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    La Bibbia e la pistola fumante di George Walker Bush di Giovanni De Notaris


    legionariEgli si rinchiuse nel suo fanatismo religioso, ritenendo e dichiarando poi che Dio gli aveva affidato una missione: quella di esportare la democrazia in tutto il mondo, soprattutto in quei paesi che erano soggetti a dittature. Questo chiaramente ebbe ripercussioni anche sulle reazioni dell’America agli attentati dell’11 settembre.
    Prima venne la campagna d’Afghanistan, che affermò rapidamente la supremazia militare dell’impero americano. Poi l’invasione, in completa violazione di tutte le norme internazionali, dell’Iraq, dichiaratamente per rovesciare il regime di Saddam Hussein. In realtà le motivazioni erano molteplici e bisogna distinguere tra quelle dello staff del presidente e quelle del presidente stesso. Le ragioni legate al petrolio sono fondamentalmente vere, ma sono da attribuire a coloro che formavano, e in parte formano tuttora, lo staff presidenziale. Pensiamo a Dick Cheney, vicepresidente nonché petroliere, ma anche all’ex segretario alla difesa Donald Rumsfeld, teorico di una nuova guerra lampo e di un lighter army; ma forse è possibile elaborare un’ipotesi diversa sulle motivazioni personali di George W.

    Potremmo provare a ipotizzare una ragione non meno legittima delle teorie del complotto nate dopo l’attentato alle Twin Towers, se si vuole più “fantapolitica”, della discesa in armi di Bush jr.
    Se seguiamo questa ipotesi, il petrolio o la stabilità mediorientale non furono le cause principali che spinsero il presidente ad intraprendere l’avventura dell’Iraq (certo è però che i contratti per la gestione del petrolio iracheno sono stati principalmente assegnati ad aziende petrolifere “made in USA”); anche qui c’entra, e come, il personale fanatismo religioso di Bush.
    Egli infatti, come accennavamo, sostiene che Dio gli ha affidato una missione che intende senz’altro portare a termine: estirpare il male dal mondo. La Bibbia  (quella che in tutta la fiction americana troviamo sempre nel cassetto del comodino, anche nel più scalcinato motel), inoltre, parla di luoghi – sacri – che si trovano proprio in Medio Oriente. Il presidente teologo ha quindi, potremmo dire, iniziato una vera e propria nuova crociata contro il male nel mondo, e il fatto che regimi “malvagi” si trovino in quei luoghi sacri è ai suoi occhi inaccettabile.
    bible Ritiene perciò suo compito, da buon christian reborn, seguire, in un certo senso, il volere divino, ripercorrendo le strade della mitologia biblica e sconfiggendo in quei luoghi mitici gli eserciti malvagi. Solo così l’America e il mondo intero saranno salvati. 
    Possiamo ipotizzare che, per carpire la personalità di Bush, non bisogna studiare tanto la storia politica americana, ma soffermarsi sui miti della Bibbia. Insomma, sostenere che l’ideologia politica dell’Amministrazione statunitense si fonda solo su motivi economici può essere riduttivo. Contano anche motivi culturali.

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