A noi vivi

di Robert Anson Heinlein,

Mondadori, Milano, 2007

pagg. 294

Prezzo: € 8,40.

 

 

 





 

A noi vivi di Robert Anson Heinlein

Nel 1933, al termine di una luminosa carriera, H.G. Wells pubblicava il suo The Shape of Things to Come: non un romanzo, ma un ampio affresco fantascientifico su un possibile futuro fino al 2106, una sorta di libro di storia del XXI e XII secolo con finale a lieto fine. Sei anni dopo, nel 1939, molto prima di esordire nel campo della narrativa e diventare la stella del firmamento della science-fiction americana, Robert Heinlein scriveva For Us, the Living riprendendo la lezione di Wells e dando una sua personale interpretazione della storia futura dell’umanità.

Inedita fino alla sua morte, l’opera è giunta per la prima volta in Italia nel 2005 in edizione Urania e nell’aprile 2007 la Mondadori lo ha ripubblicato nella “Piccola Biblioteca Oscar” con un bell’apparato critico: apre infatti un’introduzione dello scrittore di fantascienza Spider Robinson che ha tra l’altro preparato, per il centenario di Heinlein caduto lo scorso luglio, un romanzo basato su un’idea inedita dell’autore, e chiude una postfazione di Robert James che ha scoperto e personalmente curato la pubblicazione del manoscritto di Heinlein.

A noi vivi, il cui titolo si rifà all’esortazione del presidente Lincoln all’indomani della guerra civile americana “È a noi vivi che spetta di portare a termine il lavoro lasciato incompiuto da quelli che qui combatterono”, è un romanzo atipico, forse nemmeno un romanzo ma una lunga, complessa dissertazione di economia, sociologia, politica. Heinlein vi infonde tutta la sua indistruttibile fede nel successo del sistema americano, sia dal punto di vista della struttura sociale che da quella del way of life individuale.

La vicenda che funge da filo conduttore non è altro che un pretesto, un escamotage che consente al protagonista Perry Nelson di ritrovarsi improvvisamente catapultato nel 2086, a centoquarantasette anni nel futuro. E anche le figure che incrociano la vita nuova di Perry – la bella Diana, la saggia Olga, il paziente Hedrick – non sono che tante voci diverse di uno stesso, unico protagonista: Robert Heinlein. Come ha efficacemente intuito Spider Robinson nell’introduzione all’opera, A noi vivi rappresenta il “DNA di Heinlein”: “…È tutto qui, allo stadio embrionale, in anteprima. Così come la sua splendida, inconfondibile voce”.

Non si tratta di un romanzo profetico, anche se non mancano alcune giuste intuizioni (come l’Europa unita nata all’indomani della Seconda guerra mondiale, il suicidio di Hitler e le dimissioni di Mussolini). È piuttosto un’opera che presenta una “storia del mondo secondo R.A. Heinlein” che non a caso garantisce agli Stati Uniti un futuro luminoso mentre il resto del mondo si barcamena nelle difficoltà di ogni giorno.

Il successo degli USA sta per Heinlein tutto nell’isolazionismo e soprattutto nell’istituzione di un rivoluzionario sistema economico che rappresenta l’ideale terza via tra i mali del capitalismo selvaggio - che aveva condotto l’America alla Grande Depressione negli anni in cui Heinlein scrive l’opera - e quelli del socialismo monolitico. Un sistema economico che non è frutto dell’originalità di Heinlein ma che è esistito veramente a livello teorico e che negli ultimi anni Trenta si tentò di applicare in alcuni stati del Canada: il Social Credit.

Seguire le bizzarre evoluzioni intellettuali di Heinlein su questa strada è difficile e forse inutile in quanto, come tutte le terze vie, anche quella del Social Credit poggia su un castello di carte, come si potrà rendere facilmente conto chi è aggiornato sull’economia internazionale nella pratica e nella teoria.

Piuttosto, A noi vivi va goduto a due diversi livelli: agli appassionati di Heinlein offre il divertimento di rintracciare tra le pagine tutte le idee e le convinzioni che l’autore approfondirà maggiormente nei suoi romanzi successivi (dal sesso libero all’immortale desiderio di conquistare la Luna); a chi vuole leggere un bel libro di fantascienza utopistica, invece, A noi vivi offre stimoli costanti e ancora oggi attuali riguardo soprattutto le convenzioni sociali: la strenua difesa della sfera della privacy acquisterà per il lettore odierno un valore particolare, così come il disinvolto atteggiamento riguardo i rapporti sentimentali e sessuali che ci dimostra come il pudore resti, inevitabilmente, il prodotto nefasto di una civilizzazione promossa nella Storia da intransigenti gerarchie ecclesiastiche che poco hanno a che vedere con la vera natura dell’essere umano.

 


 

     Recensione di Roberto Paura