Un numero speciale, una donna fuori dal comune e una dozzina di cartoline


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  [NAPOLI]
di
Gennaro Fucile


Questi erano i suoni che arrivavano dalla California, ma ancor più oscuri, luciferini prima ancora che patafisici, erano i Pere Ubu di Modern Dance, dal loro primo album omonimo. La band arrivava dall’Ohio, da Cleveland, e ascoltarli era come sgranocchiare vetro. Tuxedomoon, Residents, Pere Ubu e fuori l’eco dei clacson. Vito Fornari 10. A far da contraltare, ecco, allora, la leggiadra Conference of the Birds, condotta dal contrabbasso pulsante di Dave Holland. Per l’occasione si fece accompagnare da Barry Altschul, Anthony Braxton e Sam Rivers. La Conference dal disco omonimo è una fitta, lirica trama tessuta da due flauti e una marimba intorno al solenne incedere di Holland. Sogno cui fa da seguito ideale la Metanoia a opera della Gunter Hampel Galaxie Dream Band, tratta dall’album Enfant terribile. Sinuosa nello svolgimento vede anche Braxton nel cosmopolita ensemble allestito dal musicista olandese. Si restava in Europa, nel Regno Unito, con Country Dance dove fiammeggia lo spettacolare intreccio dei sassofoni di Alan Skidmore, Mike Osborne e John Surman, trio noto come SOS, così come il loro unico disco. Ecco che la colonna sonora prende forma, una tracklist che scodellava Tuxedomoon, Residents, Pere Ubu, Dave Holland Quartet, la Gunter Hampel Galaxie Dream Band, il trio SOS e fuori l’eco dei clacson. L’epico folklore di Country Dance sfociava con naturalezza in una composizione dai toni barocchi del solo Surman, Edges of Illusion dall’ellepì Upon Reflection. Jazz, barocco, punk, new wave, improvvisazione, rock, clacson, il sound di Vito Fornari 10. Sound a volte leggiadro come nella delicata Ho Renomo firmata da Cluster & Eno. Loro sono formazione storica del cosiddetto krautrock, lui il dandy, chansonnier, inventore dell’ambient music e di molte altre ibridazioni. L’album è quello che riporta in copertina un microfono che sembra voler catturare tutti i suoni del mondo, ma è un bluff, non c’è nessun field recording nelle tracce del disco, che venne semplicemente intitolato Cluster & Eno. Sound anche ruvido, non solo grazie ai Pere Ubu, ma anche al Pop Group di Mark Stewart, proveniente da Bristol. Il disco è Y, la traccia Thief of Fire, il suono è un free/funk con tutte le asprezze del punk. Ci sono anche due cover di Fever, quella ribattezzata Tumor dalla conturbante Lizzy Mercier Descloux in Press Color e la versione registrata da Brian Eno negli studi radiofonici della BBC per la trasmissione Top Gear e inclusa in un bootleg, quando il conflitto con l’industria discografica era tutto lì, altro che Napster, free download e tutto il resto oggi disponibile. Ancora ritmi, fermenti dell’epoca, la danza senza frontiere di Norrgården Nyvla inclusa in Gravity di Fred Frith, che all’epoca aveva da poco concluso l’esperienza Henry Cow e il poderoso tributo dell’Art Ensemble Of Chicago a Charlie Mingus. L’orgoglio della black music che si tramanda tra generazioni di musicisti. L’album è Full Force, il brano, semplicemente Charlie M. Ecco la colonna sonora, la macchina del tempo che consente di visitare questo negozio che non c’è più.


 
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