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    Universi alternativi, il west di Marco Ferreri di Andrea Sanseverino
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    Mastroianni è George Armstrong Custer, motore sia della vicenda storica che del film: fanatico del corpo a corpo, lo squadrista Custer si lancia nell’impresa al grido di “Dio, Patria e Settimo cavalleggeri!”, quest’ultimo la sua famiglia, abbracciata dieci anni prima della disfatta e del proprio decesso: era il 1866 quando il generale Sheridan gli assegnò il reggimento di nuova formazione, allontanando così la prospettiva di Custer, deluso dal trattamento serbato a molti ufficiali dopo la guerra civile, di raggiungere in Messico l’imperatore Massimiliano d’Austria, impegnato nella repressione dei ribelli di Benito Juárez. 
    Philippe Noiret è interprete di un generale Terry, avido di oro e non meno spregevole negli intenti rispetto a Custer, più propenso il primo ai vantaggi di una guerra condotta con strumenti di morte moderni e sofisticati: Terry era infatti attratto dallo spietato fascino delle armi dai colpi dalla traiettoria parabolica, mentre Custer prediligeva il tiro con la pistola e la scherma, le sole due discipline, insieme alla destrezza con il cavallo, nelle quali pare essersi distinto durante un suo apprendistato a West Point.
    Ugo Tognazzi è Mitch, uno scout al soldo di Custer, che incarna la spregevole combinazione di spietato mercenario e invidioso ruffiano. Dileggiato dai pellerossa a lanci di pomodori e fragorose pernacchie, non esita tuttavia a dare la giusta dritta a Cavallo Pazzo per far fuori il suo generale, reo di trattarlo da indiano. Inoltre quello di non avere come oggetto del proprio desiderio la donna dell’uomo bianco è il monito che il generale rivolge ripetutamente a Mitch, proibizione questa a cui si deve anche il titolo del film. A Michel Piccoli tocca la parte di un'altra icona mistificata dall’epopea western al pari di quella di Custer, ovvero Buffalo Bill. Se il generale ebbe in sorte una carriera militare favorita più dai demeriti dei suoi pari durante la guerra civile statunitense, che dalle proprie capacità, spesso salvata da influenti amicizie nelle alte sfere dell’esercito dell’Unione, il celebre cacciatore di bisonti fu per lungo tempo celebrato per aver sfamato gli operai impiegati nella costruzione della ferrovia, ma in realtà fu il simbolo di uno scempio ecologico, minore solo al genocidio dei pellerossa. L’irriverente parodia di Piccoli restituisce un William Frederick Cody narratore delle proprie imprese, perfetto loser quanto un De Niro nelle prime scene di Toro scatenato e malinconico come quello cantato da De Gregori nell’album del 1976, nonostante la storia lo ricordi anche come abile impresario.

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