ASCOLTI / WISHING YOU WERE HERE


di The Recedents / Freeform Association, 2014


 

Elogio della calvizie e del r/umorismo


di Gennaro Fucile

 

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Colpi di tosse. In sottofondo un crescendo di percussioni, il suono di una chitarra distorta, oggetti sfregati. Qualcuno bofonchia, tossisce, dice (stralciando): “Il modo migliore per curare una brutta tosse, è quello di far finta di essere un theremin… Beh, ma che rumore fa un theremin? … Beh una specie di ... uuhu…vuuhu (prova a imitarne il misterioso sibilo, ndr). Non mi sembra un granché (commenta qualcun altro, ndr). Sì, beh, ci riprovo, non sono molto bravo a farlo... (il volume in sottofondo aumenta, ndr). Non riesco a sentire, c'è un dannato rumore". Il theremin è quello strumento musicale elettronico che prende il nome dal suo inventore, lo scienziato russo Lev Theremin, che produce strani suoni, così strani da conquistarsi un posto nelle colonne sonore di celebri film di fantascienza (come Ultimatum alla Terra) e che affascinò band pop come i Beach Boys e i Led Zeppelin. Il suono si realizza interferendo con le mani sulle onde elettromagnetiche sprigionate da due antenne poste ai lati dello strumento (una per l’altezza del suono, una per il volume). Il theremin lo tira in ballo, in questa surreale conversazione con se stesso, Lol Coxhill, di professione sassofonista, lo stravagante per eccellenza (cfr. "Quaderni d'Altri Tempi" n. 32) e il fracasso che gli impedisce il suo tentativo di simulare un theremin è causato dal gran daffare che si sta dando Roger Turner, di professione batterista, alle prese con il suo set percussivo, in parte autocostruito e dalla lap steel guitar tormentata da Mike Cooper, di professione chitarrista, una chitarra coricata su un tavolino, suonata in orizzontale, talvolta operando al suo interno con aggeggi vari. La surreale considerazione si interrompe, il pelato sassofonista riprende a soffiare nel suo soprano avviando una squisita incursione nel free jazz fino a quando Cooper, di professione chitarrista, non introduce un bordone elettronico probabilmente originato da un ventilatore.

Così si conclude il concerto tenuto a Francoforte il primo settembre del 2000 dal trio Recedents, composto appunto da Lol Coxhill, Mike Cooper e Roger Turner, sulla carta rispettivamente un sassofonista, un chitarrista e un batterista. In realtà molto di più. Molto.

La performance in terra di Germania è parte di un box che recupera oltre quattro ore di musica del trio, attivo per ventotto anni, dal 1982 al 2010, poco prima che la malattia e infine la morte (il 9 luglio 2012), impedissero a Coxhill di continuare ad avventurarsi nel suono. Ecco perché non ha bisogno di ulteriori spiegazioni il titolo dato al cofanetto: Wishing you were here. L’episodio citato mette subito in chiaro che i tre ribaldi preferivano agire nel segno dell’umorismo, retti da una raffinata anarchia, dosando cacofonia, elettronica, jazz e improvvisazione elettroacustica. Il box è prodotto dalla giovane etichetta polacca Freeform Association e include cinque dischi che coprono quasi per intero il periodo d’attività dei Recedents, ma con un buco temporale significativo (dal 1985 si passa al 1995), non perché manchino le registrazioni live relative a quegli anni ma per la qualità audio scadente. D’altra parte in un gruppo dalle sonorità così sbilenche anche la discografica non poteva che essere stramba. Infatti, pur essendo stato in attività per quasi trent’anni, l’ultimo disco è datato 1991, quando l’etichetta francese Nato pubblicò Zombie Bloodbath On The Isle Of Dogs, colonna sonora di un fantomatico film splatter sul tema degli zombie. In seguito non si vedranno altri album dei Recedents. Il disco precedente, Barbecue Strut, era uscito anch’esso per la Nato nel 1987. D’altra parte, Cooper e soprattutto Coxhill erano parecchio coinvolti con la casa discografica creata da Jean Rochard, con entrambe le etichette, la Nato, appunto e la Chabada, dai nomi dei gatti di Rochard. A loro i Recedents dedicheranno il brano Oiseau Pour Nato Et Chabada (Bon Appetit!), incluso nella raccolta Alternate Cake, che proponeva inediti degli artisti allora coinvolti con Rochard. Il coro di pennuti (registrati in una voliera) che si impasta con il suono del trio rende bene la vena ironica dei tre. Tornando a Cooper, sarà proprio negli anni francesi che si innamorerà definitivamente del folk e della cultura delle popolazioni isolane del Pacifico formando insieme al francese Cyril Lefebvre gli Uptowns Hawaiian, che attinsero a piene mani dalle tradizioni e dal repertorio della musica hawaiana nel disco Aveklei Uptowns Hawaiians. Una passione mai spentasi, che fa capolino ripetutamente anche nella musica dei Recedents. Eppure lui nasce come chitarrista folk-blues. In seguito, nei primi anni Settanta azzarda un crossover che combina le radici folk, country e blues con il free jazz, che riversa negli album Trout Steel (1970) e Places I Know (1971), che ospitano jazzisti britannici e sudafricani come Mike Osborne, Dudu Pukwana, Harry Miller, Louis Moholo, Mongesi Feza. Alla fine del decennio, Cooper cambia rotta e approda nella terra degli improvvisatori, collaborando con alcuni membri del London Musicians Collective come Keith Rowe, Eddie Prevost, David Toop, Steve Beresford e altri. Agli inizi del decennio successivo incrocia uno dei mille progetti di Coxhill, l’ex Johhny Rondo Trio (Coxhill, il pianista Dave Holland e il violoncellista Colin Wood), formazione oscillante tra amore per le melodie popolari dell’est europeo e l’irresistibile coazione a improvvisare, operante tra il 1976 e il 1980. Cooper li incontra nella versione Duo (senza Wood) in concerto al Flöz Club dell’allora Berlino Ovest. Ne scaturirà il disco intitolato Johnny Rondo Duo David Holland/Lol Coxhill Plus Mike Cooper, dando luogo a un’altra discografia anomala perché, come Trio, il Johnny Rondo, discograficamente parlando, ha al suo attivo solo il quarantacinque giri Las bicicletas/Frog Dance. All’epoca il più giovane Turner ha già una discreta esperienza in materia d’improvvisazione e ha già iniziato a perdere i capelli. Sul finire del 1982 suona con Cooper e di buon accordo i due decidono di invitare Coxhill a essere della partita. Nascono i Recedents. Cooper è quasi calvo, Coxhill del tutto e la sorte comune non gli sfugge. Così sarà lui a scegliere il nome del trio, che pressappoco significa “coloro che perdono i capelli”, candore e malizia, perché Recedents suona equivocamente come Residents, la misteriosa combriccola (presunta) californiana, la cui fama era già allora sostanziosa.

