Incontro ravvicinato con uno strano tipo

 

 

A pensarci bene, alle spalle dell’idea di partorire la rivista Quaderni d’Altri Tempi, e di farla crescere, forse c’è proprio il nostro stalker, Nanof, o NOF4, come si preferisce.

L’avatar di quello che – a volere dirla tutta, e senza ipocrisie – è stato un povero matto, un povero cristo, un figlio di puttana nel senso letterale del termine (confrontate la sua biografia, che apre il Mosaico di questo numero).

Perché, in qualche maniera obliqua e evanescente è da molto tempo la nostra icona, di noi che facciamo “Quaderni”, e di tanti altri, alcuni dei quali troverete ospitati in queste pagine.

La sua visionarietà può anche essere solo una nostra pretesa, ma è indubbio – anche nella sua inconsapevolezza – il suo legame fortissimo con l’immaginario tecnologico e della science fiction.

Come evidenti sono i legami che evidenzia fra l’immaginario secolarizzato del 900 e la sfera del magico e del sapere alchemico che lo ha preceduto.

Come, per altre vie, il suo “collega” Chatwin ha cercato di fare per creare un ponte fra il nostro mondo e quello degli aborigeni australiani – in questo seguito da Peter Weir, con L’ultima onda e Picnic a Hanging Rock.

Indicandoci, tutti, territori infiniti, che quindi è ancora proficuo esplorare, per chi si occupa di immaginario, ma anche di archeologie del sapere – giusto per rendere omaggio ad un altro visionario che si è occupato di folli.

Con il suo linguaggio libero e non educato, Nannetti fa un punto, su una immaginaria mappa, per indicarci cosa è già stato esplorato e sperimentato.

Pur regalandoci delle indicazioni di percorso, ci lascia però aperta più di una strada per continuare la sua mappatura. La sua inattualità è preziosa di questi tempi, poiché ci indica un’alternativa alla memoria museale che inesorabile come un buco nero aspira l’umano.

Quella di Nannetti è una memoria senza dati, è un archivio disordinato. O meglio, la sua natura è di ordine differente, non è un database ma una raccolta di scarti, suggestivi per lui e suggestivi nella forma in cui ce li restituisce. Qui siamo all’opposto delle scuole di scrittura creativa, la sua è più una bottega d’artigiano fabbricante d’universi forgiati con gli strumenti del (suo) mestiere, quello del matto.

In questa mappa è naturale smarrirsi, qui non ci sono laghi, montagne, pianure, arcipelaghi, istmi, ma sensazioni, umori, emozioni, sentimenti, una geografia dell’umano disegnata da un esploratore intrepido. I lettori di fantascienza ne conoscono uno altrettanto audace, certamente colto, ma insano al suo affacciarsi sulla scena letteraria del genere: James G. Ballard. Il suo invito ad esplorare l’inner space è un gesto affine a quello compiuto da Nannetti, anche se opera di un uomo del nostro universo sano.

In questa mappa, infine, ci si smarrisce a meno di non assecondarla e questo numero di “Quaderni” tenta di farlo. Restiamo alla mappa, i contributi che seguono sono piccoli affluenti, provenienti da direzioni diverse e diretti chi sa dove. Tutti, però, sono l’omaggio sincero e dovuto ad un grande uomo, moro, spinaceo, naso a Y.

Infine, una dedica.

Questo numero di Quaderni d’Altri Tempi è per Antonella Fucile/Del Monaco che da dieci anni vola oltre le stelle.