Quasi come una sorta di riscatto, dopo decenni trascorsi all’ombra della sua controparte supereroistica, Clark Kent sembra essersi preso la scena nel XXI secolo, proponendosi come protagonista in storie focalizzate sull’uomo prima ancora che sul suo super/alter ego, Superman. A questa riscrittura contemporanea partecipano diverse opere sia cinematografiche che fumettistiche, tra cui una delle più note è Superman: Alieno Americano (2016) di Max Landis, che attraverso una narrazione in sette parti costituisce i tasselli del racconto di formazione di cui è protagonista il giovane Clark, a partire dall’atterraggio del missile kryptoniano nei campi del Kansas e della sua adozione da parte di Jonathan e Martha Kent. Altra audace reinterpretazione della storia di un giovane Kal-El e della sua maturazione in supereroe salvatore è Superman: Anno Uno (2019), opera che vanta due grandi autori del fumetto americano, Frank Miller e John Romita Jr. Questo approccio prettamente legato alla formazione di Superman è dunque caratterizzante di questo inizio di secolo. Difatti, dagli anni Duemila la lente è posta sul giovane Clark, sulle sue ambizioni di adolescente, sul goffo primo avvicinarsi alle sue incredibili capacità e alla vita prima di Superman, mentre cerca il suo posto nel mondo. Clark non è più la maschera vergognosa di un essere al di sopra degli altri che si cela travestendosi della loro stessa mediocrità, ma ciò che fa del primo supereroe innanzitutto un uomo buono, che asservisce il proprio potere al bene comune.
La super versione di James Gunn
Quest’accezione è il cardine dei più recenti adattamenti cinematografici dedicati a Superman come L’uomo d’acciaio (2013) di Zack Snyder e Superman (2025) di James Gunn, le cui interpretazioni convogliano, rispettivamente, l’uno sulla ricerca delle origini di Kal-El, l’alieno, e l’altro su Clark, l’uomo, per ciò che concerne l’intento di Gunn. Quest’ultimo, che si è dimostrato abile nel ritrarre storie corali (come la giocosa saga de I Guardiani della Galassia prodotta da Marvel Studios), non propone una origin story, ma attraverso un incipit in medias res ci presenta un giovane Superman, ferito, mentre il maldestro super-cane Krypto cerca di portarlo alla fortezza della Solitudine, luogo di isolamento e ristoro (la sequenza è interamente girata tra le isole Svalbard, vicino alla cittadina di Longyearbyen, tra la Norvegia e il Polo Nord e la scena del volo è stata riprodotta tramite tecnologia Stagecraft, nota anche come Volume). Il montaggio è dinamico, reso attraverso l’utilizzo di droni per le sequenze di volo e d’azione, le inquadrature subiscono spesso la distorsione degli obiettivi grandangolari; Gunn propone un film dalla palette cromatica squillante, omaggio alla pellicola di Richard Donner del 1978 e alla tradizione fumettistica del personaggio, ricondotto ai suoi elementi essenziali, in una realtà (la nostra contemporaneità) in cui la vera ribellione è la gentilezza. Tratto saliente della recente produzione di Warner Bros. è il rilievo conferito a Clark, attraverso vividi ritratti del quotidiano in cui si manifestano tutte la contraddittorietà e l’ingenuità di fondo del personaggio.

Superman e Krypto visti da James Gunn.
La pellicola, nonostante il genere sia generalmente incentrato sulle sequenze action, riesce a proporre anche significativi momenti di dialogo, fulcro della narrazione. Si pensi alla lunga e tesa scena dell’intervista (circa 12 minuti) a cui viene sottoposto dalla sua amata Lois Lane, dimostrando di non riuscire a discernere le ragioni dell’alieno (i cui poteri costituiscono una superpotenza a sé stante) da quelle dell’uomo. Fin da subito Gunn propone un ribaltamento della tradizionale interpretazione secondo cui Lois, pur innamorata di Superman, ne ignora la doppia identità: perfettamente consapevole del suo alter ego, la brillante giornalista è la fidanzata di Clark. Pretesto dell’intervista è il suo intervento in un conflitto su scala globale (che di fatto ha segnato una battuta d’arresto per la guerra) tra i due paesi finzionali della Boravia e del Jarhanpur al fine di salvare la vita di molti innocenti, atto che è stato permeato dai mass media e dalle forze coinvolte di un ruolo politico; in queste vesti il kryptoniano si mostra inadatto, persino incapace. A una buona azione è attribuito un significato ambiguo e l’immagine di Superman viene asservita a scopi propagandistici e sabotata dalla necessità della sua nemesi Lex Luthor di dimostrarsi superiore all’eroe “alieno” e straniero, che egli definisce “non un uomo, ma una cosa”. Lo stesso Clark nel corso della scena dichiara di aver compiuto solo del bene “in nome di sé stesso”, senza rappresentare alcuna nazione né ideologia politica.
