A che punto è
lo sfruttamento

(a cura di) Emilia Armano, Annalisa Murgia, Maurizio Teli
Platform Capitalism e confini
del lavoro negli spazi digitali
Mimesis, Milano, 2017
pp. 144, € 14,00

(a cura di) Emilia Armano, Annalisa Murgia, Maurizio Teli
Platform Capitalism e confini
del lavoro negli spazi digitali
Mimesis, Milano, 2017
pp. 144, € 14,00


Nel Frammento sulle macchine dei Gründrisse (redatti tra il 1857-58 ed editati tra il 1939 e il 1941), Karl Marx iniziava la narrazione discettando sulla metamorfosi del mezzo di lavoro, mettendoci in guardia sul potere estraneo esercitato da un sistema produttivo oggettivato che si appropriava tecnicamente del lavoro vivo e riduceva l’attività operaia a semplice astrazione di attività, enfatizzando sulla “contraddizione in processo” (Marx, 2011) rappresentata proprio dal Capitale, in quanto da un lato riduceva il tempo di lavoro, ma dall’altro poneva lo stesso come unica misura di ricchezza. A conclusione del capitolo, il padre del materialismo storico ci lasciava con una profonda riflessione: cosa sono le macchine se non “organi del cervello umano creati dalla mano umana” (ibidem)! Sulla scorta di quanto sopra, in una fase storica del capitalismo in cui c’è una violenta ibridazione tra macchina e lavoro umano, come si definiscono i confini della sussunzione al capitale e le forme di cooperazione sociale? Qual è il ruolo dei lavoratori?
Il volume collettaneo, curato da Emilia Armano, Annalisa Murgia e Maurizio Teli, si muove nell’interesse di rispondere a questi quesiti, mappando le forme di resistenza digitale, la “neorendita”, il contro-uso delle piattaforme e l’estensione della governamentalità nello spazio virtuale, performativo e binomiale (utenti produttori-consumatori di dati multimediali), riflettendo profondamente sulle possibili azioni dei prosumer, dei lavoratori dell’Icc (lavoratori del settore del terziario avanzato delle Industrie culturali e creative), cartografando, consustanzialmente, i confini dell’agire umano (o post-umano?), alla ricerca di forme concrete e reali di auto-organizzazione dal basso, sincretiche e ubique.

Dibattito su questioni cardine della post modernità
Suddiviso in più questioni da tematizzare, il pregio della miscellanea è quello di aggiungere una co-articolazione a una letteratura scientifica internazionale attenta a intercettare le tendenze di lungo e medio percorso che hanno trasformato la soggettività verso una crescente comunità di condivisione di saperi, affetti, memorie, nell’ottica della crescente ideologia neoliberista e delle trasformazioni portate da sharing e gig economy.
Cogliendo aspetti che vanno dalla mutazione della rete alla digitalizzazione delle relazioni sociali, dalla sorveglianza dei consumatori e lavoratori mediata da algoritmi all’estrazione di plusvalore, dall’accumulazione di capitale simbolico alla produzione inconscia di “reddito psichico” monetizzabile dalle corporation, dal “divenire rendita del profitto” alla liberalizzazione degli spazi virtuali e analogici come tendenza immunologica a sostegno dei diritti irrisi, si apre un ampio dibattito (non esclusivamente accademico) sulla  contemporaneità socio-economica che promuove globalmente soluzioni individuali e risposte dis-connesse, con dei margini di controvertibilità in legami di solidarietà trans-globale, di assoluta resurrezione dell’Io collettivizzato che trasfigurerebbe la solidarietà in una partecipazione comune e transnazionale.
A un primo apparato ospitante riflessioni di taglio teorico, “volte a restituire le coordinate generali del dibattito e la dimensione globale del fenomeno in analisi”, con la traduzione inedita dei saggi di Ursula Huws e Trebor Scholtz, fa seguito una sezione empirica, “orientata a interpretare le soggettività che emergono in relazioni agli spazi digitali”, cultura hacker e social-media, in cui emerge una linea di condotta della ricerca di specifici casi di studio orientata all’analisi delle categorie del volontariato nel web e l’estrattivismo del capitalismo neoliberale (consumo del  general intellect), aprendo anche a una disputa correntista in merito alla teoria della produzione di valore marxista. A chiudere queste macro-aree c’è un terzo livello analitico, attento a discutere “i tentativi emergenti di riorganizzazione del lavoro e dell’economia negli spazi digitali […] [r]iflettendo sulle nuove forme di associazionismo e di impresa culturale a carattere cooperativo e innovativo… e sulle trasformazioni possibili delle istituzioni cardine dell’economia capitalista, quali la moneta e la finanza”.

