I sudari di David Cronenberg
e il fallimento della tecnica

David Cronenberg
The Shrouds – Segreti sepolti
Cast principale:

Vincent Cassel, Diane Kruger,
Guy Pearce, Sandrine Holt,
Elizabeth Saunders, Jennifer Dale,
Eric Weinthal.
Distribuzione italiana:
Europictures, 2025.

David Cronenberg
The Shrouds – Segreti sepolti
Cast principale:

Vincent Cassel, Diane Kruger,
Guy Pearce, Sandrine Holt,
Elizabeth Saunders, Jennifer Dale,
Eric Weinthal.
Distribuzione italiana:
Europictures, 2025.


“Che cosa vede una telecamera?, si chiese.
Voglio dire che cosa vede per davvero? E fin dove?
Anche dentro la testa? Anche giù dentro il cuore?”
(Dick, 2024).

The Shrouds – Segreti sepolti (2025) di David Cronenberg è un’istantanea del fallimento della tecnica. Il regista sottopone lo spettatore dinnanzi a una distopia e all’apparente contraddittorietà tra l’avanzata tecnologica e l’ineluttabilità della morte e della malattia, che lasciano l’uomo prostrato dinnanzi ai suoi limiti.  Il film è frutto dell’elaborazione del lutto subito dal regista, che ha perduto sua moglie nel 2017, presentandosi come una tra le sue opere più intime e autobiografiche. In questo suo ultimo lavoro il regista ripercorre temi cardine della sua produzione cinematografica quali il ruolo del corpo e l’identificazione dell’uomo in esso, la tecnologia e l’iperstimolazione delle capacità e delle sensazioni umane attraverso una lente straniante e perturbante. Il legame tra la corporeità e la sfera affettiva è evidente fin dalla prima scena in cui al protagonista, durante una visita odontoiatrica, gli viene detto che il dolore sofferto per la sua perdita gli sta facendo “marcire i denti”, manifestando fin da subito un legame con la putrefazione. Il protagonista, Karsh, interpretato da Vincent Cassel, è un uomo vedovo affranto dal dolore per la perdita dell’amata moglie Betta, morta quattro anni prima degli eventi narrati. Karsh è il proprietario dell’azienda hi-tech Gravetech ed è l’inventore di un ipertecnologico sudario (da cui il titolo) in grado di scansionare il corpo del defunto trasmettendo l’immagine in diretta di ciò che accade al corpo dopo la morte basando la propria impresa sulla mercificazione del dolore.

Il processo di decomposizione è visibile attraverso uno schermo presente sulla lapide che mostra un’immagine grandangolare del corpo avvolto nel sudario, permettendo all’osservatore di coglierne ogni dettaglio attraverso la riproduzione virtuale e la scansione tridimensionale dei tessuti. Se la fotografia nasce come necessità di conservare la memoria di un caro defunto attraverso l’immagine, la tecnologia di Cronenberg permette di intrattenere ancora un legame con il corpo, con la fisicità di chi è sepolto, presentandoci la morte in tutta la sua opera di lento e distruttivo disfacimento. Dunque, “il corpo sembra l’ultimo appiglio per quella parte di umanità che ha paura di ciò che potrebbe accadere lontano dal mondo fisico” (Pellegrini, 2022). La morte resta ineluttabile, nonostante l’alta tecnologia presente nella distopia cronenbergeriana, mostrandosi come un ostacolo che non può essere abbattuto, ma vissuto e potenzialmente, superato. Davide Sisto evidenzia come i media abbiano sempre avuto la capacità di popolare il mondo dei vivi di “fantasmi” grazie alla capacità di registrazione dei media. In particolare, sottolinea il ruolo fondamentale del fonografo secondo l’ottica di John Durham Peters:

“Peters si sofferma soprattutto sulle caratteristiche del fonografo, nel quale si riflettono “«le due ambizioni prevalenti della tecnologia moderna: la creazione della vita artificiale e l’evocazione dei morti. Non ci si deve meravigliare quindi se il fonografo apparve come una porta verso il mondo ultraterreno»”
(Peters, 2005 in Sisto, 2018).