Una narrazione ucronica firmata Mark Millar
In quest’ottica è possibile leggere l’inquietante prospettiva adottata dalla controversa opera ucronica di Mark Millar, Superman: Red Son (2003) in cui il missile degli El atterra in Ucraina e l’Uomo d’Acciaio diventa un eroe sovietico che combatte in nome di Stalin e del socialismo. Il racconto palesa come la sua concezione di bene non sia unanime e oggettiva, il “figlio rosso” alla morte di Stalin assume il comando di un regime repressivo e autoritario, illudendosi di poter dar vita all’utopia di un mondo senza povertà e senza guerra. Nella distopia di Millar (autore del brutale e controverso Old Man Logan, 2008-2009) Batman è un anarchico dissidente e Wonder Woman, inizialmente al fianco del kryptoniano, consapevole del suo intento di sacrificare la libertà a favore dell’ordine, gli si allontana; infine, Lex Luthor è il leader degli Stati Uniti, simbolo dell’opposizione liberalista e capitalista, sua moglie è Lois Lane. Alcune tra le altre storie di riferimento sono il succitato Alieno Americano di Landis e la miniserie All-Star Superman (2005-2008) di Grant Morrison e Frank Quitely di cui sono evidenti anche i numerosi riferimenti iconografici. Quest’ultima, come dichiarato dallo stesso Gunn, è stata di grande ispirazione per la pellicola, in cui vi è una forte affinità nel ritrarre un Superman vulnerabile, gentile, e profondamente umano (cfr. Pellegrino, 2025). Un forte punto di contatto tra la pellicola di Gunn e l’opera di Morrison è anche nell’interpretazione del personaggio di Lex Luthor, mosso da una feroce invidia e senso di inadeguatezza, dovuti alla percezione di Superman come l’incarnazione dei limiti umani e dell’irraggiungibile divino. Di fatto è possibile associare il timore di Luthor nei confronti dell’Uomo d’acciaio all’interpretazione che ha esposto Marshall McLuhan ne La sposa meccanica del 1951, in cui rende manifesta l’ombra lugubre che si protende da “un potere materiale sovrumano” (McLuhan, 2020); questo, insito nel personaggio, rappresenta una risposta violenta alle problematiche dell’era dell’uomo industriale (si pensi anche al sopracitato Red Son). Com’è sottolineato da McLuhan, Superman rappresenta una potenza scardinata dai meccanismi della società civilizzata, una creatura al di sopra della legge che manifesta l’insofferenza da parte dell’uomo alle “pressioni del mondo tecnologico” (ibidem). Analogamente, Gunn propone un Kal-El che scopre, attraverso la decriptazione di un video inviatogli con il missile kryptoniano dai genitori biologici (di cui era a conoscenza solo parzialmente), di essere giunto sulla Terra in veste di dominatore e conquistatore, non come protettore; mostra dunque un Superman che si riscopre, come definito da McLuhan, “un angelo caduto” (ibidem).
La rilettura di Frank Miller
Anche la divisiva opera di Frank Miller, Anno Uno (2019), è ascrivibile in questa concezione di Superman proponendone una visione maggiormente militarizzata e poco empatica, attraverso una destabilizzante nuova prospettiva. Inoltre, mette in evidenza un’altra caratteristica fondamentale dell’Uomo del domani: fin dal principio è solo e consapevole del suo potenziale distruttivo. Qui il riflessivo Clark sceglie di diventare Superman per senso di responsabilità e dovere morale in quanto essere dotato di poteri sovrumani, similmente ad una sorta di super-soldato (più vicino a Capitan America che alla tradizionale e solare visione dell’Azzurrone) che difende la propria nazione con la forza. Il primo movente delle sue azioni è rendersi accettabile, aiutare il prossimo e non lasciargli vivere la sua stessa solitudine di “alienato”, figlio di uno spazio insondabile, di un mondo morto. Alieno americano di Landis è un racconto reinterpretato da alcuni tra i maggiori artisti (si pensi a Jae Lee, Dragotta, Jock, ecc.) del panorama fumettistico che offrono le loro matite al ritratto poliedrico di Clark Kent fin dalla sua infanzia, nel primo capitolo significativamente intitolato Colomba, per mostrarsi nei colori di Superman solo nell’ultimo, Valchiria.