I contributi visti nel dettaglio
Entrando nel merito dei singoli saggi, significativo proprio il lavoro di Ursula Huws, Capitalismo e Cybertariato. Contraddizioni dell’economia digitale, sulla dissoluzione dei confini tra lavoro e non-lavoro nella rete, che indaga storicamente l’evoluzione dei fattori economici, politici e tecnologici che hanno rafforzato questa esplosione del confine di cui sopra (riassunti nella transizione da una paradigma keynesiano-taylorista a uno toyotista-postfordista), teorizzando  delle traiettorie su cui è possibile per i lavoratori cognitivi la riappropriazione della forza-lavoro e la crescita di un potere contrattuale.
Trebor Scholtz con il suo eloquente titolo, Think Outside the Boss. L’incapacità di immaginare una vita diversa è il trionfo del capitale, ci spiega cosa è divenuto il lavoro nel XXI secolo, cogliendone le sue criticità (furto del salario e sorveglianza totale sul posto del lavoro con l’esempio dell’Amazon Mechanical Turkish, agenzia di lavoro a cottimo della multinazionale di Seattle), con l’aggiunta di narrazioni a tendenza positiva sulle quali l’autore ci vuole condurre (come l’importanza del cooperativismo delle piattaforme quale condizione necessaria per l’emancipazione del lavoro).
A seguire, il lavoro a quattro mani di Alessando Delfanti e Johan Söderberg, Riappropriarsi dell’Hacking. Tre cicli di trasformazione nel capitalismo digitale, in cui, a una breve introduzione sulla nascita e lo sviluppo della cultura hacker, si assomma con una lineare lucidità l’evidenza di un lato cooptativo dei valori e pratiche hacker esercitato da specifiche aziende nel settore informatico e tecnologico, ai fini di implementare strategie innovative di organizzazione del lavoro e di rifrazione del modello produttivo (vedi la Silicon Valley).
Interessante la ricerca etnografica di rete del sociologo Marco Briziarelli, La dialettica del volontariato 2.0. La produzione di soggettività neoliberali attraverso Facebook, in cui propone una tesi sugli aspetti contradditori dei processi di soggettivazione all’interno dei social-media, con tutta una serie di riflessioni critiche sulle dinamiche di sfruttamento attraverso la riproduzione sociale e il consumo, l’interconnessione tra le tendenze biologiche delle nostre vite (il ricevere un like) e gli interessi politico-economici dettati dal neoliberismo, annotando in conclusione una scollatura tra le azioni soggettive/individuali e il risultato sistemico/oggettivo, le prime interrate nella ricerca di un auto-centralità, le seconde legittimate da spinte corporativiste tradotte in profitto.
In altra direzione si muovono Bertram Nassen, nel suo ICC/UGC. Il nuovo lavoro culturale, tessendo un disegno di ricerca incentrata sul rapporto inversamente proporzionale che caratterizza il livellamento verso l’alto del numero dei lavoratori nel terziario delle tecnologie e la moderazione coatta salariale, interrogandosi sulle risposte che si profilano all’orizzonte portando degli esempi concreti, e Andrea Fumagalli con Monete digitali, moneta del comune e circuiti finanziari alternativi. Portare l’attacco al cuore dello Stato, pardon, dei mercati finanziari, nel quale si interroga sul ruolo e la forma della moneta nella nostra società, ipotizzando la creazione di cripto-monete, disquisendo sui limiti e i punti di forza di tale posizione, come alternativa alla produzione centrista di capitale.
In sintesi, sulla scorta degli utilissimi contributi che conducono il lettore frammentariamente negli interstizi di una economia desiderosa di rastrellare il regime di desideri  della soggettività, di accumulare profitto con logiche di sfruttamento che interessano le componenti della vita, il volume ci suggerisce che esiste non più liminalmente un processo di contro-soggettivazioni che rifiuta la misura della vita in bene di consumo e cortocircuita la produzione delle stesse in guisa di merce, individuando nella rete il terreno cui è necessario socializzare il conflitto politico e culturale annodato da correnti osmotiche e confini poco chiari.

Letture
  • Karl Marx, Frammento sulle macchine in Gründrisse. Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, PGreco, Milano, 2011.