforza iniziare con uno dei titoli più influenti nel mondo dei giochi di ruolo, che è stato da poco ripubblicato in una nuova edizione e atteso a breve anche in italiano: Space 1889, della GDW. Questo titolo è ispirato alla fantascienza steampunk che fa propri gli scenari di autori come Jules Verne o Edgar Rice Burroughs, immagina che l’espansione inglese dell’epoca vittoriana avvenga non solo sul pianeta, ma anche fuori da esso, grazie a scoperte scientifiche che permettono alle navi di volare nello spazio. La Luna e Marte diventano giocoforza i luoghi in cui si svolgeranno molte delle avventure degli eroi che vorremmo interpretare, ma d’interesse rilevante per questo breve resoconto sono due dei suoi spinoff, entrambi pubblicati dallo stesso editore. Uno è Temple of the Beastmen del 1989 (pubblicato in Italia dalla Stratelibri col titolo Il Tempo degli Uomini Bestia). Si tratta di un dungeon crawler, cioè un gioco in cui ogni giocatore (si gioca da due a sei persone) gestisce un eroe che insieme ad altri forma un gruppo votato all’esplorazione di complessi sotterranei labirintici; in questo caso, gli eroi tipicamente vittoriani (nobiluomini e nobildonne, ufficiali, e persino un nomade marziano) si addentrano in un Kraag, cioè una fortezza dei feroci uomini bestia marziani, per liberare gli schiavi ivi tenuti prigionieri e per alleggerire i feroci selvaggi dei loro tesori. Si tratta di un titolo piuttosto leggero per il livello attuale dei dungeon crawler, ma per chi ha la fortuna di possederne una copia è sempre divertente ogni tanto farci una partita.

L’altro spinoff di Space 1889 è un leggermente più complicato: parliamo di Sky Galleons of Mars (1988), un gioco di combattimento tra vascelli volanti per due giocatori, che vede le navi a vapore dell’Impero Britannico contro le navi a vela dei nativi marziani. Una notevole simulazione delle epiche battaglie aeronavali di cui John Carter era assoluto protagonista nel ciclo marziano di Burroughs, questo titolo permette ai giocatori di costruire una squadra navale e scontrarsi nei cieli del pianeta rosso, su vaste città o su fantastici canali. Molto più tattico del precedente, Sky Galleons of Mars includeva diverse miniature in plastica ed era supportato, come tutta la linea di Space 1889, da una produzione di figure in metallo della RAFM.

Restando in tema letterario, nel 1979 la SPI (uno dei più importanti editori di wargame dell’epoca) pubblicò il gioco di guerra con licenza ufficiale del ciclo marziano di Burroughs: John Carter Warlord of Mars, in cui i giocatori potevano controllare Carter e uno dei suoi alleati o i suoi avversari. Il gioco aveva due distinte componenti: quella strategica, in cui si spostavano eserciti su mappe esagonate, e quella del Duello, in cui ogni giocatore controllava un solo personaggio e poteva rievocare gli scontri uno-contro-uno dei libri del ciclo. Era ovviamente prevista anche una parte diplomatica, e il gioco ebbe un discreto successo anche dal punto di vista delle regole.