David Corenswet è Superman/Clark Kent nel film di James Gunn.
Tutte le opere successive all’iconica chiusura di Alan Moore del 1986 del primo grande ciclo di storie di Superman (quasi cinquant’anni) sono influenzate dal rilancio di John Byrne, che con L’uomo d’acciaio segna la rinascita del personaggio ponendo le nuove basi per la sua rappresentazione canonica. Moore e Curt Swan, artista storico presso la DC e punto di riferimento per la raffigurazione del kryptoniano fin dagli anni Cinquanta, hanno avuto l’occasione di ipotizzare come sarebbe stata l’ultima storia se l’epilogo fosse stato definitivo, tracciando il ritratto di un Superman che è divenuto un monumento, un ricordo, malinconico e stanco, mentre agli altri non resta che la domanda: Che cosa è successo all’uomo del domani? (Moore, 2025).
Ripercorrendo i tasselli fondamentali della storia del personaggio è possibile comprendere l’attuale sviluppo delle storie riguardanti Clark Kent/Superman. Il personaggio è una creazione di Jerry Siegel e Joe Shuster e la sua prima apparizione risale al giugno del 1938, nella testata Action Comics #1, edita da DC Comics (da Detective Comics, una delle sue testate), pubblicato dopo numerosi rifiuti.
Le ambiguità del personaggio
È interessante evidenziare quanto numerose interpretazioni del personaggio risultino fortemente ambigue (si pensi alla visione che Luthor ha della sua sorridente nemesi) considerando che il primo “Superman” era stato concepito come un essere malvagio. Nel racconto illustrato The Reign of Superman degli stessi Siegel e Shuster pubblicato nel 1933 sulle pagine della loro fanzine Science Fiction: The Advance Guard of Future Civilization, un uomo, a causa di mostruosi esperimenti, si riscopre dotato di enormi poteri telepatici e di un’ineguagliata intelligenza che lo portano a voler dominare il mondo. In tal modo, il superuomo si presenta nelle vesti di una creatura in cui risiedono il mostro di Frankenstein, Luthor e Superman. Questi, nella sua concezione definitiva, è dotato di poteri straordinari e forza sovrumana, possiede, “senza sforzo alcuno, un’intelligenza impeccabile in tutte le cose” (McLuhan 2020); è l’ultimo figlio del pianeta morto di Krypton, sopravvissuto grazie al sacrificio dei suoi genitori, Jor-El e Lara. Il missile con cui i genitori biologici salvano il neonato Kal-El, permettendogli di intraprendere il suo viaggio verso la Terra, è simbolo di morte (del suo pianeta natale e del suo popolo) e di rinascita. La schiusa della capsula segna la nascita di Clark, il doppio umano del kryptoniano, permeando il razzo alieno dell’ambivalente rappresentazione di culla e tomba (dei propri cari, del popolo e del mondo a cui appartiene, potenzialmente di sé stesso), mettendo in risalto il principio tanatologico su cui si fonda il germe delle origini comune al panorama supereroistico (cfr. Frezza, 1995).

Dettaglio della copertina di Ryan Sook, Superman: Alieno Americano #6 (2015) di Max Landis.
Il giovane e timido Clark cresce nelle campagne di Smalville e giunto nella grande Metropolis diventa un reporter presso il Daily Planet, dove conoscerà l’affascinante e talentuosa Lois Lane. La pace delle campagne vede la sua controparte nell’affollata metropoli, facendo dei luoghi di vita del supereroe un’estensione della sua identità scissa. La realtà prettamente urbana che permea il fumetto supereroistico fa dei cittadini degli inermi spettatori della potenza e della grandezza di coloro che Alberto Abruzzese definisce “arcangeli gettati nel quotidiano” (Abruzzese, in Brancato, 2008), in riferimento ai supereroi, baluardi della “contaminazione virale tra il corpo degli dèi e la carne degli umani” (ibidem).
Superman nasce in un contesto di antagonismo nei confronti della tecnica, forte del suo retaggio ottocentesco, mostrandosi originariamente come dio e superuomo al di sopra della Macchina. Molto presto supererà questa concezione per incarnare, attraverso il suo “corpo-macchina” divenuto “corpo mediale” (cfr. Brancato in Codeluppi, 2015), i nuovi media elettronici, protesi ed estensioni delle acquisite capacità umane. Fondamentale ai fini del nostro discorso è ricordare quanto scrisse Marshall McLuhan in Gli strumenti del comunicare), dimostrando, attraverso la metafora del mito di Narciso, quanto l’uomo si rispecchi in ogni “estensione di sé” (McLuhan, p.58, 2020) poiché
“Ogni invenzione o tecnologia è un’estensione o un’autoamputazione del nostro corpo, che impone nuovi rapporti o nuovi equilibri tra gli organi e le altre estensioni del corpo”
(McLuhan, 2020).