La visione di Cronenberg è distante dall’inorganicità della fantascienza tradizionale, avvicinandosi maggiormente alla distopia cyberpunk. Il superamento della mortalità e il potenziamento e l’evoluzione del corpo sono temi cardine del sopracitato movimento letterario americano, come è evidente dal romanzo capostipite del genere, Il neuromante di William Gibson (1986) e il videogioco che ne trae liberamente ispirazione Cyberpunk 2077 (2020); il genere è debitore della distopia di Philip K. Dick e della fantascienza degli anni Cinquanta. Pur non rivestendosi delle audaci e appariscenti tinte tipiche del genere, ma al contrario facendo uso delle eleganti e austere monocromie dell’high-tech contemporaneo, Cronenberg propone una riflessione sulla mancata accettazione della realtà e sull’illusione di poter continuare a vivere anche dinnanzi alla cruda immagine della morte, accogliendo la decomposizione del corpo tra le fasi della vita da poter condividere con chi resta. La riflessione legata all’immortalità e al contempo alla caducità umana è fortemente legata all’immagine cinematografica del cadavere, poiché le figure dello zombie, del morto vivente e del vampiro legate al concetto di morte violenta riguardano:

“una figurabilità dell’anima e dell’immortalità, nonostante il rovescio della degradazione del corpo, anzi tramite esso, paradossalmente, confermando la dimensione eterea dell’immortalità”
(Frezza, 2006).

La sepoltura lega gli uomini all’idea di appartenenza, di vicinanza ai vivi e di supporto ad essi, e ciò è reso attraverso il morboso attaccamento all’immagine virtuale del cadavere da parte del protagonista della pellicola. Edgar Morin in L’uomo e la morte sostiene che la percezione arcaica della morte era associata ad un’indefinibile idea di “un sonno, un viaggio, una nascita” (Morin, 2021), la morte non aveva nome ed era associabile a “una specie di vita che prolunga, in un modo o nell’altro, la vita individuale” (ibidem). L’atto vandalico che colpisce il cimitero dov’è seppellita l’amata Betta, tagliando fuori i cari dei defunti dalla rete dei sudari, segna traumaticamente il protagonista, che vede violata la tomba dell’amata che gli è stata strappata una seconda volta. Da questo evento e dalla scoperta di escrescenze ossee di natura sconosciuta sul corpo della moglie ha origine un’indagine che si spingerà fino al coinvolgimento di ipotetiche cospirazioni internazionali dal momento che attraverso la mappatura della tecnologia dei sudari si potrebbero ottenere informazioni sugli spostamenti, reali e virtuali, dei vivi. L’incapacità e la mancanza di volontà del protagonista di riesumare il corpo per progredire nelle indagini palesa il suo mancato superamento dell’accaduto, mentre il timore che il corpo possa essere in qualche modo perduto determina la sua scelta di non sapere cosa sia avvenuto, come nel caso del celebre esperimento mentale del “gatto di Schrödinger”. Allo stesso modo nel videogioco Cyberpunk 2077 (2020) è marcato il valore insito della sepoltura. Il protagonista, noto come V, condivide la coscienza con Johnny Silverhand a causa di un glitch all’interno di un prezioso biochip prototipo di un programma, il Secure Your Soul, programmatico sin dal nome, che di fatto permette di commercializzare l’immortalità. Altro elemento che accomuna il videogioco e The Shrouds è il legame tra la moglie deceduta del protagonista e la compagna di Silverhand, reale creatrice del biochip, perduta tra le maglie del cyberspazio fino a diventare una IA.

La narrazione nella pellicola è composta attraverso una poco definita alternanza tra sogno e veglia, rendendo la fase onirica un momento permeante della percezione del reale del protagonista. In questi momenti il protagonista vede e parla alla defunta moglie Betta, che attraverso il suo corpo nudo mostra il progredire dei segni della malattia e della sua deturpazione, mentre resta persistente il “quanto di erotia (Gadda in Frasca, 2017) di cui si ammantano le brevi scene che la vedono protagonista. Quel corpo che era stato tanto amato era l’unico “luogo” in cui Karsh avesse mai vissuto e senza di esso ha perso ogni punto di riferimento, vederne la decomposizione è vivere ancora con lei. Il personaggio di Betta ha un evidente doppio, sua sorella gemella Terry (interpretata anch’essa da Diane Kruger) e l’avatar dell’IA Hunny (doppiata dalla medesima attrice e che ne condivide l’aspetto). Il suo nome completo è Rebecca Gelerent, (un chiaro omaggio a Rebecca – la prima moglie del 1940 di Alfred Hitchcock) e la sua ombra aleggia intorno a tutte le donne conosciute da Karsh fino ad assumerne le sembianze e deturpazioni, mentre avanzano le complottistiche indagini sulle circostanze della sua morte che sembrano riconducibili a grandi intrighi internazionali così come ad una bieca vendetta privata.

