L’impossibilità di essere (morti) normali di Antonio Cavicchia Scalamonti

 


E non era l’unica funzione che svolgeva in quanto esso funzionava anche come assicurazione in rapporto al cosiddetto “terrore della storia”, vale a dire di fronte al terrore della ripetizione, dell’usura, della decadenza e in ultimo del nulla e della morte.

Grazie a dei riti, a delle feste periodiche, a delle istituzioni, l’homo religiosus riattualizzava un avvenimento sacro che aveva avuto luogo alle origini, in un tempo primordiale. In un tempo che era abitato dagli dei, in un tempo caratterizzato dalla presenza di un Mondo puro e forte, così come era stato modellato, all’origine, dalle sapienti mani del Creatore. Attraverso quell’esperienza l’invisibile, il sovrannaturale, l’alterità entravano in questo mondo “profano” contaminandolo e cambiando la natura delle cose e degli esseri che da esso erano periodicamente investiti.

Tramite la partecipazione rituale l’uomo religioso non solo si sottraeva alla fuga minacciosa del tempo, ma realizzava anche il suo desiderio di un completo ritorno alle origini. Egli letteralmente ri-nasceva realizzando il sogno nostalgico della perfezione dell’inizio dei tempi, della ri-partecipazione ad una situazione paradisiaca.

Un’altra funzione essenziale del sacro, compiuta sotto l’egida delle reificazione, era l’efficacia della legittimazione del mondo sociale. Come più volte ha ripetuto Peter Berger, la religione, ricollegando le fragili costruzioni delle società reali con la stabilità o immutabilità della realtà ultima, le rendeva assolutamente più solide e durature. [3]

Naturalmente l’uomo partecipava e riattualizzava attraverso il rito, un Mondo e un Tempo creato da altri: dagli dei, dagli antenati o dagli eroi. Altrimenti se non avesse fatto così, le sue legittimazioni sarebbero state inefficaci, esse sarebbero state infatti altrettanto fragili di quelle create ad hoc dagli uomini stessi.

Quest’universo, così magistralmente descritto da Mircea Eliade, è precisamente l’Universo della religione, la Sacra Volta di cui parla Berger ed esso si fonda su di un principio o su dei principi che sono esterni e superiori all’uomo. Sfuggono alla sua presa! Nel senso che i valori e le regole che guidano la condotta degli uomini sono già state scritte e dettate da altri in un tempo (sacro) primordiale.

Il compito dell’uomo, l’unico effettivo compito dell’uomo religioso consiste o meglio consisteva, nel riproporre e nel seguire pedissequamente quanto già stabilito una volta per tutte.

Va da sé che l’autonomia o meglio la libertà umana in un universo siffatto è nulla. In compenso l’uomo, ogni uomo, si sentiva perfettamente inserito in un Universo ordinato in cui ogni cosa, lui compreso, era, senza possibilità di dubbio, al posto giusto.

Ebbene è oramai luogo comune che il mondo moderno è un mondo che è desacralizzato. La nostra modernità occidentale è caratterizzata da quello che Heidegger chiama il depotenziamento degli dei (Entgòtterung) e il sacro non appare più come una qualità delle cose ma al massimo come un sentimento soggettivo d’esso. Secondo Marcel Gauchet la modernità è infatti il culmine di un lunghissimo e altalenante processo di autonomizzazione dell’uomo. Nel senso che egli  si sente finalmente costruttore di quel mondo per secoli da lui stesso attribuito a mani altrui. Gli uomini si sono finalmente riappropriati di quanto, per un periodo immemoriale, è stato, in vario grado, reificato. 

Marcel Gauchet cui debbo questa definizione, vuol dire che nelle società autenticamente religiose, la vita degli uomini e la loro organizzazione sociale e politica trovano fondamento in principi, valori e leggi esterne all’uomo stesso (prodotte cioè da altri). In poche parole, vi è stato un periodo assai lungo della storia dell’umanità in cui gli uomini non si percepivano come artefici dell’Universo simbolico da essi abitato ma attribuivano ad altri (dei, antenati eroi) la sua costruzione. E per questa ragione, essi si sottomettevano ad un ordine che ritenevano fosse integralmente ricevuto, determinato cioè prima delle loro esistenza e completamente al di fuori della loro volontà. In poche parole il mondo dominato dal sacro è un sistema che si basa dice Gauchet sull’anteriorità radicale del principio di ogni ordine. Il che vuol dire che niente di ciò che tiene assieme i gruppi, niente di ciò che quotidianamente gli uomini compiono appartiene loro. L’unico compito riservato agli uomini è come abbiamo accennato, preservare  e trasmettere quest’eredità attraverso la continua ri-proposizione rituale della sacra lezione che essi hanno ricevuto.. “Tutte le regole che ci tengono assieme vengono dal di fuori, da prima e da più in alto di noi. Il potere al quale noi obbediamo rappresenta la legge dell’aldilà tra di noi. La religione originariamente è l’organizzazione dell’eteronomia”. [4]

 

 


[3] Cfr. P. Berger, La sacra volta, Sugar, Milano, 1977.

[4] M. Gauchet, Un monde désenchanté, Les editions  de l’atelier, 2004 pag. 159.

 

    [1] (2) [3]