In questi canoni è perfettamente ascrivibile la figura di Superman, in quanto i poteri conferitigli dall’assorbimento solare (il super-udito, la super-forza, la capacità di volare e l’ipervelocità, ecc.) fanno dell’Uomo d’Acciaio la personificazione del postumano in quanto apoteosi della sintesi tra uomo e tecnica. Questo perché:
“Nel periodo classico dei media di massa l’arrivo di questo supereroe diviene simbolo dell’identificazione del lettore con le nuove capacità della percezione, del vissuto e della fantasia consentita dall’epoca industriale e metropolitana”
(Frezza, 1995).
Di fatto lo stesso Rudolf Arnheim definì il cinema e la radio media in grado di “fissare e fermare le percezioni dei due sensi più importanti, vista e udito, e di trasportarle attraverso il tempo e lo spazio” (Arnheim, 2003). In tal senso è possibile identificare nel tema del viaggio una sorta di atemporalità che attanaglia il pantheon supereroistico, dèi privati dei propri templi dalla contemporaneità, schiacciati dal potere dei media digitali e dall’immediatezza della rete (cfr. Abruzzese in Brancato, 2008). McLuhan individuò nel personaggio di Clark un doppio inadeguato e inetto che proietta nel suo alter ego “un sogno adolescenziale di trionfi immaginari” (McLuhan, 2020). Umberto Eco nel saggio dedicato al Mito di Superman, pubblicato nel 1964, vide in Clark Kent una rappresentazione del lettore stesso e in Kal-El una proiezione delle sue ambizioni, il potenziale nell’uomo comune. Nel personaggio di Clark Kent, dunque, è insita l’ambivalente interpretazione del lato umano del supereroe, che si presenta nella duplice veste di potenziale e limite. Di fatto, se da un lato “Clark Kent rappresenta la critica di Superman alla razza umana” (Tarantino in Del Pozzo, 2021), dall’altro ciò che fa dell’uomo del domani un supereroe, un difensore e un salvatore è proprio ciò che lo rende non un figlio di Krypton, ma il figlio dei Kent.
- Alberto Abruzzese, Sul luogo del delitto. Metafore della critica e inattualità del fumetto, in Brancato, (a cura di), Il secolo del fumetto. Lo spettacolo a strisce nella società italiana, Tunué, Latina, 2008.
- Rudolf Arnheim, La radio, l’arte dell’ascolto e altri saggi, Editori Riuniti, Roma, 2003.
- Sergio Brancato (a cura di), Il secolo del fumetto. Lo spettacolo a strisce nella società italiana, Tunué, Latina, 2008.
- Sergio Brancato, Superman, in Vanni Codeluppi (a cura di), Eroi. Superman, Batman, Tex, 007, Harry Potter e alter figure dell’immaginario, Franco Angeli, Milano, 2015.
- Umberto Eco, Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano, 2017.
- Gino Frezza, La macchina del mito tra film e fumetti, La Nuova Italia, Firenze, 1995.
- Marshall Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano, 2020.
- Marshall McLuhan, La sposa meccanica, Sugarco, Milano, 2020.
- Alessandra Pellegrino, Il dio, il sole e la morte: ritorna il primo supereroe, in Gennaro Fucile, Roberto Paura (a cura di), XXI secolo. Opere scelte, Italian Institute for the Future, Napoli, 2025.
- John Byrne, Dick Giordano, L’uomo d’acciaio, Panini, Modena, 2025.
- James Gunn, Superman, Warner Bros. Entertainment Italia, 2025.
- Max Landis, Nick Dragotta, Tommy Lee Edwards, Joëlle Jones, Jae Lee, Francis Manapul, Jonathan Case, Jock, Superman: Alieno Americano, Panini, Modena, 2025.
- Mark Millar, Dave Johnson, Kilian Plunkett, Superman: Red Son, Panini, Modena, 2023.
- Frank Miller, John Romita Jr, Superman: Anno Uno, Panini, Modena, 2020.
- Alan Moore, Curt Swan, Rick Veitch, Dave Gibbons, Che cosa è successo all’uomo del domani, Panini, Modena, 2025.
- Zack Snyder L’uomo d’acciaio, Warner Home Video, 2013 (home video).

