C’è chi progressivamente si ridimensiona letteralmente, si riduce, diventa minuscolo, pressoché invisibile, come Scott Carey, il protagonista di Tre millimetri al giorno (The Incredible Shrinking Man, 1956), il romanzo di Richard Matheson trasposto l’anno successivo da Jack Arnold per il grande schermo con il medesimo titolo, che in Italia venne intitolato Radiazioni BX: distruzione uomo. C’è invece chi cresce a dismisura, sviluppandosi ogni anno di più, assumendo dimensioni via via maggiori, come nel caso del Trieste Science+Fiction Festival, organizzato dal centro ricerche e sperimentazioni cinematografiche e audiovisive La Cappella Underground, che quest’anno festeggia i suoi primi venticinque anni con un programma scoppiettante come sempre e cresciuto ulteriormente nell’articolazione della proposta sia per quanto riguarda le proiezioni in programma sia per il gran numero di eventi mirati a esplorare il genere fantascienza e più in generale il fantastico nella sua multidisciplinarietà, passando dai videogiochi alla letteratura, dai fumetti alla musica, nonché alle arti visive e performative.
L’illustrazione originale realizzata dalla fumettista Marvel Sara Pichelli per la locandina dell’edizione 2025 di TS+FF.
Quanto al cinema ce n’è come sempre per tutti i gusti, tant’è che a inaugurare questa venticinquesima edizione sarà proprio una nuova trasposizione cinematografica del romanzo di Matheson. Si è incaricato di realizzarlo Jan Kounen che ha chiamato a vestire i panni vieppiù lillipuziani di Scott Carey, qui chiamato in altro modo e più spiccio, ovvero Paul, l’attore francese pluripremiato (compreso un Oscar) Jean Dujardin. A chiudere la serata inaugurale un altro classico rivisitato, e che classico: la Cenerentola dei fratelli Grimm! È l’esordio della regista norvegese Emilie Blichfeldt che rovescia la prospettiva della narrazione e rilegge il tutto dal punto di vista della sorellastra brutta. Ne è sorto un body horror, intitolato The Ugly Stepsister (Den stygge stesøsteren nell’originale norvegese) che vede la protagonista sottoporsi a sofferenze, torture, mutilazioni pur di ottenere l’agognata bellezza e poter conquistare il suo principe azzurro. Un film che si collega idealmente a The Substance (2024) di Coralie Fargeat presentato lo scorso anno al TS+FF e in linea di massima al ritorno prepotente del genere, basti pensare anche a Julia Ducurnau con i suoi Raw – Una cruda verità (2016) e Titane (2021).

Frame da The Ugly Stepsister di Emilie Blichfeldt, film fuori concorso.
Ce n’è per tutti gusti, si è detto, e difatti tra film in concorso (come sempre sono tre quelli principali: il Premio Asteroide e i due Méliès d’argent della MIFF, la federazione europea dei festival di cinema fantastico – Méliès International Festivals Federation) e quelli fuori concorso, tra classici e documentari, tra cortometraggi, cinema d’animazione e corti realizzati grazie all’IA nella sezione Artificial Universe inaugurata lo scorso anno, il menu è eterogeneo, ben assortito, forte di ben oltre cinquanta anteprime cinematografiche mondiali, internazionali e nazionali, con una selezione che abbraccia tutte le declinazioni del genere fantastico, comprendente film italiani e internazionali e documentari che affrontano temi attualissimi, dai timori legati all’impiego dell’Intelligenza Artificiale fino alla minaccia del cambiamento climatico, spaziando dalla fantascienza più pura all’horror, appunto, spaziando tra mondi distopici, futuri post-apocalittici, viaggi nel tempo, e così via. In altre parole il catalogo più squisitamente fantascientifico, cercando nuove variazioni sui temi. È il caso di Redux Redux dei fratelli Mcmanus (Kevin e Matthew) che mescolano revenge e universi paralleli nella storia della protagonista, Irene Kelly, viaggiatrice a bordo di una macchina del tempo che ha le sembianze di una bara metallica, passando da un universo all’altro alla ricerca dell’assassino di sua figlia e consumando l’agognata vendetta facendolo fuori ripetutamente, ogni volta diversamente. Una coazione a vendicarsi. Un giorno sarebbe interessante catalogare tutti i modelli di macchina del tempo che letteratura e cinema hanno immaginato, caratteristiche, funzioni e malfunzionamenti congeniti. Anche solo per scegliere il modello che più si adatta a noi…
Tornando al programma, oltre al consueto sciame di cortometraggi distribuiti nelle varie sezioni (European Fantastic Shorts, Fantastic Shorts, Fantastic Animated Shorts, Spazio Corto e il succitato Artificial Universe), inclusa una porzione abbondante di cinema d’animazione (anche con dei lungometraggi), alcuni dei film in calendario paiono accomunati dal comun denominatore della famiglia, seppure in senso lato.

