ASCOLTI / SONGS OF ASCENSION


di Meredith Monk / Ecm, 2011


La madre di tutti gli strumenti:
la voce

di Valentina Bertolani


Ecm fa uscire Songs of Ascension, registrazione dell’ultimo lavoro multidisciplinare che riunisce molti dei filoni musicali che hanno segnato la carriera di Meredith Monk. Le voci, come ci si aspetta, sono al centro dell’intera composizione, ma non c’è ripetizione e ridondanza con la sua precedente attività: la scrittura è fresca e capace di suscitare grandissimo interesse, e la registrazione su un supporto esclusivamente sonoro non sminuisce l’intento del brano, come si potrebbe a primo avviso pensare.

Infatti, Songs of Ascension è una composizione pensata per un luogo specifico: una torre, progettata da Ann Hamilton, costruita presso il Ranch Oliver a Geyserville in California. Si tratta di una struttura cilindrica, con due scale a chiocciola che intrecciandosi non solo servono da rivestimento decorativo per le sue mura, ma sono anche metafora, secondo la Hamilton, di molti aspetti della nostra vita: l’ascesa verso un livello superiore, l’incontro delle forze e, ancora, vogliono richiamare la struttura del Dna.

Anche se fisicamente si ascolta questo brano a casa propria, senza poter accedere a strutture così allusive e ricche di significato, la musica riesce naturalmente a fare da tramite e a trasportarci nei luoghi più suggestivi della nostra mente, permettendo l’ascesa spirituale con una scrittura che potrebbe sembrare semplicistica, ma che a conti fatti risulta molto efficace, ad esempio con i frequenti temi ascendenti che appaiono spesso nella composizione, in particolare nel punto culminante, alla fine del pezzo. Questi accenni potrebbero risultare banali, ma non lo sono affatto poiché sono il frutto della perfetta combinazione tra l’organico e, spesso, una sensazione più astratta di galleggiamento, creata da voci che sembrano disincarnate dal corpo e sostenute da eteree trame strumentali. Il momento cruciale è il passaggio tra Fathom, brano che segna l’avvio verso la sezione conclusiva del pezzo e in cui si può apprezzare l’assolo di Meredith Monk, che va a colpire gli ambiti più gravi della sua voce, proprio prima di cominciare l’ascesa, alle tracce conclusive che ci portano in luoghi ascetici e spirituali.

L’ascolto di questo cd, come del resto di quasi tutta la musica di Meredith Monk, è assolutamente unico: pur riuscendo a tenere l’ascoltatore molto legato alla musica, nello stesso tempo lo spinge a vagare per lontanissimi ricordi musicali, riuscendo però a mantenere il controllo sulle fantasie dell’ascoltatore. Così, come una sorta di specchio deformante, questa musica rimanda indietro a sensazioni diversissime a seconda del nostro percorso musicale e degli ascolti che sono stati immagazzinati nella nostra memoria.

Ad esempio Kyle Gann, compositore conosciuto soprattutto per la sua musica micro tonale e autore del libretto che accompagna la pubblicazione, sente in Songs of Ascension l’eco di musiche antiche, paragonando Meredith Monk ad una sacerdotessa druidica. Se questo richiamo ancestrale è chiaramente presente, all’interno della musica di questa autrice è facile riconoscere dei richiami alla tradizione dell’avanguardia occidentale: l’atteggiamento ricorda a volte Cathy Berberian e il rigore della ricerca e alcuni effetti di spazializzazione rimandano a Karlheinz Stockhausen, come ad esempio nella seconda traccia dove il paragone con Stimmung suggerito da Gavin Dixon in una recensione di questo cd è particolarmente calzante.

Le parti corali sono affidate al coro Montclair State University Singers (che conta più di sessanta elementi) diretto dal Maestro Heather J. Buchanan, mentre i solisti e i gruppi vocali più piccoli sono affidati a esecutori che fanno parte dell’Ensemble vocale creato dalla stessa Meredith Monk e ad alcuni altri solisti che lavorano continuativamente con lei sulla loro vocalità ormai da anni.

Accanto a questa ricca compagine vocale, in questa composizione Meredith Monk non trascura gli strumenti, ambito in cui attinge ancora una volta alla tradizione occidentale, rappresentata da alcune percussioni e dalla presenza del quartetto d’archi Todd Reynolds Quartet, formazione newyorkese particolarmente versata alla musica contemporanea e aperta alle innovazioni, che qui si prende carico delle sperimentazioni sugli archi e sulle loro tecniche di scrittura che la compositrice porta avanti ormai da anni. Accanto a questa strumentazione tipicamente occidentale, sono accostati alcuni strumenti fortemente esotici, tra cui un khaen (una sorta di armonica a bocca di bambù proveniente dal sud-est asiatico) e alcune scatole Shruti, uno strumento indiano che potrebbe ricordare la fisarmonica, usato soprattutto facendo pedali di note singole, come sostegno della struttura armonica.