L’esordio discografico del trio, però, non è il citato Barbecue Strut, ma il brano …And Lo! The Chapel Walls Trembled At The Voice Of The Mighty Cuckoo che chiudeva uno dei tanti album pou-pourri che Coxhill amava tanto confezionare: Cou$cou$ (1984). Nello stesso disco i due suonavano con un’altra decina di musicisti in West Lawn Dirge / Just A Closer Walk With Thee / Diversions, ma la vera novità era costituita dalla sigla Recedents, fino a quel momento nota solo al pubblico che aveva visto in azione nei primi concerti quella singolare formazione dedita a un incrocio personalissimo tra voci, strumenti e apparecchiature elettroniche a basso costo, nel solco, sì, degli storici Amm, ma decisamente meno austeri, più intenzionati a inscenare un teatrino dei suoni che un rituale. I Recedents avranno ancora un’altra uscita discografica prima del disco a loro nome. Si tratta ancora di un album intestato a Coxhill, la colonna sonora di un documentario sul sassofonista, che riporterà quelle che tuttora sono le registrazione live più lontane nel tempo del trio. Il disco uscito nel 1986 si intitola Frog Dance, come la side B del quarantacinque giri del Johnny Rondo Trio, formazione che infatti qui (ri)compare con un paio di brani. È un'altra raccolta eterogenea e riporta due lunghe improvvisazioni dei Recedents: Deja Vu e Deja Tu. Datano 1985 e documentano un’esibizione a Birmingham, precedente di qualche mese il tour in Belgio, dal quale provengono i quattro brevi brani che aprono il primo disco contenuto nel box della Freeform Association, che si conclude con due improvvisazioni più estese registrate in Italia dieci anni dopo. L’intero disco è decisamente nel segno dell’elettronica lo-fi. I tre scendono in campo equipaggiati con strumentini ad alta portabilità, come la tastiera Kasio SK1 (usata da Coxhill), o la drum machine Korg azionata da Cooper, oppure attrezzi fatti in casa e nastri preregistrati. Ne scaturisce uno sciame di suoni sintetici, timbri artefatti che il trio sembra volutamente sottolineare. Eloquente in tal senso è la prima parte di Egg (dai nastri belgi) nella quale si fa esplodere un farneticante coro di squittii di varia natura. Sono le medesime coordinate del primo disco in studio del trio, anche se i dosaggi sono differenti.

Appena successivo a queste registrazioni è il brano che Coxhill inserì nel collage Spectral Soprano, zibaldone che ricapitolava l’intera carriera a suon di inediti. Il brano proviene da un concerto a Vancouver (Canada) del 1996 e si intitola Brits Abroad. Prima di questa raccolta era l’ultima testimonianza sia discografica sia cronologicamente dell’attività del trio.

