Sulle divergenze tra Antonio Scacco e noi alieni 

 

di Roberto Paura



Nel nostro Paese politicamente “spezzato” – come oggi è di moda definirlo, e come lo definisce anche Bruno Vespa nel suo ultimo best-seller – non si riesce a resistere al desiderio di connotare politicamente qualsiasi fenomeno, innescando l’inevitabile scontro e le mille polemiche.    

Negli anni Settanta tutto doveva essere o di destra o di sinistra. Anche la fantascienza italiana fu investita dagli anni di piombo al punto che un articolo del giornalista Remo Guerrini sul numero 12 della rivista Robot (1977) sul rapporto ‘fantascienza e politica’ provocò una valanga di polemiche e a tanti anni di distanza il fallimento della rivista due anni più tardi viene ancora attribuito a quel pezzo polemico[1].

Nel loro volume Fascisti immaginari, i giornalisti Luciano Lanna e Filippo Rossi trattano anche della fantascienza e ne ricostruiscono il ruolo avuto in Italia. Oltre a sottolineare il rapporto tra fantascienza e futurismo marinettiano (rapporto di cui parlava lo stesso Campbell in un editoriale su Amazing Stories), gli autori riportano alcune curiose citazioni: di Gianfranco De Turris per il quale “la science fiction ci si presentava nei suoi esempi più significativi come un mondo di valori alternativi da contrapporre a quelli presenti”, in particolare di quelli usciti dal ’68; di Ernesto Vegetti che ricorda che la fantascienza era “in sintonia con le mie idee e mi sembrò naturale pensare che un lettore di fantascienza non potesse che essere di destra”[2].

Oggi risulta ancora difficile uscire da quella logica così datata, come testimonia anche il recente convegno “Per chi vota l’alieno” tenutosi nell’ottobre scorso a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, nell’ambito della kermesse “Fantastico - maghi, elfi, alieni, eroi: viaggio in universi misteriosi e paralleli”. E lo testimonia ancora di più un articolo sull’argomento scritto dal critico cattolico di fantascienza e direttore della rivista Future Shock Antonio Scacco, dal titolo “Fantascienza a destra, fantasy a sinistra?” apparso sull’Avvenire del 19 ottobre 2006[3]. In esso Scacco cerca di proporre una tesi che dovrebbe andare controcorrente, affermando che la fantascienza sia di destra e la fantasy di sinistra a dispetto dell’opinione maggioritaria che vorrebbe l’esatto contrario. Ciò sulla base di un’argomentazione che lascia alquanto perplessi.

La debolezza della tesi di Scacco sta proprio nei presupporti, cioè nel suo tentativo di etichettare politicamente fantascienza e fantasy sulla base di un chiarimento delle nozioni di “sinistra” e “destra”. Egli scrive infatti: “La prima [la sinistra] si connota per l'antiamericanismo, l'anticapitalismo, lo statalismo, l'ecologismo, l'antiglobalizzazione, il filo-islamismo, l'opposizione alla costruzione delle centrali nucleari, ecc. ed è sostanzialmente su posizioni antimoderne. Al contrario, la destra è filo-americana, propugna il libero mercato, vede come il fumo negli occhi l'aumento della pressione fiscale sui cittadini, favorisce l'iniziativa privata, è contraria all'islamizzazione del nostro Paese, è favorevole alla costruzione di centrali nucleari per sopperire al fabbisogno energetico nazionale, ecc.”. L’errore non sta tanto nell’approssimativa e fondamentalmente errata definizione dei due concetti, definizione che vorrebbe comunque riflettere un’opinione personale indiscutibile dell’autore, ma nel successivo tentativo di catalogare a destra o a sinistra i principali autori stranieri di fantascienza e fantasy sulla base di definizioni che si applicano al massimo alla realtà italiana!

Heinlein, chiaramente filo-americano fino al midollo, sarebbe di destra e così la maggior parte degli autori di fantascienza favorevoli all’uso del nucleare (così pure Asimov) e all’iniziativa privata (incluso magari Dick), chiudendo un occhio per il caso della Le Guin che sarebbe per Scacco l’eccezione che conferma la regola. Al contrario, gli autori fantasy ambientano le loro opere in mondi antimoderni, sono ostili alla tecnologia e favorevoli a un maggior rapporto uomo-ambiente; Scacco cita l’esempio di Marion Zimmer Bradley e della sua saga di Darkover, dove “un gruppo di coloni terrestri, naufragati sul pianeta Darkover, danno vita a un tipo di civiltà in cui, a causa della carenza di metalli, non c'è più traccia della scienza e della tecnologia del loro pianeta d'origine, mentre molto diffusa è la magia”, concludendo: “Siamo chiaramente in presenza di una narrativa antimodernista”.

Risulta francamente difficile credere che si possano applicare categorie tipicamente italiane al pensiero e alle ideologie di autori anglosassoni. La sinistra “anticamericanista”, “anticapitalista”, “no-global”, “antinucleare” e in generale “antimoderna” non si riscontra certo negli USA o nel Regno Unito, così come non è vero che la destra in questi paesi è ferocemente contraria alla pressione fiscale o smaccatamente favorevole al liberismo. Anzi, nei paesi anglosassoni la dicotomia tutta europea destra-sinistra (risalente, come ben si sa, alla Rivoluzione francese) non ha molto senso e si parla generalmente in quei contesti di “liberali” e “conservatori”. Come scrive il politologo Giovanni Borgognone in merito alla questione “destra-sinistra”: “Taluni… si sono spinti anche a dichiarare ormai superata e inutile quella terminologia, essendovi semplicemente conservatori e liberali. I primi, di destra o di sinistra, temono il nuovo, si aggrappano all’esistente e si appellano alla tutela da parte dello Stato. I secondi cercano il progresso e, quindi, accettano la competizione e il mercato”[4].


[1] La vicenda è stata ricostruita da Silvio Sosio nel suo articolo Fu la politica a uccidere Robot? pubblicato sul numero 71 di Delos SF (http://www.fantascienza.com/magazine/speciali/6299).

[2] Fantascienza in Luciano Lanna e Filppo Rossi, Fascisti immaginari. Tutto quello che c’è da sapere sulla destra, Vallecchi 2003.

[3] L’articolo è stato pubblicato anche su Internet all’indirizzo http://www.futureshock-online.info/pubblicati/html/avven.htm.

[4] Giovanni Borgognone, Destra-sinistra, in Il Dizionario di politica a cura di Bobbio, Matteucci e Pasquino, Utet 2004.

 

    (1) [2]