The Synthetic Age di Dimitris Armenakis uno dei lavori presento nella sezione Fantastic Animated Shorts.
Non solo il succitato Redux Redux. In Affection di BT Meza per esempio, la protagonista non riconosce a tratti né il marito né la figlia, essendo vittima di improvvisi azzeramenti della memoria. In compenso ha dei ricordi che sembrano venire da un’altra vita. In uno scenario poco rassicurante come tutte le distopie, una famiglia cerca di cavarsela: Esther, Tomás, e la loro figlia di otto anni Say sono in fuga dalla città, e dai saccheggi che nel caos sociale imperante giorno a seguito di una crisi economica sono all’ordine del. Parte da qui Disforia di Christopher Cartagena, mentre la famiglia ristretta alla piccola Lucy e al cane di casa è protagonista di The Rows della regista Seth Dali. Si parte dal risveglio della bambina in un campo di mais senza che lei sappia come ci è arrivata. Tre killer mascherati le danno la caccia.
Altro denominatore comune rintracciabile in alcuni film è quello dell’adolescenza. In Xeno di Matthew Loren Oates abbiamo un’adolescente e una creatura aliena che stringono amicizia, in Marshmallow di Daniel DelPurgatorio un ragazzino si ritrova attorno a un fuoco ad ascoltare una storia di un dottore che fa esperimenti sui bambini, trasformandoli in mostri deformi, ma presto i pericoli si faranno concreti. C’è anche una teen love story, Mag Mag di Yuriyan Retriever, che fa scendere in campo streghe e fantasmi.
Spazio anche all’autorialità, che per definizione è fuori dagli schemi. Di sicuro lo è il cinema di Ben Wheatley, che fantascienza, fantastico e horror li maneggia a modo suo. Dopo aver presenziato all’edizione 2021 con In The Earth, sorta di survival horror girato in pieno lockdown e ancora prima nel 2015 quando propose la sua rilettura di quella pietra miliare della sci-fi moderna dal titolo High-Rise, che da noi è noto come Condominium, il romanzo di James Ballard risalente al 1975, ora ritorna in competizione con Bulk, film di cui ha gelosamente anticipato poco o nulla ma che promette un alto tasso di psichedelia e non sense mescolati alla sci-fi.

Frame da Bulk di Ben Wheatley, film in competizione.
Basti dire che viene presentato così: “Quando uno scienziato troppo entusiasta porta troppo oltre i suoi esperimenti sulla teoria delle stringhe, la sua brane esplode. Sì, brane, non brain – ma qualcuno dovrà comunque mettere ordine nel caos che ha creato. Il nostro eroe Corey Harlan viene mandato in missione – suo malgrado – per trovare il cuore della brane e il suo creatore, Anton Chambers. Ora trasformato in una normale casa a schiera, abitata dalla enigmatica e multidimensionale Aclima, il suo viaggio ha inizio. Una casa in cui ogni porta può condurre a mondi diversi, non solo in cucina”. Va ricordato che, se brain come è noto significa cervello, brane (in italiano “brana” o “membrana”) è un termine che si impiega nella teoria delle stringhe, così come lo stesso titolo indica la dimensione extra in cui fluttuano le brane previste dalla teoria stessa.
Tra i ritorni al festival vanno segnalati l’anteprima italiana di Egghead Republic di Pella Kågerman e Hugo Lilja, già vincitori del Premio Asteroide al TS+FF 2019 con Aniara. Questa volta propongono un’opera ucronica in cui la Guerra fredda non è mai finita e una giornalista deve realizzare un reportage in una zona contaminata dall’esplosione di un’atomica. Anteprima internazionale è anche quella di Orion di Jaco Bouwer, insignito del premio Asteroide nel 2021 per l’horror ecologico Gaia, qui alle prese con un thriller fantascientifico in cui un esperto di controspionaggio viene incaricato di aiutare un astronauta affetto da amnesia per scoprire chi ha eliminato il suo equipaggio.
Il medesimo ampio raggio d’azione si ritrova nella selezione Sci-Fi Classix di quest’anno, dal body horror cronemberghiamo La mosca (The Fly, 1986), alla distopia descritta da Neill Blomkamp in District 9 (2009) o più indietro nel tempo, La vita futura (Things To Come, 1936) di William Cameron Menzies tratto dal romanzo The Shape of Things To Come di H.G. Wells incredibilmente ancora non tradotto in italiano, ai quali si aggiunge The War Game (1965), il docudramma di Peter Watkins che immaginava un attacco nucleare nella contea del Kent, in Gran Bretagna. Fantascienza doc a base di viaggi spaziali d’antan è poi Croisières Sidérales (1942) di André Zwobada cronaca di un viaggio a bordo di un aerostato fatto in casa, che prefigura i temi che saranno poi di Christopher Nolan nel suo Interstellar.