La science fiction incontra il fantasy
Negli anni Novanta, Marte diventa campo di battaglia per un’altra fortunatissima serie di giochi technofantasy, in cui la fantascienza si fonde con alcuni concetti tipici del genere fantastico. La saga di cui parliamo è Mutant Chronicles e venne pubblicata nel 1993 dalla svedese Target Games. Vedrà una seconda edizione nel 1996, tradotta in italiano dalla Hobby & Work, e una terza edizione pubblicata dalla Modiphius nel 2014. Cerchiamo di riassumerne la trama. Nel futuro prossimo l’umanità ha dovuto abbandonare la Terra, ridotta a un deserto nuclearizzato, ma in realtà divenuto casa per una nuova civiltà, come scopriremo in Dark Eden, e si è espansa nel sistema solare. Le corporazioni, entità sovranazionali, governano la vita degli uomini ed esistono in uno stato di continua guerra e traballanti trattati di tregua; una di queste, la corporazione Imperiale (che include i discendenti degli abitanti del Regno Unito), scopre e attiva accidentalmente un portale su un pianeta oltre Plutone, chiamato Nero. Questo portale permette l’ingresso nel nostro sistema solare di un’antica razza di alieni dai poteri quasi magici, chiamati Oscura Legione, che in diversi momenti dà battaglia all’umanità. La storia di questo disastro e della nuova rinascita degli uomini è incisa sulle pareti della Cattedrale della Luce a Luna City, in quelle che si chiamano Cronache Mutanti. Il primo campo di battaglia del nuovo arrivo della Legione è proprio Marte, al momento un pianeta dominato dalla corporazione Capitol (Usa/Canada), anche se gli Imperiali e i Mishima (Giappone e Cina) hanno importanti centri urbani sul pianeta. Diversi giochi di questa ambientazione sono ambientati, ovviamente, su Marte, considerando che alcune corporazioni hanno truppe speciali tipicamente marziane, come le Banshee Marziane della Capitol, un gruppo di commandos aviotrasportati d’élite. Ma forse il gioco per eccellenza è Siege of the Citadel, uscito nel 1993 e la cui nuova edizione è in arrivo a ottobre del 2017: si tratta di un altro dungeon crawler tattico per due-cinque giocatori (ma con regole anche in solitario) in cui i giocatori assaltano con truppe speciali la grande Cittadella dell’Oscura Legione su Marte, da cui emergerà uno degli Apostoli, cioè dei Signori della guerra della Legione. Il gioco è molto ben strutturato, con un giocatore che a turno controlla le forze della Legione, mentre gli altri controllano ciascuno la propria corporazione; i giocatori collaborano contro la Legione, ma nel gioco è prevista la possibilità di tirare brutti scherzi alle corporazioni avversarie e persino attaccare gli alleati.

Da Marte, in genere, arrivano i problemi per la fantascienza contemporanea: le colonie di Marte sono quasi sempre un focolaio di rivolte (nei libri, film, serie tv e videogiochi). Proprio su Marte inizia la ribellione dei coloni all’Impero terrestre nel gioco di guerra Starsiege: Rebellion (1998) della Agents of Gaming. Si tratta di un wargame uno-contro-uno giocato con miniature e ispirato a un videogioco decisamente sottovalutato dallo stesso titolo. Le tre fazioni giocabili sono l’Impero, i Cybrid (entità cibernetiche create dall’uomo e ribellatesi in seguito), e i Ribelli Marziani, che usano come armi i veicoli e gli HERC (cioè veicoli bipedi corazzati ed armati) da lavoro. Il gioco è basato su un sistema di attivazione segreto, e i giocatori gestiscono squadre di veicoli composte da carri armati, GEV, e HERC, scegliendo di volta in volta gli equipaggiamenti da montare in base alle missioni. Il gioco non ebbe molto successo, ma alcune delle miniature sono davvero ben concepite, principalmente proprio quelle della fazione marziana.

Concludiamo questa carrellata di giochi bellici con la trasposizione ludica del classico Mars Attacks! Si tratta di un gioco di miniature, pubblicato nel 2014 dalla Mantic, in cui è possibile controllare la fazione terrestre o quella marziana, e ricreare le battaglie della serie a fumetti o inventarne di nuove. La linea di miniature associata al gioco, tutte da dipingere, ma prodotte in colori diversi a seconda della fazione, è arricchita da numerosi soggetti e da scenari per il campo di battaglia, che vanno dalle casse ai veicoli, fino agli edifici semidistrutti. Come tutti i giochi di miniature, anche questo funziona meglio se si è uno-contro-uno. Mars Attacks!, per la cronaca, ha visto anche un’altra serie di titoli dedicati, tra cui un gioco di dadi rapidissimo (Mars Attacks! The Dice Game) in cui occorre ottenere determinate combinazioni di simboli.

Colonizzare, terraformare, forse giocare
Marte non è però solo sinonimo di guerra. Negli ultimi due anni si infatti è affermato, nel mondo dei giochi da tavolo, un nuovo modo di vedere Marte. Lo si considera non più un pianeta già colonizzato e magari terraformato, ma un luogo da raggiungere, da esplorare e dove forse iniziare la colonizzazione. Una visione analoga a quella delle imprese spaziali. Questo trend di giochi gestionali che hanno come obiettivo lo sbarco su Marte ha visto nel 2016 la pubblicazione quasi simultanea di quattro titoli, con altri in arrivo quest’anno.

