Valerio Evangelsiti, the dark side of Eymerich

 

di Carmine Treanni

 

Quando si parla di Letteratura dell’Immaginario italiana, uno dei primi nomi che viene in mente, se non il primo, è quello di Valerio Evangelisti. L’autore del ciclo di Eymerich, è tra i nostri scrittori, certamente il più visionario. I suoi romanzi sono intrisi di una immaginazione che è quasi unica nel panorama letterario attuale, mescolata però ad una sana dose di realismo sociale. Pur usando i registri del romanzo storico per un verso e quello della letteratura di genere per un altro, le storie dell’autore bolognese sono anche una profonda analisi della realtà odierna, delle contraddizioni della nostra società e del nostro tempo. Evangelisti contamina continuamente stili, canoni e forme della letteratura di genere, proponendo di fatto uno stile molto personale, che lo ha reso uno scrittore molto noto e tradotto anche all’estero.

Nato a Bologna, nel 1952, dopo aver pubblicato libri e saggi storici, Evangelisti si è dedicato alla letteratura fantastica. Il suo primo romanzo, Nicolas Eymerich, inquisitore (1994) ha vinto il Premio Urania, il più prestigioso premio italiano nel campo della fantascienza,a cui sono seguiti altri sette romanzi: Le catene di Eymerich (1995), Il corpo e il sangue di Eymerich (1996), Il mistero dell'inquisitore Eymerich (1996), Cherudek (1997), Picatrix, la scala per l'inferno (1998), Il castello di Eymerich (2001), Mater terribilis (2002).

Ha poi pubblicato, sempre per Mondadori, i tre volumi di Magus, una biografia con risvolti fantastici di Nostradamus. Un ciclo a sé è quello del pistolero Pantera, attraverso il quale l’autore esamina, sotto forma di western, momenti della storia americana. Il ciclo comprende l'antologia Metallo urlante e i romanzi Black Flag e Antracite (2003).

I romanzi di Valerio Evangelisti sono tradotti in quattordici paesi. In Italia sono pubblicati da Mondadori ed Einaudi, in Francia da Rivages. Tra gli ultimi usciti ci sono Noi saremo tutto (2004) - un noir sul movimento operaio negli Stati Uniti, dagli anni 20 agli anni 50 – e  Il collare di fuoco (Mondadori Strade Blu), un romanzo storico di amplissimo respiro, che narra in chiave avventurosa la formazione del Messico come Stato moderno.

Il ciclo di Eymerich ha ottenuto in Francia il Grand Prix de l’Imaginaire e il Prix Tour Eiffel. Sceneggiatore per la radio, il cinema, la televisione e il fumetto, Evangelisti ha ottenuto nel 2000 l’importante Prix Italia, quale migliore autore di sceneggiati radiofonici.
La casa editrice l'Ancora del Mediterraneo ha pubblicato due suoi volumi di critica letteraria: Alla periferia di Alphaville (2001) e Sotto gli occhi di tutti (2004).

Ad Evangelisti, che abbiamo incontrato a Fiuggi, durante l’ultima Italcon, la convention nazionale della Letteratura fantastica, abbiamo rivolto alcune domande, sui suoi romanzi e sulla sua concezione della letteratura di genere.

Eymerich è un personaggio intollerante, asociale e anche crudele: eppure esercita un fascino irresistibile nel lettore, che si immedesima in lui e nelle sue avventure. È un effetto voluto fin dall’inizio o è stata una reazione dei lettori che non si aspettava?

È vero. Eymerich è un personaggio gelido, solitario, scostante. Ha anche un suo lato umano, ma i suoi rapporti con il prossimo sono estremamente difficili. È infastidito quando qualcuno lo tocca, non accetta di essere avvicinato. Le altre persone, salvo rarissimi casi, le considera sempre strumenti di un progetto che persegue. Vuole tenere a distanza il resto dell’umanità, a cominciare dalle donne, che sono ciò che lui teme di più.

Fin dall’inizio, volevo che il pubblico si identificasse con Eymerich, quasi obbligandolo anche contro la sua volontà. L’espediente principale per ottenere questo risultato è quello di far vedere tutto dal suo punto di vista. Mentre per Eymerich uso frasi del tipo: “Eymerich pensò”, per altri personaggi, uso frasi del tipo “sembrava pensare”, oppure, “pareva credere”. Il lettore così è insicuro di questi personaggi, ma non di Eymerich. Altro esempio, nel cinema esiste il piano americano, ossia l’inquadratura che riprende un personaggio e quello che sta intorno al personaggio, ma non tutto l’orizzonte. Ho applicato questa tecnica nella mia scrittura, in modo che il lettore non veda nulla che non sia vicino a Eymerich. Nei miei romanzi non ci sono descrizioni di luoghi in astratto, ma solo di posti che Eymerich riesce a vedere con i suoi occhi. In questo modo, il lettore non si accorge che lentamente sta “diventando” Eymerich. In altri casi ho fatto diversamente. In Noi saremo tutti, non volevo l’identificazione con Eddie Florio, il personaggio principale. E allora, ho creato un personaggio talmente bastardo e sgradevole che solo un pazzo potrebbe identificarsi con lui. Ma in questo caso, volevo che fosse la storia ad emergere.

 

 

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