Cinque anni dopo, il trio è in azione, come si è detto, a Francoforte. L’unica, lunga improvvisazione si intitola Stepping Inside Your Aeroplan e segna una differenza rispetto al primo disco e alla manciata di registrazioni tutte cronologicamente precedenti. In apertura di concerto e anche in seguito è il silenzio a fare da quarto musicista con cui i tre interagiscono, mentre l’elettronica si fa meno effervescente, se ne riduce la presenza, o più che altro l’amalgama con le fonti acustiche si è ulteriormente perfezionato.

Il terzo set, Instances with You, è stato registrato il diciotto maggio del 2002 in Francia, a Les Instants Chavirés (Montreuil). Qui il trio riduce l’assortimento degli attrezzi sonori, facendo quasi a meno dell’elettronica, sebbene la lap steel guitar di Cooper produca qui effetti talvolta analoghi a quelli tipici dell’elettronica glitch: piccole gocce di suono. Il solo Coxhill (oltre al sax) si impegna con la Cracklebox, quella scatoletta fabbricasuoni ideata negli anni Settanta dal compositore, sperimentatore e costruttore di strumenti musicali olandese Michel Waisvisz. Il dispositivo Cracklebox produce suoni striduli, nonché gracchianti, crepitii (crakle, appunto). Il delizioso accenno a un tema da ballader di razza, che Coxhill fa comparire nel finale di partita di questo set, continuamente disturbato da interferenze di ogni tipo, è l’esaltante conclusione di un match ad alto tasso di fibrillazione, che consacra definitivamente anche la piena maturità di Turner, capace di amministrare valanghe di suoni così come una singola cellula sonora.

Il quarto documento, Shut Up Your Silence è stato registrato alla Red Rose di Londra il ventitré novembre 2003. Qui Coxhill imbraccia solo il soprano, mentre Cooper ha modificato il contenuto della scatola degli attrezzi: la lap steel guitar è stata sostituita da una altisonante Amplified Acoustic National Resophonic Guitar, ci sono strumenti a corda autocostruiti, un Kaos Pad, un campionatore e field recordings. Rumore e silenzio si snodano flessuosi, ottemperando all’imperativo dettato dal titolo. I suoni iniziali fluttuano in un’atmosfera rarefatta, mentre la parte centrale è intensissima, poi tutto prende a sgranarsi progressivamente e la scena sonora si svuota, si ravviva, declina, lampi di rumore, silenzi. Stop.

L’ultimo disco, Wishing, è un concerto tenuto l’otto luglio del 2008 a Bristol. Strumentazione pressoché analoga a quella impiegata a Londra, se non per una diversa attrezzatura percussiva di Turner. Coxhill, qui assume deciso, da subito, il comando delle operazioni, da autentico mattatore. Per circa dieci minuti conduce le danze quasi assecondato dai due partner, che entrano in primo piano solo successivamente. Anche in questa occasione i tre dilatano e condensano con disinvoltura qualsiasi suono, il soprano si assume la (ir)responsabilità di abbozzare temi e variazioni come qualsiasi manuale del jazz insegna, facendo da sponda o ignorando le interferenze dei suoi compagni. Compaiono improvvisi siparietti, Cooper si dilunga in una meditazione blues, a metà del cammino si fa largo una sorta di mantra elettrico, mentre Turner distribuisce colpi a destra e manca, soffusi, impetuosi, si procede, si accenna una marcetta, si va in caduta libera. Un susseguirsi di cambi di scena vertiginoso. Cooper tracima in un rumorismo post rock, Turner picchia duro, il lirico cinguettio di Coxhill non indietreggia. È un gran finale. Piccoli rumori in chiusura.

I Recedents si esibirono un’ultima volta al Café Oto di Londra. Era il 31 ottobre 2010.

 


 

ASCOLTI

  AA:VV., Alternate Cake, Nato, 1986.
Mike Cooper, Places I Know, Paradise of Bachelors, 2014.
Mike Cooper, Trout Steel, Paradise of Bachelors, 2014.
Mike Cooper/Cyril Lefebvre, Aveklei Uptowns Hawaiians, Chabada, 1987.
Lol Coxhill, Spectral Soprano, Emanem, 2002.
Lol Coxhill, Frog Dance, Impetus, 1986.
Lol Coxhill, Cou$cou$, Nato, 1984.
Johnny Rondo Duo plus Mike Cooper, Johnny Rondo Duo plus Mike Cooper, FMP SAJ, 1980 /Bandcamp/Destination Out, 2014).
Johnny Rondo Trio, Las bicicletas/Frog Dance, Chiltern Sound, (prob. tra 1977 e 1980).
The Recedents, Barbecue Strut, Nato, 1986.
The Recedents, Zombie Bloodbath on the Isle of Dogs, Nato, 1988.