La rivoluzione umida
dei Fantasmi Succulenti

Rudy Rucker
Liberi tutti!
Traduzione di Nicola Fantini

Mondadori, Milano, 2025
Formato ebook, € 5,99

Rudy Rucker
Liberi tutti!
Traduzione di Nicola Fantini

Mondadori, Milano, 2025
Formato ebook, € 5,99


Il presidente degli Stati Uniti d’America Ross Treadle è un imponente “porco” dai capelli biondi. Più precisamente: un “fascista e narcisista senza cuore”, un “bullo fuori di testa […] pericolosamente incompetente”. Treadle ha piazzato i suoi “centotrenta chili” sul trono della nazione sfruttando al meglio la Sindrome di Treadle, una malattia mentale che si propaga principalmente attraverso i sostenitori del Top Party (Tea Party?) che vanno in giro a starnutire il virus addosso alla gente. Evidentemente di proposito. Attraverso la Telp (uno spazio condiviso di telepatia profonda altrimenti detto Telspazio) e lo sfarfallio subliminale di spot elettorali, il virus funge da irresistibile strumento propagandistico.
Nel romanzo Liberi tutti! (insipido e generico titolo italiano per Juicy Ghosts) di Rudy Rucker, i velati riferimenti a Donald Trump preparano, sin dalle primissime pagine, a una fantascienza piena di bullismo socio-politico e tecnologico. La connotazione satirica introduce bene la visione di un futuro prossimo (si dice così quando non si riesce ad ammettere che si tratta del presente?) in cui le dinamiche di potere sono intrinsecamente legate allo sviluppo tecnologico, indipendentemente da chi è sul trono.

Dal cyberpunk al biopunk
La San Francisco di Rucker è una metropoli come tante: distopica e acusticamente segnata dal traffico, dai bip dei droni, dalle “grida estatiche da manicomio di invisibili stimolatori cerebrali”. Ma il vero agire sociale e politico passa per il Telspazio. Rucker, come il William Gibson di Neuromante, esplora le derive distopiche dell’iper-connettività, proponendo le sue importanti variazioni sul tema. Intanto i bio-dispositivi di Rucker rilanciano i vecchi vizi del controllo biopolitico. Si parte dagli Uvvy, la tecnologia alla portata di tutti che hanno soppiantato gli smartphone,

“morbidi grumi di piezoplastica computazionale intelligente che utilizzano campi di vortice quantistici per sondare il cervello dell’utente in modo da poter leggere e scrivere informazioni”.

Controllano i “gig-servi” (poveri e beneficiari dell’assistenza sociale trasformati in schiavi da chiamare con un bip). Poi ci sono gli Stumble, cortecce micotiche che attivano le “molecole gossip” ovvero nanotecnologie bio-ingegnerizzate per la trasmissione telepatica di pensieri, emozioni e informazioni. Si tratta di funghi psicoattivi per sessioni di Telp molto immersive. Purtroppo contemplano possibili effetti collaterali quali l’esplosione del cervello e dei bulbi oculari in nuvolette di spore. Infine ecco gli Psidot, il vertice assoluto nell’evoluzione delle tecnologie telepatiche basate su molecole gossip: si tratta di lumachine di mare biomodificate e senzienti che offrono al simbionte umano trasmissioni telepatiche in entrata e in uscita ad altissima risoluzione. Questi dispositivi servono a navigare nel Telspazio, una variante biotecnologica e telepatica del cyberspazio di Gibson.
Liberi tutti! si intrattiene non poco con il cyberpunk: frequenta le zaibatsu corporativiste, pratica i giochini spionistici, esalta i virtuosismi hacker. Ma tutto è immerso in una calda scrittura piena di colori e di vitalità biologica, guardando con un certo ottimismo al potenziale liberatorio della tecnica che riparte da Madre Natura. La fantascienza di Rucker si caratterizza per una peculiare attenzione ai corpi biologici e alla manipolazione genetica in quanto vettori di cambiamento politico. Ma tenendosi alla larga dal complottismo e dalle malinconie dark dello Sprawl e di tutti i non-luoghi del cyberpunk. Piuttosto Liberi tutti! preferisce dispensare sorrisi new weird quando entrano in scena le creature figlie dell’ingegneria genetica. Le Palle ambulanti sono onnipresenti e indispensabili robot organici dotati di “bocche sdentate” per trasportare oggetti e svolgere altre mansioni. I Trotter sono furgoni “fatti di carne” con “zampe di ragno” al posto delle ruote. Si arriva ai confini del surrealismo con creature come la Carota Cinica e la Slitta Felice. E poi c’è il Bunter: una razza di maggiordomo-lumaca che striscia e parla con accento britannico e che indossa un “abito a code nero, camicia bianca e gilet a righe grigie” tatuato sulla pelle. Attenzione alle sue varianti Bunter X, letali “lumache banana assassine” con “fauci da coccodrillo”.
Insomma lo spazio vitale degli umani — la vita mentale così come i bisogni materiali — è invaso dal “wet-ware”, tecnologie tra software e hardware “umido”, organismi biologici che sostituiscono la tradizionale elettronica di consumo fatta di plastica e silicio. Un allegro bestiario pieno di “biotecnologia psicoattiva”: ecco la via di Rudy Rucker alla ricerca dello spirito di una civilizzazione digitale e di una telematica alternativa.
Un’altra caratteristica speciale della scrittura di Rucker è il distacco netto tra la vitalità colorata di cui sopra e la sorprendente precisione dei momenti di hard science-fiction: allo scrittore di origini tedesche preme davvero far capire al lettore come funzionano le sue tecnologie immaginarie. Anche a costo di ripetere alcuni passaggi. Oltre a essere un bis-bis-nipote del filosofo Hegel (che in questo romanzo è anche chiamato in causa), Rucker ha un’importante formazione accademica nel campo della matematica e dell’informatica. Ama descrivere le sue tecnologie, farle indossare, spostarle da un personaggio all’altro, romperle e ricomporle.

