Un numero speciale, una donna fuori dal comune e una dozzina di cartoline


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di
Stefano Bory


Le due coscienze non sono separate, non c’è un inconscio istintivo che prende il sopravvento e cancella temporaneamente il conscio dotato di razionalità. Dexter rappresenta una tipologia di saturazione del modello archetipico del doppio in cui il piano razionale diventa punto di contatto tra due forme consce del sé; forme che grazie ad esso convivono senza principio di opposizione. Il sé più umano non lotta contro quello mostruoso, anzi ne condivide finalità e legittimazione perché ne trae essenzialmente origine. Siamo di fronte ad un esempio fittizio estremamente efficace di immaginazione attiva (Jung, 1985), ovvero di quella pratica junghiana attraverso la quale il dialogo con l’inconscio ed i suoi fantasmi diventa aperto – ma qui talmente aperto da portare l’inconscio ad uno stato del tutto cosciente. 
Perché allora parliamo di partita a scacchi? 
L’inversione che attraversa questa versione televisiva del doppio ci offre la risposta al quesito. Seguendo le vicende di Dexter, ci rendiamo conto che l’identità sociale di lavoratore e buon compagno di vita, strumentale a quella pulsionale di assassino ed “uomo solo”, inizia ad acquisire una importanza sempre maggiore lungo il corso degli episodi. Piano piano, il distacco totale inizia a trasformarsi in interrogativo, e la separazione dal mondo necessaria per la sopravvivenza del sé mortifero inizia a presentare delle crepe, delle incrinature. Senza mai davvero assolutizzarsi, ed accogliendo al suo interno tutte le proteste ed i disagi  del conscio assassino, Dexter diventa sempre più contento di dover conservare intatte le sue relazioni sociali. Relazioni di cui, in fondo, non ha mai avuto veramente bisogno. In altre parole: non solo Dexter/Jekyll vive, mangia, dorme, “è” insieme a  Dexter/Hyde, ma riesce col tempo anche a trovare una sua autonomia – parziale sí, ma comunque autonomia. La cosa più interessante, forse, è che a questo punto il Dexter/Hyde non si ribella, non spacca tutto, rifiutando ogni forma di sottomissione, come fa nel mito narrativo fondatore, spingendo Jekyll alla morte. In questa in-versione del terzo millennio, egli accetta di non essere l’unico e perfino di lasciare più spazio all’altro da sé. Strana ed affasciante conseguenza, il patto interiore si riaggiusta, ma non si rompe. Il mostro cede la regina, ma ottiene partita patta. Ovvia e forse triste conseguenza, il patto sociale non può essere eliminato, l’unica via di uscita è attribuirgli valore, anche quando la tendenza sarebbe un’altra. E Dexter funziona perché questo conflitto concerne ogni essere socialmente organizzato, anche se non necessariamente portato all’omicidio rituale. È una frontiera aperta che non riesce mai a chiudersi totalmente, proprio come Miami e tutte la grandi città di mare.
Almeno, nella Miami della finzione, c’è qualche assassino in meno. Ma paradossalmente qualche morto in più...

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