Girovagando tra i mondi Verne e Farmer
di Gennaro Fucile

 


Un’etichetta intelligente può contenere al suo interno la storia di un prodotto e le specifiche responsabilità delle strutture o persone che l’hanno manipolato. Più etichette possono essere lette nel medesimo istante con un’unica operazione di lettura/scrittura, individuando così, per esempio, tutti i colli da spedire o da immagazzinare.

Molti i vantaggi: possibilità di registrare o leggere informazioni dalle etichette in maniera molto più rapida rispetto all’utilizzo della tecnologia bar-code ed esente da errori. Si può pilotare in modo efficace ed efficiente il flusso logistico attraverso tutta la filiera, in modo da avere il prodotto giusto nel luogo, al momento ed al costo giusto. Ritorno di informazione accurato e continuo.

Fogg è l’antesignano dell’uomo e della merce che oggi si spostano sul pianeta annotati traccia dopo traccia da satelliti, telecamere, o etichette elettroniche. Punti sulla mappa interscambiabili, in/seguiti da una vigilanza discreta; flusso di dati, prodotti, persone accompagnati da coordinate che ne individuano il percorso in ogni istante cercando di dimostrare che “l’imprevisto non esiste”, come diceva, guarda caso, Fogg, di cui Verne fornisce puntuale orari e percorsi del viaggio. A rileggere la tabella di marcia di Fogg sembra proprio di seguire la movimentazione di una merce:

Londra/Suez: sette giorni (treno e nave);

Suez/Bombay: tredici giorni (nave);

Bombay/Calcutta: tre giorni (treno);

Calcutta/Hong Kong: tredici giorni (nave);

Hong Kong/Yokohama: sei giorni (nave);

Yokohama/San Francisco: ventidue giorni (nave);

San Francisco/New York: sette giorni (treno);

New York/Londra: nove giorni (nave).

Totale: ottanta giorni.

Per fortuna, tra l’Rfid e noi, c’è ancora Farmer, ovvero la dimensione ludica della vita, solo inseguita, ma è già qualcosa. Allora ripartiamo dal gioco letterario del Diario segreto e annotiamo che nel capitolo XIV del Tour, Passepartout, il fido compagno di Fogg si reca in un negozio dall’insegna sospetta: Farmer & Co. Che cosa accade all’interno del negozio? Mistero.

Altro appunto da non trascurare: il Reform Club si trova in Savile Row. Curioso, cinque anni prima dell’uscita del Diario segreto, in quella strada, aprono gli uffici della Apple. I titolari sono quattro e vengono da Liverpool: John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr.

La storia inizia all’alba del 1968. I quattro lasciano la Parlophone (Emi), fondano una propria casa discografica, la Apple e lanciano altre attività collaterali, la Apple Elettronics, la Apple Tailoring e uno store Apple, aperto a Londra nel West End, a Baker Street. Un negozio di abbigliamento che propone in esclusiva abiti in perfetto stile psichedelico, disegnati da un team olandese di hippies denominato The Fool. Tutto sotto il segno di una marca, The Beatles, che fino a quel momento ha trasformato qualsiasi cosa in oro. Una scommessa che sembra vinta in partenza. L’etichetta discografica mantiene le promesse delle premesse e mette a segno subito due colpi vincenti. L’esordio venne affidato al 45 giri Hey Jude, subito al top nelle classifiche. Il secondo 45 è un lancio azzardato: Those Were the Days, cantata da un’esordiente, Mary Hopkins. Audacia premiata da un successo gigantesco. In Italia arrivò con il titolo “Quelli eran giorni” e Dalida ne fece un hit. Tutto in regola, dunque, per fare della Apple un impero, invece… la Apple fece fiasco, solo l’etichetta discografica accompagnò The Beatles fino allo scioglimento. Il resto chiuse dopo neanche otto mesi. In una mattina di fine luglio del 1968, i quattro passarono per Baker Street, presero qualcosa dallo store e poi decisero di regalare tutto. Una giornata di ordinaria follia a Londra, con una ressa gigantesca per arraffare tutto l’arraffabile. Non restò niente, come dopo il passaggio degli Unni. La fine è nota, i Fab four si separano e vanno a suonare sul tetto dell’edificio di Savile Row che ospita gli uffici della Apple. Eseguono Get Back, “Torna indietro”. A chi si rivolgono? Mistero, ma tre anni dopo esce il Diario segreto di Phileas Fogg, forse scritto da Farmer o magari dallo stesso Verne (un eridiano o capelliano?), oppure da Phileas Fogg, anche se l’ipotesi è smentita da Farmer proprio in chiusura della storia, rendendosi conto del sospetto che possono agitare le iniziali P ed F, comuni all’autore e al personaggio di Verne. 

Scaviamo più a fondo. Joseph Conrad affermava che un autore scrive solo metà di un libro, in quanto dell’altra metà se ne deve occupare il lettore. Forse l’autore è il Farmer del negozio visitato da Passepartout, o qualcuno che si trovava in quell’emporio, magari un fabbricante d’universi, proprio come quelli inventati da Farmer. Allora il segreto, forse, si cela in Savile Row dove apparve Fogg e sparirono i Beatles, una porta di comunicazione tra universi più o meno assurdi, artefatti dell’immaginazione dove le biblioteche individuali conversano e le cianfrusaglie intelligenti non riescono a dialogare. Congetture, si deve continuare a cercare. Nella propria testa, naturalmente.

 

 

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