Fantasmi Succulenti
Il giocoso universo biotecnologico di Rucker si riflette nell’idea di “succosità” che qualifica il titolo del romanzo. Le Lifebox sono fantasmi composti da ricordi e dati stoccati nel cloud: entità che ricordano i Costrutti ROM di Neuromante ma che sembrano acquisire vitalità e pienezza grazie alla possibile connessione con corpi fisici viventi (cloni umani o anche — perché no? — animali bioingegnerizzati). A esser precisi:

“Il termine “lifebox” racchiude in sé l’eccitante speranza che, grazie al progresso tecnologico, un giorno potremmo avere anime immortali online”.

Il succo è dunque un flusso di pensieri e sensazioni che scorre in tempo reale, una riproduzione olistica e completa dell’individuo che solleva riflessioni sulla continuità identitaria tra il corpo e i suoi agenti immateriali, sul desiderio d’immortalità nel digitale. Senza un corpo e priva di input sensoriali, una Lifebox è solo una scatola di reperti archeologici morti, un mucchio di dati tenuti insieme dalle invisibili corde probabilistiche delle intelligenze artificiali. D’altro canto i corpi fisici senza la potenza espressiva della telepatia immaginata da Rucker fanno fatica a comunicare davvero (soprattutto in entrata, visto quanto sono creduli) avendo a disposizione solo forme verbali spesso imprecise e facilmente corruttibili.
I conflitti sociali esposti in questo romanzo vengono risolti estirpando le erbacce del conservatorismo e tagliando i fili spinati degli appezzamenti tecnologici proprietari. Ma l’attentato alla vita di Treadle (ripetuto tre volte perché tra cloni e memorie digitali non si sa mai) e la liberazione delle Lifebox dai server corporativi potrebbe non bastare. Virus scaccia virus. Ma poi le graminacee ricrescono. Rucker non manca di criticare l’opacità delle tecnologie contemporanee ma è consapevole che quando “nessuno sa più come funzionano le cose” saranno sempre possibili nuove erbacce distopiche. Il suo romanzo avanza una proposta: celebrare il “dono scintillante della scienza dei materiali biotecnologici” e raccogliere idee per una evoluzione tecnologica bio-sostenibile.
Oggi cosa ci sembra più rassicurante? L’immaginifico wet-ware tra carote senzienti e lumache sarcastiche o un futuro governato dalle intelligenze artificiali chiuse in grigi server fatti di plastica e terre rare? Siamo sicuri che è una buona idea dare fondo alle risorse ambientali per pagare il liquido refrigerante di macchine che un giorno ci diranno di farci da parte perché abbiamo portato il pianeta al collasso?

Letture
  • William Gibson, Neuromante, in Autori vari, Cyberpunk. Antologia assoluta, Mondadori, Milano, 2021.