L’IA Hunny è un supporto alle attività giornaliere, ma al contempo è anche una sorta di griefbot, uno spettro digitale in grado di simulare il defunto, attraverso la lettura algoritmica delle attività svolte dalla persona quando era in vita, riproducendone i comportamenti “sottoforma di automatismi ripetitivi in grado di proseguire la vita interrotta dalla morte e di dare sollievo a chi soffre per il lutto” (Sisto, 2018) ricreando una “continuità artificiale tra la persona fisica, deceduta e progressivamente decomposta, e il suo surrogato digitale” (ibidem). La visione di Cronenberg è figlia del delitto perfetto della realtà di Jean Baudrillard che comporta “la distruzione di ogni illusione, la saturazione mediante la realtà assoluta”, cosicché “a furia di performance tecniche siamo arrivati a un tale grado di realtà e di oggettività da poter addirittura parlare di un eccesso di realtà” (Baudrillard, 1996).L’uomo sceglie di vivere secondo la realtà oggettiva della tecnica, della realtà simulata e virtuale in cui si immerge il protagonista, mentre “l’eccesso della realtà si capovolge nel suo doppio, nell’iper-simulazione di sé medesima” (ibidem). Karsh sceglie di non guardare il corpo fisico ma solo la sua riproduzione virtuale. Morin evidenzia come sia diffusa universalmente l’idea secondo cui

“la decomposizione è il periodo orribile in cui corpo e doppio sono ancora mescolati l’uno all’altro, in cui non si è giunti ad una conclusione”
(Morin, 2021).

In particolare, sottolinea come la pratica dei funerali sia particolarmente articolata ed attenta presso tutte le culture umane poiché “la dove il doppio resta più o meno invischiato nel cadavere, là regna il terrore” (ibidem). Queste credenze popolano il folklore e i miti legati al ritorno dei non morti, ai vampiri e ai fantasmi, testimonianza dell’ossessione legata alla decomposizione. Parimenti Cronenberg propone, attraverso un avanzato “neo-arcaismo”, un forte legame tra il corpo in decomposizione e la moglie che appare al protagonista nelle sue visioni oniriche, miste tra sogno, memoria e realtà. Cronenberg, esploratore del body horror, genere in cui il corpo è scoperta, mutazione e alienazione da sé stessi, con The Shrouds (2025), la sua pellicola più umana, si sofferma a riflettere sull’arcaica immutabilità della morte. Ancora una volta scava nella materialità e nella decadenza fisica del corpo per leggere la fitta trama dei desideri, delle ossessioni e delle paure umane:

“come professori di letteratura cerchiamo il significato che giace rinchiuso nella poesia”
(Cronenberg, 2022).

Letture
  • Jean Baudrillard, Il delitto perfetto, la televisione ha ucciso la realtà, Raffaello Cortina, Milano, 1996.
  • Philip K. Dick, Un oscuro scrutare, Mondadori, 2024.
  • Gabriele Frasca, Un quanto di erotia. Gadda con Freud e Schrödinger, Napoli, Sossella, 2011.
  • Gino Frezza, Effetto notte, Meltemi, Roma, 2006.
  • Edgar Morin, L’uomo e la morte, Il Margine, Trento, 2021.
  • Valerio Pellegrini, Comporre l’arte a venire con la materia del corpo, Quaderni d’Altri Tempi, 28 ottobre 2022.
  • Davide Sisto, Digital Death. Le trasformazioni digitali della morte e del lutto, Lessico di Etica Pubblica, 1 (2018).
Visioni
  • CD Project RED, Cyberpunk 2077, CD Project, Varsavia 2020.
  • David Cronenberg, Crimes of the Future, Midnight Factory, 2022 (home video).