Tra i classici riproposti a TS+FF 2025 c’è La vita futura (Things To Come, 1936) di William Cameron Menzies.
Altro viaggio, proprio interstellare, è quello raccontato dal classicissimo Ikarie XB1 (1963) l’esordio cinematografico di Jindřich Polák tratto dal romanzo La nube di Magellano di Stanislaw Lem. Fu il film vincitore della prima edizione del Festival Internazionale del Film di Fantascienza nel 1963, la manifestazione di cui TS+FF è erede. Quando si dice ritorno al futuro. Per l’occasione il film sarà preceduto dalla proiezione di un documentario Visitor Jindřich Polák (2025) del connazionale Jakub Skalický, che disegna un ritratto puntuale del regista. Il programma dei classici include infine Jumanji (1995) di Joe Johnston con l’indimenticato Robin Williams. Come nelle precedenti edizioni non si tratta dell’unico documentario in programma. Quest’anno in cartellone c’è Sane Inside Insanity – The Phenomenon of Rocky Horror di Andreas Zerr che tra filmati d’archivio, interviste recenti e curiosità d’ogni sorta ricerca le radici del successo del musical in occasione del suo 50° anniversario. Altro lavoro in calendario è Blame di Christian Frei focalizzato sugli effetti della politica delle fake news sul COVID-19. Captured Souls: In Conversation with Graham Humphreys, invece, racconta attraverso le parole dello stesso Humphreys in una serie di conversazioni intime, la vita e l’eredità dell’illustratore horror più iconico del Regno Unito, autore del poster del TS+FF nel 2022. Altro britannico doc è George Orwell protagonista del documentario Orwell 2+2=5 di Raoul Peck, un aggiornamento della distopia ai tempi della IA Chatbot, della macchina propagandistica russa, delle reti di marketing dei metaversi commerciali e altre gemme del nostro presente.
In parallelo, si è detto dibattiti, incontri, eventi, circa una settantina dedicati all’intero fantauniverso, da come le tecnologie digitali stanno mutando/alterando il nostro rapporto con la morte, alla ricerca di un possibile protofantascienza giuliana tra il 1920 e il 1940, dai diversi dibatti sui videogame al solarpunk, le anti-utopie e quant’altro. Qui ci limiteremo a segnalare la presenza di Ted Chiang che dialogherà con Matteo Bordone sui possibili futuri artificiali che l’IA ci prospetta, e ultimo dei film in calendario per Sci-Fi Classix è stato inserito nel programma anche Arrival di Denis Villeneuve basato proprio sul celeberrimo racconto di Chiang, Storia della tua vita. Lo scrittore sarà nuovamente di scena insieme alla linguista Vera Gheno nell’incontro Wor(l)dbuilding – creare universi con le parole.

In programma per Sci-Fi Classix c’è anche Arrival di Denis Villeneuve e Ted Chiang, autore del racconto Storia della mia vita da cui è tratto il film, sarà ospite del festival.
L’altro evento da sottolineare in particolare è Gli universi visionari di Philip K. Dick, che vedrà sei studiose e studiosi dell’opera dello scrittore statunitense dire la loro sull’impatto delle sue opere su vecchi e nuovi media. A pronunciarsi sono stati chiamati Carlo Pagetti, German A. Duarte, Nicoletta Vallorani, Andrea Chimento, Oriana Palusci e Giulia Martino.
Il programma – non certo tutto qui – si concluderà con la proiezione del film fuori concorso Chien 51 di Cédric Jimenez, un thriller distopico ambientato in una Parigi divisa in tre zone in base alle classi sociali e un’intelligenza artificiale chiamata “ALMA” che rivoluziona il lavoro della polizia, finché il suo inventore non viene assassinato, portando due agenti di polizia a indagare.

