Valerio Evangelisti, the dark side of Eymerich di Carmine Treanni

 


In quasi tutti i suoi romanzi, la Storia con la “S” maiuscola, fa quasi sempre da sfondo o è addirittura la protagonista. È così?

Assolutamente. I miei romanzi sono sviluppati con due ingredienti: la storia e il tempo. Il mio interesse per la storia è totale, ma non volevo scrivere il romanzo storico convenzionale. Ho cercato di creare una diversa forma di romanzo storico. Del resto, il sottofondo storico dei miei romanzi mi serve per dare realismo alla trama. A volte ci sono romanzi fantasy, ambientati nel medioevo, in cui tutto è descritto sommariamente e a me danno un impronta di indeterminatezza. Io volevo creare uno stile fantastico, ma in chiave realistica. Allora, la storia è presente nei miei romanzi in tantissimi dettagli, che però diventano un elemento fondamentale di tutto il quadro.

I suoi romanzi sembrano però fare anche dell’analisi sociale, che, in alcuni casi, viene scambiata per un analisi politica. Penso, ad esempio, alle letture che sono state date da alcuni critici all’invenzione della R.A.C.H.E., la forza militare che compare nei romanzi di Eymerich.

È vero. C’è analisi sociale, più che quella politica, nelle mie opere. Più che altro, tento di promuovere dei valori che mi appartengono, come l’avversione alla guerra, o valori come la democrazia e la libertà. Ho le mie idee politiche, ma non centrano nulla con ciò che scrivo. Il mio è un discorso più morale che politico. Chi legga la storia della R.A.C.H.E. - parola che vuol dire vendetta, ma significa tante altre cose, e che nei miei romanzi è una sigla che rappresenta un potere oppressivo, militare-tecnologico, al servizio di una ideologia che è un miscuglio tra fascismo e comunismo -  non fa fatica, credo, a leggere una metafora delle guerre balcaniche. La dissoluzione di un intero Stato, con etnie che erano mescolate e che, ad un certo punto, scoprono un’identità in gran parte fittizia, tanto che queste etnie sono il pretesto della guerra, più che il vero movente.

Lei ha dichiarato, in un’intervista, che il suo metodo di scrittura è quello della "full immersion": crea le sue storie vivendole da dentro. Ci può spiegare questo metodo?

Per dare corposità alle mie scene, tento di mettere in azione tutti i sensi. Descrivo, pertanto, profumi, luci, colori. Certi romanzi, hanno una tonalità per quasi tutta la storia. Per esempio, Il corpo e il sangue di Eymerich è sul rosastro, le case sono dipinte di rosso, così come alcuni degli abiti, e così via. Quando scrivo, mi immagino un determinato ambiente e tento, senza eccedere nella descrizione dei dettagli, di dare un’idea precisa al lettore, anche attraverso le luci e i colori. Il lettore, a sua volta, non recepisce tutti i dettagli, ma sicuramente ne coglie alcuni, avvicinandosi così all’idea della storia che avevo in mente di trasmettere. È un metodo che può capire, ad esempio, chi ha lavorato alla creazione di videogiochi molto coinvolgenti, dove alla fine si finisce davvero per identificarsi con il personaggio ed immedesimarsi nella storia, creando una sorta di mondo virtuale



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