Immaginazione… Mediterraneo… Immaginate di Paolo Rosa

 

Preliminari di un’esplorazione

Il canto immaginario della sirena ci ha spinto dunque ad uscire dal nostro ambiente, a scostarci dalle traiettorie della nostra ricerca, a misurarci sul campo incontrando uomini e culture, animali e pietre.

Cediamo alla tentazione di avviare questo progetto, evitando di farci trascinare alla deriva da uno sguardo tutto in negativo, ancorato alla contingenza. Cerchiamo, viceversa, una mappa in positivo, che evidenzi i punti sensibili di una identità che, nonostante tutto, continua a manifestarsi. Ma questo Mediterraneo, mare nostrum, risulta subito un protagonista controverso e dimenticato.

Questo mare, che è stato l’origine di tutto, è ormai quasi scomparso dalle teste e persino dalle carte. “Mi serviva una carta. La cercammo ovunque: introvabile! C’erano mappe dell’Europa, dell’Asia, dell’Africa, ma nessuna del Mediterraneo” commenta in una situazione analoga Edgar Morin.

Come riuscire a rendersi conto, ora, della sua forma così mutevole nel tempo? Come delineare i contorni di quello spirito trasparente che ha attraversato civiltà straordinarie? Come raccontare quella sua natura sismica che concentra e riassume tutto quel che si contrappone nel pianeta: Occidente e Oriente, Nord e Sud, Islam e Cristianesimo, laicità e religione, fondamentalismo e modernismo, ricchezza e povertà?

Ipotizziamo noi uno schema, un diagramma che sorregga il nostro sguardo e delinei il percorso. Una possibile carta del Mediterraneo concepita con elementi primari e costitutivi, i cui spostamenti generativi possano aiutarci a riconoscerne i tratti fondanti del territorio.

Senza nessuna pretesa scientifica, solo attraverso un’intuizione, delineiamo cinque traiettorie dinamiche:

La terra genera l’aria

La terra incandescente che si spinge verticalmente verso l’aria, trasformandosi in vapore. La pesantezza che si traduce in leggerezza, la materialità in spiritualità.

L’acqua si ferma nel sale

Il mare che va avanti e indietro e si ferma nel sale. Ci insegna ad attendere e scandisce il nostro tempo.

Il vento porta i profumi

Il vento che è generatore. Animatore della febbrile eccitazione degli insetti impollinatori, che trasportano e inseminano il diverso; messaggeri di accoglienza e di rivitalizzazione. 

Il colore si annoda al suono

I colori che si legano in sinestesia ai suoni, ai sapori, agli odori. Mescolano e aggregano gli esseri umani con i vincoli della solidarietà, degli affetti, dell’amicizia.

La luce scrive il vuoto

Il vuoto attraversato e riscritto continuamente dalla luce. Le tracce, che si incidono e si cancellano, che alludono alla capacità di reinventarsi, disegnando nuovi punti cardinali.

 

 

 

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