Il principale ruolo assegnato al comparto strumentale è però quello di far risaltare le voci ed eventualmente sfidarle, suggerendo timbri che le voci imitano e arricchiscono, perché qui è la scrittura vocale che emerge nel modo più interessante. Gli effetti vocali attingono a stilemi che ricorrono spesso nell’opera di Monk, con incredibili destrezze che lasciano i performer sospesi, senza una rete di sicurezza (se si esclude il loro talento). Ma il vero virtuosismo sta nella composizione che riesce a calibrare perfettamente la tecnica vocale con la poesia. I testi, se così si possono chiamare visto che spesso mancano di articolazione, originariamente sono stati ispirati dalla traduzione dei Salmi del poeta Norman Fischer, amico di Meredith Monk e sacerdote buddhista. Sempre da Fischer, Meredith Monk venne a sapere che Paul Celan scrisse delle Songs of Ascents, nome con cui si intendevano quindici salmi cantati dai pellegrini nelle ascese durante i pellegrinaggi. Queste due circostanze, assieme all’invito a creare uno spettacolo per la torre appena costruita da Ann Hamilton, crearono le basi per questa libera interpretazione dei quindici salmi dove il lato strettamente testuale è ormai per lo più incomprensibile, ma dove la musica rileva nuovi significati, suscitando nell’ascoltatore immagini che il solo testo scritto non avrebbe potuto evocare.

Così, questo ambizioso lavoro, pur contando una ricchezza di strumenti inedita in Monk, rimane saldamente ancorato alla voce umana, usata in maniera tale da aiutarci a comprendere il livello ineffabile del testo facendosi forza della sua non intelligibilità: ecco che i salmi sono arricchiti creando balbettii di sillabe a cui non corrispondono parole, o ululati selvatici, o ancora richiamando il canto delle sirene.

Momenti corali e passaggi solistici si intersecano senza mai creare discontinuità, sillabe spezzate fanno i conti con testi trattati come melodie popolari, pedali strumentali statici contrastano con virtuosismi vocali di grande instabilità; come se queste contrapposizioni, questi due modi di interpretare la voce e la comunicabilità fossero come le due scale della torre di Hamilton che si incontrano e si allontanano in una spirale infinita.

Ancora un aspetto però rende l’opera Songs of Ascension così rilevante: la registrazione attesta ancora una volta, e in questo caso forse in modo inconfutabile, la poliedricità di questa artista. Questo lavoro, pensato per essere un live, come tale poteva trarre beneficio non solo dell’abilità di compositrice, di performer e di vocalist della Monk, ma anche della sua bravura come coreografa; tutto questo ci portererebbe naturalmente ad immaginarci il formato del dvd per la pubblicazione. Ma magicamente, pur essendo stato fissato su un supporto solo audio e senza essere stato interamente registrato nella torre californiana (alcuni passaggi sono stati, infatti, eseguiti presso l'Accademia delle Arti e delle Lettere a New York e poi adeguatamente riverberati), continua a possedere un enorme fascino e una strabiliante capacità evocativa.

In conclusione, un elogio a Ecm, che ci fornisce un prezioso strumento decisamente apprezzabile: il libretto che accompagna il cd. All’interno, si trova non solo un testo interessante e utile sia per chi conosce bene l’opera di Monk sia per l’ascoltatore al primo incontro, ma anche una bella e ricca raccolta di immagini, dei ritratti dei musicisti coinvolti nella registrazione, cogliendo perfettamente lo spirito di questa registrazione. Pur considerando la musica sicuramente come la parte più importante, l’attenzione di Ecm è però sicuramente apprezzabile.

 


ASCOLTI

× Monk M., Beginnings, Tzadik, 2009.

× Monk M., Volcano Songs, Ecm New Series, 1997.

× Monk M., Atlas: an opera in three parts, Ecm New Series, 1993.

× Monk M., Facing North, Ecm New Series, 1992.

× Monk M., Book of Days, Ecm New Serie, 1990.

× Monk M., Do You Be, Ecm New Series, 1987.

× Monk M., Our Lady of Late: The Vanguard Tapes, Wergo Records, 1986.

× Monk M., Turtle Dreams, Ecm New Series, 1983.

× Monk M., Dolmen Music, Ecm New Series, 1981.

× Monk M., Songs From the Hill, Wergo Records, 1979, rist. cd Wergo Spectrum , 1989.

× Monk M., Our Lady Of Late, Minona Records, 1979, rist. cd Wergo Spectrum, 1988.