Effetto notte.
Le metafore del cinema

di Gino Frezza,

Meltemi, Roma, 2006

pagg. 476

€ 29,00

 

 

 





 

Effetto notte. Le metafore del cinema
di Gino Frezza

 

La metafora è direttamente connessa alla categoria del visivo, proprio perché le immagini sono inerenti strettamente al meccanismo attraverso cui questa figura produce nuove relazioni di significato fra le cose e i sensi. Questa è la riflessione da cui parte Gino Frezza nel suo Effetto notte.

E il linguaggio cinematografico, per sua natura, dovendo dire attraverso le immagini, è un linguaggio che tende a tradurre, a usare simboli e figure, caricandole volta per volta di sensi altri rispetto alla loro destinazione originaria.

Al lavoro del regista si aggiunge quello dello spettatore, che vede il flusso delle immagini che scorrono sullo schermo anche a partire dal suo personale patrimonio immaginativo e espressivo.

Dalla dialettica fra le due intenzioni, dentro l’universo dell’immaginario, nasce la capacità del cinema di creare potenti metafore, che trasbordano dalla intenzione originaria di chi le ha realizzate, e vanno ad arricchire l’enciclopedia immaginativa della nostra epoca, evadendo anche dalla sfera del cinema e stabilendosi definitivamente nella cultura delle arti, ma anche nella vita quotidiana, ispirando gesti, parole, modi di dire.

Questo ultimo libro del sociologo napoletano ci offre un panorama amplissimo di quelle metafore che hanno fatto la storia del cinema, e che rimandano alla capacità del suo linguaggio di dire oltre le parole e le immagini che usa, quasi in una generalizzazione di quello che Billy Wilder, nel libro-intervista curato da Cameron Crowe (Conversazioni con Billy Wilder, Adelphi, Milano, 2003) definisce “il tocco di Lubitsch”: la capacità “illuminare” lo spettatore e gli attori nel film con l’inquadratura di un singolo particolare risolutivo, evitando così interi dialoghi o scene di spiegazione.

Un libro ricchissimo di esempi e di rimandi, divisi in quattro categorie:le metafore oggettuali, del corpo, dello spazio tempo, della sfera morale, condotto con la passione e la cura di chi studia il cinema godendolo come spettacolo, ma anche come cardine dello sviluppo della cultura del Moderno.

Senza, naturalmente istituire gerarchie inutili fra media e forme di rappresentazione, ma guardando con attenzione ai rapporti necessari fra cinema e nuovi media: televisione, computer, e lasciando da parte le inutili distinzioni di valore fra la sfera dell’analogico e quella del digitale, anzi, cercando di cogliere i fruttuosi legami fra le due.

Un’ulteriore tassello alla comprensione del rapporto fra le forme estetiche espresse dallo sviluppo della modernità e le trasformazioni del Soggetto nella società di massa.


 

Recensione di a. f.