Tra i titoli precedenti si possono menzionare Mars (2009) della Tilsit, uno dei primi titoli in cui i giocatori (due-quattro) si sfidano nel cercare di colonizzare Marte, pianificando ed eseguendo azioni differenti; errori nella pianificazione però possono portare ad una rapida sconfitta, e solo uno riuscirà a esser ricordato come il colonizzatore di Marte. C’è poi Dig Mars (2013), un gioco per due-quattro persone pubblicato dalla Brain Games, in cui in una partita dalla breve durata i giocatori competono per perforare diverse zone di Marte (rappresentate da altrettante tessere) e scoprirne i tesori nascosti. Ogni perforazione fornisce “punti fortuna” che possono essere spesi per potenziare le proprie trivelle, ma che servono anche per vincere la partita; anche qui, quindi, i giocatori si troveranno a dover bilanciare le proprie risorse. Ancora, val la pena di menzionare Mars Needs Mechanics (2013) della Nevermore Games, in cui i giocatori (due-quattro) impersonano altrettanti ingegneri e meccanici provenienti da tutta Europa per rispondere alla chiamata della Royal Academy of Space Exploration (il gioco è ambientato nel 1873 in Inghilterra) e cercare di costruire meccanismi meravigliosi che permetteranno di arricchirsi e costruirne altri ancora più sorprendenti, il tutto cercando di fabbricare il razzo per arrivare su Marte. Come spesso accade in giochi simili, il tema in realtà è solo una scusa per ambientare i meccanismi di gioco, e forse si tratta del titolo meno marziano tra quelli qui menzionati.

Per tutti i gusti: in solitario, senza dadi…
Per quanto riguarda i titoli degli ultimi due anni, cominciamo la nostra carrellata da Mission: Red Planet, pubblicato in origine nel 2005, ma la cui seconda edizione è uscita nel 2015 per la Fantasy Flight Games (uno dei colossi del settore). Si tratta di un titolo abbastanza semplice, ambientato di nuovo nell’epoca vittoriana, in cui i giocatori impersonano i capi di compagnie minerarie terrestri e competono per estrarre i nuovi minerali marziani nelle zone più ricche del pianeta rosso, inviando i loro astronauti e specialisti (nove diversi per ogni giocatore) in varie missioni. Mission: Red Planet è un gioco di controllo aree, cioè dove i giocatori competono per avere maggior presenza nelle aree più importanti di gioco. Non ci sono dadi, come nei giochi finora visti, e la gestione delle carte nella propria mano rappresenta uno dei meccanismi fondamentali per vincere la partita.

Martians: A Story of Civilization (2016) è invece più complesso ed è uno dei pochi titoli giocabili anche in solitario. In questo gioco, edito dalla Red Imp Games, da uno a quattro giocatori partono già su Marte, dopo che i primi astronauti sono riusciti a creare un avamposto. Ciascun giocatore è a capo di una corporazione, e dovranno tutti collaborare per trasformare l’avamposto in città e per colonizzare il pianeta. Questo verrà fatto gestendo i lavoratori a disposizione, esplorando Marte e controllando la distribuzione e l’utilizzo delle risorse, affinché la colonia intera possa prosperare ed evolversi e gli scienziati possano scoprire nuove tecnologie per permettere la nascita della civiltà marziana. Le risorse raccolte dai lavoratori possono essere convertite in generi di prima necessità, come cibo e medicinali, o utilizzate per alimentare industria e ricerca. La sfida, in questo gioco, consiste nel cercare di bilanciare la gestione delle risorse in modo da permettere una fiorente civiltà lontano dalla Madre Terra.

Project Mars (2016), della Point ’n Click Design, mette da due a quattro giocatori nei panni di altrettanti contractor a capo di industrie che gareggeranno per mandare i primi uomini su Marte. Siccome inviare la spedizione sarà fattibile solo ogni due anni per via della vicinanza dei pianeti, occorrerà pianificare al meglio l’invio dei vari materiali in orbita attorno alla Terra, dove verranno costruite le navi da trasporto. L’altra difficoltà risiede nella capacità di carico: occorreranno più missioni per trasportare tutto il necessario dalla Terra a Marte, e quindi gli incarichi per i giocatori si moltiplicheranno ma dovranno essere effettuati tutti entro due anni. Il vincitore sarà il primo a piazzare due depositi di carburante e tre moduli in orbita attorno alla Terra. Si tratta quindi di un altro gioco gestionale, in cui il fattore caso è molto ridotto (per non dire assente). Non una simulazione, quindi, ma più un gioco scacchistico.

