Il giro del mondo in oltre 33 giri

 

di Gennaro Fucile

 

Il turista è figlio della prima rivoluzione industriale.

Viaggiava su percorsi tracciati da un immaginario codificato dal medium libro, dalle guide di Karl Baedeker la prima, La Renania, data 1839­, oppure dal Red Book (1836) di John Murray, l’uomo che ebbe la trovata di segnalare con degli asterischi i luoghi meritevoli di essere visitati. Sono loro che fondano il turismo moderno insieme al signor Thomas Cook, titolare della prima agenzia di viaggi organizzati, in attività a partire dal 1841.

Il turista è figlio della prima rivoluzione industriale, prima la travel literature era composta da cronache di conquista, da resoconti d’esplorazioni, dai diari delle spedizioni commerciali, da percorsi spirituali, i grandi viaggi delle crociate, delle scoperte geografiche e dei pellegrinaggi. Oppure, viaggi reali e mirabolanti fantasie: l’Odissea, le Argonautiche, il Milione, la raccolta Navigazioni e viaggi di Ramusio, I viaggi di Gulliver, eccetera.

È con la prima rivoluzione industriale che gli inglesi intensificano i viaggi. Il turista allora non si chiamava turista ma “forestiero”, era perlopiù inglese, viaggiava in Europa, si dedicava al Grand Tour e il cuore del suo viaggiare era l’Italia. Il Grand Tour era una percorso di formazione per le classi dirigenti, per l’aristocrazia e l’alta borghesia e per i singoli intellettuali.

Ancora tra i due conflitti mondiali si ritroverà predominante la presenza di artisti e letterati inglesi tra i girovaghi del pianeta, da William Somerset Maugham a David Herbert Lawrence, Edward Morgan Foster, Evelyn Waughn. L’eco di questo big bang risuona nell’ultimo dei grandi viaggiatori/letterati del Novecento: Bruce Chatwin. Stendono mappe poi racchiuse nei libri, sono sempre i libri a indicare la strada e libri a conservarne memoria. Chatwin non inganni, però: nella seconda metà del Novecento qualcosa di profondo aveva diviso in due la storia della vita quotidiana, qualcosa che era stato seminato forse meglio che altrove proprio in Italia, ma che solo negli Usa fiorisce e risplende: l’organizzazione del tempo libero. Il lungo cammino democratico iniziato con la prima rivoluzione industriale matura e approda al fordismo. Qui nasce il turista di massa, nipote della seconda rivoluzione industriale che conoscerà la sua massima fioritura nell’era della civiltà atomica. Il dopolavoro fascista è solo il preludio di quelle che saranno le grandi vacanze. Verso dove? Mete esotiche naturalmente, quelle sognate, immaginate, descritte da Emilio Salgari, l’alter ego di Jules Verne. Uno descrive le meraviglie della scienza e della tecnica, l’altro i luoghi che, grazie alla scienza e alla tecnica, si possono intanto iniziare a visitare con i voli della fantasia.

Le vacanze di massa nascono sotto il segno zodiacale di Sandokan, e Mompracem è il luogo ideale celato in tutte le direzioni di viaggio, quella zona del desiderio che anni dopo verrà ribattezzata exotica e che comprende le terre e i mari dove la civiltà industriale non ha ancora messo le radici. Africa, le isole del Pacifico, il Sudamerica e la sconfinata Asia. Eroi e musiche già abitano questi luoghi, Tarzan, King Kong, la jungle music di Duke Ellington, che troverà mirabile sintesi nella celeberrima Caravan registrata nel 1937, quando l’ombra cupa sta oramai per scendere un po’ ovunque. Ma finita la guerra i sogni esotici diventano realtà... televisiva.

Il laboratorio dove nasce adulto questo sogno è uno studio televisivo californiano, che trasmette quindici minuti di musica proveniente dalla lontana India: lo show di Korla Pandit, “Adventures in Music with Korla Pandit” che sul finire degli anni Quaranta infrange i cuori delle donne americane. Korla esegue sempre il suo Magnetic Theme, le inquadrature si soffermano sulle mani che scorrono sulla tastiera dell’organo Hammond B2, sul viso, lo sguardo, tutto molto ipnotico, c’è l’India nel salotto di casa, Korla non parla, è una scelta della regia. Questo è il primo programma televisivo dedicato alla musica, l’anno è il 1949. È solo l’inizio, musica e televisione plasmeranno l’immaginario del viaggio di massa della seconda rivoluzione industriale, quella made in Usa. La musica, in particolare, disegnerà nuove mappe subentrando ai libri, e quanto avrà inciso nell’immaginario sarà chiaro solo dopo qualche decennio, quando l’”etnico” sarà un business e la tecnologia permetterà di portarsi dietro librerie musicali, un po’ come il Kien dell’ Auto da fé di Elias Canetti, che immaginava di portare nella testa la sua biblioteca.

 

 

 

 

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