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    Identità liquide e mosche, tutto in una bottiglia di Gianfranco Brevetto


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    Ma non basta, Pinocchio è un burattino, ma fa le stesse cose che fanno molti bambini della sua età: marina la scuola, vuole divertirsi come tutti. Qui Collodi crea una frattura: è vero che Pinocchio è un burattino, ma lo è solo esternamente; vi sono molti suoi coetanei che burattini lo sono dentro, perché ascoltano i cattivi maestri ed i cattivi consigli. Sono automi, non individui. Pinocchio invece appare il negativo di un bambino della sua età e le sue vicissitudini non sono altro che una lenta reversione. Il vero bivio della sua metamorfosi è al paese dei balocchi, ma il rischio è che la trasformazione diventi irreversibile, tanto è vero che il suo cattivo compagno, Lucignolo, diventa ciuchino per sempre, condannato a lavorare e a morire di stenti. Pinocchio stesso affronta questa strada sbagliata e rischia di diventare prima attrazione di un circo, dove viene mortificato e messo alla berlina di tutti, poi pelle da tamburo. I bambini veri, ma senza coscienza, vengono tramutati in ciuchini. Il burattino bambino, che finalmente accetta ed  acquisisce le necessarie qualità morali, può diventare finalmente un umano. È una fiaba in cui regna sovrana l’incertezza, mutano costantemente gli scenari ed i personaggi, è un mondo in continua metamorfosi. Anche i personaggi cardine (Geppetto, Fata, Grillo) appaiono e scompaiono. L’identità del bambino Pinocchio si costruisce, in questo lungo viaggio, grazie a continue trasformazioni e somatizzazioni, come il naso che si allunga in occasione delle bugie. In Pinocchio la metamorfosi appare guidata o contrastata anche da altri animali con funzioni diverse ed a volte antitetiche. Ma, mentre in quella collodiana il processo metamorfico e le trasformazioni di alcune parti del corpo del burattino appaiono strettamente legate non solo al comportamento ma anche ai suoi sentimenti e alle sue intenzioni, nella trasformazione narrata da Kafka il lettore resta legato alla trama nella ricerca insistente delle motivazioni1.

    mosche04 Il perché s’impone nel romanzo kafkiano mentre è il come ad imporsi in quello di Collodi. Il compito dei personaggi presenti nel capolavoro di Collodi appare, infatti, quello di allontanare o avvicinare il burattino alla sua naturale vocazione di diventare il figlio in carne ed ossa di mastro Geppetto. Lo potrà diventare solo se liberamente sceglierà di divenire un ragazzo a modo. Le forze in campo nel racconto appaiono partorite, in fin dei conti, dallo stesso desiderio del falegname che, nelle pagine iniziali del libro, dà un soffio vitale al pezzo di legno scartato da Mastro Ciliegia. Ed è proprio in quel momento che si viene a creare un mondo fantastico e mitologico parallelo, all’interno del quale, e solo nel quale, questa trasformazione potrà avvenire.
    Nella metamorfosi kafkiana, per contro, le regole non sono rivelate ed il senso della trasformazione dà adito solo ad ipotesi da parte del lettore. Il celeberrimo incipit del racconto di Kafka ci dice solo che il protagonista, Gregor Samsa, “destandosi un mattino da sogni inquieti”, si trova trasformato in un enorme insetto. Il dramma di Gregor diventa, nel corso del racconto, un dramma familiare, che termina solo con la morte dell’enorme insetto e con la ripresa della normale vita dei congiunti superstiti. Gregor Samsa si trova sottoposto alle leggi quotidiane, e le percepisce come cogenti, proprio quando si trova trasformato nell’aspetto fisico. Il problema principale di Gregor-scarafaggio, come della sua famiglia, appare quello di giustificare questa nuova condizione. È “l’ordine naturale del cose”2 a dover, in assoluto,  prevalere e in chiusura del racconto lo si ritrova, anche se con molta amarezza. Un ordine indifferente all’individuo che, nonostante tutto, è necessario trionfi. La famiglia di Gregor, infatti, ritrova la serenità perduta solo quando avrà rimosso il corpo del grosso insetto. La stessa figlia, che era stata per lungo tempo solidale con il fratello-scarafaggio rinasce anche in bellezza, “e fu per loro (la famiglia Samsa, nda) quasi una conferma dei nuovi sogni e dei nuovi buoni propositi (…)”.
    Questa la chiosa del racconto. Come in Pinocchio anche in Kafka la metamorfosi sembra essere dettata dalla volontà familiare di normalità.

      [1] (2) [3]
     

    1. Cfr. l’Introduzione di Giuliano Baioni a Franz Kafka, La Metamorfosi, Rizzoli, Milano, 1989. 
    2. Cfr. Albert Camus,
    Le premier homme
    , Gallimard, Paris, 1994.


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