Il rovesciamento del topos nella fantasy di Terry Brooks
di
Roberto Paura

 



Anche gli Elfi, depositari della magia nelle Quattro Terre, non sono eterei e perfetti, ben diversamente – come visto in altre sedi – dagli Elfi di Tolkien. Corrotti, spesso malvagi, il più delle volte indolenti e lassisti, gli Elfi non risultano di alcun aiuto agli eroi delle storie di Brooks. E nessun aiuto danno, nel ciclo di Landover, gli “aiutanti magici” al protagonista Ben Holiday: le magie sconclusionate e da prestigiatore di Questor Thews o il supporto magico di Willow possono aiutare Ben ad uscire da alcune situazioni pericolose, ma non hanno alcun ruolo nella soluzione delle vicende principali, che sono risolte con le sole forze del protagonista. L’originalità e il valore della fantasy di Brooks sta quindi proprio in questo, nel fatto cioè che le vicende vengano risolte non con espedienti magici o armi invincibili, ma con l’umana grandezza che i protagonisti dimostrano.

Il ciclo di Landover è, per stessa ammissione di Brooks, un’opera satirica della fantasy canonica. Questo spiega quindi anche perché spesso gli antagonisti di Ben Holiday siano figure caricaturali. Il drago Strabo e la Strega del Crepuscolo, benché tratteggiati come esseri di estrema crudeltà, fanno spesso sorridere e non sono mai, in realtà, i veri ‘cattivi’ della storia. Il male in Brooks – come già si è visto in “L’evoluzione del male” – assume sempre fattezze ben diverse da quelle canoniche, e ad esempio nel primo romanzo del ciclo di Landover il male è rappresentato dal Marchio di Ferro, che in realtà sembra essere null’altro che la proiezione delle paure e delle angosce di Ben stesso. Draghi, troll e streghe nella fantasy brooksiana sono cattivi di supporto, spesso da operetta, ennesimo rovesciamento di un luogo comune della produzione fantasy “ortodossa” che si evolve dalla fiaba classica.

Insomma, appare chiaro quindi come Brooks – pur partendo necessariamente dalle stesse funzioni in comune con la più classica produzione fantasy – abbia superato lo schematismo e la desolante mancanza di originalità che caratterizza gran parte dell’attuale produzione di genere mantenendosi ancorato al principio che l’elemento fantastico, quello magico, è peculiare ma non principale, è insomma un espediente che non deve mai svilire la centralità dell’uomo, sempre e comunque protagonista delle più grandi e notevoli opere del fantastico.

Questo articolo è apparso in origine sul sito Fabbricanti di Universi, curato da Roberto Paura. Si ringrazia l'autore per averne concesso la pubblicazione anche su Quaderni d'Altri Tempi.

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