Terraforming Mars (2016), edito dalla Fryx Games, è ambientato invece nel secolo XXV. Marte è stato raggiunto, ma occorre terraformarlo, e quindi da uno a cinque giocatori cercheranno di attuare questo gigantesco progetto. Ogni giocatore a capo di una corporazione industriale (ovviamente, verrebbe da dire) e tutti dovranno collaborare usando le proprie competenze e i propri equipaggiamenti per rendere stabile la temperatura, aumentare l’atmosfera e portare l’acqua sul pianeta rosso. Tuttavia, alla fine della partita, solo uno sarà il vincitore: quello che avrà contribuito in maniera maggiore al progetto di terraformazione. Molte migliorie possono essere sbloccate (un po’ come nei videogiochi) solo quando altre sono state introdotte. I progetti a disposizione dei giocatori, rappresentati da carte, sono oltre duecento, e ognuno di essi porterà conseguenze diverse ma avrà anche costi diversi, che dovranno essere pagati, e richiederanno l’utilizzo di diverse risorse, che andranno raccolte e investite nei progetti. Il fallimento coinvolgerebbe tutti i giocatori, quindi, pur cercando di risultare il miglior terraformatore, bisognerà tener presente che ostacolare troppo gli altri condurrebbe alla sconfitta collettiva.

Mission to Mars 2049 (2016), edito dalla Black ’n’ White Games, è invece una corsa al Polo Nord di Marte per due-quattro giocatori. In questo titolo, ciascun giocatore deve fondare colonie, acquisire risorse, costruire laboratori, veicoli e strade, e fare ricerca, in modo da poter essere il primo a raggiungere il Polo. Il primo giocatore che, raggiunto il Polo, riuscirà a costruirvi un impianto di estrazione dell’acqua, sarà il vincitore. Qui il fattore caso gioca un ruolo, perché alcune installazioni saranno attivate dal tiro dei dadi; inoltre, ogni giocatore potrà compiere diverse missioni, alcune delle quali sono pacifiche (esplorazione, costruzione, ecc.), ma altre permetteranno di attaccare gli avversari per tentare di frenare la loro corsa al Polo. Viene considerato un family game, cioè un gioco le cui regole e gameplay non sono molto difficili e la durata è contenuta, adatto perciò a essere giocato in una serata in famiglia.

La parola d’ordine è sempre più: sopravvivere
Quest’anno, infine, vedrà in uscita nuovi titoli su Marte. Il primo è First Martians: Adventures on the Red Planet, edito dalla Portal Games. Si tratta di un titolo collaborativo, giocabile da una a quattro persone, in cui ciascun giocatore impersona un astronauta su Marte; il gruppo dovrà cercare di sopravvivere attraverso una serie di scenari che formano una storia. Le possibilità di azione sono vastissime: costruzione dei ripari, esplorazione, ricerca, estrazione risorse, gestione del campo, e così via; altrettanto vaste sono le possibilità di rimanere feriti o addirittura uccisi. First Martians è basato su un precedente titolo dello stesso autore, intitolato Robinson Crusoe, che simulava in maniera eccellente le peripezie di un gruppo di naufraghi, ed era veramente difficile vincervi; è quindi abbastanza probabile che anche questo dia molto filo da torcere ai giocatori.

L’altro titolo previsto per il 2017 è Surviving Mars: The First Missions, della Genius Games. Anche qui, da uno a quattro giocatori indosseranno le tute spaziali dei primi astronauti su Marte, e dovranno costruire la prima colonia in base a progetti predefiniti, facendo nel contempo di tutto per sopravvivere. Questo titolo utilizza diversi meccanismi collaudati: il piazzamento dei lavoratori per ottenere risorse o compiere azioni critiche; il tiro dei dadi per simulare il caso nelle situazioni meno controllabili; il deck-building, cioè la manipolazione del mazzo di carte da cui si pescano quelle di gioco tramite l’aggiunta e l’eliminazione di determinate carte. L’insieme di questi meccanismi sembra rendere Surviving Mars un gioco altrettanto interessante rispetto al suo competitore.

Marte chiama, insomma: e chi siamo noi, poveri mortali, per resistere a tale convocazione? Forse le imprese reali dei primi colonizzatori marziani sono ancora distanti ma, così come i libri ci fanno volare con la fantasia, anche grazie ai giochi da tavolo possiamo ampliare ulteriormente quella fantasia e vivere le nostre avventure, per compiere l’agognato passo: la conquista del pianeta rosso!