L'Immaginazione al podere. Che cosa resta delle eresie psichedeliche
a cura di 
Antonio Castronuovo
e Walter Catalano
Eretica - Stampa Alternativa
pag. 188
Euro 10,00

 





 
L'Immaginazione al podere.
Che cosa resta delle eresie psichedeliche
a cura di Antonio Castronuovo e Walter Catalano


Che fine ha fatto la generazione che ha vissuto la rivoluzione psichedelica? Una domanda a cui risponde “L’immaginazione al podere. Che cosa resta delle eresie psichedeliche” a cura di Antonio Castronuovo e Walter Catalano. Il titolo, già di per sé, dice tutto. Il podere ha preso il posto del potere. Da tempo. 
Sono infatti passati oltre quarant’anni dal viaggio coast to coast  nell’estate del 1964 del Magic Bus di Ken Kesey (l’autore di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”), evento che ha segnato la fine dell’era beat e la nascita della psichedelia. Equipaggiato con un bidone di aranciata corretta da acido lisergico, il Magic Bus - omaggiato nel 1967 dai Beatles, nel loro crepuscolare Magical Mistery Tour e dagli Who che lo mettono addirittura in copertina - è il primo di una lunga serie di viaggi, più o meno lisergici, intrapresi da hippies, figli dei fiori, artisti, psiconauti, freaks e nobili alfieri della controcultura occidentale, da Timothy Leary a Aldous Huxley. Migrazioni che avrebbero dovuto aprire le porte a una nuova percezione. Ma, alla fine, i nostri più che gli stati di coscienza hanno finito per espandere portafogli, proprietà o marchi commerciali. 
I sopravvissuti della stagione dell’acido hanno messo su radio, ristoranti, wine bar, agriturismi, più o meno spiritualisti o salutisti. O sono finiti per fare affari nel supermarket mistico della New Age. Per non parlare di quella frangia di alternativi che, pur profondamente immersi nella cultura americana underground degli anni 60-70, sono diventati paladini della new economy e hanno fatto carriera e che carriera. Basti pensare, come rammenta Stefano Boninsegni nel saggio “Psichedelismo e individualismo negli Stati Uniti”, alla leggendaria figura di Steve Jobs, appassionato di India e di miti psichedelici, che all’età di ventun’anni montò il primo pc e fondò la Apple. D’altronde, a pensarci bene, la comunicazione elettronica non è forse una comunicazione liberata dal corpo? Fatto sta che gli eredi di quella avanguardia li troviamo oggi seduti nei consigli di amministrazione delle multinazionali hi-tech o a consigliare formaggi di fossa e marmellate bio in qualche sperduto buen retiro. 

A dire il vero, non è questo il punto. Il libro non ha nessun intento moralistico, nostalgico o apologetico; semmai il suo obiettivo è quello di fissare, attraverso il contributo di qualificati esperti e ricercatori, i contorni storici, culturali, filosofici e artistici di una scena che propugnava per ogni essere umano il diritto di gestire in proprio sistema nervoso e di alterare la propria coscienza. Una scena che esaltava la possibilità per l’umanità di giungere a un rapporto meno conflittuale con la propria psiche, i propri simili e con la natura. Una ricerca che ha pervaso da sempre tutto l’Occidente. 

Il risultato è un piano di lettura, a più livelli, che fa emergere in tutta la complessità un movimento che si buon definire, come ha scritto Matteo Guarnaccia (un maestro della psichedelia internazionale) nell’introduzione a Kaleidoscope – Suoni e visioni della psichedelia (Comune di Carpi, 2004), una delle ultime utopie collettiviste del secolo scorso.


 

Recensione di Claudio Bonomi